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Repubblica e i colori dell’ipocondria

A noi piacerebbe dedicarci ad altro e in effetti nel frattempo facciamo anche un mucchio di altre cose. Costruiamo, studiamo, lottiamo, proponiamo, creiamo.

Le sorelle che ci seguono però (e per fortuna!) non vanno mai in ferie e questo ci rende strafelici perchè significa che l’osservatorio antisessista si è moltiplicato, che nel frattempo sono nati altri meravigliosi e validi spazi in web gestiti da donne che sanno perfettamente quanto sia importante un presidio attivo nei luoghi di trasmissione e di comunicazione da parte delle donne. 

Ci è arrivata questa segnalazione che effettivamente fa rimanere di stucco. Che repubblica abbia una mania a generalizzare (ipocondria è rosa??? maddechè!!!) e sia una copia sputata del corriere in fatto di sessismo già lo sapevamo. Che sdogana, proprio come il corriere, le ricerche dell’inghilterra più conservatrice e maschilista, sapevamo anche quello. Che non si ponesse il minimo dubbio sul fatto di dire una gran cazzata, almeno in questo caso, effettivamente un po’ ci stupisce.

Che diamine: siamo in italia, il luogo in cui alle donne viene delegato il ruolo di cura di tutta la parentela. Non abbiamo nulla di anglosassone. Non abbiamo i servizi e le strutture che ci sostengono in questo nefasto compito. Non abbiamo il tempo di essere ipocondriache e respingiamo al mittente perfino le profferte farmacologiche che ci propinano per la nostra estetica.

Proprio qualche settimana fa nella nostra mailing list si è sviluppata una discussione interessante sul fatto che in farmacia dominano i cartelli della nuova pubblicità della somatoline. Si preoccupa della nostra salute? No. Ci sputa in faccia una cazzata immonda: la cellulite è una malattia, tiè, beccati questa, e dunque CURATI e per curarti compra la mia cremina che non ti fa un cazzo.

La discussione è stata dirottata sulla percezione dei nostri corpi e sui meccanismi attraverso i quali la pubblicità patologizza in nome di una estetica dominante per rastrellare fonti di consumo anche dove normalmente non ce ne sarebbero.

Siamo in un periodo economico atroce: dite che una donna si ponga il problema di scelta tra fare la spesa e comprare una crema anticellulite? Noi diciamo di no. Perciò la pubblicità ti fa ritenere la questione una necessità, quasi un obbligo morale. La prossima volta scriveranno anche "e se non ti curi, muori, all’istante" e così la madre di famiglia sarà autorizzata a stornare somme del bilancio familiare dagli alimenti indispensabili alla sopravvivenza alla cremina da spalmare per avere il culo come quella tipa della pubblicità.

Anche in questo caso sembra proprio che ti vogliono convincere che tu hai un problema. Come è già avvenuto in america prima di invadere il mercato di ansiolitici e psicofarmaci, la stessa cosa avviene qui. Ogni immissione di farmaci sul mercato è preceduta da una campagna di patologizzazione dell’unghio incarnito.

L’ansia è una cosa sana e normale. Sono questi articoli semmai che mandano in paranoia descrivendo tutte le donne come diversamente imminchionite da sintomi che normalmente invece abbiamo trovato nei maschiucci poco autonomi.

Le donne hanno una soglia del dolore altissima, toccano il ferro da stiro caldo con le mani per vedere se va bene, si spezzano la schiena e vanno avanti come muli finchè qualcosa o qualcuno non le abbatte. E se si lamentano poi arrivano i ministri al welfare a dire la paraculata delle donne perno della famiglia e tutte quelle puttanate lì.

Gli uomini invece, ah gli uomini, alcuni, ovviamente senza generalizzare, se hanno un raffreddore stanno lì pietrificati neppure c’avessero il cancro alla prostata e quando hanno una febbretta non riescono a muovere l’alluce neanche per andare a pisciare. Bestemmie e lamenti e si girano e si rigirano e smontano i letti e distruggono le lenzuola perchè stanno inquieti e nervosi, in ansia per il loro destino e ti guardano come per chiederti "cosa mai potrà accadermi, cara?" e tu hai voglia di dargli una testata sul muso e di dirgli "ecco, caro, è questo quello che ti accadrà se non muovi il culo e non ti dai da fare". Questo perchè purtroppo se sei una donna che lavora, per legge, non hai diritto all’assistenza del tuo figlio più scemo – il marito – che sta lì impaurito e che se la sera non resti con lui finchè non si addormenta ti dice di lasciare la luce accesa nella sua cameretta perchè ha paura del babau.

Alcuni uomini sono così, sono loro che ci fanno venire "l’ansia". E tante donne sono indistruttibili.

Le donne si ammalano e muoiono, non di ipocondria giacchè non siamo visionarie. Le donne muoiono per il peso di troppe responsabilità, perchè qualche maschio violento gli spezza la schiena o gli spacca la testa, perchè nessuno le assicura e le risarcisce per "gli incidenti domestici" e perchè tutto il mondo dipende da loro.

