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Ce l’abbiamo nel sangue: ovvero la fica come strumento del potere

Così scrisse una donna a proposito di quello che lei definiva come uno sport nazionale: ovvero l’esercizio tutto al femminile di negare o concedere la fica come fosse un’arma da gestire con sapienza. Così molte donne concordano con l’opinione tutta maschile che la fica sia uno strumento di potere. "Con quella governerai il mondo!" – dicono gli esperti. "Grazie a quella io sono in tuo potere!" – sentenziano i patriarchi.

In realtà è vero tutto il contrario. Le donne non hanno mai avuto potere di gestione della propria fica. Lo dicono benissimo i "monologhi della vagina" di eve ensler ma lo dice anche la storia attuale che dimostra come essa sia uno strumento si ma del potere altrui. Sono gli uomini a mettere un prezzo, a venderla, gestirla, ostentarla, conformarla, agghindarla, equipaggiarla, usarla, spacciarla, mercificarla in pubblicità e show business (esiste infatti la fica da compagnia, quella da passeggio, quella decorativa…). Un mondo intero fatto di papponi che campano sullo strumento di un piacere che dovrebbe essere delle donne.

Sono gli uomini che si arrabbiano e ti chiamano, in senso dispregiativo, puttana se sei una sex worker e stabilisci tu, una volta tanto, il prezzo.

Sono gli uomini e le donne che hanno sempre vissuto nella loro ombra che continuano a sentirsi disorientati/e, persino spaventati/e se altre donne urlano "la fica è mia e la gestisco io".

Come osa colei che ha in corpo il gingillo che intrattiene corti, re, imperatori, soldati alla ricerca di nuove colonie, lavoratori d’ogni specie, disoccupati, studenti, uomini potenti e assoluti sfigati, dichiarare autonomia di gestione della fica?

Di fatto non può. La prostituzione è trattata peggio che fosse una malattia contagiosa e le femministe, lo sappiamo bene, non siamo viste granchè di buon occhio in special modo quelle che devolvono la propria fica in una direzione che non ha nulla a che vedere con gli uomini.

Le lesbiche sono accolte nelle pubbliche sfere al suono dell’accusa "Tradimento!". Coloro che dichiarano di fare sesso per il proprio piacere sono additate come appartenenti alla razza delle "Lei gode!". 

Sta tutto qui lo scandalo ed è veramente tutto qui il dilemma. Ma tante donne, oh come mi fanno disperare queste donne, continuano a pensare al sesso in funzione dell’uomo. Oggetti di desiderio, perciò punibili con botte, molestie, stupri, persino morte semmai osano negare all’uomo quello che egli vuole.

Pensare al sesso in funzione del’uomo porta direttamente al pensiero dal quale ha origine questo post: "Noi donne ce l’abbiamo nel sangue. Usiamo la fica come strumento di ricatto con i nostri uomini."

Ma ti è mai venuto in mente – e parlo con quella che ha esternato un simile pensiero – che le donne possono usare la fica come strumento per il proprio piacere? Ti è mai venuto in mente che le donne possono dire di no semplicemente quando a loro non piace? E se io sono consapevole dell’utilizzo della mia fica perchè mai dovrei negarmi il "piacere" di un rapporto sessuale se mi piacerà divinamente? Farei soltanto un dispetto a me stessa. Nulla più di questo.

La prospettiva della questione cambia totalmente a partire da questo dato apparentemente insignificante. Non siamo noi donne ad essere tutte puttane (tranne la madre moglie e sorella del titolare di tanta sapienza). Sono gli uomini che attribuiscono alla nostra fica un valore, monetario, di scambio, di dipendenza. E’ una "cosa" che loro vogliono e noi dovremmo sentire chissà perchè il dovere di dargliela, meglio se gratis o "per amore" come amano tanto insegnarci i teorici dell’arte del sacrificio femminile. Mai per il nostro piacere, mai per noi stesse. Tutto deve ruotare attorno all’uomo. 

Perciò, mie care donne che la pensate in questo modo, dato che questo è l’unico sistema di contrattazione stabilito dagli uomini (negargliela o concedergliela senza mai partecipare o dando l’assoluta impressione che partecipiamo – con gemiti veri o finti tanto non se ne accorgono –  perchè se non mostriamo che piace anche a noi "non c’e’ piacere"), che male c’e’ se ci sono donne che intraprendono la professione della sex worker in senso esplicito?

