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Sessualmente parlando – II°

Quando ho scritto e pubblicato il post "Sessualmente parlando" diretto innanzitutto agli uomini, non pensavo che un tentativo del genere, che tale rimane, suscitasse reazioni tanto interessate. Invece la questione ha procurato interesse, nervosismo, imbarazzo, disagio e com’è giusto anche critiche. Il post è stato travasato anche nello splendido spazio di Gennaro Carotenuto dove il dibattito è diventata una discussione piena di spunti davvero necessari.

Quello che viene fuori, al di la’ della provocazione di partenza che l’ha stimolata, è una riflessione sulla sessualità maschile e sul modo di discuterne usando il parametro del "partire da se’", il personale/politico, che spesso gli uomini non usano.

Discutere di sessualità maschile – che ovviamente non è solo quella etero – a me sembra il modo per discutere davvero dei problemi che impediscono una costruzione del rispetto tra i generi e i sessi.

O meglio: credo che possiamo girarci attorno quanto vogliamo ma in fondo per sfatare miti, decostruire i significati del modello virile, sovvertire il linguaggio machista bisogna proprio che gli uomini comincino a parlare tra loro e anche con noi sfuggendo alla logica del branco e alla necessità di apparire come altri.

Non possiamo combattere contro la cultura dello stupro se gli uomini non mettono in piazza un diverso modello di "mascolinità". E non mi riferisco all’alternativa etero-gay perchè essere gay non significa necessariamente rimettere in discussione quel modello virile e machista prevalente e dunque rimettere in discussione la cultura sessista.

Fateci caso: cercate su google le parole "sessualità maschile" e verranno fuori soltanto siti e immagini che parlano di sessualità etero, innanzitutto, legata alle dimensioni del pene e alla sua più o meno grande capacità di erezione. A questo sono dedicati centinaia, migliaia di spazi in cui si patologizza la diversità, si propone la standardizzazione delle misure, e si vendono farmaci e interventi chirurgici per risolvere un irrisolvibile problema sociale, personale, collettivo e culturale che spacca la nostra società in mille pezzi. Se non siete voi a riempire il web, i quotidiani, le televisioni, i libri, le strade, i mercati, le botteghe, etc etc di contenuti diversi chi potrà mai farlo al posto vostro? E se non vi piace il modo in cui le donne provano ironicamente a parlare di voi e a stimolare una discussione allora parlatene voi senza avere paura di rimettervi ed essere messi in discussione perchè fintanto che rifiuterete il confronto e chiuderete a chiave il vostro privato non state proteggendo solo voi stessi ma proteggete, regalate omertà e complicità a tutte le distorsioni e le mistificazioni che si fanno sul vostro sesso. 

Vi invito a leggere gli interventi a commento del post ripubblicato su Giornalismo Partecipativo e quelli su Femminismo a Sud.

Poi vi invito a leggere e commentare due interessanti spunti di discussione.

Il primo viene da una mail che l’autore mi ha autorizzato a rendere pubblica. E’ una mail in cui si riflette ad alta voce, con me e dunque anche con voi. A mio avviso non centra il problema perchè prova a comprendere il perchè del modo in cui è stata impostata la discussione, contesta innanzitutto l’impostazione fallocentrica e lo fa da uomo che evidentemente non vuole essere considerato "persona" in virtù dell’organo sessuale che possiede. Giusta l’osservazione e auspicabile che per tutti sia così. Ma così non è perchè viviamo in una società fallocentrica e un uomo non sfugge al fallocentrismo, generale e personale, se non si mette a nudo chiacchierando della propria sessualità. In ogni caso mi piacciono molto la maniera di problematizzare la questione e il tono, personale, di questa mail e penso sia un ottimo contributo dal quale partire per discuterne ancora. Per questo ringrazio.

