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L’amore acritico

[illustrazione di Ariland]

Non mi va di seguire la scia di ragionamento imposta da chi vuole insegnarci quali sono le parole dell’odio e quali no. Ciascuno ha le proprie e ciascun altro rivendica libertà di pensiero e di parola. Quello che cambia è il soggetto che impone le parole.

Per esempio: in casa mia quando ero piccola mio padre diceva che comandava lui e che io non potevo dire alcune cose. Non potevo criticarlo, dirgli che a volte era un po’ stronzo e mandarlo a quel paese quando lo ritenevo necessario. Lui invece poteva chiamarmi usando tutti gli epiteti sessisti e maschilisti disponibili in lingua italiana e nello slang dialettale.

Ovviamente il punto non è fermarsi alle parole che feriscono, certo, ma che non possono essere censurate. Non sono mai riuscita a pretendere da mio padre che usasse parole diverse senza avergli fatto capire quale fosse il loro significato, da quale cultura venivano. Lo stesso in qualche modo ha fatto lui con me, sebbene in tarda età. Ora che è anziano e che mi guarda con un amore più pacato ha capito che se non mi permette di dirgli che qualche volta è un po’ stronzo allora non avrà mai la gioia di sentirsi dire anche che lo amo infinitamente.

La comunicazione non può mai essere a senso unico e questo l’ho imparato a casa mia perchè il personale è politico. Come potrei non adottare lo stesso criterio in ogni rapporto e in ogni manifestazione del mio pensiero?

Quello che però mi è assolutamente chiaro è che a scegliere quali devono essere le parole d’odio e quelle d’amore sono sempre quelli che stanno al potere. Un padre nel chiuso di una famiglia e un governo in luoghi pubblici.

C’era una gran differenza tra mio padre e il mio ex marito. Il primo per esempio apprezzava quello che scrivevo, anche se si trattava di una visione critica del mondo che comprendeva anche lui. Il mio ex invece bruciava le pagine di un diario in cui parlavo delle violenze che mi infliggeva.

Personalmente quando ho ricevuto qualche comunicazione di feroci critiche dalla mia prole sono stata felice di scoprire che scrive benissimo, meglio di me, che ha un talento e una capacità di sintesi che spezzano le ossa. Avere la capacità di esprimere le proprie critiche è una delle cose più difficili e faticose da fare. Pensate se dovessi passare il tempo a censurare quelle del sangue del mio sangue mortificando il tempo che ha impiegato ad acquisirne consapevolezza, e quello guadagnato mentre indicava a me nuovi elementi di discussione.

Le critiche feriscono, chi ha mai detto il contrario, specie se vengono dalle persone che stimi e ami e sono quelle che contano di più. Ma se una critica ferisce significa anche che ti pone un dubbio, che ti fa crescere perchè c’è qualcun@ che ti sta dicendo che esiste altro a parte te, che il mondo non ruota tutto attorno al tuo ombelico e che – sbagliato o no – quello è un modo per reimpostare una discussione, a partire da più punti di vista e non a commento di un unica versione delle cose.

Cosa sarebbe la discussione privata e pubblica senza la critica? Noi donne lo sappiamo bene. Ogni nostra piccola e grande conquista è partita da una ribellione, una critica. Cosa avremmo detto noi se nostro padre o nostro marito ci avesse imposto una censura, avesse deciso una pena carceraria per ogni opinione non allineata, per ogni pensiero ribelle. Quante donne sarebbero finite con una denuncia per "diffamazione", o in carcere quando iniziarono le lotte private prima che pubbliche.

Avrebbe potuto una donna dire al proprio marito che era un padre padrone, che era un animale, spesso insensibile, egoista, sessista, autoritario? Credo proprio di no e sappiamo anche infatti che in passato non era possibile per noi fare alcuna critica perchè il carcere c’era davvero, o c’era la pena di morte.

La libertà di critica è la misura sulla quale si misura la possibilità di costruire un progresso sociale. Qualunque norma che tenti di vincolarla, su linguaggi e metodi di espressione, è autoritaria. 