E’ un lavoro. Ad una domanda corrisponde una offerta. E sapete una cosa? Personalmente ho fatto sesso perchè mi piaceva. Mi fossi trovata a farlo mio malgrado, senza averne voglia, in un momento in cui pensavo a tutt’altro, quando non mi piaceva, avrei preteso un compenso. 

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Se lo fai "per lui", senza piacere, senza orgasmi, o con orgasmi o come ti pare: se la tua visione del sesso è androcentrica allora che male c’e’ a farlo sentire in debito? Il tema è: quanti sono gli uomini che questi debiti li pagano?

E se li pagano non li pagano a noi. Potete constatarlo negli stupri. Fino al 1996 si considerava il debito verso la morale, la società. Tutt’ora lo stupro diventa esecrabile non perchè viola il diritto delle donne ad esistere e a gestire la propria sessualità come meglio credono ma perchè offende il padre, il fratello, il fidanzato, il marito e se non bastasse la sfilza di creditori pronti a raccogliere una pacca sulle spalle per uno stupro subito da una donna a loro vicina, come fosse un furto commesso ai loro danni, c’e’ sempre la patria. "Non stuprate le nostre donne!" – urlano i fascisti togliendo un valore alle donne e restituendoglielo solo in quanto appartenenti alla "razza" italiana. Ed è sul "nostre" che è racchiuso tutto il senso del loro rammarico.

Quindi: no, io non ce l’ho nel sangue. Non esiste la puttana in natura. Non è una specie, non è una razza, non è un carattere ereditario scritto nel codice genetico, non è una combinazione molecolare da analizzare in microscopio. Esiste la persona che può avere generi differenti al di la’ della componente biologica che la caratterizza. Può essere etero, gay, lesbica, trans, bisex e non ci crederete ma tutto ciò è puro esercizio di libertà. Dispiace se viene considerata una patologia, una anomalia rispetto alle norme sessuali fissate dagli uomini.

E no, io non ricatto gli uomini con il giochetto "darla o non darla". Non sono una pullissima profumiera. Io la do sempre. Se mi va. Se mi va. Se piace a me. Se piace a me. Se piace a me. Talvolta chiedo ed è l’altra metà del gioco sessuale che dice di no, com’e’ giusto se NON gli va. Perchè se lei, lui, loro dicono di NO è NO.

Dovessi essere costretta a fare sesso per beneficenza pretenderei l’abito da missionaria. Potrei fondare in effetti l’ordine religioso delle fikesicule con sedi sparse in varie città del mondo. Il papa avrebbe il dovere morale di riconoscere detto ordine. 

Oppure pretenderei un pagamento, un obolo, una cosuccia. Non era forse questo il segreto di tanti matrimoni stabili dei decenni passati?

Sapete qual è il punto vero in cui si snoda l’esercizio di un potere? Nel momento in cui tu mi devi qualcosa a risarcimento di una prestazione che non volevo concedere. Allora sono autorizzata a starti addosso come un usuraio. Perchè mi hai negato il diritto di scegliere come e quando usare la fica per il mio piacere e non mi riconosci neppure il diritto di considerarti debitore nei miei confronti per averti fatto "un favore" concesso malvolentieri.

Non sono le donne ad essere puttane. Sono gli uomini ad essere estortori violenti di prestazioni sessuali, con le moine, con le cene e i mazzi di fiori offerti i quali immediatamente dopo viene la scenata del maschio che esige sesso, come se già fosse stato pagato. Con la retorica della prova d’amore, del sentimento, della "famiglia", del patto coniugale, del ricatto sul "mancato consumo" del coniugio.

Non è mica un caso se la sacra rota ecclesiastica concede l’annullamento del matrimonio se non è stato "consumato". Lo dice lo stesso termine. Si tratta di "consumo" di una merce – con contratto di cooptazione della fica in esclusiva – e come tale viene trattata. La merce veniva trattata come già usata o peggio scaduta se lei aveva perso la verginità (com’era brutta quella prova del lenzuolo steso al balcone con il sangue della prima notte di nozze). Veniva restituita al padre, resa indietro al venditore che la considerava un onere, un peso che prima o poi doveva riuscire a "piazzare" da qualche parte, un vecchio, un uomo avariato, uno stronzo qualunque, perchè se la merce è avariata a caval donato non guardi in bocca.

