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La fertilità è un bene comune? Ecco un esempio di propaganda di regime

Ho appena visto una pubblicità legata ad una campagna di comunicazione del ministero per il lavoro e la salute. Ministro è Sacconi e la sua responsabile per la sanità è la Roccella.

Il ministero è quello che ha preannunciato attraverso un libro bianco le politiche relative il lavoro e la sanità con particolare riferimento alla discriminazione per altre etnie, allo sfruttamento dei lavoratori e alle agevolazioni per le imprese. La sanità che interessa a Sacconi è tutta protesa ad appropriarsi dei corpi delle persone. Vincolare i corpi alla volontà dello stato è l’obiettivo autoritario espresso nella legge sul testamento biologico, sull’accanimento terapeutico a proposito di obbligo di alimentazione e idratazione, sulla psichiatrizzazione di taluni soggetti con disturbi alimentari, sull’impedimento alle ragazze di realizzare operazioni di chirurgia estetica sul proprio corpo, con impedimento relativo la contraccezione, l’uso della pillola del giorno dopo, con particolari ostruzionismi voluti per opporsi all’uso della pillola abortiva ru486 e per impedire l’interruzione di gravidanza attraverso l’inserimento di gente del movimento per la vita nei consultori o l’aborto terapeutico a prescindere dai rischi di salute che corre la madre. Infine altro obiettivo prefissato per il ministero che chiede meno norme di sicurezza per i lavoratori è quello di evitare che si svolga decentemente la procreazione medicalmente assistita.

Di recente, come già abbiamo chiaramente spiegato, è stata presentata una proposta di legge che riconosce diritti giuridici al "concepito" vale a dire che qualunque donna proverà a ricorrere all’aborto sarà considerata una assassina.

Stasera, come dicevo, ho visto la pubblicità che spiega agli italiani e alle italiane, in un quadretto di famiglia di uomo, donna, ovviamente italiani ed etero, con un paio di figlioli, che bisogna mantenere una buona alimentazione, un buono stato fisico e buone condizioni di salute perchè mantenere sano il corpo è il modo per tenere alte le possibilità di una maggiore fertilità. La pubblicità chiude con una frase lapidaria: "la fertilità è un bene comune!"

Io spero che voi abbiate chiaro cosa si intende per "bene comune". Il bene comune è qualcosa di insindacabile e ingovernabile che appartiene a tutti, ovvero alla collettività. 

Bene comune è l’acqua che pure è stata privatizzata proprio da questo governo. Bene comune è l’aria. Bene comune sarebbe la terra compreso quello che ci coltivi sopra. E noi sappiamo che le multinazionali si appropriano di tutto e appongono brevetti persino su beni inestimabili senza i quali tante popolazioni non possono vivere. L’inquinamento si basa sulla violazione costante dei beni comuni.

Bene comune è il sapere, la cultura, che pure è vincolata anch’essa da brevetti e copyright. Bene comune è l’esperienza delle donne, la lotta collettiva, la nostra storia. 

La fertilità non si può proprio dire un "bene personale" ma il corpo invece si. Anche se i nostri corpi sono griffati alla nascita e sono utili in tanti modi, commercializzabili, svendibili, sfruttabili, di fatto appartengono a ciascuno di noi. Questo non è soltanto un mio parere ma è un diritto che è essenziale rivendicare perchè su quello si basa il divieto alla tratta, alla vendita di schiavi, alla vendita di organi, e anche quelli potrebbero essere considerati "bene comune". E’ un diritto sul quale si basa il principio del rispetto per tutte le etnie e le categorie umane altrimenti si potrebbe pensare che l’energia del "negro" o della "badante" sia un "bene comune" utile a risollevare le sorti dell’economia e il "negro" e la "badante" da domani in poi potrebbero diventare oggetti di scambio.

Bene pubblico è comunque il risultato di qualcosa che non vincola l’individuo. La persona ha dei diritti inalienabili che vanno rispettati. Siamo nel campo dei diritti umani.

Non si può chiedere alle persone di mettere a disposizione della "collettività" il proprio grado di fertilità perchè la fertilità, ovvero la scelta di fare nascere un figlio, attiene alla scelta delle singole persone e in particolare delle donne. 

Dichiarare la "fertilità" un "bene comune" equivale a fare diventare dipendente dalla "ragion di stato" qualcosa che potrebbe essere chiamato "emergenza demografica", ma che noi chiameremo "esigenza di pulizia etnica", ed equivale quindi anche a sottrarre alle donne la possibilità di manifestare la propria libertà di scelta.

Lo stesso si faceva con mussolini. Le donne dovevano fare figli per il "bene comune", per il bene della patria.

