[L’immagine è una delle nature vive di Monica Cook]
Stamattina trovo un bell’articolo di Clelia Mori su womenews. Dice: "Quando anche sugli uomini scende il silenzio", e riflette su una serie di questioni portando ad esempio il libro di paolozzi e leiss, la paura degli uomini.
Io non sono mai stata separatista e le compagne con cui ho avuto a che fare per tanto tempo lo sanno bene e qualcuna ancora me lo rinfaccia come si trattasse di un tradimento. Qualche volta si tratta delle stesse donne che accettano di avere a che fare con qualunque donna, quelle securitariste, corporativiste, razziste e fasciste incluse, ma non vorrebbero mai nessun uomo alle proprie manifestazioni.
Quando la Paolozzi e Leiss pubblicarono quel libro perciò ne fui subito interessata. Lo acquistai per me e lo regalai alle amiche anche se io ho finito di leggerlo dopo di loro e sono qui a parlarne adesso.
Su questo blog ho provato a ragionare delle innumerevoli facce del sessismo, del machismo, dell’autoritarismo e pur amando profondamente le donne non sono mai riuscita a guardarle come si fa con le compagne di branco. Nessuna assoluzione, niente sconti, niente di niente, critiche e autocritiche, qualcun@ l’ha chiamata disfattismo. La stessa cosa con i gay misogini e peggio con gli uomini etero che spesso se la sono presa, spesso hanno "reagito male" come reagì male il maschio vendicativo del film kill bill, per quanto si possa reagire male virtualmente. Qualche volta però hanno capito che il punto vero è proprio quello da cui partono paolozzi e leiss: le donne hanno capito, ora devono fare un passo avanti anche gli uomini.
Il che non significa andare avanti a colpi di assunzione di colpa ma di assunzione di responsabilità perchè questo pianeta lo popoliamo insieme e perchè ciascun@ deve concorrere al miglioramento del rapporto tra i generi.
Lo dice Clelia con chiarezza e l’ho detto mille volte anch’io: speriamo forse che le cose migliorino se a crescere sono solo le donne? Io credo proprio di no.
E il punto non è di assumere un compito pedagogico o materno perchè non sta nelle mie, nelle nostre corde, anzi, mi aspetto che gli uomini siano autonomi nell’avviare riflessioni e azioni politiche che li distinguano da quelli che a loro, mica solo a noi, non piacciono, perchè loro ne sono stati vittime tanto quanto noi.
Ma se questi uomini esistono e stanno provando a fare un percorso, perchè non starli a sentire e perchè escluderli dalle manifestazioni?
L’identikit è presto fatto: sono uomini che non antepongono il modello gay a quello etero, che rivendicano il diritto ad una scelta sessuale di qualunque genere senza che questo diventi una alternativa o una bandiera. Per loro fior di maschilisti hanno coniato un termine apposito, "maschiopentitismo", e in rete esistono interventi su interventi per dissuadere i maschi a scegliere un modello di mascolinità che non è appiattito su niente ma che sfugge a nonnismo e ad un bullismo atroci.
Sono gli stessi che scrivono qui a noi tutte per insultarci in vari i modi, quelli che poi li ritrovi a fare la misura del tasso di virilità che hanno nel sangue e invitano tutti a bere perchè altrimenti diventeranno come quelli di maschile plurale, troppo sobri per il loro punto di vista.
Se tante donne vivessero la rete come la viviamo noi, con interesse di studio e ricerca, con necessità di presidiare ma anche di documentare come si evolve sul piano culturale questa curva ascendente o discendente del maschilismo, si sarebbero rese conto, come ce ne siamo rese conto noi e come me ne sono resa conto io, che siamo oggetto degli stessi attacchi e non so esattamente chi sia più espost@ tra noi.