Non sono le donne ad essere puttane. Sono gli uomini ad essere papponi, magnacci, venditori di carne sessuata. Il migliore tra loro? Lo conosciamo, è un buon soggetto dopotutto, se si togliesse di dosso la patina ipocrita che lo sta ricoprendo di moralismi. E’ uno che da lavoro alle donne, le paga per quello che vuole, le paga anche solo perchè garantiscono la loro presenza alle sue feste. Lo chiamano Papi: L’utilizzatore finale. E’ un imprenditore che da’ un valore alle merci e fosse un po’ più spregiudicato piazzerebbe la fica in borsa. 

Che male c’e’ dunque se ci riprendiamo la Fica S.p.a e siamo noi a piazzarla in borsa? Si tratta di affari. Capita quando la merce (come ogni tipo di "forza lavoro") si accorge di appartenere al genere umano e diventa venditrice di se stessa. E’ una delle forme di emancipazione che il mondo non apprezza.

No, non ce l’abbiamo nel sangue. Così mi disse una donna che decise – per scelta – di vendere prestazioni sessuali. "Volevo fare il medico, mi ero anche iscritta a medicina. Poi il mio docente mi fece capire che avrei potuto avere un trenta se andavo a letto con lui. Non accettai e lui mi bocciò. Fu così che cambiò la mia visione del mondo. Perchè sprecare il mio tempo e il mio corpo per avere un misero trenta se potevo avere in poco tempo quanto mi serviva per comprarmi una casa, mettere dei soldi da parte e poi trasferirmi all’estero per godermi la mia nuova vita?"

Così fece. Tra rischi e problemi riuscì ad attuare il suo proposito. Coltivava il sogno di emancipare le sue colleghe dall’ignoranza perchè era quella secondo lei a uccidere le loro prospettive e a renderle schiave. Si liberò da sola e ora vive all’estero, parla un’altra lingua, anzi ne ha imparate altre due, ha messo su una impresa, ha un appartamento in centro, vive una storia straordinaria con un’altra donna e hanno un figlio fatto grazie alla procreazione medicalmente assistita.

Quando penso a lei, alla sua coerenza logica, poi penso a me, alla mia sessualità goduta e alle tante piccole forme di prostituzione, di marchette intellettuali che ho dovuto prestare rinunciando ora a questo ora a quell’altro pezzo di idea per uno dei tanti miseri contratti co.pro (precari), per campare, sopravvivere, perchè svendersi di più significava anche perdere la mia identità. Quando penso a lei effettivamente mi chiedo se non ho sbagliato tutto nella vita.

Sono una donna, una siciliana, cresciuta nella logica del disonore, del lavoro perbene, quello dignitoso, nella distinzione maschilista tra zoccole e marchettare intellettuali. Sono stata educata da quella cultura che mi ha indotto a pensare che "vendere il mio corpo mai", non perchè ne fossi convinta, se non per odio autentico per lo squallore (che non riuscirei a guardare da vicino, ci vuole uno stomaco di ferro e io non ce l’ho), ma perchè ne sarebbe stato offeso mio padre, il padre di mio padre, il mio "fidanzato", il mio eventuale "marito". Addestrata ad appartenere e a tenere cara la fica come prodotto d’origine controllata destinato ad un uomo soltanto.

Ho ampliato la quota di destinazione d’uso ma non sono riuscita a superare la soglia della contrattazione ad un: "te la do’ se tu mi fai un@ cunnilingua". Piacere in cambio di piacere, mi sembra giusto così. Altrimenti mi parrebbe un autentico abuso.

Io non sono una sex worker per svariati motivi. Non lo sono perchè miravo ad una gestione di "alto profilo" della mia vita, per non deludere i miei cari, per non incarnare l’immagine "cattiva" che le puttane rivestono nella società. Semplicemente volevo essere una brava bambina che si aspettava un premio perchè si era comportata molto bene e aveva fatto tutto secondo le regole.

Non c’ho guadagnato per niente perchè non ho capito che il trucco sta nel vendersi dietro le quinte, in modo ipocrita, lasciando intatta l’idea di società "pulita" e io invece il "non mi vendo" l’avevo preso alla lettera ovunque. Perciò, ripeto, non c’ho guadagnato niente di niente e anzi sono cresciuta quando ho smesso di essere bambina e poi anche "brava". Sono cresciuta moltissimo infine quando ho smesso di guardare alle sex workers in modo snob, con quello spirito a metà tra il missionario e l’ideologizzazione hippy di sinistra che ti induce ad "occuparti" dei carcerati così come delle prostitute. Una sorta di missionariato laico che detesto esattamente come detesto quello cattolico.