La fertilità resa un bene comune significa l’espropriazione dei diritti di gestione del proprio corpo. Significa che le donne avrebbero doveri nei confronti dello stato, significa che verrebbero criminalizzate se si trovassero a voler sottrarre quel "bene comune" allo stato. Significa che le donne finiscono in galera se si appropriano, rendono proprio, gestiscono autonomamente, quel diritto di scelta che viene chiamato "bene comune".

In poche parole, care donne, se non fosse chiaro: ci hanno fottuto. 

E la domanda conseguente a tutto questo, giacchè noi l’abbiamo denunciato negli ultimi tre anni un milione di volte, la domanda, dicevo, è: ma dove cazzo era l’opposizione mentre veniva deciso tutto questo?

Leggi anche:

Corpi di Stato. Prossima mossa: la galera per le donne

Il patriarcato fascista: come Mussolini governò le donne italiane

Nelle immagini:

Le donne nel Fascismo:
– Icone del regime.

1)
Nella politica fascista di esaltazione dello sport le donne trovano i
loro spazi soprattutto nelle discipline a loro più congeniali, come
scherma, sci, ippica, tiro con l’arco.

2) Famiglia premiata per la prole numerosa durante la campagna demografica anni ‘30.

3) Giornata della madre e del fanciullo. Manifesto dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, 1934

4) Fascicolo di “Montagnana Rita di Moise”Archivio Centrale dello Stato, Ministero
dell’interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione
affari generali e riservati, Casellario politico centrale (CPC)

 

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali.


6 Responses

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  1. Das D-maedchen says

    mi sembra una scelta voluta e non casuale: copioincollo il link del pdieffe
    http://www.ministerosalute.it/…_955_allegato.pdf
    dove possiamo leggere tutt* che la carenza demografica non si può supplire con i nuovi flussi migratori. ah no. e perché? sono un po’ troppo abbronzatini? (tralasciando il discorso allucinante di trattare le persone come una merce che a seconda del momento si richiede in diversa quantità una cosa che aveva già criticato un tizio di nome Marx due secoli fa) 😛

  2. Serbilla says

    Il comunicato stampa del ministero dice:

    Mercoledì 9 dicembre prossimo, alle ore 11,30, presso l’Auditorium di Lungotevere Ripa 1, il Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella presenterà alla stampa la campagna 2009 per la prevenzione della infertilità “La fertilità è un bene comune. Prenditene cura” .
    In Italia, come per gli altri paesi industrializzati, si stima che circa il 30% delle coppie abbia problemi di infertilità.
    La campagna nasce dalla consapevolezza che su molte delle cause di infertilità sia femminili che maschili è possibile intervenire attraverso la corretta informazione, la prevenzione e i controlli periodici, l’adozione di stili di vita salutari.

    http://www.google.it/…ig2=Zr8WZOeVKzetqWqUuNN_SQ

    E fin qui potremmo dire che, come ci si deve informare per i rischi cardio vascolari, così fornire i mezzi per prevenire l’infertilità va bene, ma il fatto è che la pubblicità non dice mica questo, eh, no, predispone un piano politico.
    Tanto più che, se non ricordo male, perchè la pubblicità l’ho vista solo due volte, son tutti bianchi i protagonisti, a meno che non stia prendendo un abbaglio colossale, mi sa pure di controbilanciamento dell’immigrazione, poichè normalemtne sono gli immigrati che, venendo da una situazione di disagio, trovandosi in una condizione migliore, mettono al mondo nuovi nati.
    Cioè è pure razzista.

  3. Penelope says

    Ho tentato qualche mese fa di chiedere la chiusura delle tube (con Essure, invasività meno di zero) in una moderna struttura privata. Ero disponibilissima a farlo a pagamento (e che pagamento…).
    Mi è stato negato perché 33 enne e nullipara, te ne potresti pentire e poi ci tocca riaprirti. “Uhuuu non ha idea di quante volte ci capita!”
    Questo a casa mia significa dare della scema o dell’irresponsabile.
    Ho insistito che la loro è un’ipotesi, mentre io ho la CERTEZZA che mi pentirei di rimanere incinta. Tanto che se mi capitasse abortirei, in ogni modo possibile, anche rischiando grosso. Che ne fossero consci.
    Risultato: si riuniscono in consulto.
    Mesi dopo mi chiama una tizia per un colloquio (telefonico). Stessa manfrina.
    A maggior determinazione da parte sua, corrisponde altrettanta fermezza da parte mia.
    Non trova niente di serio, sensato o scientifico da rispondermi. Prende tempo…
    Mai più fatti vivi…
    Vili.
    Adesso che so che il mio utero è un bene sociale posso anche perdere ogni speranza e mettermi seduta ad aspettare la menopausa.
    O riempirmi di ormoni, che come primo effetto collaterale mi hanno AZZERATO il desiderio e la risposta.
    Che desiderare di più?

