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Snuff movies e masochismo femminile.

Snuff Movies 


Non esistono
. Scrivono che sia tutta una palla inventata a scopo pubblicitario per promuovere un film splatter
degli anni settanta. Sparsero in giro la voce che durante l’ultima scena sarebbe stata
realmente uccisa una donna. Non era vero. La questione fece discutere
tanto e fece soprattutto emergere un potenziale mercato per i film con
scene miste tra sesso e violenza. Così nacque tutto un filone legale di
film con violenze simulate.


Se ne trovano
tanti anche in file
sharing dai titoli abbastanza significativi: Stupri italiani, Troia
violentata davanti al marito (o al fidanzato), Ragazza violentata dal
padre, Troia violentata da tre (dico tre) negri con cazzi enormi. I
titoli ricorrenti sono quasi sempre privi di fantasia. Ci sono anche
film amatoriali. Come quello in cui fanno ubriacare una donna e poi la
stuprano o quell’altro in cui bloccano una donna nel bagno di una
scuola e la scopano in quattro. In questi casi si vedono donne con le
rughe che vestono da adolescenti (perché esiste un mercato di amanti
del genere Teen, come giustamente analizza il Dr. Fastidio).


Le
simulazioni
sono visibili ed è visibile il paradosso che si verifica in
alcune scene in cui la donna chiama aiuto come le dame ottocentesche, o
le protagoniste dei film anni cinquanta: dico di no perché altrimenti
pensi di me che sono una facile ma in fondo in fondo te la voglio
proprio dare.


Altra cosa
sono i filmini fatti con i telefonini dagli adolescenti straripanti di ormoni
che ogni tanto piazzano su youtube le scene delle loro prodezze fatte a
scuola o nel vicolo sotto casa. In quel caso più che corrispondere ad
un potenziale mercato loro vogliono mostrare le prove della loro
“maschia” azione e della “troiaggine” della compagna di scuola che
hanno stuprato. Perché la mentalità non è mai cambiata. Si è solo
arricchita dell’uso della tecnologia che forse ha persino il merito di
svelare situazioni che altrimenti non avremmo la possibilità di
conoscere. Mi pare perciò una grande idiozia quella di voler togliere
gli strumenti tecnologici dalle mani degli stronzetti. Piuttosto
bisognerebbe educarli ad essere persone migliori.


Tornando

invece ai film di violenza simulata diciamo che, per l’appunto, ci sono
persone a cui piace fare violenza, altre a cui piace vedere che sia
fatta violenza e ancora altri individui a cui piace fare violenza,
filmarla e poi farla vedere ad altri.


Ho visto
alcuni di questi
film assieme ad alcun* amici e amiche. Il punto non è che bisognerebbe
toglierli di mezzo. La censura non ha mai risolto niente. Certamente
non eliminerebbe i parametri di bassa cultura più o meno sommersa che
creano un potenziale pubblico di questi film. Qui non parliamo di
persone consenzienti che amano il sesso condito di elementi sadomaso,
fetish, bondage e via così. Non parliamo di gioco erotico tra master e
slave che si ferma (o per lo meno dovrebbe fermarsi) se uno dei due non
ne ha più voglia o se si è fatto male. Parliamo di persone che amano il
sesso solo se imposto. Che si eccitano di fronte ad una violenza o ciò
che immaginano possa rappresentare la violenza. Che si danno piacere a
partire dal dispiacere altrui. Parleremo poi anche di persone che si
eccitano se il sesso viene loro imposto con la forza. Quella vera. Che
non ha niente di sensuale. Quella bruta e finalizzata al piacere di chi
poi visibilmente eiacula.

I film che abbiamo visto hanno
sortito differenti reazioni. Tutto era pura finzione scenica. Si vedeva
lontano un miglio che stavano recitando e che la donna fingeva di
piangere o urlare. Solo gli schiaffi non erano finti perchè le scene
erano troppo grezze e non era contemplato l’uso di effetti speciali.
Gli schiaffi lasciavano segni, lividi e arrossamenti. Non erano finti
neppure i rapporti orali in cui le donne venivano quasi strozzate e
stimolate ripetutamente al vomito. Tenute per i capelli e con movimenti
forzati che quasi pareva staccassero loro la testa. Un su e giù
eccessivo, con il pene che assestava colpi fino in fondo.