L’altro contributo è di d-K. Lui si mette davvero in gioco e si racconta. Racconta il suo modo di intendere il sesso e i suoi disagi e mentre lo fa parla di un uomo intrappolato in una modalità codificata del genere maschile, parla di un copione, paura di perdere il controllo, di una distanza tra se’ e l’altra proprio nel momento in cui vorrebbe esserle più vicino. Accoglie la osservazione della sua partner e la fa sua per rimettersi in discussione. E quello che fa è "normalmente" eccezionale perchè prova a darsi una spiegazione, ci pensa e ci ripensa invece che sentirsi in colpa per qualche errore di interpretazione del modello machista e trasformare il senso di colpa in ansia da prestazione e in livore nei confronti della sua partner. L’intervento di d-K lo accolgo come un regalo, un grande regalo a me, a noi, a se stesso e come tale lo ricondivido ringraziandolo per il suo modo di "partire da se’".

Ecco: da qui si apre una nuova discussione spero ricca e interessante. Preferisco che la discussione sia pubblica perchè tutti/e possano giovarne e tutti/e possano partecipare. Invitandovi a dare un’occhiata alla prima di una serie di interviste che faremo da ora in poi vi auguro una buona lettura e grazie a chi vorrà contribuire ancora.

http://www.youtube.com/watch?v=wZYiQhbrv4o

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Ciao,

sono rimasto molto colpito da questo tuo pezzo per una serie di ragioni e vorrei, se ti interessa, riflettere con te su un paio di questioni. Lo faccio attraverso e-mail perché credo che un discorso così complesso vada affrontato attraverso un metodo di comunicazione più posato. Premetto (se non fosse chiaro) che sono un "maschio". Prima cosa che mi ha sorpreso è la seguente: trovo un tantino schematica la distinzione tra gli uomini che hai fatto. E’ chiaro l’intento, ma non si può pretendere di essere profondi generalizzando. E non si tratta di orgoglio ferito, perché con ogni probabilità magari casco anche in un paio di quelle definizioni, ma sicuramente non in una sola!

Ora al di la di me, credo ci sia molto di vero in quello che dici, ma mi sembra anche che la tua conoscenza degli uomini sia estremamente limitata. Ci sono molte categorie di persone, e di uomini, e, soprattutto, molte ragioni per fare determinate scelte. Io ho sempre pensato che la critica di genere sia uno strumento, così come il marxismo e la psicoanalisi.

Io vedo molte delle chiusure sicuramente presenti nei maschi, come un diretto prodotto della società (maschilista, patriarcale) ma anche di vissuti, esperienze pregresse: roba da psicoanalisi più che da critica di genere. Giustamente dici che molti maschi si chiudono, sono reticenti, sfuggenti.

Ti sei mai chiesta perché? Si tratta solo di una profonda insicurezza o forse c’è una ragione a questa insicurezza (o meglio detto a queste insicurezze)? Mi reputo una persona aperta, ho una maggioranza di amiche femmine, sono cresciuto con mia madre e mia sorella più che con mio padre, non ho problemi con le donne. Eppure non sono disposto a raccontare tutto me stesso così, su due piedi, a consegnare la mia vita come un grappolo d’uva (per citare Virginia Woolf) ad una sconosciuta.

Molto spesso a noi maschi è richiesta questa forza del silenzio, questa chiusura. Mettersi a nudo, come dici tu, ti fa stare meglio, ti rende più vivibile se va bene. Se, come è capitato a me, proprio con delle compagne, (e mi piacerebbe raccontarti cosa ha significato, in quali circostanze, ma comprendo non è il luogo né il momento adatto) invece ti viene chiusa una porta in faccia , beh sei nudo in mezzo alla strada e non è facile. Se sbagli, perdi tutto. Spesso siamo chiusi perché abbiamo già sofferto, e scegliamo il male minore.

Quante vole ci sentiamo colpevoli, di esserci presi a calci sui denti da soli, e ci ripromettiamo di non parlare più dei nostri sentimenti profondi (e questo vale per uomini e donne)? E ti assicuro che molti dei maschi intorno a me, i miei amici, non sono diversi da me. Con ciò non voglio assolvere quel buon 80% di persone stupide e vuote che ci circondano, ma vorrei sfumare un po’ il discorso verso quella complessità che è ogni essere umano.

