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Sessismo: la violenza che tutti evitano di nominare

In Italia, la recrudescenza degli stupri eccita i pubblici poteri a
mettere in campo il  riflesso condizionato dello stato emergenziale, da
contrastare attraverso la militarizzazione del territorio anche
finalizzata al respingimento dei migranti.
Lo stato di emergenza e le misure di ordine pubblico usati come cortina
fumogena destinata a nascondere il fatto che è la famiglia – luogo
privilegiato della disparità fra donna e uomo – il contesto in cui
prevalentemente si origina e si coltiva la violenza sessista contro le
donne.
Contro questa violenza quotidianamente riservata alle donne (italiane e
straniere) da uomini (italiani e stranieri), mancano sia un’adeguata
analisi critica sia misure preventive minimamente efficaci.


L’analisi critica

.
Lo svantaggio sociale femminile cristallizzato nella famiglia
tradizionale, è all’origine della violenza sessista che alligna nel
privato e si espande nel pubblico anche grazie alla mercificazione
mediatica del corpo femminile, usato come elemento eccitante di
promozione vendite in senso lato.
Lo svantaggio politico percepibile in una democrazia a-partecipata e monosessuata determina il quadro e lo completa.
Ecco perchè la violenza sessista, anche domestica, non può mai essere
un fatto privato, ma è un’indecenza pubblica che le istituzioni non
possono ignorare o mistificare attraverso la scorciatoia dell’utilizzo
del diritto criminale come risposta esclusiva o preponderante.
A ben altri livelli occorre agire per sradicare questo grumo di
violenza ancestrale, sedimentato nell’immaginario maschile, che va
contrastato a partire dai primissimi messaggi che i bambini ricevono
dalla famiglia, dalla scuola e dalla società.



Le misure efficaci. Le
misure suggerite dall’esperienza  ben più seriamente strutturata in
altri Paesi europei partono appunto da un piano di acculturamento e
sensibilizzazione fin dalla prima infanzia per il cambiamento delle
relazioni fra donne e uomini, in ogni contesto del vivere associato.
Si sviluppano attraverso una legislazione onnicomprensiva che evidenzia
l’origine sessista e discriminatoria della violenza contro le donne e
la previene attivamente, contrastando esclusioni e pregiudizi.
Si concretano attraverso una vigilanza costante e un monitoraggio dei
risultati, attivando interventi correttivi e provvidenze pubbliche
adeguate.
Prevedono, oltre alla visibilità del problema, ritenuto di interesse
generale, ruoli attivi delle istituzioni pubbliche centrali e locali, 
gravate delle connesse responsabilità.

Proposte iniziali


In concreto, sull’esempio di ciò che si fa in altri Paesi, pensiamo si
debba promuovere un piano nazionale di sensibilizzazione e prevenzione
della violenza di genere, incentrato su specifiche iniziative, tra cui
qui citiamo:

  • un
    programma di educazione/formazione sull’esercizio di diritti e obblighi
    uguali fra maschi e femmine nell’ambito sia privato che pubblico;
  • il lancio di campagne pubbliche di sensibilizzazione contro gli stereotipi dei ruoli familiari femminili;
  • la
    promozione di azioni positive per la eguaglianza di genere in tutti i
    campi del vivere associato (politico, economico, culturale), da
    rispettare rigorosamente (e la cui inosservanza venga sanzionata);
  • il
    reintegro dei fondi incredibilmente sottratti ai Centri antiviolenza e
    alle Case delle donne maltrattate, mentre, al contrario, sarebbero
    necessari interventi anche economici per l’acquisizione e il sostegno
    di équipes a professionalità integrata;
  • l’istituzione
    di un Osservatorio indipendente di monitoraggio sui diritti delle donne
    e di vigilanza sui mezzi di informazione e pubblicità, a garanzia di un
    trattamento conforme ai valori costituzionali e alla dignità personale
    delle donne.

Riteniamo
dovere principale di tutti gli schieramenti politici e dei singoli che
si candidano per ruoli istituzionali in Italia e in Europa
l’elaborazione e il perseguimento concreto di un piano integrato per la
soluzione di questa incancrenita piaga sociale. Ma quel che ci preme di
più è la presa di responsabilità da parte di tutte le donne impegnate
in un ruolo istituzionale: a loro chiediamo esplicitamente di proporre,
seguire e curare a ogni livello le misure necessarie a questa
improrogabile svolta di civiltà.

