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Giornalisti stupratori

Solito bollettino di guerra di morte e ferite anche oggi. Donne ammazzate e malmenate a iosa. A Sesto Fiorentino ne hanno stuprata una, così riportano una serie di articoli di stampa. Il fatto sul quale si stanno concentrando in generale è che la donna stuprata è incinta.

—>>> [Vi ricordo la manifestazione contro la violenza alle donne del 3 ottobre a Bologna]

A fronte di un'ultima sentenza che ha deciso che toccare il culo di una donna non è violenza ma ingiuria,
per cui si prevede il pagamento di una multa (Mi piacerebbe sapere
quanto costa toccare le tette nel prezziario giuridico delle ingiurie e
che succede se mi metto a toccare maschietti in mezzo alle cosce
sull'autobus o in banca o magari alle poste. Se tutto ha un prezzo
vorrei tanto sapere quanti etti di carnazza di masculiddi mi posso
comprare e per quanto. La domanda è: How much? Che in termini culturali
si traduce in: puttana, quanto prendi?), e di tutte le affermazioni che
danno un grandissimo valore all'embrione (più che alla donna) sarei
curiosa di sapere se questa cosa costituisce un aggravante – se non in
termini legali, quantomeno in quelli culturali – e qual'e' la
differenza di prezzo tra uno stupro semplice e uno complesso con feto.

Cioè: se questa donna fosse stata stuprata dal solito amico geloso che
vuole ricevere un po' d'attenzione a costo di prendersela in malo modo
senza che vi fosse di mezzo un "feto", i titoli dei giornali quali
sarebbero stati? Perchè al momento i titoli delle notizie ricalcano
tutti quanti un "donna incinta stuprata" oppure "ragazza incinta
violentata". Come quando si fa la differenza tra uomo quantaquattrenne
stupratore e uomo marocchino stupratore (perchè il giornalista forse
ritiene che se non definisce la razza non si fomenta abbastanza odio
razzista e rischia di passare inosservato il fatto che lui stesso è un
tantino xenofobo). Scrivere di una donna che ha subito lo stupro e che
poi è anche – ma non solo – incinta, pareva evidentemente troppo brutto. Invece per
l'informazione tutta di questo bel paese è essenziale sottolineare lo
stato di gravidanza per sollecitare quella pietas cristiana che si deve
alle "madonne" e per rimuovere il fatto che dietro ogni panza di
femmina gravida c'e' una persona.

Lo stupro è purtroppo ancora – se non sulla
carta ma nei fatti
– un reato contro la morale e più moralisti si
possono sollecitare in rapporto a questo meglio è per l'informazione e
per la chiesa. Oggi più che mai il tono in cui si danno le notizie
sugli stupri è straripante di giudizi, avvolto da un alone morale di
paternalismo e perbenismo che omette, rimuove e tace (complice di chi stupra e
corresponsabile di formare cultura che legittima lo stupro) quello che la gente
non ama sapere. Così una donna stuprata che fa la sex worker viene
mostrata in tutto il suo splendore con titoli che dicono: "Donna
prostituta violentata" oppure – togliendo persino quel "donna" che
evidentemente si pensa che non serva a nulla – "Prostituta stuprata".

Capirete bene che questo è molto differente che dire "donna incinta
stuprata" specie se si accompagna la descrizione della vicenda dicendo
che lo stupro è avvenuto per mano di un amico che lei aveva chiamato
apposta per farsi accompagnare dal medico. In questo caso quindi è
davvero una cosa "immorale" nel caso della prostituta invece è – come
dire – una cosa "comprensibile", tipo fosse un rischio del mestiere,
come si trattasse di una qualunque "caduta sul lavoro". Cioè lo stupro – per la cultura dominante – è complementare
a sistemi di vita non accettabili socialmente. Lo stesso dicasi per
donne che hanno rapporti frequenti (Il giudizio in genere è: quella la
da' a tutti e quindi è un po' troia. Della serie: se l'e' voluta) o per
i casi di stupro in cui è essenziale per la stampa sottolineare la
sessualità della vittima.

Avete mai letto voi di una "Etero stuprata"?
Immagino di no. Invece avrete senz'altro letto di una "Trans stuprata"
o di una "Lesbica stuprata" o di un "Gay molestato" e via così.
Definire per circoscrivere l'oggetto di interesse, la "notizia" si
direbbe in gergo giornalistico, da servire al lettore. Le notizie in
particolare sarebbero che le donne sono un po' puttane, i gay, le
lesbiche e i trans si meritano un po' di cose cattive nella vita e che
le donne incinte sono intoccabili. Non perchè è importante la loro vita
ma perchè è assolutamente inviolabile il feto.

Nei manuali di autodifesa quindi bisognerebbe aggiungere uno speciale paragrafo dedicato ad ogni professionista dell'informazione (magari formato nelle segreterie di partito o direttamente in vaticano e in entrambi i casi fedele alla linea) responsabile di diffusione della sub-cultura dello stupro. Per quelli così servirebbe certamente una lezione fantasiosa. Si potrebbero invitare ad una lezione dei corsi di autodifesa attirati dalla possibilità di fare uno scoop. Perchè tante donne maltrattate o che hanno timori di violenza e si vogliono autodeterminare non le trovano tutte assieme in altri posti. Pero' proporrei un patto: a questi qui io gli farei fare i fantocci buoni per gli allenamenti e baderei bene di non evitare colpi bassi.