Sono cresciuta quando ho capito che io non sono una sex worker solo perchè non ne sono capace. Non lo dico con orgoglio perchè questo non è un merito ne’ un demerito. Solo una verità. La mia.  

Posted in Corpi, Omicidi sociali.


6 Responses

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  1. Serbilla says

    Ciao, scusa se non ho risposto al tuo commento, quando ho scritto il mio il sito mi diceva che era tipo “loded” o qualcosa così, pensavo che non fosse arrivato, infatti aggiornavo e non compariva, il mio commento intendo, così ho visto solo ora la risposta.

    Capisco quello che dici, mi resta un po’ difficile pensare che andare dall’estetista e fare del sesso siano la stessa cosa, anche se pago entrambi, ma sicuramente c’è molto da capire, leggerò e guarderò, grazie 🙂

  2. rosa says

    Una volta uno mi ha detto che noi donne abbiamo paura del sesso. Io gli ho detto che i peggiori sessuofobi sono gli uomini.
    Sono sessuofobi perchè riducono il sesso ad un qualcosa che deve enrare nei loro canoni.
    loro vivono un idea malsana del sesso. Ovvio che purtroppo ci sono tantissime donne che temono il sesso, che fingono gli orgasmi, che fanno sesso solo x accontentare lui, ma è solo xke non si sono svegliate e pensano che tutto questo sia normale e biologico.Ma i veri sessuofobici fanno parte della razza maschile. E’ loro che hanno inventato tutto e messo paura anche alle donne.
    Noi donne dobbiamo imparare un po’ ad sentirci meno dipendenti dalla figura maschile. Pero’ cavolo una su mille ce la fa, perfino molte donne affianco a me mi considerano un eretica.

  3. fikasicula says

    no serbilla, che non mi scuso 🙂
    dico quello che penso. la mia vita è la mia vita. non mi devo scusare con nessuno…

    e io non mitizzo. parlo di cose che mi hanno raccontato persone che quel mestiere lo fanno. cose che ho letto, ascoltato. perchè le prostitute non sono quelle della drammatizzazione che la società ti propone per dirti che non si legalizza la prostituzione per fare un favore alle donne, che hanno “bisogno” di essere liberate, che stanno tanto male e che poverine sono tutte vittime. di fondo c’e’ sempre quell’alone patriarcale paternalista moralista del cavolo che decide quando IO dovrei sentirmi oppressa e quando IO dovrei essere liberata, senza dare a me o lasciarmi procurare gli strumenti per liberarmi da sola se quegli strumenti non coincidono con un suo ruolo che mi tiene sempre sottomessa.

    alcune scelgono di fare quel mestiere e quelle che lo scelgono incorrono in problemi specialmente perchè non c’e’ una regolarizzazione che consente loro di stabilire i termini del contratto d’acquisto.

    se tu vai dall’estetista e paghi certamente non ti metti a dare mazzate alla signora che ti fa la ceretta. tu paghi un servizio e se ti permetti di esigere di più ti becchi una denuncia.

    invece in una situazione volutamente mantenuta in stato di totale schiavitù dall’uomo, ovvero da chi fa la domanda di acquisto, le donne corrono dei rischi sulla base della moralizzazione del mestiere, del giudizio criminale che i maschi danno delle donne di cui si servono per stare meglio.

    non è idealizzazione. si tratta di una constatazione di fatto e non c’e’ schiavitù quando gli accordi sono chiari.

    la schiavitù c’e’ sempre nelle situazioni non chiare, ambigue, quelle che esistono dentro tante relazioni in cui si fanno i giochini di potere nei quali appunto si finisce per pensare persino – sbagliando – che tutti gli errori li compiamo noi.

    non sono d’accordo con te. e se ti piace prova a cercare il sito del sindacato delle sex workers e il video delle sexyshock, ne vittime ne colpevoli, che ti spiega tante cose e poi leggi se ti va il libro di paola tabet o quello delle edizioni odoya “temporaneamente tua”.

    insomma prova a guardare da vicino la questione senza pregiudizi, quelli che ti mettono in testa giusto i soggetti che hanno tutto l’interesse a mantenere in stato di ricattabilità personale, fisica e sociale le donne che fanno le sex workers.

