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Le violenze di casa nostra. Anche negli spazi sociali liberati…

Gli stranieri che picchiano e stuprano le donne, per approssimazione, si aggirano sul 10% della popolazione presente in Italia. Lo dice L’Istat
che spiega anche che questa cifra è ottenuta facendo un calcolo per
eccesso: chi stupra, picchia e massacra le donne sono partner e
conoscenti italiani; solo il 6 % degli strupri avviene ad opera di
estranei (che vuol dire proprio "estranei" e non stranieri, cioè
sconosciuti che aggrediscono e stuprano per strada di qualunque
nazionalità); considerando anche la metà di questi e volendoli
individuare in quanto stranieri raggiungiamo il 3 %; volendo sommare anche il 50 % dei conoscenti si arriva al massimo al 10 %.


Resta
inteso
che il 90 % degli stupri, dei maltrattamenti, delle violenze
sulle donne vengono realizzate da italiani. Per lo più conoscenti e
familiari. Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo. Ora è ufficiale e
documentato. Per patrioti e nazionalisti questo deve essere stato un
gran brutto colpo. Speriamo lo sia anche per chi ritiene che mettere
più polizia in strada sia utile a difendere le donne dalle violenze che
avvengono soprattutto in casa.


Dopodichè
anche per gli
stranieri il problema non cambia. Le violenze e le molestie che loro
mettono in atto non possono essere tollerate in funzione di un malposto
antirazzismo. L’accettazione dell’altro non può essere fatta sulla
pelle delle donne. Se un uomo di nazionalità non italiana entra in un
centro sociale e molesta una donna allora bisogna comunicare e far
intendere con chiarezza che quel tipo di comportamenti non funzionano e non sono accettati.
Lo stesso vale per i compagni che negli spazi sociali insistono in
atteggiamenti machisti e sessisti.

Se c’e’ una donna che
lamenta di essere stata molestata o di sentire un disagio in uno spazio
che dovrebbe potere essere anche suo, non bisognerebbe mai lasciarla sola. Non bisognerebbe trattarla da isterica e servirebbe invece rimettere in discussione metodi
e pratiche all’interno di quello spazio. Ci sono luoghi in cui donne e
uomini intelligenti questa cosa la stanno già facendo. Con razionalità
e senza rispondere – con logiche da clan – alla violenza con
altrettanta violenza.


Altri spazi
cominciano appena adesso a
ripensarsi e a rimettersi in discussione. Perciò mi piacerebbe dire
cosa a me non piace vedere negli spazi sociali liberati. Qualche opinione l’ho
scritta in un racconto
che è ispirato ad alcune storie vere raccolte qua e la’. I macho/sessisti
dei centri sociali li ho chiamati "cripto-maschilisti" o "maschilisti
inside".


A me non
piace vedere l’atteggiamento da bulli e le
logiche del branco. Non mi piace vedere che si ha più rispetto per le
donne accoppiate ad alcuni uomini visibili, con un ruolo negli spazi, mentre non se ne ha o se ne ha molto poco per le donne che non
"appartengono" a nessuno. Non mi piace vedere che quando una donna
rivendica attenzione su un disagio a manifestare fastidio
principalmente sono le altre donne (gli uomini spesso – non sempre per
fortuna – ignorano e basta senza lasciarsi coinvolgere in discussioni
che grazie alla modalità di scontro precisamente "femminile" diventano
scazzi conditi di personalismi e pettegolezzi). Non mi piace perchè
questo a mio parere vuol dire che c’e’ un problema tra donne non
chiarito (presto pubblicherò un manuale di autodifesa che parla di
violenze, bullismo, aggressività al femminile e sta inserito nella mia ricerca) e che neppure lo si
vuole affrontare. Semplicemente si liquidano gli interventi delle donne
che non ci piacciono come "inopportuni" (ed è un eufemismo) senza
interrogarci sui tanti perchè che ci spingono a farci venire quella
strana bile nello stomaco che si traduce in veleno e acidume a iosa.


Non
mi piace
che la modalità di certi spazi sia prevalentemente sessista.
Non mi piacciono i buttafuori e non mi piace che non si riesca a
reinventare un modo differente, meno "duro" ed "eretto" di fare spazio
sociale liberato. Non mi piace la modalità da eserciti alla conquista di nuove colonie e non mi
piacciono le divise. Mi piacerebbero spazi più morbidi, aperti e
declinati anche al femminile. Mi piacerebbero luoghi realmente
orizzontali e senza gerarchie (che ci sono anche se apparentemente
inesistenti). Mi piacerebbero modalità assembleari differenti e mi
piacerebbe fossero usate parole diverse per comunicare, esprimere,
raccontare.


Mi piacerebbe
si rimettessero in discussione i
parametri di un linguaggio sessista e machista che funziona per slogan
e pacche sulle spalle ad "onorare" chi merita rispetto. Mi piacerebbe
ci fosse spazio per la critica attiva e che non si facesse leva sulla
lealtà cameratista per evitare il confronto e per smettere di
rimettersi in discussione. Mi piacerebbe si parlasse di "sessismi" e di
Fem/Machismo o di Fechismo perchè le responsabilità sono di tutt* e
parlarne senza trascurare nulla può essere fondamentale.


Condivido
la modalità di saluto pink al centrosocialismo delle Sexyshock e le pratiche di confronto e discussione agite in quello che fu lo spazio delle Vagine Volanti
(*Lotto per godere di più*, il loro urlo di battaglia). Difficile dire
queste cose perchè sono impopolari e suscitano scandalo o qualche nota di disappunto. Ma io ci
credo sempre alla possibilità di fare meglio e di crescere insieme.
Altrimenti me ne starei a organizzare sagre del tartufo con le proloco
dei paesi di tremila abitanti. 🙂


Vi lascio
alla lettura dei dati Istat: 

—>>>Ecco il file Istat sulle violenze di genere in versione integrale (pdf)

—>>> La foto è di Rachel Rebibo ed è tratta da QUI. Grazie a Fastidio per averci fatto conoscere questa artista nel suo post "Questione di pelo"  

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico.


3 Responses

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  1. FikaSicula says

    Imprecario sono perfettamente d’accordo con te! sottoscrivo parola per parola.

    tisbe: si infatti. se diamo la colpa alla’altro ci confortiamo di sapere che il problema non sta in mezzo a noi. così evitiamo di affrontarlo .|

  2. tisbe says

    Sì, è un averità acquisita da molto tempo, purtroppo fa comodo dare la colpa al “diverso” per gli scopi più svariati

  3. imprecario says

    A volte si pensa troppo a liberare gli spazi e poco a mettere in questione la liberazione degli abitanti degli stessi. Dai retaggi di questa società (sessismo, sessofobia, omofobia, machismo, patriarcato) nessun@ è esente. E soprattutto nessun luogo ne è esente. forse i luoghi migliori sono quelli dove la questione è permanentemente in discussione e per questo c’è una tendenza a riconoscere e problematizzare la propria parte di questo mefitico “retaggio”. Diffido invece di tutt@ color@ che si pongono oltre, che si sentono avanguardia e che spesso ripropongono lestesse dinamiche ma con un doppio strato di ipocrisia