Le donne vengono punite perchè si rifiutano di essere oggetti accondiscendenti e gli uomini perchè sono dei traditori e per i traditori c’è la fucilazione. Sicchè io mi sento dalla stessa parte della barricata e non ho mai capito perchè questi uomini non siano stati legittimati a partecipare alle manifestazioni nazionali contro la violenza maschile sulle donne.
Quest’anno loro ne hanno organizzata una per conto proprio. L’hanno sempre fatto in realtà. Ogni anno un momento di discussione e più momenti di elaborazione aperti a uomini e donne. Ma quest’anno sono scesi in piazza e nelle discussioni in liste e social network la prima preoccupazione è stata quella che diventavano "concorrenza". Perchè avevano scelto quella data piuttosto che un’altra? E siccome devono sempre essere subordinati alle "donne che sfilano in quanto donne" allora bisognava chiedere di spostarsi, adeguarsi alle esigenze di chi concorre in pole position in questa gara a chi combatte la battaglia più giusta. Ho odiato apertamente e profondamente questa cosa, come dire: devono essere in subordine alle "donne" e tentare di rabberciarsi tra le loro molteplici esigenze. Eppure gli si chiede autonomia salvo non rispettarla se si inseriscono nella "nostra" agenda.
Per me che ho sempre apprezzato le loro iniziative e che ho sempre diffuso i loro documenti è sembrato naturale pubblicare anche l’appello di quest’anno che mi è sembrato veramente bello e per certi versi assai più rivoluzionario delle quattro righe prive di significato scritte sul sito principale che indice la manifestazione delle donne di quest’anno.
E’ un documento in cui si parla il linguaggio dell’antipatriottismo, dell’antimachismo e l’antiautoritarismo declinato al maschile e io non ricordo nulla del genere, di così esplicito in un documento rivolto ad una generalità di uomini, neppure tra i documenti dei compagni di partito o di quelli antagonisti dove i termini machisti e le questioni di lotta, battaglia e onore vengono decostruite per un verso e ricostruite in altra salsa.
Pubblicare quel documento e pensare di partecipare ha significato beccarsi altre accuse di tradimento ed è la stessa cosa che in qualche modo è stata scritta a proposito del dibattito sulla sessualità maschile [1] [2].
Per esempio, sara scrive:
"In un modo o in un altro si finisce sempre per parlare di uomini e dei
loro peni e celebrare entrambi, anche qua. Sembra ci sia bisogno di
ripartire dagli uomini e dagli uomini ripartiremo se saranno tanto
sinceri da mettersi a nudo. Forse servirà. Mi sarebbe piaciuto che
anche, e soprattutto, le donne parlassero della propria, vera
sessualità, di eccitazione e sensazioni, per vedere sotto quanti strati
è sepolta."
E in qualche modo forse ha ragione, ma non vedo nulla di celebrativo nel tentare di capire perchè quei peni finiscono per stuprare tantissime donne invece che essere dedicati ad usi differenti. E l’accusa circa la omissione sulla nostra sessualità non vale perchè in questo blog tutte noi ci siamo messe in gioco e abbiamo parlato, ironizzato, scherzato, discusso, approfondito circa la nostra sessualità.
Per non parlare di peni dovremmo mozzarglieli, in senso metaforico dico, e personalmente, ma so anche le altre sorelle che scrivono su questo blog, non credo che la castrazione chimica, fisica, virtuale, culturale, sia una soluzione da considerare.
Di peni finiamo per parlare comunque ogni volta che parliamo di femminicidio, di stupro, di pedofilia, di violenza maschile.
Posso stare a gongolare sull’ebbrezza della mia "superiorità" morale ma io non mi sento una cosa a parte perchè sono una semplice parte del tutto. Io voglio parlare con mio padre, mio fratello, il mio compagno, il mio amico, e non voglio farlo in una esigenza di conciliazione perchè non c’è nulla da conciliare. Sono laica e non concedo perdono e so distinguere in ogni uomo e in ogni donna le responsabilità che hanno senza identificarli con un intero genere e immaginare che debbano espiare i mali che altri hanno fatto.