Nel
film
sull’incesto c’era un padre abbastanza brutto che cominciava a
masturbarsi davanti una trentenne vestita da adolescente. Alla fine la
stupra come da copione e lei finge di chiamare la mamma che ovviamente
non arriva. In uno dei film in cui viene violentata la ragazza di
qualcun altro è curioso vedere come il boy friend tenuto prigioniero ad
assistere inerme allo stupro ad un certo punto un po’ in effetti si
eccita. Il più accattivante è però “stupri italiani” con uno stupro in
una cucina di un ristorante in stile spaghetti house di un cuoco e una
cameriera che alla fine – si intuisce perché fanno solo vedere il
coltello – viene pugnalata.

Se ti stupro ti piace 


Il
messaggio
che passa attraverso questi film è che le donne comunque ci
stanno. Che uno stupro non è poi quella gran brutta cosa di cui parlano
e che in ogni caso ci si eccita parecchio. La cosa che quindi emerge,
come se già non fosse sufficientemente chiaro, è che serve ripensare
una battaglia che in termini culturali faccia da contraltare e formi
coscienze ed esseri umani in grado di guardare questi film con un
approccio critico differente. Cioè: il mercato è fatto di domanda e
offerta. Se non ci sarà più la domanda anche l’offerta potrebbe sparire
o adeguarsi a nuove esigenze dove il mercato del porno possa
rappresentare esigenze erotico/sessuali di immaginari consapevoli, non
sessisti e non fascisti.


La faccio
facile? No. Credo sia la
cosa più difficile ma anche la migliore da fare. O pensate davvero che
la repressione e la censura a parte che proibizionismo e moralismo
fascistoide possano dare vita a culture diverse?


Se può
consolarvi comunque nella mia piccola statistica il risultato non è
stato così malvagio. I miei amici – certo un po’ di sinistra e anche
con un ispirato senso critico – hanno reagito così: un paio hanno riso a crepapelle pigliando per il culo soprattutto gli uomini
per come agitavano il pene e per quello che dicevano (frasi di una
demenza estrema, neanche fossero lobotomizzati). Un altro paio erano lievemente schifati. Uno stava per vomitare mentre assisteva alla
fellatio con effetto colpo di frusta e paralisi parziale. Due amiche
invece osservavano silenziose e tranquille come fosse tutto normale.
Dichiaravano che si capiva benissimo che non era vero. Una di loro ha
anche fatto degli apprezzamenti diretti ad uno degli attori stupratori.
Io ne sono stata colpita fino ad un certo punto. Non ero scandalizzata,
traumatizzata e tantomeno ero imbarazzata. 

Il masochismo femminile 


Quello

che ho notato è che forse gli uomini (a parte quelli che dissimulavano
con una risatina o ridevano di gusto) del gruppo erano proprio quelli
meno propensi a fare o vedere cose del genere. Le donne invece mi hanno
fatto venire in mente che c’e’ una grossa componente masochista
presente in molte individue che può persino diventare un potente
afrodisiaco. Parlando di noi femmine: ne abbiamo di pelle da toglierci
via.


Noi possiamo
essere voyeur
di noi stesse e continuare a interpretare il ruolo delle donne dei film
western con John Wayne. Quando l’uomo doveva prenderci con la forza per
strapparci anche solo un bacio e le donne dovevano rispondere con uno
schiaffo e uno sguardo indignato se volevano mostrare di avere del
carattere. La baruffa sadomaso si protraeva fino a che lei non si
abbandonava, o meglio sveniva, tra le braccia del bruto con la sua
bocca appiccicata a quell’altra come fosse in apnea.

Giusto per
aggiungere una riflessione non accademica – e dunque molto soggettiva –
mi spingo fino ad affermare che a molte di noi forse piace proprio
essere prese con “vigore”. Un maschio gentile, in un certo senso, non
ci entusiasma granchè. Qualche volta lo vogliamo prepotente,
aggressivo: che è molto diverso dal volerlo sensuale e passionale. Ci
piace sentirci braccate, come se l’aggressività fosse indice di
maggiore desiderio. Quando non ci placcano possiamo scoprirci ad
immaginare che quell’uomo lì non ci eccita o non ci desidera abbastanza.



“E’
troppo delicato!”
– ho sentito dire qualche volta alle mie amiche come si trattasse della peggiore offesa del mondo. “Non mi desidera
abbastanza!” – e volevano dire che non si erano sentite
sufficientemente necessarie, volute, quasi auspicabilmente “usate”.


