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TTTLines: boicotta chi vende il corpo delle donne

Dalla francia arrivano notizie molto rassicuranti. Le nostre compagne lottano quotidianamente contro lo squallore machista con continue azioni comunicative dirette. Le compagne hanno la pratica usuale di girare armate di un pennarello con una punta dai 3 ai 5 cm, e modificare con vere e proprie "analisi en passant" tutte le pubblicità presenti nelle linee di metropolitana. Una freccia che parte dalla bocca della ragazza che beve avidamente birra, e la scritta "Sessualità femminile come oggetto di vendita", una freccia che parte dal loro corpo abbigliato in modo ammiccante mentre sono sedute alla scrivania di un immaginario lavoro interinale, e la scritta "Corpo della donna = desiderio sovraesposto. Desidereresti farti sfruttare?", o commenti come "Doppio sfruttamento: sessista e capitalista". C’e’ chi vorrebbe dare vita a qualcosa del genere in italia e non è escluso che si possa fare, ciascuna con il proprio pennarello, prendendo gusto a sovvertire i messaggi delle pubblicità che sfruttano il corpo delle donne.

Nel frattempo anche noi facciamo del nostro meglio e oggi le compagne romane hanno messo a segno la seconda azione, dopo la prima iniziatica delle compagne napoletane del collettivo Sorarossa, contro la TTTLines. Le immagini dicono tutto e se non ne avete abbastanza potete rileggervi dell’azione napoletana, poi della proposta di subvertising, infine articoli, foto e video da repubblica e dal corriere (le foto che vedete vengono da li’ e ce ne sono altre) a proposito della splendida azione romana. Leggete il comunicato:

LA COMPAGNIA DI NAVIGAZIONE TTTLINES ANCORA UNA VOLTA USA IL CORPO DELLE DONNE PER LE SUE CAMPAGNE PUBBLICITARIE.

LE DONNE LANCIANO UNA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO CONTRO CHI USA IL CORPO DELLE DONNE PER VENDERE I PROPRI PRODOTTI

Roma, 29 maggio –  Alle ore 13 di oggi 15 attiviste sono entrate in azione alla Stazione Termini per contestare la pubblicità "Abbiamo le poppe più famose d’Italia" della Compagnia di navigazione TTTLines. La Compagnia ha allestito un cubo in movimento all’interno della Stazione Termini per la sua campagna pubblicitaria che mostra i sederi scoperti di una fila di donne che si apprestano a salire sul traghetto.

Le attiviste hanno applicato 4 striscioni adesivi sui lati del cubo in movimento, contestando  l’ennesimo uso del corpo delle donne nella comunicazione pubblicitaria. Alcune delle scritte recitavano "Basta usare il corpo delle donne", "Questa è violenza sulle donne". Altre attiviste tenevano gli striscioni "Boicotta chi vende il corpo delle donne" e "TTTLines viaggia sul corpo delle donne".

Le donne che spontaneamente hanno organizzato l’iniziativa (dopo quella che già avevano organizzato le donne del collettivo Sorarossa a Napoli) di questa mattina invitano tutte e tutti a boicottare i prodotti che vengono venduti attraverso l’uso del corpo e dell’immagine delle donne.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


6 Responses

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  1. Emanuela says

    Ho letto la lettera della Carfagna e ho fatto fatica ad immaginarla mentra scriveva quelle parole di disprezzo nei confronti della prostituzione. Non saprei dire perché. Poi mi è venuto in mente “La grande beffa” di Paola Tabet
    //www.trickster.lettere.unipd.it/archivio/3_prostituzione/numero/rubriche/recens/santangelo_tabet/santangelo_tabet.html

    Dunque, in un contesto globale caratterizzato dalla concentrazione delle ricchezze in mano maschile, dalla disuguaglianza di accesso al lavoro e alle risorse fra i sessi e da “un’endemica ‘dipendenza economica’ delle donne” (nonostante facciano più della metà delle ore di lavoro), lo scambio sessuo-economico non è solo il risultato ma lo “strumento di un processo generale di subordinazione delle donne e della loro sessualità”. Il sesso della donna diviene la sua risorsa ma, poiché non è lecito farsi comprare, esso non è facilmente quantificabile né separabile da altre forme, come il lavoro domestico, riproduttivo, il sostegno psicologico.

    E in tutto questo, che ruolo gioca la prostituta? La prostituzione è la forma più diretta ed esplicita dello scambio sessuo-economico, il luogo dove il trucco viene svelato, dove la donna, quando gestisce in prima persona il servizio e non come mezzo di sopravvivenza, può porsi come partner diretto della transazione e negoziarne liberamente gli aspetti. La prostituta rappresenta la trasgressione alle regole di proprietà sulla persona-donna: fa un uso illegittimo del corpo in quanto lo gestisce in proprio. La prostituzione, quando libera scelta, diventa una forma di emancipazione e di riappropriazione di sé.

  2. d-K says

    Serbilla hanno giocato (come dei ragazzini di II media) su due livelli: quello della memoria, ovvero il richiamo alle “poppe” (nel senso popolaranatomico del termine) della loro precedente campagna pubblicitaria divenute famose perché finite su giornali e TG; e quello del parallelismo nautico-anatomico, ovvero in quanto sezione posteriore dello scafo la poppa è assimilabile al “posteriore” dei quelle ragazze.
    Quanta mancanza di fantasia… appunto, dei ragazzini di II media in piena crisi puberale.

  3. guglielmo says

    Bravissimeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!

  4. fikasicula says

    @serbilla
    “ciò che importa è la chiappa” è un ottimo slogan 😀

    hai ragionissima sulla costruzione dell’immaginario. culi di fuori e capelli sciolti solo per mercanti magnacci e a noi censurano anche la facoltà di respirare per strada per non farci fare troppo rumore (altrimenti se ci struprano è colpa nostra)…

  5. Serbilla says

    La volgarità di questa pubblicità è sconvolgente, è anche su Repubblica cartacea, che poi le poppe non sono nemmeno le natiche :S se i seni potevano rappresentare, pur restando inadatto come riferimento per una pubblicità da strada, l’etna e il vesuvio, in questo caso il riferimento non è nemmeno valido!
    Ancora di più per il modo in cui sono conciate queste modelle, e poi tutte di schiena, tutte con i capelli lunghi (non ci avevano detto che gli abiti succinti e i capelli lunghi ci rendono vittime perfette? la costruzione e sottolineatura di un immaginario) il volto non importa, cioè la cosa che ci identifica veramente, il nostro volto, ciò che importa è la chiappa.

  6. d-K says

    CLAP CLAP!!! Ottimo e ben fatto! 😀