  4. Das D-maedchen says

    E ti dirò di più, Serbilla, volevo rendermi conto de visu di questa “ehm” pubblicità, dato che non mi è ancora capitata sotto tiro. cercando quindi sul sito del ministero del Lavoro e della Salute “fertilità ricchezza nazionale” però trovi un link ormai inservibile. che l’ineffabile roccella si sia resa conto della caduta tremenda di comunicazione? >:(

  5. Serbilla says

    La pubblicità mi è saltata subito all’occhio, purtroppo su youtube non si trova, è incredibile quanto ci facciano ingenue/i!
    La fertilità un bene comune.. se credessi nel diavolo direi che è diabolico.

  6. Das D-maedchen says

    I diritti degli immigrati non possono essere artificiosamente slegati dai loro
    doveri a partire da quello di contribuire al benessere sociale attraverso una
    attività lavorativa senza la quale sono trasformati in assistiti, alimentando un
    senso di alienazione e disperazione.
    Le regole della integrazione vanno declinate oltre l’emergenza. Innanzitutto
    definendo quale sia l’effettiva capacità ricettiva del nostro Paese, stabilendo una
    precisa strategia degli ingressi, a partire dalle attività di formazione nei paesi di
    origine. Questo per tutelare la coesione sociale e per non illudere chi desidera
    entrare a far parte della nostra comunità di avere garantita una protezione sociale
    che poi effettivamente potrebbe non realizzarsi

    deduco cioè che invece l’ultimo degli stronzi italiano ha diritti senza doveri? uhm…a vederlo così il simpatico paragrafetto varrebbe oltre per gli “immigrati” anche per Stefano Cucchi che aveva il torto, invece di essere extracomunitario, però, di essere un “drogato anoressico”. complimenti.
    mi sono saltate all’occhio questo concetto unitamente a questo:
    Gli anziani indigenti sono stati destinatari di una sorta di reddito minimo
    garantito – giustificato dal fatto che non sono più in età di lavoro – attraverso
    integrazioni assistenziali alla loro pensione.
    uhm, quali, di grazia?
    e sopratutto questo concetto:

    Sempre più numerose sono le famiglie nelle quali gli anziani, coabitanti o meno,
    offrono il loro aiuto nelle azioni di accompagnamento e di assistenza dei minori
    – assicurando così alla donna la possibilità di partecipare al mercato del lavoro –
    oppure mettono a disposizione la loro pensione nella vita familiare. E nello
    stesso tempo trovano nelle famiglie la risposta ai loro bisogni e alle loro paure.

    questa frase mi fa rabbrividire. perché ovviamente l’ “uomo” lavora lo stesso, nonni o non nonni, è la “donna” che è vincolata alla presenza dei genitori suoi o del marito. poi chi non ha la fortuna (o la sfortuna, in alcuni casi) di avere un aiuto in famiglia che deve fare? rinunciare al lavoro? niente sgravi per le famiglie che impiegano baby-sitter? certo, perché un povero vecchio/a (e chiamiamo le cose con il loro nome, perdyo!) non ha diritto a vivere la vita come vuole, dev’essere posto sotto l’ala dei figli che si degnano di “curarlo” in cambio del fatto che lui o lei si occupa dei nipotini o versa a loro la sua ridicola (ahimé) pensione. ma ci rendiamo conto? mi sa tanto di una soluzione “scaricabarile” ma tant’è.
    il top del top spetta a questa frase:
    Il desiderio di maternità è rimasto, negli ultimi decenni, pressoché inalterato. Le
    donne vorrebbero più figli di quelli che in realtà fanno. Si pone un problema
    inedito di libertà femminile, che riguarda la possibilità di procreare, di avere
    bambini senza essere pesantemente penalizzate.
    il che potrebbe essere anche vero, ma alle donne che i figli NON LI VOGLIONO punto e basta? cominciamo a parlare della ru864, dài.
    e infatti ecco l’idea chiave di questo documento:
    la discriminazione si verifica,
    infatti, non solo quando soggetti uguali vengono trattati in modo diverso, ma
    anche quando soggetti diversi vengono trattati in modo uguale.
    alè.
    segnalo anche la gustosissima (‘?????!?!)
    La categoria “immigrati” è ormai inadeguata per comprendere uomini provenienti dall’Est e donne dei Paesi islamici, minori non
    accompagnati e persone in cerca di asilo, gruppi difficilmente permeabili e altri
    che spontaneamente tendono a mescolarsi.

    che cazzo vuol dire? perché le donne dell'”Est” e gli uomini dei paesi islamici no, poi? si accettano scommesse.