Dice
Marisa Fiumanò,
psicanalista lacaniana: “Più che essere masochiste le donne corrono il
rischio di cadere nel masochismo perché sono troppo interessate (e
dipendenti) dal desiderio dell’Altro. Essere troppo occupate da ciò che
l’altro desidera, da quello che lo fa godere e (a causa dell’intreccio
di cui abbiamo detto prima tra godimento, desiderio e angoscia) da ciò
che provoca la sua angoscia, le pone in una posizione di dipendenza di
carattere masochista.
Le donne si interrogano sul godimento dell’Altro e, nel farlo, rinviano il problema del proprio.
Il fatto di essere così tanto occupate di questo ha, evidentemente, una
ragione, un tornaconto personale: credere di poter riuscire ad occupare
un posto di oggetto (a), cioè un posto elettivo nel desiderio
dell’uomo; cercare di sapere ciò che l’altro desidera serve,
indirettamente, ad individuare il posto dell’oggetto del suo desiderio.”


Io trovo
questa affermazione della Fiumanò davvero molto verosimile e
mi resta veramente il disagio di aver partecipato a troppo scarsi
confronti con altre donne su questo nostro lato intimo, nascosto. La
mia domanda – che non riguarda gli stupri e le molestie indesiderate,
quelle che avvengono occasionalmente e non sono legate a relazioni che
noi già viviamo – è: subire violenze è una cosa che ci piace oppure no?
Non ci scopriamo forse a ritenere che un uomo che ci picchia o che ci
prende con la forza ci ami come nessun altro? Non proviamo forse un
sottile godimento nel fatto di essere “così tanto” desiderate? Siamo
sicure che ci piaccia sempre e davvero un “desiderio” rispettoso e che
si esprime esclusivamente nella condivisione?


Perché
se non rispondiamo a queste domande io penso che non riusciremo
a spezzare quel rapporto tra donna maltrattata e uomo violento. Se la
violenza, la prepotenza, l’arroganza, quell’essere “decisi” in maniera
“brutalmente manageriale” per noi diventano dimostrazioni di “vero”
interesse e “vero” amore come facciamo a distinguere una violenza da un
approccio passionale?


La rappresentazione
dell’uomo “forte” dal quale ad alcune piace
sentirsi volute non è forse quella del macho muscoloso che è in grado
di assestare colpi poderosi sotto i quali pare fantastico cedere?
Insomma: ci piace o no essere trattate come se fossimo un fortino da
espugnare?


Questa
tendenza masochista, qualunque sia il motivo per cui ce
l’abbiamo e senza volerla minimamente patologizzare, non è criticabile
in se’, perché come si diceva prima può essere veicolata in un rapporto in cui il dolore e piacere sono vissuti in maniera reciproca secondo accordi chiari in cui non dovrebbe esserci spazio per l’abuso.


Che
poi:
i confini tra masochismo, desiderio e angoscia sono difficili da
vedere ben delineati. In realtà pare esserci un rapporto inscindibile
che si esplicita nelle mille forme di relazione che ciascun* di noi
vive, dove non c’e’ niente che sia netto, che abbia confini precisi.
Voler immaginare che le relazioni siano tutte belle e delicate o brutte
e violente significa partecipare al gioco di separazione delle dualità, dei simbolismi, delle dicotomie
spicce tanto care al patriarcato. Le complessità sono per sua stessa
definizione complesse. Se non le guardiamo intere o non ci proviamo
nemmeno la soluzione per le cose rimane esclusivamente securitaria.


Sul rapporto
tra masochismo, desiderio e angoscia vi consiglio di vedere i film “L’isola” e “Bad Guy” di Kim Ki Duk, eccellente nella esplorazione dei sentimenti umani e delle relazioni.


Per ora
la mia riflessione si ferma qui. Se avete spunti, stimoli,
proposte mandate o commentate pure. Così avremo un bell’argomento di
cui parlare all’ora del thè…

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Sensi.


26 Responses

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  1. Helel Ben-Shachar says

    Ho fatto parte per moltissimi anni del mondo del SM e del BDSM, gli snuff non esistono, poiché per concetto stesso del termine, lo snuff è una morte violenta ripresa allo scopo di divertire lo spettatore, quindi un esecuzione non è snuff, nemmeno uno stupro è snuff, in compenso potrebbe esserlo l’omicidio dei coniugi Omolka/Bernardo nei confronti della sorella della prima, uccisa con il triazolam, seppur non consciamente.
    Potrebbe essere considerato snuff anche il filmato della macellazione dell’ingeniere ad opera del cannibale di Rotennburg, ma questi filmati sono stati visionati da 4 o 5 persone al mondo.
    Pensavo molti anni fa di aver trovato uno snuff, ma era un palese falso, analizzato molto attentamente.
    I filmati che descrivi non sono snuff, sono solo falsi d’autore.

