Skip to content


Quando ad ammazzare una donna è un uomo della “sicurezza”

A Torino una donna è morta per mano dell’ex marito che non si rassegnava alla separazione. Anzi lui ha fatto di più: ha ucciso lei e tentato di uccidere anche l’altro uomo con cui lei dopo la separazione aveva intrecciato un legame. Il femminicida in questo caso è una guardia giurata che ha usato la sua pistola per compiere l’omicidio. La pistola gli era stata tolta dopo che lei lo aveva denunciato per comportamenti violenti. Dopo qualche accertamento però qualcuno ha ritenuto di dovergliela restituire ed è con quella che lui ha ammazzato la moglie.

Questo fatto mostra con chiarezza quanto siano prese alla leggera le denunce delle donne e quanto sia vero poi che si sottovaluti perennemente ogni timore espresso da loro. Era avvenuto qualche anno fa con quella ragazza ammazzata da uno che l’aveva stuprata anni prima e continuava a molestarla nonostante lei avesse fatto innumerevoli denunce cui non era stata data nessuna risposta. Avviene anche ora, tanto più che non si tratta di quello che potremmo definire come uno "squilibrato". Si tratta invece di una persona evidentemente ritenuta talmente affidabile da potergli restituire un’arma.

Una persona inserita, quindi, non un immigrato, ma un uomo della "sicurezza", uno di quelli che fa parte di un esercito di gente affidabile che sorveglia qualcosa o si assume responsabilità anche per altri. Insomma uno di cui i giornali non parleranno perchè non fa gioco alla politica e non fa evidentemente gioco a chi insiste nel dire che gli stupri e i delitti contro le donne avvengono soprattutto per mano di immigrati e lontano dalle persone conosciute. Niente di più falso. E’ quindi necessario provare a monitorare con attenzione e insistere nel porre l’accento su quei casi (conosciuti) che vengono volutamente ignorati dalla stampa e restano soltanto minuscoli lanci di agenzia. Delitti di serie B come quelli che già avevamo raccontato.

Qualche giorno prima invece è successo che una donna ha ucciso il suo ex marito perchè – sostiene – picchiava lei e i suoi figli. E’ una storia più complicata e in mezzo c’e’ tanta di quella tristezza da fare venire la pelle d’oca. Un marito che si separa, vuole togliere tutto alla ex moglie, fino all’ultimo euro. Questo quello che dicono i giornali. Di più non sappiamo.

E’ avvenuto altre volte però che donne avviluppate morbosamente in relazioni violente arrivino a pensare che l’unica loro scelta finisce per essere quella di liberarsi di lui. D’altronde c’e’ da chiederselo: se la donna non avesse ucciso il marito sarebbe stato lui ad ammazzare lei? E se la donna morta avesse fatto qualcosa in "difesa preventiva" oggi sarebbe ancora viva?

Domande che sembrano pazzesche ma che aprono il grande capitolo degli interventi mancati sul fronte della violenza contro le donne. Perchè diciamolo, non è poi vero che è una questione che si vuole risolvere. Perchè se si facesse sul serio si darebbe un riconoscimento ampio alle case antiviolenza, per esempio. Perchè sono quelle che possono garantire un impegno serio e anche una rete di protezione per donne che prima o poi senza aiuto finirebbero per essere uccise.

Come si fa a spiegare a chi non può saperlo, perchè non vi è mai successo, cosa significa vivere nel terrore perchè perennemente molestate da qualcuno che vi aspetta sotto casa, viene sul luogo di lavoro, spaventa i vostri amici e minaccia chiunque si avvicini a voi. Come si fa a spiegare che senza aiuto si finisce per restare incastrate in un giro vorticoso di paradossi. Si finisce per pensare, appunto, che l’unico modo per farla finita è quella di ammazzare lui.

E tutto questo accade mentre il resto del mondo non si rende conto. Mentre tutti ti consigliano delle cose che non risolvono quell’emergenza che è immediata e ha bisogno di soluzioni rapide. Tutto accade mentre ci sono tante persone che ti dicono che non ci si può fare niente e che in fondo sei tu, sola, a dover trovare una soluzione.

Avete una vaga idea di quante donne sono state costrette a rendersi latitanti, a fuggire, a cambiare città, regione, paese, per salvarsi la vita? Un capo di stato rischia molto meno di una donna perseguitata dall’ex marito, credetemi, eppure per lei non ci sono misure di "sicurezza" adatte. Di quelle misure che la rendano sicura per davvero, nel vero senso della parola.

In politica si divertono a immaginare che la soluzione sia quella di inseguire gli stupratori occasionali per le strade mentre nelle case lasciano che ignobili aguzzini tengano a bada le donne affinchè esse non diventino troppo indipendenti. Come fossero delle sciagurate sentinelle con il compito di controllarci. Controllori periferici, stabilizzatori dei problemi di genere, kapo’ casalinghi. Chiamateli come vi pare ma questo sono e forse è per questo che nessuno ha intenzione di intervenire per dare una opportunità alle donne.