  4. Serbilla says

    Esprimo il mio pensiero sperando di non apparire moralista, credo sinceramente che la prostituzione non sia vera libertà, che dove c’è scambio di danaro non può esserci libertà, che anche quelle che scelgono di prostituirsi e lo fanno a casa loro come impresa personale non stiano facendo molto per loro stesse e nemmeno per l’emancipazione femminile. E’ vero che nella vita quotidiana ci troviamo davanti a forme di prostituzione intellettuale costantemente, che spesso si deve mediare accettare un compromesso per sopravvivere, ma credo che accettare di mettere da parte la propria idea per fare spazio a quella di un altro nell’attesa di avere la meglio, in un momento successivo, non sia la stessa cosa che farsi penetrare da un uomo che non ci piace o dalle mani di una donna o da oggetti vari..etcc perchè il danaro di questa persona ci alletta o ci serve.
    Se io vendo e tu compri sono vincolata alla tua scelta di acquisto, non mi sembra che ci sia vera libertà umana in questo, si mi rendo libera di vendere il mio corpo ma tu comprandolo non avrai riguardo verso di me come persona poichè compri una cosa che ti serve in quel preciso momento e poi fine, non è lo stesso che uscire incontrare uno e farci del sesso perchè ci ha preso l’euforia ormonale.
    Mi sembra che la mitizzazione della prostituzione sia problematica come quella della verginità.
    Non ho nulla contro le prostitute che sono donne uguali alle altre, di idendtica dignità, sto solo riflettendo su questa tendenza a vedere la prostituta quasi come avanguardia femminista.
    Mi “sembra” quasi che ti scusi perchè non sei capace di prostituirti, ripeto che il mio non è un attacco personale, è che, tra una cosa e l’altra, leggendo anche altrove, sembra che dal sesso sia ormai escluso l’amore, inteso come scambio reale di affetto e cura, che pure esiste tra persone, dello stesso sesso e di sesso diverso, o che l’amore sia solo e unicamente un contratto in cui i due termini non siano mai sullo stesso piano, ma uno (spesso la donna nel contratto eterosessuale) sia sempre svantaggiato.

  5. fikasicula says

    cara figlia siciliana 🙂
    non credo di avere stravolto. ho preso spunto da ciò che hai detto e – senza costruirci un dramma – ne ho tirato fuori una cosa utile per me, per te, per tutte.

    perchè le conversazioni tra donne, e per donne intendo anche quelle intelligenti, sono piene di frasi buttate per caso con ironia ma che nascondono un retroterra culturale che è quello che sento necessario scrollarmi di dosso.

    come se la verità rimanesse perennemente avvolta da una cipolla. bisogna sbucciarla e piangere per arrivare al fondo della questione.

    la tua frase mi ha provocato un senso enorme di repulsione per la cultura che l’ha ispirata, per le mille volte in cui l’ho sentita pronunciare da persone diverse da te, per le situazioni in cui l’ho vista applicare perchè prima dei gesti ci sono le parole e le parole sono importanti specie se feriscono tutte le donne nessuna esclusa, te compresa.

    dalla frase ho tratto spunto per una riflessione più ampia e dunque per licenza poetica ho virgolettato le tue parole presentandole persino meglio di come le hai dette tu (parlare di donnine è ancora più avvilente) e ho condiviso una opinione che sono felice sapere condividi in fondo anche tu.

    per concludere ti invito a guardare con gusto i monologhi della vagina. da sola o con il tuo compagno. sono linkati sopra. c’e’ un video intero che fa riscoprire il valore della fica e la capacità di pronunciarla. c’e’ una grossa differenza tra pudore e moralismo. tra cattivo gusto e percezione soggettiva delle cose.

    la fica è quello che tu ci vuoi vedere dentro. se tu la guardi come cosa sporca allora non ne pronunci il nome. io la vedo come una parte di me, bella, meravigliosa e la sua riscoperta assieme a valori che ho imparato da sola, liberandomi dalle regole che mi sono state imposte, mi ha resa talmente orgogliosa da voler usarla come nickname (un nickname che ora è diventato collettivo e che rappresenta tutto il gruppo di donne che scrivono su questo blog).

    puo’ piacerti o meno ma fa parte del mio percorso. e sono d’accordo. ciascuno dica la propria verità senza stravolgere quella dell’altra.

    grazie davvero per lo spunto e per questo ulteriore, incisivo, comunque stimolante intervento.

    ps: tu dici – “Con ”in fondo, noi donnine ce l’abbiamo nel sangue” intendevo la capacità di farci desiderare e, alle volte, di far fare a i nostri compagni quello che vogliamo con doti come la persuasione, la capacità di provocare o approfittando del desiderio che lui ha nei nostri confronti”.