Quando e se le donne potranno mandare ‘affanculo quel mondo lì, definitivamente, allora staranno da dio. Vedrete.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. Martina says

    A mio parere non è tanto la validità dell’argomento o dello studio che viene portato avanti, ma piuttosto il modo di proporlo.
    Mi spiego: “La iena ride perché femmina –
    uno studio svela il suo segreto” (http://www.repubblica.it/…s/risata_iena-3024142/)
    è perlomeno un modo curioso di titolare un articolo su una ricerca naturalistica.
    Il punto è che la “risata” della iena non è un segnale di sottomissione ma di dominio – Le iene hanno un’organizzazione matriarcale, ok.
    Detto questo, cazzo c’entra un titolo del genere?

  2. leila says

    Una segnalazione, non sul filmato e le interviste di per se, ma sul primo intervistato e sul suo paragone becero. http://www.beppegrillo.it/…erluscones/index.html

    … e un film da vedere: “Welcome”, il regista Philippe Lioret, tratta il tema dell’immigrazione.

    Grazie, buon lavoro
    Leila

    Ps. Anche se ancora sono fuori post e in ritardo volevo sottolineare, oltre al già citato cattivo esempio di Luttazzi, la sua battuta precedente sulle mestruazioni della donna nella torta. Un altro messaggio maschilista che vede la donna “impura” e non “usabile”. Ha dato davvero prova di una scadente educazione sessuale.

  3. fikasicula says

    rosa, ma rai dove? a che ora?
    c’è da fare davvero una class action e una richiesta di risarcimento. sono criminali!

  4. rosa says

    e repubblica ancora + sessista che diffonde questi articoli…

    Scusa se esco off topic mati segnalo che anche oggi la rai parla di padri separati e di donne carnefici (???) come se i divorzi siano tutti voluti dalle donne

  5. fikasicula says

    stefano,
    una cosa è dire che sulle donne ricade il peso del mondo (verissimo) e un’altra è dire che sono ipocondriache.
    l’iponcondria non è una “malattia” ma è l’ossessione di essere ammalate. le donne non sono visionarie nè pazze. non sono ipocondriache.
    tanti uomini, per quello che ho avuto modo di constatare, invece lo sono. le donne non hanno TEMPO per inventarsi le malattie. gli uomini hanno un sacco di tempo per fingersi pieni di disturbi, per attirare l’attenzione su di sè, per pretendere cura con piagnistei e vittimismi. depressi, poveri, soli, gelosi, paranoici, ossessivi…
    tutto quello che gli succede lo addebitano alle donne, alle ex mogli, alle ex fidanzate, alle donne in generale. lo vedi dal numero di donne morte ammazzate o di quelle perseguitate come se tutto agli uomini fosse dovuto.
    la generalizzazione non va bene? allora non va bene in nessun caso. e il post esprime perfettamente questo concetto.

  6. Stefano says

    Son più che d’accordo sulla critica (mai abbastanza) al mondo farmaceutico ed il business che ne deriva (per volume d’affari il più redditizio e per gestione del sociale non esistono calcolatrici in grado di farne il conto).
    Oltre alle generalizzazioni fatte tra uomini e donne che rimangon argomentazioni delicate, perchè sì la generalizzazione non porta beneficio ad alcun individuo ma hanno delle motivazioni “veritiere”.
    Oltre a queste, dicevo, non ho ben capito il discorso sull’ansia che è una cosa sana e normale. Personalmente la provo quando c’è un accenno di cambiamento psicoemotivo e questo si riflette nel corpo. Se non seguo il cambiamento questa si amplifica e mi lascia segni evidenti. In una società regolata dall’egemonia maschilista le prime a subirla sono le donne. Che in questo periodo di “crisi” anche per l’uomo si ribaltano le sicurezze e si creano momenti ansiogeni lo vediamo. La storia ci insegna però che è sulla donna che ricadono le conseguenze. Com’è possibile che se un uomo ansioso sta accanto ad una donna, anche senza far niente c’è una probabilità che lo diventi anche lei?
    Non so, a volte leggo concetti buttati là, generalizzando e comprimendo gli spazi.
    L’uomo è uomo. La donna è donna.
    La donna come avevano scritto nelle sacre scritture è nata da un “lato” dell’uomo.
    “Lato” è un altro significato della parola comunemente tradotta come “costola” e “uomo” è non specificatamente il maschio ma l’essere.
    Ognuno ha il suo lato maschile e femminile con caratteristiche diverse ma complementari. L’ansia io la percepisco come trasversale ai sessi. Per superare i conflitti non andrebbe separata delineando cause ed effetti, credo. Ma affrontata. Mi sembra che ci sia la tendenza a rinforzare i personali recinti.
    A puntare il dito alle cause, generalizzando, ad evitare di vivere il cambiamento che l’affrontarla comporta, mi sembra ci perdiamo un po’ tutti.
    Un abbraccio