Non c’è conciliazione e non c’è perdono. C’è un conflitto attivo che le donne hanno in parte, e spesso neanche bene, elaborato e messo al servizio di una lotta comune. Gli uomini non vanno molto d’accordo con il "partire da se" ma in qualche caso ci hanno provato, ci stanno provando, lo stanno facendo, e nel privato di tante case e di tante relazioni sono certa che tanti uomini si mettono a nudo con le loro compagne e crescono assieme a loro. Perchè le relazioni non sono tutte monche e perchè gli uomini non sono tutti idioti, per fortuna.
Quello che manca spesso per gli uomini è il fatto di mettersi in discussione in pubblico, prendere le distanze dal modello machista imperante, dai tronisti, dai soldati, dai sessisti di potere e quelli senza potere. Prenderne le distanze non in un impeto paternalista in difesa della tenera fanciulla che peraltro sa difendersi da sola ma seguendo la necessità che li spinge a chiedere, rivendicare spazio per se’, quella parte di se’ che non sentono rappresentata dal modello maschile estetico imperante, da quello che popola la scena degli "eroi" e degli "antieroi" che in un modo o nell’altro finiscono per rendere statica l’idea che gli uomini non abbiano altra alternativa se non quella esistente.
Finisco dicendo che da un bel po’ sto cercando di ultimare la versione al maschile di "Fallocrazia e corpi di servizio" e ho una grande difficoltà a trovare in rete contenuti diversi da quelli culturalmente dominanti. Questo significa che gli uomini non inseriscono quei contenuti o che effettivamente è difficile trovarli. Vi chiedo "aiuto": cerco immagini di uomini "normali", nè machi nè patologizzati, eroi non machisti che non siano necessariamente gay. Di antieroe ne ho trovato uno ed è Massimo Troisi che non smetterò mai di rimpiangere. Di eroi non machisti non riesco a trovarne. Chi ne sa di più?
Vorrei precisare che con il mio intervento non intendevo accusare di tradimento nessuno, che non sono separatista e non so nemmeno cosa significhi, anche se lo intuisco. Penso che le donne siano troppo spesso complici del sessismo e del maschilismo. Credo che alcuni uomini sentano la necessità di migliorare i rapporti tra i generi e mi auguro lo facciano, personalmente apprezzerò. Non posso comunque non pensare che se certi modelli esistono è proprio perché gli uomini li hanno creati e perpetuati, che, se questi modelli, danneggiano anche gli uomini, sicuramente hanno effetti molto più devastanti per le donne. Non voglio mozzare peni. Non mi aspetto articoli sulla superiorità di nessuno. La sessualità negata e manipolata è stata proprio quella femminile e io vorrei conoscere quella sessualità originaria delle donne, la loro personale sessualità, sentirne parlare da loro, in termini nuovi, mai sentiti, libera dagli schemi in cui ancora è costretta. Per questo motivo la parte “Voglio sapere di che sesso sono, fanno, vivono e respirano gli uomini prima di qualunque altra cosa. Voglio conoscere le tue fragilità. Voglio vederti nudo. Voglio leggere di te per come sei davvero o quanto meno per come credi di essere, e sarebbe già un inizio” confesso, mi sarebbe piaciuto sentirla rivolta alle donne. Anche se non penso ne siano escluse. A questo proposito, dato che stasera, grazie a voi, ho scoperto il professor massoni, segnalo “il piacere delle donne” http://www.youtube.com/watch?v=D_9tnn4IG6A
solo:BRAVAAAAAAAAAAA
Eccomi, jones, vediamoci e parliamone.
Caro Lorenzo, purtroppo sono uno di quelli che a spizzichi e bocconi si occupa del sito di maschileplurale. Nessuno di noi è un esperto di gestione di siti web (e non siamo capaci al moneto di migrare a una piattaforma più aggiornata e facile da gestire) e proprio per i ritardi e le difficoltà con cui riusciamo a gestirlo abbiamo ritenuto che facebook possa darci una mano.