  2. Francesco says

    FikaSicula, ci capisco poco anch’io. So solo che tutto quello che è legato all’erotismo lo vivono con senso di colpa.

  3. FikaSicula says

    francesco ma i cattolici non dovrebbero essere quelli che si autoflagellano per avvicinarsi a dio? cioè: a me sembra che loro abbiano trovato più di tutti nella pratica masochista una soddisfazione persino mistica 🙂
    però se provano piacere immagino che sia vero quello che dici tu. solo che in quel caso il ricevere 100 frustate nell’aldilà a loro non può che fare piacere temo 🙂

    mente: si l’argomento è davvero interessante, condivido e anche grazie ai vostri stimoli ho voglia di continuare a proporlo per parlarne insieme. il film di cui parli non l’ho mai visto. prendo nota. grazie! 🙂

  4. mente says

    ciao,
    molto interessante l’argomento,
    mi ha fatto ricordare un film visto molto anni addietro che si chiamava Butterfly kiss, che esplorava il rapporto tra due donne durante un viaggio molto particolare.

  5. Francesco says

    No, non mi sembra che facciano delle donne oggetto di possesso, anzi le nostre compagne sono sempre benvenute nelle discussioni del gruppo, alle feste, ecc, e le coppie sembrano paritarie al loro interno.
    La questione del considerare la donna come un oggetto, poi, la trovo ambigua: è ovvio che una donna può essere OGGETTO dei miei sentimenti, ma allo stesso modo un uomo può essere OGGETTO della mia amicizia. Ciò non vuol dire che non consideri l’una e l’altro comunque delle persone indipendenti da noi (con propri pensieri, sentimenti, ecc).
    Quello che intendo è che nella percezione che ognuno di noi ha del mondo, noi ci consideriamo i soggetti e tutti gli altri sono l’oggetto delle nostre interazioni. Non per questo ne sminuiamo il valore.
    Spero di essere riuscito a spiegare la differenza che percepisco tra oggetto-“altro da me” e oggetto-“persona che esiste solo in mia funzione”.

    Gli atteggiamenti machisti ci sono lo stesso, ma non verso le donne. Ad esempio ci si vanta tra noi di resistere al dolore più degli altri e cose così.
    Poi c’è da considerare il fatto che il gruppo è a grande maggioranza maschile e già questo fatto può inibire una maggiore presenza femminile, ma su questo aspetto c’è poco da fare.

    ————–
    “quella di ritenere che una donna fa il capo solo se ha “le palle” e quindi se sa “comandare” con lo stesso stile di un uomo”

    Dai per scontato che tutti gli uomini comandino allo stesso modo.
    Se la discriminazione riguardasse l’essere donna tout-court, allora sarebbe sessismo e sarebbe indipendentemente dal loro modo di comandare o di “avere le palle”.
    Viceversa, se la discriminante fosse il modo di comandare, allora colpirebbe indistintamente uomini e donne, quindi diventerebbe non una lotta delle donne per affermare la parità, ma una lotta di donne e uomini con una certa personalità per affermare la parità rispetto al resto del genere umano. In questo caso non si potrebbe parlare di sessismo.

    ———————
    “credo comunque che forse e dico forse chi vive in contesti di destra riesca a socializzare con maggiore disagio questo aspetto di se'”

    Non mi sembra, non per la destra nel suo complesso. Ho notato invece che i cattolici praticanti si fanno sempre un sacco di problemi ad accettare i loro desideri: hanno il terrore di commettere peccato e che per ogni frustata che prendono ora gliene aspettano 100 nell’aldilà.

  6. FikaSicula says

    fastidio grazie mille 🙂
    ottima segnalazione. il documentario è davvero ben fatto. sto a metà e poi mi rivedo la parte mancante ma per ora posso dirti che hai perfettamente ragione quando tu dici di alcuni telefilm americani che sono snuff movies legalizzati.
    quello che viene storicizzato nel documentario oramai è davvero nulla rispetto a quello che fanno vedere ora nei vari csi o in nip & tuck.

    bello vedere i manifestanti con scritto: murder is not entertainement 🙂
    quel mercato invece è così grande che l’industria cinematografica e televisiva dell’omicidio e della tortura non può proprio fare a meno.

    il riferimento al film sui cannibali è perfetto in quel senso. io l’ho visto e mi ero scordata quale fosse l’impatto visivo di quel film.
    negli anni settanta lo splatter ha aperto le porte a tutto quello che è venuto dopo…

    mi viene da pensare ad esempio al film di cui non ricordo il titolo con quel tale che tiene chiuse le vittime dentro una stanza fino a che non costringe uno a tagliarsi il piede per liberarsi. ora viene definito genere horror ma il gusto sadico della tortura imperversa…

