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L’aborto del giorno dopo

Una notte negli ospedali di Roma per scoprire che tutti i medici sono obiettori e nessuno prescrive la pillola

di Flavia Amabile 

Mettiamo che una quarantenne, tutto sommato normale,
sposata, con figli, una domenica abbia un problema. Durante un rapporto
(con suo marito, si badi, eh!) il preservativo si rompe. Che fa la
sventurata? Innanzitutto parla con il marito: vogliamo un terzo figlio?
Si valutano pro e contro e questo richiede un po’ di tempo, soprattutto
se nel frattempo gli altri bambini si sono svegliati e chiedono le
usuali cure e attenzioni amorevoli riservate alla domenica mattina.

Mettiamo che alla fine di una lunga giornata di tentennamenti
la questione fra il marito e la moglie venga risolta con un ‘forse non
è il caso’. La sventurata mette a letto i bambini, li lascia a casa con
il padre e se ne va in giro alla ricerca dell’unico mezzo che ha per
intervenire: la pillola del giorno dopo.

Una soluzione tutto sommato indolore: la sventurata
è anche una cattolica media, sa che l’aborto significa cancellare una
vita. La pillola del giorno dopo, no. Interrompe il viaggio dello
spermatozoo verso l’ovulo. Niente fecondazione, niente embrioni, nessun
senso di colpa, solo effetti collaterali particolarmente fastidiosi se
se ne abusa. Ma la sventurata non è una diciottenne che si sballa in
discoteca il sabato sera. E’ la prima volta che si trova in una
situazione simile. Non usa nemmeno la pillola. Insomma dovrebbe star
tranquilla.

Piove a Roma. Taxi neanche a parlarne . La donna si
avvia a piedi all’ospedale più vicino, il San Giacomo. Sono le nove, il
pronto soccorso ha l’aria di un porto di mare dopo una violenta
mareggiata. «Di che ha bisogno?», chiede a voce alta un’infermiera
mentre attraversa uno stanzone dove sono sedute almeno cinque o sei
persone. La poveretta si guarda intorno e si dirige verso la stanza
dell’accettazione. In tono dimesso e soprattutto in grado di essere
percepito a non molta distanza, spiega: «Avrei bisogno della pillola
del giorno dopo…».

L’infermiera consulta un elenco, poi esce dalla stanza.
Torna dopo cinque minuti. «No, mi dispiace, il medico di turno stasera
è obiettore di coscienza». Obiettore di coscienza? E che obietterà mai,
verrebbe voglia di dire alla donna che sa perfettamente di essere con
la coscienza a posto, di non urtare il mondo cattolico con la sua
richiesta, e che quindi la coscienza del medico di turno non dovrebbe
avere proprio nulla da ridire. La donna chiede il nome dell’obiettore.
«La dottoressa Romito», risponde l’addetta. «Mi rilascia una
dichiarazione scritta?», fa la donna. «No, nessuna dichiarazione».

Ci sarebbe da insistere perchè l’obiezione è prevista solo per la legge 194
ma la pillola del giorno dopo non ha nulla a che vedere con l’aborto.
E’ un farmaco contraccettivo: lo si dovrebbe poter acquistare
liberamente in farmacia con una prescrizione nominale e non ripetibile
di un medico o di un ginecologo.

La donna però sa anche che il tempo gioca contro di lei:
entro le 24 ore dal rapporto le possibilità di rimanere incinta sono
piuttosto basse. Dopo, invece, aumentano progressivamente in un
diabolico conto alla rovescia. E allora prosegue per l’ospedale
successivo: il Santo Spirito, il più vicino. Arriva intorno alle dieci
e mezza. L’accettazione è chiusa: c’è un caso urgente e l’unico
infermiere se ne sta occupando. La sventurata riesce a parlargli dopo
una mezz’ora di attesa. «No, non è al Pronto Soccorso che deve venire,
vada in ginecologia, al secondo piano». La donna sale. La porta è
chiusa, citofona. Davanti, staziona un signore inquieto. L’infermiera
apre la porta. «Mi dica…». La donna guarda il signore e risponde a voce
bassa. L’infermiera va a verificare il da farsi. «Mi dispiace, il
medico di turno è obiettore di coscienza», spiega al ritorno. La donna
è sul punto di arrabbiarsi. Chiede il nome del secondo obiettore. «La
faccio venire», risponde l’infermiera. Passa almeno un quarto d’ora
mentre il signore inquieto osserva con aria stralunata la quarantenne
alle prese con un «incidente di percorso».

Il medico di turno è una giovane dottoressa, di
cognome fa Fatigante. Apre una stanzetta appartata e spiega che lei non
prescrive la pillola. La donna, sempre meno paziente, chiede aiuto.
«Dove posso andare? Qui vicino c’è il Fatebenefratelli, provo lì?». La
dottoressa sorride: «No, lasci perdere. Le consiglierei piuttosto il
San Filippo Neri, il San Giovanni o il San Camillo». Tanti saluti, e
certificazioni scritte neanche a parlarne.

E’ mezzanotte quando la donna raggiunge il terzo pronto soccorso,
quello del San Camillo. Pensa di essere alla fine del suo calvario. Di
turno c’è il dottor Marino, piuttosto brusco: «Sono obiettore. Una
certificazione scritta? Nemmeno per idea. Sono registrato alla
Direzione Sanitaria».