“Naturalmente” questo è stato fatto troppo tardi rispetto alla manifestazione del 21 a piazza farnese.
Siamo poco organizzati e tecnologicamente un po’ arretrati. E di questo non posso che scusarmi con tutti e tutte.
J.
“Per non parlare di peni dovremmo mozzarglieli, in senso metaforico “
Gli uomini possono e devono cambiare, ma se i “modelli” non cambiano, come possono farlo?… Si può eliminate il culto del pene?…
Vi suggerisco questi video in youtube, a chi interessa approfondire e discutere dell’argomento:
– “Violenze sulle donne in tutto il mondo – Si possono prevenire solo insegnando ai bambini il Rispetto e che tutti gli esseri umani sono Persone con gli stessi diritti”, in: http://www.youtube.com/watch?v=A6NT3DaNQAY
– “Sessualità maschile: Pene-Erezione-Orgasmo-Eiaculazione-Masturbazione-Fare l’Amore-Prima volta”, in: http://www.youtube.com/watch?v=WVDSJ9P-5Og
– “Sesso per Piacere. Istruzioni per fare l’amore. Prima volta. Video da far vedere anche nelle scuole”, in: http://www.youtube.com/…p;feature=response_watch
Sono disponibile per chiarimenti e collaborazioni.
ciao ti segnalo questo articolo “cinese”:
http://www.china-files.com/page.php?id=4346
“I MONOLOGHI DELLA VAGINA” A WUHAN: L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE CON CARATTERISTICE CINESI.
un abbraccio
b.
Premesso che MP deve organizzarsi “virtualmente” un po’ meglio (ho chiesto l’adesione sul sito / non è mai arrivata / quindi ho avuto troppo tardi notizia della manifestazione del 21 / poi mi è arrivata la richiesta di adesione su FB: e il sito?), credo che questo post centri i problemi fondamentali in poche righe: “(1) [non] assumere un compito pedagogico o materno […] (2) aspetto che gli uomini siano autonomi nell’avviare riflessioni e azioni politiche che li distinguano […] (3) loro ne sono stati vittime”.
(1) problema: distinguere un “esempio” – come quello delle donne – e seguirlo senza cercare protezione/conforto/emulazione fine a se stessa. Tre tentazioni fortissime negli uomini, che ad esse sono abituati da sempre. (2) attesa: l’illusione di autonomia decisionale che si sono dati gli uomini nella civiltà occidentale è davvero enorme. Hanno creato un sistema intero che serva da teatrino alla propria autonomia, ma questo teatrino va riconosciuto per quello che è. Un gesto rivoluzionario e che, come immediato risultato, porta a un grado zero di esistenza difficilissimo da accettare. (3) critica: riconoscersi come vittima senza ammettere dove sono e quante sono le ferite è ovviamente impossibile; soprattutto, è molto complicato, per un uomo, senza cercare una protezione, senza cioè ritornare al punto (1). E’ un cerchio/catena che va spezzato/a. Punto e basta.
Io ho cominciato per caso: ho notato che solo negli ambienti – virtuali e non – frequantati da donne autorganizzate si parlava del problema che mi ha interessato da una vita: il legame linguaggio-corpo-potere. Da qui, è stato inevitabile pormi il problema di genere che mi ha portato a riflettere anche sulla mia situazione, e a capire la necessità di azioni/manifestazioni adeguate alla gravità del problema.
Il mio attuale problema è: come far capire questa necessità a chi non ha fatto questo – molto singolare – percorso? Quali argomenti toccare, quali generalità minare con domande che non possano essere scacciate da una mente che – come quella maschile – non è certo abituata alla critica e alla riflessione autonoma?
Vi leggo e ascolto con grande interesse.