  7. FikaSicula says

    un atteggiamento patriarcale è per me quello che limita una donna, che in un modo o nell’altro la fa sentire inferiore, che la riduce ad un oggetto del possesso, che diventa vittima di molestia psicologica perchè costantemente o anche inavvertitamente mortificata con atteggiamenti machisti.

    parlo di dinamiche delle relazioni difficili da descrivere e che sottilmente si rivelano come viziate da influenze di cultura patriarcale. parlo di moralismi laidi, lascivi e ambigui che attraversano le coppie e che si fermano sulle donne mascherate da nobili opinioni…

    non so spiegartelo, in effetti :)))

    rispetto ai problemi di incomunicabilità di cui parli non so. forse derivano dalla mancata chiarezza?

    e la cosa dell’apprezzare un capo donna al lavoro perchè la trovano intrigante, ecco quella mi sembra un po’ maschilista 🙂

    senza offesa: nel senso che comunque credo sia una cosa abbastanza condivisa al di la del mondo sm quella di ritenere che una donna fa il capo solo se ha “le palle” e quindi se sa “comandare” con lo stesso stile di un uomo. una donna più rassicurante diventa raramente capo di qualcosa e questo è un aspetto sociale contorto che rivela un bel po’ di cose…

    sulla estrazione sociale e politica ovviamente non ho mai pensato che possano essere di destra o di sinistra. credo comunque che forse e dico forse chi vive in contesti di destra riesca a socializzare con maggiore disagio questo aspetto di se’…
    dimmi tu se mi sbaglio…

  8. Francesco says

    Bella domanda.
    Atteggiamenti patriarcali, tipo? (Lo chiedo perchè magari io stesso non mi accorgo di quali siano).

    Dalle chiacchierate che faccio con i miei amici vanilla e quelli del gruppo SM devo dire che, tutto sommato, i due gruppi hanno gli stessi problemi di incomunicabilità con il mondo femminile. Anzi, gli uomini del gruppo SM hanno anche il problema di trovare il modo e il momento migliore per fare outing con le proprie compagne.

    D’altra parte, invece, c’è da dire che quelli tra noi che hanno avuto una donna come superiore a lavoro hanno sempre trovato la situazione molto intrigante. Occhio, però: non vuol dire che considerino il capo donna a priori più, o meno, produttivo del capo uomo; vuol dire solo che sono più favorevoli al capo donna, rispetto agli uomini vanilla, proprio per l’appeal intrinseco della situazione.

    Posso inoltre dirti che ci sono masochisti di tutte le aree politiche e quindi anche di idee, in generale, altrettanto diverse.

  9. FikaSicula says

    Ciao Francesco e grazie del tuo commento 🙂
    come dicevo prima infatti sugli uomini io non so molto e quello che so è approssimativo e per nulla affidabile quindi hai ragione tu a dire che la mia generalizzazione ipotetica può essere sbagliata.

    mi pare poi interessante quello che racconti e mi piacerebbe sapere però se gli uomini di cui tu parli nella vita di tutti i giorni assumono con le donne atteggiamenti patriarcali oppure no.

    che ne pensi?

  10. Francesco says

    Riguardo al messaggio di prima, mi rendo conto ora di aver commesso una gaffe e che sarebbe stato più corretto salutarvi con “Salve a tutt*”.
    Scusatemi e considerate questo messaggio come una “errata-corrige” 🙂

  11. Francesco says

    Salve a tutti.
    Emanuele, capisco bene quello che vuoi dire, essendoci passato anch’io.
    Mi sembra che ci sia una sola via d’uscita: comportati secondo la tua natura. Non ha senso indossare una maschera con la propria compagna. Se lei ha bisogno di più aggressività da parte tua, ma a te una cosa del genere viene innaturale, allora è giusto che le vostre strade si dividano.