Perchè gli stupri prima che alla fika, al corpo, arrivano al cervello e se contiamo i violentatori di teste di persone abusate in giro ce ne sono molte ma molte di più di quelle contate nella statistica delle denuncianti. Poi si sa che gli organi genitali maschili non vivono di vita propria. L'anatomia insegna che l'ordine per fare cazzate parte dalla testa. Perchè non ci credo allo stupratore che risponde all'istinto. Credo invece a quanti si danno una serie di giustificazioni più o meno lecite per compiere cose che altrimenti non farebbero. Fornire argomenti per chi ha il pene facile allo sparo è da irresponsabili. Io li chiamerei "mandanti" e molti giornalisti e pseudo-intellettuali invitati nei salotti di trasmissioni di cosiddetta attualità certamente lo sono.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


7 Responses

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  1. FikaSicula says

    Ciao Peppe :)))
    grazie grazie per i complimenti…
    ti linko pure io dato che pure il tuo blog non è malaccio 😛
    leggiamoci spesso.
    grazie

  2. peppe says

    sono veramente sconvolto (positivamente) dal tuo blog. Finalmente qualcuno che fa dei blog interessanti.
    ti linko.
    ciao

  3. Pralina says

    Ciao, non so dove sei, ti avevo scritto alla tua e.mail ma forse è cambiata, io ho dovuto mettere un blocco per i commentatori anonimi sul mio blog per evitare una certa testa di cazzo, ma tu puoi scrivermi alla e.mail anzi ti dico che mi farebbe un piacere immenso!!!!!!
    Ho visto la P. F., dalle Vagine Volanti ma non sapeva dirmi nulla di te. Sai che ha traslocato? Abita a Cecina.
    Ho ripreso le trasmissioni a Novaradio, il sabato sera alle 20. Chissà se ti va di essere intervistata per dire di tutte queste iniziative… 🙂

    Se ci sei batti un colpo, mi manchi moltissimo. Ti abbraccio tanto tanto forte, con amore.

    Pralina

  4. vi says

    Scusatemi, la frase:

    Condannare lo stupro di una donna incinta contribuisce insomma a creare un margine di giustificazione per tutte le altre.

    doveva essere:

    Condannare lo stupro di una donna incinta contribuisce insomma a creare un margine di giustificazione per LO STUPRO di tutte le altre.

    Forse anche così il mio commento non è chiarissimo, ma in questo momento non riesco a fare meglio

  5. vi says

    Il sessismo si è sempre alimentato e ha preso forza da quest’immagine (ambivalente, dicotomica, e comunque “creata” ad hoc, perchè funzionale) della donna, letteralmente crocifissa tra questi due poli (apparentemente) contrapposti: “Madonna” (o madre) versus “Puttana” …
    Lo stupro (non lo stupro “reale” che ci colpisce tutte, anche se diversamente, ma lo “stupro” sui giornali, sui mass-media vari, nei tribunali) contribuisce alla crocifissione, separando le “Madonne” dalle “Puttane”.
    Se la stuprata è una “prostituta” o “una ragazza facile”, una che comunque “la dà via facile”, o una “lesbica”, “una transessuale”, una che comunque trasgredisce “la norma imposta”, alla notizia si dà risalto perchè convalida l’immagine di cui sopra. Il caso contrario (nel caso specifico “la donna incinta”) rischia di mettere in crisi il modello (dove quelle che SI POSSONO stuprare sono solo quelle che trasgrediscono la norma), bisogna accentuare i toni sdegnati, non solo per l’attentato portato al “feto”, ma soprattutto (credo) a quest’immagine (così pazientemente costruita) della donna Madonna. Condannare lo stupro di una donna incinta contribuisce insomma a creare un margine di giustificazione per tutte le altre.
    (non sono certa di aver formulato la cosa in termini comprensibili …)
    Comunque la cosa funziona (eccome, se funziona), quindi inutile aspettarsi una qualche forma di “ravvedimento”… io almeno, non ci credo.
    L’unica via d’uscita è che vengano spostati i rapporti di forza (e lì possiamo fare molto, stiamo facendo molto 🙂

  6. FikaSicula says

    Cunegonda hai perfettamente ragione e se hai altri sproloqui di questo genere fai davvero come fosse il blog tuo 🙂
    ti ringrazio molto del contributo
    ciao

  7. cunegonda says

    mi verrebbe anche da dire che i giornali(sti), ma non solo purtroppo, non specificano mai il genere d’appartenza di chi stupra.sembra che gli uomini spariscano dal fatto, alla fine l’uomo che stupra diventa il mostro o il malato e si riduce ad essere lo zio, il marito, etc.il sesso dell’aggressore non è mai specificato, come a dire che il problema è delle donne. inoltre si parla solo di donne picchiate, stuprate o uccise, siamo noi donne “passive” che subiamo, non si parla mai di uomini che stuprano, picchiano e uccidono attivi nel delitto che commettono. e’ il linguaggio che legge la realtà, se questo non avviene la violenza sulle donne, in questo caso, non solo viene occultata ma così essa viene mantenuta e fatta passare per normale! tutto mi sembra sempre più pericoloso e gli stupri aumentano! scusate lo sproloquio..