Perciò anche i prossimi provvedimenti per la sicurezza non riconosceranno il grande lavoro dei centri antiviolenza. Non penseranno ad agevolare le donne in situazioni di grave pericolo affinchè esse abbiano immediatamente un’altra casa e un lavoro per poter essere indipendenti. Non penseranno ad attivare corsi di autodifesa ne’ di iniziare un percorso di educazione sessuale e non violenza in ogni luogo, dalle scuole ai posti di lavoro fino alle case, a costo di insegnare che le donne non si toccano facendo il porta a porta. No, non si farà nulla di tutto ciò. Si riarmeranno vigili, poliziotti, carabinieri, guardie giurate e magari una di queste, prima o poi, finirà nuovamente per ammazzare un’altra donna. E la storia continua…

—>>>L’immagine è dell’opera in arte digitale di Federico Bebber 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


4 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. FikaSicula says

    grazie fuggitiva.
    a proposito del troppo o meno politico. ragionare di donne maltrattate è roba politica.
    grazie del tuo contributo e della tua riflessione 🙂
    saluti siciliani (certo che sono siciliana) anche a te.
    ciao

  2. Fuggitiva says

    Salve a tutti,Fikasicula(tra l’altro dovresti essere anche tu siciliana),concordo in pieno su quanto hai detto riguardo alla Chiesa e alla sua possente influenza sulle questioni che piu la infastidiscono,cè sempre una certa negligenza e al tempo stesso interesse enorme su tutti i punti piu o meno “anticattolici”.
    L’aborto,per esempio disdegnato e condannato dalla Chiesa faticava a imporsi..Bè lo stesso discorso valeva anche per i Pacs,ma forse entrerei in un argomento prettamente politico e non credo sia inerente a questo.In ogni caso bisognerebbe prendere piu sul serio le denunce,le diffide,GLI AVVERTIMENTI FATTI DALLE DONNE QUANDO SONO IN STATO DI PERICOLO,MINACCIATE,AGGREDITE,perseguitate.Perchè la parola “donna”non sia sinonimo di carne fresca e da macello,pronta per essere acquistata o spesso presa illeggittimamente per poi essere trasformata in piatto succulento per i molti carnivori.
    Dalla Sicilia saluti

  3. FikaSicula says

    enzo la legge sull’aborto già la vogliono cancellare. vorrebbero fare la stessa cosa anche con quella del divorzio.
    perchè pensi che sia così lenta e farraginosa?
    solo perchè il divorzio in italia, così come l’aborto, così come ogni scelta che la chiesa vuole ostacolare, deve essere reso difficile, lungo, doloroso, infinitamente morboso.
    hai ragione. è all’interno di quella fase che spesso maturano sentimenti di odio, perchè entrambi, nella coppia, si sentono in uno stato di sospensione. un tempo d’attesa infinito entro cui congelare sentimenti, emozioni e pulsioni. così invece che rimettersi a progettare e vivere ci si ritrova a voler conservare odio e rancori triti e ritriti che si autoalimentano e sfociano nella paranoia, nel delirio…
    questo quando tutto ciò dipende dal divorzio. ma ci sono casi, e sono la maggior parte, in cui una donna neppure arriva a poter ottenere la separazione legale perchè viene ammazzata prima. in quel caso il tempo della legge non c’entra. c’entra tutto il resto. c’entra il fatto che bisogna prevenire e intervenire con urgenza per provare a ricavare il meglio dalle relazioni e da ciascuno di noi. serve interrogarsi seriamente e smetterla di confinare questi delitti nella nicchia della patologia. si tratta di noi e non di qualcuno che non ci stava con la testa. nessuno di noi è assolto. proprio nessuno.

  4. Enzo says

    La tua analisi sui casi di violenza su donne che hai citato e più in generale su come viene, o meglio non viene, affrontata questa piaga sociale dalla politica e dalla società civile italiana, non fa certamente una piega. Non sarei però cosi disfattista ed ermeticamente femminista fino alla impossibilità di prevedere di sperare di lottare affinchè le cose possano cambiare. Ormai si è capito che le sole campagne di sensibilizzazione sociale e di acculturamento delle masse non servono. Accanto a tutto ciò servono strumenti idonei e moderni di lotta a questa piaga. Servono leggi di salvaguardia. Serve rivedere anche leggi obsolete che ancora si crede siano rivoluzionarie. Mi riferisco alla legge sul divorzio che è obsoleta, squilibrata, non al passo con le attuali leggi in tema di diritto di famiglia, lenta nella procedura, lenta nella definizione di diritti e doveri dei due coniugi e crea solo tensioni gravissime all’interno di una coppia. E non sempre queste tensioni vengono governate da menti sane, serene, equilibrate e psicologicamente capaci di gestire le pulsioni emotive. Lungi da me la volontà di giustificare ogni tipo di violenza, da qualunque parte venga, ma una legge che obiettivamente oggi genera solo violenza all’interno di una coppia, va assolutamente rivista. Altro che legge sull’aborto…..