La donna potrebbe girare per tutta la notte e non trovare nulla
. «Non sappiamo quanti si dichiarano obiettori perchè l’obiezione sulla
pillola non esiste, ma sono in tanti» spiega Serena Donati
dell’Istituto Superiore di Sanità. Bisogna avere fortuna, insomma. O
bisogna avere la dritta giusta. «Non avvicinarsi agli ospedali
cattolici», spiega la dottoressa Donati. A Roma vuol dire scartare la
metà dei pronto soccorso aperti di notte. Che cosa resta? Il
Sant’Andrea, ad esempio. «Lì tutti prescriviamo la pillola del giorno
dopo», assicura Paola Bianchi, ginecologa dell’ospedale.

Conclusione: se anche la donna riesce a strappare nel cuore della notte la prescrizione,
ha poi il problema di andare alla ricerca di una farmacia. E non tutti
i farmacisti sono disposti a vendere la pillola. Nè la situazione è
così diversa nei consultori. In base ad una ricerca condotta dai
radicali romani lo scorso novembre più della metà dei consultori in
città (il 56,8%) non è in grado di fornire nè informazioni nè la
prescrizione della pillola. «A sud di Roma è ancora più difficile»
commenta Serena Donati.

E quindi? E quindi se una moglie sventurata e mediamente cattolica
pensava di poter evitare conflitti con la Chiesa sbagliava, e anche di
grosso. Se la fortuna non l’assiste, per non avere questo figlio non
desiderato ha un’ultima possibilità: l’aborto e una vita di sensi di
colpa. 

—>>>Vi segnalo questa dettagliata rassegna stampa sulla RU486 [pillola che induce l’interruzione di gravidanza da non confondersi con la pillola del giorno dopo]

—>>>Vi segnalo questo post che da qualche indicazione concreta. Condivido tutto meno la fase di denuncia alle forze dell’ordine che credo sia deleteria perchè avrebbe il sapore di una persecuzione al "sentimento cattolico" o così per lo meno lo farebbero passare. Però certo: chiedete nome e cognome di chi si rifiuta di darvi la pillola e poi passate la voce. Che si contesti in termini culturali senza l’ausilio di strumenti repressivi che sono funzionali a quella stessa corrente di pensiero. 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


10 Responses

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  1. FikaSicula says

    eh frenesi,
    bisognerebbe raccontarle tutte ‘ste peripezie perchè quello che fanno intanto non è previsto da nessuna legge e poi perchè il nostro diritto alla scelta e alla salute li stanno facendo passare per “capricci” e questa cosa non può più essere lasciata passare così…

    bacino :)*

  2. frenesi says

    Mi e’ successa una cosa molto simile due anni fa, sempre a Roma nord. Non e’ possibile fa troppo incazzare. Alla fine ho risolto ma dopo aver passato 12 ore in giro tra consultori e farmacie.

  3. FikaSicula says

    ciao a tutt@
    la notizia ha stravolto anche me. ma era anche prevedibile se pensiamo al casino che ha fatto il papa sulla obiezione di coscienza dei farmacisti. ricordate? brrrrrrrrr

    tenderbranson grazie della segnalazione. domani metto l’avviso per chi vuole seguire la trasmissione in alto.

  4. TenderBranson says

    sono passato proprio per dire che giovedì in trasmissione parleremo di movimenti per i diritti civili, referendum e democrazia diretta, ricordando tra l’altro la genesi della 194…
    gli ultimi due post tolgono ogni valore ai commenti che potrei lasciare, c’è già tutto.
    bisogna riprendersi gli spazi di democrazia diretta, sono 20 anni che si dorme in questo Paese, non è possibile che ci voglia Beppe Grillo per radunare gente.
    saluti

  5. v. says

    La lettura di questo post mi ha lasciata abbastanza stravolta, la rabbia sale ed evito commenti perché potrei dire di tutto
    più lungamente la prossima volta
    v.

  6. grexia says

    Donne… rimango perplessa! Per fortuna le mie esperienze sono state positive, nessuno mi ha chiesto nulla e mi hanno ordinato subito la pillola del giorno dopo. Insomma bisogna sempre stare in guardia.
    Anzi raccontando cosa mi è successo, vi dirò che quando andai dalla ginecologa, e mi chiese se avevo abortito, io ingenuamente le dissi che avevo preso la pillola del giorno dopo. Lei rispose con un sorrisino e mi disse che non le importava perchè era come un metodo anticoncezionale.
    Attenzione che tra un po’ ci sarà obiezione di coscienza anche sui preservativi!! 😀

  7. anita says

    in mancanza di lavoro… i baroni della nostra medicina stanno forse pensando di procurarsene??

  8. Emanuele says

    Francamente questa storia dell’obiezione di coscienza non la capisco. E’ come dire faccio il salumaio ma se qualcuno entra e mi chiede due etti di spek gli rispondo “mi spiace, ma sono contro l’uccisione dei maiali”. Liberissimo per carità, ma allora è il caso di cambiar mestiere! Il medico non è un santone che deve decidere del destino di chi va a curarsi, non credo sia giusto influire sulle libere scelte personali in una società libera, il medico è pagato per compiere un servizio per chi lo richiede, che sia d’accordo o meno.
    Che senso ha essere “obiettori” o comunque professare i propri ideali quando a farne le spese
    sono altri?

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  1. Femminismo a Sud linked to this post on Febbraio 7, 2008

    Copio e incollo questo post della brava Espanz che parla di un film che spero di poter vedere presto: 

    "A qualche giorno dalla manifestazione NO VAT
    di sabato 9 febbraio a Roma, lanciata al grido di autodeterminazione,
    laicita’ ed anti…

  2. espanz linked to this post on Febbraio 7, 2008

    A qualche giorno dalla manifestazione NO VAT di sabato 9 febbraio a Roma, lanciata al grido di autodeterminazione, laicita’ ed antifascismo, termini e partiche che contrastano con la cronaca dei nostri giorni come dimostra la misera vicenda per cui alc…