Anche su questa
base,  che intendiamo verificare nelle fasi di ideazione e di
realizzazione, si decideranno le nostre scelte politiche future.

 

Gruppo Donne e Politica (Associazione per una Libera Università delle Donne)

Chiediamo a tutte coloro che si riconoscono in questo appello di sottoscriverlo

inviando una e-mail a: universitadonne@tiscali.it

Maria Grazia Campari
Floriana Lipparini
Lea Melandri
Elena Cianci
Liliana Moro
Daniela Pastor
Nicoletta Buonapace
Laura Di Silvestro
Costanza Panella
Manuela Pennasilico
Anita Sonego
Maria Nadotti
Manuela Maldini
Paola Redaelli
Chiara Redaelli
Anna Novellini
Anna Spartano
Cecè Damiani
Sottoscrivo pienamente analisi e proposte dell’appello –
Letizia Olivari
Aderisco all’appello sul sessismo. Come uomo (nel senso di appartenente
al genere umano di sesso maschile) mi sento umiliato ogni volta che
vengo a sapere di uno stupro o di qualsiasi altra forma di violenza su
appartenenti all’altro sesso – Andrea Cattania
Lidia Campagnano
Grazia De Benedetti
Pinuccia Virgilio
Aderisco con convinzione, anche perchè di fatto l’appello rispecchia le
richieste avanzate dai Giuristi Democratici alle Istituzioni per il 25
novembre di due anni fa, tutte ancora attuali – Barbara Spinelli
Annamaria Medri,
Rachele Motta,
Cristina Tronchetti,
Sabrina Pascetti,
Maria Pia Pieri,
Leila Sogiu
Maria Grazia Negrini
Tavola delle donne sulla violenza e sulla sicurezza nella città. Bologna
Miranda Ragazzoni
Paola Serasini – Firenze
Anna Picciolini – Firenze
avv. Gianna Baldoni
Patrizia Pontello
Giovanna Romualdi
Danila Torreggiani
Francesca Amoni
Milena Mottalini
Elena Paciotti
Paola Lovati
Letizia Olivari
Maria Ricciardi Giannoni (presidente Liberacittadinanza)

 

31-01-2009

Posted in Fem/Activism.


2 Responses

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  1. fikasicula says

    fabio: si tratta di un appello scritto da persone della libera università delle donne.
    hai delle cose da dire? scrivi a loro. per il resto puoi tenerti offese e tutto l’abc del perfetto misogino.
    ogni insulto sarà cancellato. siamo qui gratis e neppure se ci pagassero saremmo tenute a sopportarti.

  2. Fabio says

    Hai scritto:
    “un programma di educazione/formazione sull’esercizio di diritti e obblighi uguali fra maschi e femmine nell’ambito sia privato che pubblico”

    E cioè? Cartolina rosa per le diciottenni italiane, o cosa?

    Hai scritto:
    “il lancio di campagne pubbliche di sensibilizzazione contro gli stereotipi dei ruoli familiari femminili”

    Un rovesciamento dei ruoli? Ve lo immaginate il marito divorziato a casa, coi figli, e la moglie per strada che paga gli alimenti?

    Hai scritto:
    “la promozione di azioni positive per la eguaglianza di genere in tutti i campi del vivere associato (politico, economico, culturale), da rispettare rigorosamente (e la cui inosservanza venga sanzionata)”

    Per vigilare potremmo assoldare l’Uomo Tigre
    (ops, è un uomo)…

    Hai scritto:
    “il reintegro dei fondi incredibilmente sottratti ai Centri antiviolenza e alle Case delle donne maltrattate, mentre, al contrario, sarebbero necessari interventi anche economici per l’acquisizione e il sostegno di équipes a professionalità integrata”

    Certamente. All’uopo, già immagino l’impennata dei numeri delle statistiche delle violenze sulle donne, da milioni diventerebbero miliardi.

    Hai scritto:
    “l’istituzione di un Osservatorio indipendente di monitoraggio sui diritti delle donne e di vigilanza sui mezzi di informazione e pubblicità, a garanzia di un trattamento conforme ai valori costituzionali e alla dignità personale delle donne”

    Giustissimo. Basta dire che le donne sono cani, che sono errori genetici, che sono tutte violente, che non capiscono niente e che si devono rimettere all’intelligenza degli uomini…
    Uhm… Déjà vu…