    quello che ho scritto ha veramente a che fare con questo. personalmente non mi faccio desiderare, non uso la persuasione per “far fare” niente al partner a meno che non voglia e non approfitto del desiderio. io non uso la fica come grimaldello neppure per scherzo. non esercito il mio potere basato sulla mia sessualità neppure per scherzo perchè io non ho nessun potere da esercitare. solo una sessualità da gestire con libertà e già questa è una grande conquista che mi sono guadagnata con le unghie e con i denti, come sai bene. non faccio tira e molla e non minaccio o ricatto. faccio sesso se mi va. non per il piacere altrui ne’ per punizione.

    condividere le poche consapevolezze che ho con altre donne è come fornire ad altre le armi di comprensione per una efficace autodifesa. per stare meglio con se stesse. per non soffrire. per evitare di passare quello che hanno passato e continuano a passare altre. e se tanto serve a creare i presupposti perchè vi siano donne che riescono a gestire relazioni paritarie basate sul rispetto reciproco già questo mi dice che ne vale la pena. grazie anche per questo!

    dopodichè non dirmi che ho parlato di te non in tua presenza. non intendeva essere un processo a te perchè tante dicono quello che hai detto tu e in ogni caso tu sei qui e puoi dire quello che vuoi.

  6. Una figlia siciliana says

    E dire che pensavo fossi più ironica.
    Mai parlato di strumento del potere.
    Mai parlato di sport nazionale.
    Non capisco come si possa far diventare una semplice battuta un dramma del genere. Quella donna (che sarei io) non aveva la minima intenzione di definire tutte le donne sex-worker, o puttane.
    Quella donna stava solo scherzando su relazioni, che come la mia, sono basate sul rispetto totale e reciproco da entrambi i partner .
    Con ”in fondo, noi donnine ce l’abbiamo nel sangue” intendevo la capacità di farci desiderare e, alle volte, di far fare a i nostri compagni quello che vogliamo con doti come la persuasione, la capacità di provocare o approfittando del desiderio che lui ha nei nostri confronti.
    Sono sicura che sia capitato a molte di minacciare il proprio compagno di astinenza forzata nel caso in cui lui avesse intenzione di fare qualcosa che non andava. E sto parlando di una situazione scherzosa, in cui si ride e in cui quella vuole essere solo una provocazione!!!!!!!
    Nella vita intima di una coppia ci sono milioni di situazioni, milioni di frasi, milioni di liti. Ma se la relazione è sana e nessuno prevarica l’altro, le situazioni di cui parli non esistono; la mia ”fica” (parola che a te sembra piacere molto e che per me continua ad essere di cattivo gusto) non è gestita dagli uomini, è gestita da me. Faccio sesso quando e se mi va. Non faccio nulla in funzione di un uomo e l’unico valore che attribuisco a me,alla mia fica e (in passato) alla mia verginità è che sono doni preziosi, ma non in senso cattolico o moralista. Io sono preziosa, perchè ho un cervello, non devo svendermi per quello che voglio e perchè non faccio nulla sotto costrizione. La mia sessualità è preziosa perchè non permetto a chiunque di entrare nella mia vita e lo faccio solo se mi va, solo se sento di volerlo.
    Qualcuno mi ha insegnato a non sentirmi inferiore, a volere il meglio e a non farmi mettere i piedi in testa, soprattutto dagli uomini…e in questo ho avuto una eccellente maestra,dovresti saperlo.
    Non ho mai detto che tutte le donne siano puttane. Non ho mai parlato di tecniche di pullismo applicate alla profumeria…non sono d’accordo con la teoria del risarcimento per qualcosa che si è concesso controvoglia…non sono d’accordo e basta!
    Non mi piace quando si tende ad estremizzare stronzate e battute, non mi piace quando si utilizzano frasi di altre persone in maniera inappropriata e non mi piace quando si parla di me senza che io abbia la possibilità di chiarire anche il mio punto di vista; troppo facile far suonare solo una campana!
    Per concludere, sono siciliana e sono cresciuta mentre cercavano di inculcarmi gli stessi concetti che hanno rifilato a te ( e intendo proprio quelli, ne una parola di più,ne una di meno). Fortunatamente non solo quelli…alla fine ho potuto scegliere.
    Ad ogni modo, non sono una sex-worker, non penso che tutte le donne lo sianoe non lo penserò mai. Solo una cosa: la prossima volta di la tua verità, ma non stravolgendo la mia.Thanks