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L’uomo della famiglia “normale” colpisce ancora!

Cosenza, lui ammazza moglie e figlia nel sonno.
Poi sistema alcune bambole vicino alla bambina, tenta il suicidio
ingerendo pillole e acidi per sturare il cesso e infine chiama la
polizia. La solita vicina commenta che "era una famiglia normale". Come
sempre. Sono tutte famiglie "normali". La stampa sottolinea che lui era "disoccupato",
anzi lo scrive sui titoli così la gente capisce subito che uno che
ammazza moglie e figlia deve stare iscritto ad una categoria precisa.

Ci fosse ancora l’ufficio di collocamento si avrebbe un elenco preciso di tutti i potenziali assassini. Sugli albi dei professionisti invece non c’e’ da mettere su le mani perchè quelli di sicuro sono tutta brava gente. Persone "normali" come tutti quelli che ammazzano le mogli, figlie, fidanzate, amiche. Quanti pregiudizi e quanto pare vano continuare a ripetere sempre le stesse cose perchè entrino finalmente nella zucca vuota di persone che annegano nei luoghi comuni. Ma vale la pena di insistere e quindi andiamo avanti.


Fosse
stato medico o avvocato invece avrebbero scritto "moglie e figlia
uccisa dal marito" o qualcosa del genere. Per non infangare l’ordine di
medici e avvocati si intende. Tra i commenti al solito spunta anche
quello che traccia un quadro psicologico gratuito: aveva subìto un
trauma, un incidente. Un giornalista scrive usando termini come "folle
gesto". Tutti fanno riferimento alla depressione e ad una perizia
psichiatrica.


Ancora
una volta si descrive l’omicida come
"malato" rispetto agli altri esseri umani che sono "sani". Patologizzare l’assassino per toglierci la paura che sia simile a noi. Poi rinchiuderlo e il problema è risolto. Questa la ricetta per gestire ogni situazione problematica e conflittuale nella società. Assumersi responsabilità collettive riesce difficile. Perciò si percorre la via più semplice. Se però avete voglia di capire di più basta leggersi Foucault nella sua "Storia della Follia" o nei suoi testi sul "Potere psichiatrico" e nel suo "Sorvegliare e punire" che parla di carcere e punizioni.


Da qualche

tempo l’informazione ufficiale usa tracciare le impressioni delle
varie famiglie normali e percorre il sentiero dei dubbi. Pare che i
giornalisti facciano a gara per scrivere pezzi pieni di suspance dal
taglio indiziario. Testimonianze, tracce di sangue, dna. Manca il
plastico e un paio di dottori e psichiatri e già pare di trovarsi a
porta a porta. Ci fosse il sonoro potremmo udire la voce enfatica della
tizia del tg di italia 1 che legge le notizie sempre allo stesso modo, sia che
si tratti di gossip, del cane lasciato per strada o dell’omicidio di
qualcuno.

Si può dunque registrare il prurito del cronista che
svela i retroscena della solita "famiglia normale" per trovare un
quadro dove si può piazzare di tutto: dalla prova della crudeltà
dell’omicida a partire dalla testimonianza del compagno di scuola delle
elementari che racconta di quando lui ha lanciato pietre al gatto del
vicino, a quell’altra sul suo sadismo comprovato dal parere della
vicina pettegola che in realtà aveva capito da tempo che si trattava di
un pazzo perchè lo sentiva alzarsi la notte per andare al cesso almeno
due volte di troppo.


Intanto
il bollettino di guerra non finisce
e le donne cadono come mosche. Da notare che in primo piano sulla
stampa sta la notizia di un infanticidio. Un bambino viene ucciso dalla madre.
Anche lei definita malata o depressa perchè le mamme devono essere amorevoli e
affettuose per legge. Ma di maternità, infanticidi e istinto materno
imposto parleremo un’altra volta e anche in modo molto approfondito.
Per ora accontentiamoci di prendere appunti: è morta un’altra donna (anzi ne sono morte tre). E’
morta anche sua figlia. Le ha uccise "l’uomo di casa", padre e marito dell’ennesima "famiglia normale"!

—>>>L’immagine sopra è presa dall’inserto Queer di Liberazione del 18 novembre dedicato alla manifestazione contro la violenza maschile sulle donne che si sarebbe poi realizzata il 24 novembre e circa la quale trovate alla vostra destra una serie di interventi descrittivi del prima e post corteo. 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. Pralina says

    Grazie per la tua risposta… 🙂

    Eravamo rimasti che mi hanno chiamata, pronto soccorso sciamana, così ho lasciato il commento a metà.

    Fiketta, lascia che ti reciti la poesia di Natale… anzi, di Vincenzo (Connor).

    Sappi che il Natale mi fa cacà.

    Ma questa poesia la trovo splendida.

    Non è attinente al tuo discorso, però sti cazzi di rapporti che vanno finire a pugnalate e martellate, mi fanno apprezzare sempre di più la solitudine, la castità e il percorso artistico e poetico dei lupi con gli occhi pieni di stelle.

    E’ urgente. Non è il titolo della poesia, è urgente che te la reciti.

    ACCERCHIATO
    L’erba, tagliata al punto giusto,
    mi guarda. L’albero che la sovrasta
    cerca di sbirciare tra le sue fronde.
    Anche il cane mi guarda, ma lui
    lo fa con tutti, annusa qua e la,
    guarda qua e la, è la sua natura,
    non è invadenza, è il suo modo
    di percepirsi.
    Il vento mi guarda, il cielo scuro
    della notte e quella cazzo di Luna
    continuano a fissarmi.
    Il mare non c’è, ma se ci fosse,
    mi guarderebbe pure lui.
    Il silenzio mi guarda,
    le mie mani mi guardano,
    le finestre, il letto, il mozzicone
    di sigaretta, la schiuma da barba,
    una camicia sgualcita, lo sportello
    aperto della credenza,
    stanno tutti li, immobili,
    che mi guardano ed aspettano.
    Fante mi guarda da Dago Red,
    ma solo perché ancora non ho
    finito di leggerlo, Bukowski
    si fa i cazzi suoi, gli amici
    si vedono anche da
    queste piccole cose.
    Tutto il resto invece, le porte,
    le sedie, le chiavi appese alla serratura,
    la ringhiera gelata, la mia stessa vita,
    restano li, ferme ed imperterrite
    a fissarmi in attesa di un cenno,
    della sentenza.
    Eccola :
    non amo più.
    by Connor

  2. Pralina says

    Brava Fiketta (a quando l’attesissimo duo Grattakekka e Fiketta?) … parliamo di questa normalità.
    Sì parliamone.
    Come mai i crimini più tremendi vengono compiuti da gente considerata “normale”?
    E che cos’è la normalità?
    Cioè, quali sono i criteri per essere considerati normali?
    C’è un test alla ASL (dalla psicogliona 😉 per darti la patente di “normale”?
    O non sarebbe meglio, anziché parlare di “normalità”, parlare di “uniformità”… un uomo uniforme… anche un uomo in uniforme… uniforme e normale… termino qui prima che mi cancelli il commento, poi torno… forse.

    🙂