    FikaSicula, non sono d’accordo sulla tua analisi sugli uomini masochisti, in cui ci dipingi come dei disadattati che cercano nella dominazione un rifugio dalla società.
    Sicuramente questo è vero in alcuni casi, ma il mondo SM è molto ampio è variegato.
    Alcuni di noi, ad esempio, cercano esclusivamente il dolore fisico per mano di una donna e non vivono questa come un’umiliazione.
    Alcuni di noi, inoltre, hanno sviluppato questo “gusto” da piccoli, quando ogni questione relativa al trovare un posto nella società non era ancora all’orizzonte.
    Infine, se fosse vero che il masochista nasce dalla perdita di autorità (quindi, immagino, dalla liberazione delle donne dalla loro subalternità agli uomini), il masochismo maschile sarebbe un fenomeno limitato esclusivamente alla generazione che ha vissuto il riconoscimento della parità tra uomini e donne, per poi scemare quando la nuova società ha preso il posto della vecchia. Invece noi siamo abbastanza distribuiti in tutte le fasce d’eta: dai più vecchi, che avevano una sessualità già definita ai tempi delle lotte per i diritti delle donne, ai più giovani, che sono nati in una società paritaria (beh, per lo meno de iure) e non hanno memoria della vecchia società patriarcale.

  12. FikaSicula says

    grazie imprecario. l’onestà intellettuale mi sa che è l’unica ricchezza che ho 😛
    se non faccio tesoro almeno di quella sai che vita grama 🙂

  13. imprecario says

    Quello che mi piace di questo blog è la profonda onestà intellettuale che lo ispira. un balsamo per dialogare e dibattere 😉

  14. FikaSicula says

    Emanuele la questione che io pongo non è semplice e ovviamente il rischio è che venga assunta come alibi o incentivo per lo stupro. Così non vuole essere perchè se una donna dice No deve essere No.

    Se una ti dice di No e ci ripensa si assumerà la responsabilità di invitarti a stare con lei nel momento in cui tu avrai rispettato la sua decisione. Il fatto che l’uomo debba sempre avere l’iniziativa è un’altra bella gatta da pelare. Se lasciaste che le donne facessero da se’ invece che sentirvi in obbligo di “provarci” forse la questione potrebbe persino capovolgersi.

    a me è capitato invece ad esempio di prendere l’iniziativa e di trovare dall’altro lato un uomo focoso fino all’attimo prima e improvvisamente raggelato l’attimo dopo. come se l’intraprendenza di una donna lo avesse messo in una condizione di subalternità inaccettabile. come se non sapesse più che fare se non il dominante.

    detto questo la questione resta perchè di racconti come i tuoi dai miei amici ne ho sentiti davvero tanti. ti parlo di uomoni rispettosi, persone veramente carine e intelligenti che ogni tanto avevano comunque la sensazione che le donne volessero uno “più stronzo” come dici tu.

    mi sono ritrovata addirittura con amici in lacrime perchè lasciati da donne che andavano all’inseguimento dello stronzo di turno. e lì davvero si capisce che la sessualità è fatta di chimica, pelle, odore e poi anche di modalità che possono piacere o meno.

    ci sono donne a cui non piace che l’uomo esiti ma se poi quello diventa un po’ più deciso allora si incazzano. e non è che queste cose non posso dirle perchè sono una donna. te le dico e le confesso pure 🙂
    se non lo faccio ometto una verità importante e smetto di guardarmi dentro e non può funzionare così. non più.

  15. Emanuele says

    Ma guarda i casi!
    Giusto ieri stavo riflettendo sull’argomento proposto dal tuo post, e guarda un po’ cosa leggo stamattina!
    Devo dire innanzitutto, che sono rimasto stupito di trovare questo argomento in questo blog!
    La questione che tu apri da spunto a discussioni infinite, e direi che non aggiungo nulla a quello che hai detto tu, perchè non saprei dove partire. Una settimana fa, parlando con un mio amico, conoscitore delle usanze orientali, mi raccontava come il rapporto sessuale fosse vissuto in maniera molto diversa rispetto a noi. Il sesso(si parlava di Russia per essere precisi) è vissuto in maniera molto più selvaggia, è normale che l’uomo arrivi a fare quasi del male fisico, quasi a malmenare la propria compagnia, ma quello che a molti potrebbe apparire violenza è in realtà passione per loro.
    Credo che si generino tantissime incomprensioni da questo punto: personalmente, ho vissuto molte volte il dubbio su come rapportarmi con la mia compagna: essere il vero macho che usa la forza, oppure l’uomo che sa amare con dolcezza?
    Mi considero figlio della cultura Occidentale, ed ho sempre amato i rapporti “paritari” tra uomo e donna, ammiro profondamente quelle donne, in particolare del nord Europa che non si mostrano minimamente “intimidite” quando parlano con un uomo, ma lo guardano fieramente faccia a faccia, tanto che quasi nemmeno si farebbero discussioni
    come la nostra.
    Eppure, devo riconoscere che sotto sotto la donna adora(non dico sempre) sentirsi oggetto e “vittima” di un “animale” che la prende e sotto cui
    essa si sente inerme.
    Come comportarsi? Qual è l’atteggiamento giusto da prendere? Personalmente cerco di adottare il secondo, perchè francamente mi piace di più cercare l'”incontro” piuttosto che lo “scontro”, alla fine sono uno sdolcinato romanticone, e tuttavia tante volte ho provato un gran senso di frustrazione perchè ho percepito che la mia compagna, occasionale o meno, voleva qualcosa di più selvaggio, un uomo che fosse per prima cosa più stronzo, e mi sono sentito svilito per aver cercato la complicità e l’affetto della mia compagna piuttosto che aver fatto il duro.
    Non credo che questo dilemma sia di facile risoluzione, anzi penso non ce l’abbia proprio una soluzione, non esiste l’atteggiamento “per tutte le stagioni”, bisogna saper essere duri e teneri allo stesso tempo, e non è facile.
    E aggiungo anche che questo “dilemma”, si pone molto spesso nel momento più delicato di un rapporto, cioè il “primo incontro” o “approccio” o che dir si voglia.
    Come fare a stabilire se quando ti dice “no” ti debba fermare per non rischiare una denuncia,
    oppure non si aspetti invece che le stampi le labbra sulle sue con forza per finire travolti in un turbine di passione?
    A voi l’ardua sentenza

