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Noi non abbiamo bisogno di essere salvate

E’ lo spot fatto dal Csvetneo, regia di beppe fiorello, assieme ad una serie di associazioni che operano nella sicilia sud orientale. Dettagli e interviste potete leggerli qui.

Per ciò che mi riguarda, a parte essere contenta che sia stata usata Scicli, che un po’ è casa mia, con i suoi speciali balconi e il suo barocco, per rappresentare una realtà terribile, posso dire che questo spot mi è piaciuto di sicuro più di quello che ha fatto il ministero delle pari opportunità, più di quello fatto dall’associazione della hunziker e della bongiorno perchè parla del sommerso, della violenza domestica, senza cenni razzisti.

Peccato però la presenza di quell’uomo che scopre le bocche delle donne. Le donne delle associazioni siciliane questa cosa la sanno bene: sono le donne che incoraggiano altre donne a parlare. Soprattutto in Sicilia non è mai successo che siano uomini quelli che incoraggiano alla denuncia e a moltiplicare i racconti e le esperienze. E le donne che lo fanno vengono punite, intimidite, cacciate dalle case familiari perchè "influenzano negativamente le mogli e le madri".

Le donne di sicilia che compiono questo percorso di liberazione sulla propria pelle e che aiutano altre a farlo si trovano di fronte un muro di omertà assai peggiore di quello che protegge la mafia. Un muro che non ha confini, sesso, fatto di complicità e silenzi e protezione dei carnefici. Un muro giudicante che pone le donne eternamente nel ruolo delle imputate.

In sicilia le donne hanno tanti doveri e quasi nessun diritto. I nostri diritti vengono sempre confusi con i diritti della cultura patriarcale di affermare un dominio sul nostro corpo e sulle nostre scelte.

Tante cose ci sarebbero da dire, ma una innanzitutto, ed è in questo caso l’unica possibile: sono gli uomini che mettono cerotti sulle nostre bocche. E sono le donne a toglierli. Su questo non c’è dubbio.

Sono le donne che decidono di ribellarsi e parlare e per questo rischiano la vita ogni giorno. Ogni santo giorno.

Bene che ci siano uomini che rompano quella complicità. Provino a lavorare su se stessi e sulle complicità maschili invece che proporsi come "salvatori" delle donne fragili, di nuovo vittimizzate, di nuovo in eterna attesa dell’uomo illuminato che le salvi.

Non abbiamo bisogno di essere salvate. Abbiamo bisogno di essere ascoltate. Abbiamo bisogno che di poter vivere come vogliamo senza essere massacrate. E che gli uomini costruiscano la propria autostima e sicurezza sulla propria pelle invece che sulla nostra. Grazie.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. Serbilla says

    Anch’io sono d’accordo, infatti la caduta comunicativa, la pausa di senso e coinvolgimento, del video avviene proprio quando lui “libera” le donne dal silenzio.
    Penso che alla base ci fosse però il buon proposito di coinvolgere il maschile nel problema, buon proposito espresso male nel ruolo del salvatore.

  2. mancina says

    concordo con te, noi non abbiamo bisogno che arrivi il principe a salvarci, anche se la raccontano sempre così. questo video effettivamente lo preferisco a quelli da te citati, anche perchè confesso che adoro Beppe Fiorello, lo trovo molto intenso 🙂 bserata