La proposta che fa il pdl che prevede fino a 12 anni di carcere per chi "istiga alla violenza" sappiamo bene che è fatta per reprimere il dissenso e la critica. Una legge del genere lede la libertà di opinione che è sancita dalla costituzione, la libertà di espressione, toccherà qualunque cosa, da internet ai libri pulp, mentre in televisione già si possono ascoltare interventi paraculi in cui si scagionano, perchè la violenza televisiva, si sa, è tutta colpa delle madri che non sorvegliano gli adolescenti, è colpa dei malapensanti che attribuiscono significati sbagliati all’arte, è responsabilità degli utenti, mica di chi lucra sulle risse televisive per fare aumentare l’audience.

E quante volte io e le sorelle del blog abbiamo detto che il mondo della cultura deve avere un minimo di responsabilità antisessista per non favorire una cultura d’odio nei confronti delle donne, ma non siamo andate in giro a chiedere rimozioni, chiusure. Noi no e non lo faremo mai perchè il principio è quello che usereste con vostro padre, vostro fratello. Il mondo dell’arte e della cultura, quantomeno quello più vicino a noi, non può essere un mondo con il quale ti rifiuti di interagire esattamente come non puoi rifiutarti di interagire con tuo padre. Diverso è se decidi di sovvertire un messaggio, di boicottare una corporation che sull’odio verso le donne, sul sessismo lucra per costruire "clienti" che identificano prodotti con "modelli di vita". Non censura, quindi, ma sovversione di immagine e boicottaggio. Questa è la nostra scelta.

Il mondo della lega, dei razzisti, dei fascisti, di chi semina odio vero è tutta un’altra storia. Loro non sono pezzi delle nostre relazioni umane e politiche e non abbiamo alcuna intenzione di recuperare interazioni sociali con loro ma essi esistono e volerli sopprimere legittima il loro desiderio di censura. Non lottare contro il padrone con le stesse armi del padrone, diceva qualcun@.

La contaminazione è più forte della censura. Per fare cambiare idea alla gente bisogna esserci e non costringere al silenzio chi dice cose che riteniamo sbagliate. Bisogna esserci e dire qualcosa di diverso. Sui contenuti e non sulle persone.

Berlusconi non mi ferisce "personalmente". Non è mio padre e non ho mai sentito il bisogno di mandarlo a fare in culo perchè da lui mi sentivo ferita. Berlusconi è uno che fa una politica dalla quale mi sento danneggiata. Devo avere la libertà di criticare quella senza essere censurata perchè la società si compone anche della mia presenza e che il governo lo voglia o no io esprimerò la mia opinione affinchè la società si evolva.

Progresso contro conservatorismo, una guerra che esiste da sempre. Sono morti individui, scienziati, uomini, donne. Non è mica una novità. Il vecchio è quello che ha paura di ascoltare l’opinione altrui e il nuovo è quello che vuole misurarsi con le proprie idee e che agisce e affronta il conflitto. E questa verità prescinde dalla collocazione politica perchè come abbiamo visto in tante occasioni l’autoritarismo esiste dappertutto e va oltre i partiti, i generi, i secoli. Vecchio e nuovo si distinguono anche sui metodi. Il nuovo proposto con metodi vecchi resta comunque una cosa "vecchia".

Non so quanto questa sia una riflessione utile al dibattito ma è proposta secondo il metodo femminista, a partire da se’, ed è quello che forse dovrebbero fare in tanti. Tutti i senatori del pdl che pensano di affibbiare 12 anni di galera a chi si ribella alla loro gestione delle cose dovrebbero forse pensare come quella legge potrebbe essere applicata per impedire alla loro moglie di inveire contro di loro in un momento di rabbia o di sfotterli quando vivono con enfasi la finzione di una certa politica. Sarebbe il caso si confrontassero con i loro figli che certamente sono critici nei confronti dei loro genitori e usano facebook e internet e guardano la televisione e poi vedono i film horror e leggono libri pulp per chiedergli se davvero sono d’accordo che tutto quello che si oppone all’autorità sia messo al rogo.

