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Migranti, lavoratrici, donne incazzate: c’e’ la MayDay!

La Mayday anche per quest’anno attraversa il centro di Palermo. Si parte alle 18.00 del primo maggio da Piazza Verdi (meglio conosciuta come Piazza Massimo).

A Milano ci sarà come sempre uno spezzone a forte caratterizzazione di genere. La precarietà riguarda molto le donne. Le troviamo nei tanti call center o a fare le schiave degli ipermercati, ci trovate a pietire un rinnovo di contratto (a progetto) o fuori dal mercato del lavoro perchè ci siamo ammalate, abbiamo fatto un figlio, abbiamo preteso di essere trattate da persone. In questa epoca di spoliticizzazione dell’economia, le donne si occupano di reddito. Lo fanno in mille modi. Alcune si riconoscono negli argomenti portati avanti nella mayday. 

Le Sexyshock ci invitano a Milano:

PERCHE’ partecipare alla Parade?

Perche’ la precarieta’ non e’ una sfiga personale, ne’ una contingenza:
segna le nostre vite, nutre le nostre coliti psicosomatiche, manda in rosso i nostri sparuti conti in banca.
Perche’ e’ tempo di riprenderci la libertà di scelta sui nostri corpi e
sui nostri desideri, di attivare reti di solidarieta’ e di lotta,senza
lasciare nessun@ a combattere in solitudine. Perche’ e’ tempo di godere!


CHI organizza e partecipa all’EuroMayDay Parade ?

Migranti, lavoratrici e lavoratori precari@, collettivi queer, donne
incazzate che rinunciano volentieri al ruolo di angelo del focolare,
sabotatrici di confini…


Chi viene a Milano per la MayDay parade precari@
:
per condividere allestimenti del camion, decidere che fumetto vogliamo
avere sopra la testa, taglia-incollare baloon, cotonarsi i
capelli…(gradite pin-up, tute da lavoro e occhiali anni ’50: perche’
indietro non si torna! Ma se avete altre idee: portatele!)

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EuroMayDay008: il primo maggio precario che travolge i confini del futuro!

Ci rivolgiamo a tutti e a tutte; uomini e donne, precari e precarie,
native e migranti, lavoratrici e lavoratori dei call center, degli
aeroporti, dello spettacolo e della moda, dell’informazione e della
formazione, delle ricerca, delle cooperative sociali, della distribuzione.

Ci rivolgiamo agli operai e alle operaie, delle fabbriche e dei servizi,
agli studenti, alle associazioni, ai centri sociali, alle mille forme di
resistenza e
di autorganizzazione che ri-generano i territori e le metropoli
martoriati dal vampirismo neoliberista.

La precarietà picchia duro, nel lavoro e nella vita. Non è “sfiga”. Non
è cosa passeggera. Non è un problema sociale tra gli altri ne’ un titolo
di un giornale. Non è semplicemente la perversa proliferazione di
contratti atipici ne’ un dazio che le giovani generazioni sono
costrette a pagare per entrare nel mercato del lavoro.

È il modo
contemporaneo di produrre la ricchezza, di sfruttare il lavoro, di
asservire ogni stilla della nostra vita al profitto delle imprese. La
precarizzazione è la crisi della rappresentanza politica e sindacale del
lavoro e nel sociale, e segna un punto sulla linea del tempo rispetto al
quale non si può tornare indietro. È il punto da cui è necessario
ripensare e
sperimentare nuove forme e strategie di lotta; contro lo sfruttamento,
le gerarchie e le povertà.

Una lotta che parli chiaro e a voce alta,
perché ricca di tutto ciò che la precarizzazione nega e riduce al
silenzio.
Negli ultimi anni, l’EuroMayDay ha costruito, in Italia e in Europa, uno
spazio politico e sociale, condiviso, in cui la presa di parola e il
protagonismo dei precari e delle precarie, senza mediazioni e mediatori,
ha sperimentato forme inedite di visibilità, comunicazione e conflitto.

Ma la Mayday è un processo sociale che si evolve di anno in anno, per
tutto l’anno, e questa edizione, a Milano, rilancia a partire dal
protagonismo dei migranti.
Il lavoro migrante rivela i segreti della precarizzazione. Il controllo
dei confini produce gerarchie spesso razziste tra regolari e irregolari,
tra buoni e cattivi, criminalizzati dalle retoriche della guerra e
della sicurezza che servono solo a non parlare di coloro che di lavoro
muoiono, senza nessuna sicurezza.

La specificità dei migranti è vivere una doppia precarietà. Dentro e
fuori i luoghi di lavoro il legame tra permesso di soggiorno e contratto
di lavoro li ricatta, i Cpt e le espulsioni li minacciano costantemente.
La loro condizione riguarda però tutto il lavoro, è una leva
fondamentale della precarizzazione perché alimenta la frammentazione,
perché riduce gli spazi di libertà e le possibilità di lotta. Ma in
questi anni il protagonismo dei migranti ha prodotto esperienze
significative di lotta autonoma in nome della libertà di movimento.

Il primo maggio, a Milano, vogliamo condividere questa forza,
amplificarla, congiungerla con quella degli altri precari.
Condividere esperienze che sono transnazionali,
e che danno il segno di una May Day che attraversa l’Europa
da Aachen/Aquisgrana a Berlino, Copenhagen, Hanau, Amburgo, Helsinki,
Lisbona, Madrid, Malaga, Maribor, Napoli, Palermo, Terrassa, Vienna… e
va oltre, perché passa per la Tokyo MayDay in Giappone, e si collega
alla manifestazione dei migranti negli Stati Uniti del prossimo primo
maggio.

Vogliamo costruire una long/larga/lunga MayDay che sappia porre un
confronto serrato e continuativo, fra tutte le realtà lavorative,
sociali, sindacali che lottano, ogni giorno, in ogni dove, contro la
precarizzazione, sulle tematiche che da sempre hanno caratterizzato
l’idea del primo maggio precario: la continuità di reddito intesa come
un nuovo orizzonte delle politiche rivendicative, del welfare e la
trasformazione del protagonismo precario e migrante in un conflitto
nuovamente diffuso ed incisivo.

La precarizzazione, lo ripetiamo, picchia duro e segna una discontinuità
profonda con il passato. E’ un equilibrio sapiente fra ricatto e
consenso e agisce sul sociale in modo diverso, dividendoci e
confondendoci. Atomizza le nostre vite e saccheggia i territori e le
metropoli in cui viviamo.
Milano è fresca di nomina per l’Expo 2015. Tremiamo pensando alle
conseguenze di ciò: l’orgia bipartisan dell’orgoglio nazionale di
speculazioni ed appalti allestirà il palcoscenico nascosto per lo
sfruttamento intensivo di lavoro precario e migrante in un’oscena
colata di cemento.

Non ci sono dubbi, siamo incompatibili con tutto ciò:
se questa è una vetrina che lo sia della nostra capacità di conflitto e
di un’idea di valorizzazione delle nostre vite ben differente Di questo
si discuterà nelle Fiere Precarie che precederanno, attraverseranno e
seguiranno la parade mettendo a confronto esperienze di autoproduzione,
di cooperazione e di condivisioni dei saperi.

Let’s MayDay,

Milano, primo maggio,

Porta ticinese, ore 15.00

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Precarietà.