    Emanuele

  16. FikaSicula says

    imprecario sei stato chiarissimo!
    secretary l’ho visto anch’io e come dicevo anche a commento di un post di fastidio mi è piaciuto molto.
    rispetto all’inadeguatezza degli uomini e ai perchè al maschile non so dirti tanto. non mi sono fatta un’idea precisa…

    sto tentando di capire perchè le donne non si facciano picchiare godendo invece che farsi ammazzare soffrendo. sto cercando di intrufolarmi, anch’io per puro diletto, nei meandri delle relazioni per uscire fuori dalla visione dicotomica che attesta all’uomo tutta la “colpa” delle violenze. sono convinta che gli uomini “malati” che all’improvviso hanno “raptus” non esistono se non nella fantasia di chi ha voglia di usare il manganello e poi di riempire le galere. ho bisogno, da donna, di esplorare le corresponsabilità al femminile e non è una cosa semplice perchè il ruolo di vittime piace a tutte.
    ovviamente questa mia ricerca si ferma prima dell’omicidio o delle botte da orbi o degli stupri. su quelli la responsabilità è di chi li commette…

    senza certezze posso invece dirti che conosco tanti ragazzi e uomini che amerebbero farsi dominare da una mistress. alcuni li vedo in crisi di perdita di autorità e mentre nella vita di tutti i giorni stentano a dissimulare incertezze e fragilità in una situazione di comoda schiavitù partecipata possono abbandonarsi e dare una dimensione con finalità erotiche al proprio disagio.

    le donne, come analizza fastidio, invece pare che tentino di operare un capovolgimento rispetto alla prevaricazione cui sono sottoposte nella quotidianità…

  17. imprecario says

    dimenticavo altro stupendo film americano sull’argomento “Secretary”.

  18. imprecario says

    Per ora solo suggestioni
    … intanto c’è uno degli episodi sul film shortbus. Poi mi colpiscono gli annunci ed i racconti di siti dedicati all’SM come Gabbia.com (un sito molto ruspante ed interessante proprio per questo da un punto di vista sociologico) … l’umiliazione maschile da parte della mistress spesso e volentieri passa per una vestizione al femminile del maschio. ho una mia teoria, così, a naso, del tutto non verificata. Te la butto li (molto tagliata con l’accetta)Secondo me la crisi del maschile passa per una inadeguatezza “psicologica” alla complessità della società. Complessità che sarebbe compresa e vissuta in modo più pieno e meno dirompente dalle individue. Il rapporto sado maso con una mistress potrebbe essere una modalità di elaborazione della dissonanza cognitiva generata dall’incongruenza che c’è tra il ruolo patriarcale a cui l’individuo viene socializzato e questa realtà dei fatti. Non so se si capisce …. a quest’ora e in questa casella non so renderlo meglio d’alronde il ricercatore sociale lo faccio a tempo perso e per puro diletto 😉

  19. FikaSicula says

    ho capito: avevo linkato infatti due cose molto interessanti da questo punto di vista:

    QUI e soprattutto QUI.
    se però nella tua personale ricerca trovi qualcos’altro dimmi pure perchè mi interessa molto 🙂