E poi, senza polemica alcuna, non si può dimenticare che "il ministero dell’amore" è quello che censurava e praticava revisionismo nel grande romanzo di george orwell "1984" che suggerisco a tutti/e di leggere se non l’avete già fatto. Io spero che anche oggi esistano tanti Winston Smith a impedire che la gente venga del tutto rincoglionita con operazioni di marketing senza senso.

Per esempio: Come si fa a spacciare per contributo alla sicurezza la distribuzione di armi, notoriamente utili ad ammazzare la gente, ai vigili urbani della capitale. Come si fa a censurare la propria opinione mentre c’è chi mette in strada gente che se non concilii quando ti fanno la multa ti minaccia con la pistola. Ma che mondo è quello che vogliono farci passare come l’unico possibile?

Come si fa a ragionare d’amore e d’odio su questi presupposti. E sempre per ragionare partendo dal personale/politico: sto accampata, come le altre sorelle, da parenti per le feste. Ho una connessione instabile, non riesco ad accedere alla posta, non so neppure se posso pubblicare questo post. In questa casa siamo in tanti, incluso i parenti che stanno in giro per il mondo, migranti per scelta o per necessità. Non è per una questione di fedeltà alle tradizioni ma semplicemente perchè al lavoro ti danno le ferie ora e non tra un mese. Nessuno potrebbe impedirci di stare ammassati gli uni agli altri in alloggi di fortuna, con i materassi a terra, come si fa d’estate quando si va al mare e arrivano i parenti per ferragosto.

Invece la lega sostiene che gli stranieri non possono farlo (ma gli italiani solidali, quelli dall’antirazzismo non parolaio, invece potrebbero, no?). Già il loro permesso di stare in italia è vincolato alla metratura dell’abitazione. Per ospitare qualcun’altro dovrebbero avere molti metri in più. Perciò la lega, progressista come l’inquisizione cattolica, con individui mascherati da ku klux klan e imbonitori pronti a mettere al rogo persone, libri e cose, dice che gli stranieri non possono vedersi, e salutarsi, e mangiare insieme, neppure per le feste di quel natale che pure, secondo la loro ipocrita opinione, dovrebbe essere un vomitevole e retorico pasticcio di cristiana bontà.

E mi viene un’altra riflessione: avete presente il freddo? Quello che sta sconvolgendo l’italia in questi giorni? Dite che è un pensiero d’odio immaginare che prima o poi possa arrivare la glaciazione, un’ondata di ghiaccio che gela le città? E allora spero che i razzisti del nord chiedano soccorso e ospitalità a noi del sud. In quel momento l’unica risposta che immagino è quella che ci ha riservato La Russa in un’altra occasione: potete morire!

Chiedo umilmente scusa, era un rigurgito d’odio, perchè l’odio chiama odio, non so se mi spiego, e ritengo di avere il diritto di odiare e difendermi dall’odio altrui. In ogni caso volevo dire buon natale e che in caso di glaciazione noi del sud tendenzialmente ospiteremo soltanto gli antirazzisti e le antirazziste. Sempre che in quella situazione il governo dell’amore, retto dal partito dell’amore, non ci imponga amorevolmente anche chi salvare e chi no e venga a "nazionalizzare" e "confiscare" le abitazioni private. Perchè è così che un governo autoritario fa: ti impone tutto, persino i soggetti che DEVI amare. In modo acritico, ovviamente. 

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico, Scritti critici.


One Response

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  1. elys says

    Ma che bello! Questo “sfogo” è un manifesto politico, niente di più prezioso! Sono giorni e giorni che ci penso, dalla statuina alle dichiarazioni di lauro, passando per la bomba alla bocconi… c’è del marcio schifoso che puzza di vecchio e se ora la puzza giunge solo a poch*, ‘sto marcio va illuminato perchè nessun* possa dire un giorno che non ne sapeva niente e lavarsene le mani…
    … in quanto a noi, alla fine non sappiamo non sovvertire, basta esistere!

    grazie d’esistere quindi, come sempre.