Infine c’è un appunto importante che sento di farti. Se da una parte è giusto, in quest’Italia sessocentrica parlare di questo sessocentrismo, mi sembra però che sia sbagliato farlo come lo hai fatto tu:

1) dandolo per scontato come elemento a priori, e non come immanenza, prodotto storico dialettico del nostro tempo/luogo/sistema economico-sociale.

2) farlo in maniera "fallocratica".

Nel primo caso (e potrei sbagliarmi) si dà per parte della realtà questa situazione assurda in cui ci troviamo, in cui tutto (potere, rapporti di classe, politica) ruota attorno al sesso, in una specie di incubo freudiano esasperato.

Bisogna intenderci: se è vero che il sesso, come pulsione è primaria tra quelle umane, è altresì vero che questa visione del sesso è deviata, decisamente poco sana, sintomo di un malessere sociale. E non può questo sintomo essere trascurato. Nel secondo caso non capisco perché porre al centro della questione il cazzo. Il risultato così è quello opposto. È una permeazione della cultura dominante maschilista in un logos che dovrebbe almeno cercare di esserne distante. Affrontare così la questione non è diverso dal commentare il culo delle ragazze, o dallo squartare il corpo della donna in tanti pezzi e dire “belle mani ma brutta bocca, brutta faccia ma belle tette” etc.

Ma che razza di discorso è quello sul pene? Dov’è l’ironia da te vantata? Magari sono io che sono tardo (leggi maschio) e non la vedo. Infine vorrei aggiungere una cosa proprio sulla considerazione del sesso. Io non so te, ma a me rivolta questa mercificazione del sesso che ci circonda tutti. In cui la virilità di un uomo dipende da quante partner ha avuto, e la donna viene considerata a secondo, appunto della convenienza del maschio di turno, una troia se la “dà” (con questo orribile termine, che tradisce molto più di quanto dice) o una stronza se non la “dà”.

Il sesso non è solo un fine, almeno secondo me non lo è. È un mezzo. Un mezzo per veicolare sentimenti, più o meno profondi, non ha importanza, può essere attrazione o amore è ugualmente degno. Fintanto che il sesso sarà il fine, difficilmente si proverà piacere nel farlo. Le più belle esperienze della mia vita in questo senso sono state sempre sull’onda di sentimenti, quello che ricordo è il piacere dell’esperienza tutta, per la testa come per il corpo, non “la scopata” in sé.

Molto c’è da cambiare in noi stessi, per superare la sensazione di proprietà, i comportamenti violenti della predazione maschile, e ti assicuro anche il più scrupoloso impegno naufraga a volte involontariamente per le nostre idiosincrasie, e i limiti di una mente finita. Però ti assicuro che esiste altro oltre ai “fine settimana impegnati dietro uno striscione” e le canne.

David – Roma

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“Partire da sé”, bene, lo faccio.

Seguo da tempo il blog e mai come in questo caso durante la lettura
di questo post sentivo crescere dentro di me una certa insofferenza
finché non ho realizzato che l’insofferenza era dovuta all’aver
centrato in pieno l’argomento. Parlava di “me”, scendeva nel “mio”
personale.

“Voglio sapere di che sesso sono, fanno, vivono, respirano gli uomini”

Vorrei saperlo anch’io. Non è facile riflettervi e tutt’ora mi
chiedo se riuscirò a essere sufficientemente chiaro visto che non sono
sicuro di esserlo neanche con me stesso. Ho cominciato a chiedermi cosa
provo, quali sono le mie sensazioni quando faccio sesso, quando ho a
che fare col mio sesso: potere, vigore, forza.
Lo stringo con la mano e provo questo. Confesso che alle volte tra le
mie fantasie erotiche immagino di stringere altri peni provando le
medesime sensazioni, non provo attrazione per altri uomini eppure trovo
eccitante questa immagine. Sono, però, falli anonimi, attaccati a un
corpo ma senza un viso che ne renda riconoscibile il “possessore”, in
sostanza poco più che “dildo”.