  20. imprecario says

    il lato sado al femminile. Il lato masochista maschile (in relazione al femminile) A volte ho come l’impressione che la domanda di “mistress” sia superiore a quella di “schiave” dentro e fuori dalla metafora SM … sto ancora cercando di razionalizzare implicazioni sociali e di capovolgimento dei ruoli previsti del patriarcato (senso di colpa, richiesta di liberazione dal peso del ruolo di “macho”sempre più difficile da sostenere, o svago che riconferma i ruoli aldifuori di momenti di trasgressione?). Anche per me è una riflessione molto aperta

  21. FikaSicula says

    ho visto il video intervista su youtube. cosa andrebbe esplorato secondo te?
    non l’ho capito :O

    🙂

  22. imprecario says

    A proposito degli snuff proprio ieri ho rivisto “Videodrome” bellissimo film di Cronemberg…. io ero li incollato … la mia compagna non ha retto.
    Comunque, secondo me c’è anche un altro lato della questione che andrebbe esplorato
    http://it.youtube.com/…PTE8w&feature=related

  23. FikaSicula says

    bimbovic no 🙂
    santa no, ti prego!
    così mi uccidi. già ho a che fare con dibattiti estenuanti negli altri post con persone che suppongono – nel senso di supponenza – una loro presunta superiorità morale… se mi incoroni santa non va bene. per parlare con certa gente mi devi mettere un gradino più su. voglio fare dio. un dio donna variopinta :)))

    su quello che dici è vero…
    mi hai illuminato un pezzo di riflessione che mi ero completamente scordata e che va fatta.

    una donna che vive le relazioni con masochismo dipendente da mondi fallici – in termini di schemi di comportamento – poi sa davvero rinnovare e inventare altri comportamenti se ha relazioni con altre donne?
    come si esce dalla eteronormatività se anche nei rapporti con le donne si riproducono gli stessi comportamenti?
    questo è veramente un aspetto fondamentale da analizzare perchè in questo sta una delle grandi contraddizioni irrisolte dell’essere lesbica.

    valutarla e rimetterla in discussione come fai tu è una roba seria e moooolto coraggiosa.
    hai materiale, scritti, racconti, riflessioni scritte che parlano di questo?

    come si fa a parlare di violenza tra lesbiche senza rischiare di sentirsi dare della lesbofoba? 🙂

  24. bimbovic says

    Ho optato per il tiramisù…
    7 febbraio 2008???
    Ma come fai a postare nel futuro?
    Santa Subito! Altro che GiovanniPaoloII!!!

  25. bimbovic says

    A volte i casi della vita!
    Giusto ieri notte stavamo parlando degli snuff. Non ricordo come ci eravamo arrivati, ricordo che mi stavano prendendo in giro per la mia accettazione del fisting non condivisa da tutti i miei amici finocchi. Però si sa che un pò malata sono.
    E giusto oggi controllando i file sharing di stanotte ho trovato un finto snuff. Che poi era un porno che peccava di creatività provinciale finto alternative. Cioè una cosa che non eccita ne i sadici come me, negli psicopatici che si procurano gli snuff veri.
    Però il mercato del porno è così vasto che qualcuno che lo apprezza ci deve essere.

    Mi scuserai della divagazione sul tempismo del tuo post riguardo alle mie ultime 24 ore. Però il discorso sul masochismo femminismo è molto interessante.
    Non per vantarmi ma ho una certa esperienza. E’ da una vita che cerco di capire se mi sento più vittima o più carnefice, è solo che sono una lesbichetta rincoglionita dalla binaria (che poi è monologa) cultura patriarcale.

    Quindi effettivamente viviamo in un labirinto
    che è quello che ci fa apparire la violenza sulle donne come un qualcosa di ripugnante e allo stesso tempo affascinante. Come si fa ad uscirne una volta dimostrato che ci crea dei problemi?

    Non è ho la più pallida idea.
    Come si fa a far diventare degli stronzetti persone migliori?
    Per adesso l’unica cosa che posso fare è analizzarmi personalmente… e la cosa non è facile manco un pò… La mia domanda che mi rivolgo ogni giorno è: per quale cazzo di motivo dopo essermi sentita nell’infanzia una paladina delle povere donne indifese mi sono ritrovata nel post adolescenza a voler “espugnare” tutte le donne con le quali entravo in un certo tipo di rapporto? Come cazzo è successo che io donna ho incominciato a ragionare come un maschilista? Come esattamente sono uscita da questo loop e attualmente dove sono?
    E’ veramente l’ora del thè e vado a prendermelo.