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La guerra del cazzo

Napoli: Emiliana lo ha lasciato. Lui l’ha perseguitata. Lei lo ha denunciato. Lui l’ha accoltellata e ferita. Lei è in ospedale e l’ha accusato. Fin qui è tutto chiaro?

Domande:

– a che serve una denuncia se chi viene denunciato è messo comunque in condizione di nuocere alla donna che vuole "annientare"?

– a che serve la legge sullo stalking se chi compie persecuzione può tranquillamente arrivare alla fase ultima del suo delirio che normalmente corrisponde con la morte della donna?

– a che serve denunciare un uomo violento se da quell’uomo non ci si può difendere?

– a che serve poi parlare di "raptus" improvviso quando è chiarissimo
che ogni femminicidio è realizzato nel tempo, con sistemi di complicità
vari, ed è premeditato?

– a che serve se nel frattempo le donne che denunciano sono sottoposte a processi imbarazzanti (se l’è voluta, ha mentito, è lei che delira, etc etc), subiscono una campagna senza eguali di odio che intende assolvere gli uomini a qualunque condizione, mai una presa di distanza, mai una parola "vera", mai un atto di buon senso…?

– a che serve se a scuola, emiliana, si sarà sentita dire che l’uomo deve fare l’uomo e la donna deve fare la donna?

– a che serve se quel "deve fare l’uomo" corrisponde proprio ai gesti che ha compiuto il suo ex?

– a che serve fare gli ipocriti, fare finta di essere dispiaciuti, fare finta che "no alla violenza contro le donne e bla bla bla" se in concreto non si fa mai niente?

– a che serve se emiliana non è stata messa in condizioni di difendersi perchè c’è qualche signor politico che ha detto che doveva avere paura solo degli stranieri e a difenderla ci sarebbero state le ronde?

infine, nel caso in cui emiliana e il suo ex fossero stati sposati e avessero avuto un figlio

– a che serve dare l’opportunità di denuncia, di rivolgersi ad un centro antiviolenza, se poi grazie alla legge sull’affido condiviso gli uomini possono comunque continuare a perseguitare le loro ex legalmente?

– a che serve dire tante parole vuote se le donne non hanno risorse economiche per poter cambiare casa e città quando devono salvarsi la vita?

– a che serve parlare di violenza contro le donne se poi si precisa che ci si preoccupa solo di un certo tipo di donne e più spesso neanche di quelle?

– a che serve parlare di violenza contro le donne se non si inserisce il ragionamento in un quadro più ampio che identifica i contesti e le responsabilità collettive?

– a che serve continuare a parlarne se non si capisce che una donna perseguitata e sottoposta a violenza vive in un regime di prevaricazione e di pressione tale da poter paragonare il suo stato solo a quello di chi è perseguitat@ dalla mafia? Come mai è la donna a dover essere costretta alla latitanza e non l’uomo/mafioso che vuole farle del male?

– a chi serve continuare a tenere le donne in questa condizione, vederle morire una ad una, impedire loro che si difendano e strumentalizzarle per costruire politiche repressive che a tutto servono meno che a salvare loro la vita?

Diteci a che serve. A chi serve. E poi diteci perchè nessuno fa niente perchè finisca questa guerra del cazzo (letteralmente).

—>>>l’immagine viene da qui

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


One Response

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  1. mancina says

    il problema è che non c’è una coscienza collettiva delle donne…spesso, compresa la sottoscritta,tende a rinchiudersi tra chi “ha compreso e lotta” e quelle che noi, con un certo snobismo definiamo le veline o peggio asservite al sistema…e questo non aiuta a ricompattarci, a fare fronte comune, oggi più che mai, visto che incombe un regime che rispetto alla prima repubblica, vorrebbe tutte le donne a casa, a sfornare pargoli rigorosamente di razza “italiana”, senza cultura e senza pretese. Vorrei poter sperare ed augurarmi per l’anno che verrà di vedere quante più donne possibili, unite per il fronte comune dei nostri diritti. ci riusciremo a rendere il 2010 come l’anno della riconquista della nostra “supremazia”? so di aver usato un termine forte, ma serei stata ipocrita a dire parità, perchè sinceramente io stà parità con gli uomini non la vedo e non la voglio.