Nel momento subito precedente la penetrazione l’ebbrezza sale, la
sensazione di potere è massima (uguagliata solo da quella coincidente
con l’orgasmo e l’eiaculazione), eppure… Eppure, appena il mio pene è
completamente all’interno della vagina la percezione di ciò che lo
circonda mi scorre dentro fino al cervello facendomi avvertire uno
straordinario senso di fusione, di unione, difficile da descrivere;
posso solo dire che vorrei durasse a lungo, ben di più di quanto dura
in realtà. Ma le prime spinte lo scacciano e… Cala il buio. Da quel
momento ai brevi istanti precedenti l’orgasmo non so cosa accade, sono
lì, sono presente, ma non riesco a ricordare le sensazioni, non riesco
a definirle… Sto bene, meravigliosamente, ma non riesco a ricostruirne
un ricordo, né a fissarlo quando accade.

Nient’affatto stranamente Lei ha notato questa mia condizione:
partecipo, non sono morto, cerco di essere attento a me e a Lei, alle
sue reazioni e ai suoi movimenti ma il mio mutismo e qualcosa nel mio
sguardo le danno l’impressione (così m’ha detto) che io sia assente o
che non mi piaccia.

Sono lì, sono presente, mi piace (e tanto) ma qualcosa dentro di me è
inceppato, impedisce alle emozioni di scorrere fuori e di lasciare
traccia nella mia memoria. E ne soffro.

Vorrei provare più a lungo la sensazione “di fusione, di unione,
difficile da descrivere”, ma non vi riesco, vorrei liberare le emozioni
dalle catene cui sono costrette ma non ne trovo la chiave. Sento il suo
corpo contro il mio, tra le mie mani, il suo sapore sulle labbra, il
suo odore, i suoi gemiti, tutto questo mi eccita incredibilmente ma
vorrei poter sentire di più, vorrei lasciarmi travolgere e mettere da
parte il controllo di me stesso.

Il sesso lo vivo (lo viviamo?) in parte come una performance, ne
sono cosciente e non mi sta bene, sono convinto non debba essere così
ma tra un bacio e un altro, tra una succhiatina di capezzoli e l’altra
torna a farsi vivo ciò che ho appreso attraverso la socializzazione:
sono maschio, devo dimostrarmi capace di prestazioni sessuali perfette,
per farlo ho bisogno di tenere tutto sotto controllo, me stesso per
prima cosa. Non posso lasciarmi andare del tutto. Non posso.

Forse è per questo che adoro quei momenti, prima o dopo il sesso, in
cui si sta nudi e stretti in un abbraccio, prima che il pene
s’intrometta, quando ciò che si prova può fluire liberamente e tutto
ciò che desidero è fondermi con il corpo di Lei.

Per ora mi fermo qui, non ho scritto tutto perché molte cose ancora
non le ho chiarite a me stesso, so solo che sto cercando di sfuggire ad
un certo modello di genere ma la strada è lunga e la riflessione non
sempre troppo chiara. Spero di aver scritto qualcosa d’interessante e
non essere andato OT, ogni commento sarà ovviamente il benvenuto, e
magari mi darà una mano a tirare fuori dell’altro.

Ciao

d-K

—>>>L’immagine sopra è la copertina di un libro che a noi interessa molto.

Posted in Corpi, Pensatoio, Scritti critici, Sensi.


One Response

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  1. adriana says

    anch’io come Enza sono rimasta piacevolmente colpita dal discorso di d-K, discorsi analoghi li ho sentiti fare solo da mio marito (43 anni di convivenza e grande intimità), mai da altri uomini.
    d-k mi sembra un giovane uomo, e questo mi fa sperare bene