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La stagione dei morti viventi

La partecipazione democratica, per chi vota e anche per chi non vota e comunque esprime un dissenso, non vuol dire che noi diamo un voto a qualcuno o a qualcosa e quell* fa tutto ciò che gli passa per la testa senza mai consultarci, senza mai tenere conto di quello che pensiamo. In Italia ci sono dei posti in cui il centro-sinistra sperimenta metodi di partecipazione diretta (assemblee in sale piene di gente che porta proposte e assessori che dicono che prenderanno in considerazione quei suggerimenti). Formule ipocrite di cui presto non ci sarà neppure più bisogno data la piega che sta prendendo la gestione amministrativa e politica del paese. Neppure il papa viene eletto e poi lasciato in pace da conferenza episcopale, cardinali, vescovi e clericume sparso.

Il tempo dell’imperatore che ha il telefono diretto con un dio utile e in nome di questo può imbonire e tiranneggiare la gente, dovrebbe essere finito da un pezzo. Di fatto non è così e possiamo vederlo da come va la storia. In Italia però ci dicono di essere diversi, più laici e democratici.

Allora come mai non esiste più uno spazio politico che voglia ragionare senza stare piatto sull’ala filogovernativa? Uno spazio dove si affronti questa “fase” complessa in modo complesso, senza censure o minacce di espulsione per i dissenzienti.

Un posto dove non si faccia esercizio di “terrore” per tenere buona la gente e giustificare la repressione di chi immagina di potere fruire di centimetri quadrati di questa glorificata democrazia per esercitare il proprio dissenso. Un posto dove non si usino i ricatti per sfuggire i conflitti. Dove si può dire che un ministro è un emerito imbecille perché le trovate geniali che opera nel suo ministero non sono degne neppure delle soluzioni che adopera un bimbo per gestire la sua paghetta.

Dove si può ragionare senza avere l’impressione di essere lavoratori in nero di una impresa familiare che prova continuamente a convincerci che se non abbiamo una busta paga, una copertura assicurativa e sanitaria sarebbe solo per il nostro bene, perché se l’azienda chiude allora restiamo senza lavoro e putacaso di questa paventata chiusura dovremmo farcene carico noi che siamo schiavizzati mentre lui o lei – il nostro datore di lavoro insomma – se la gode alla grande e poi magari ci manda in culo senza neppure una liquidazione e bla bla bla.

E lo dico soprattutto agli e alle illuminat* di questa “fase” di costruzione di una strafottutamente fascinosa “stabilità di governo”, che produce certamente grandi orgasmi nei “membri” della confindustria ma a me – personalmente – mi lascia alquanto indifferente. E già dire questo pare essere una bestemmia perché gli insulti arrivano a cascata e vanno tutti in una direzione: sarei una irresponsabile!

Cosa devo rispondere?

Minchia, si! Me ne fotto. Al momento avrei altre priorità che derivano dall’esigenza di volere dormire in un posto con pareti solide e di nutrirmi almeno un paio di volte al giorno. La stabilità serve ai mercati e si costruisce su un sistema iniquo in cui i lavoratori sono diventati sempre più precari, poveri, schiavi per due lire o euri che dir si voglia. La stabilità serve perché rasserena gli investitori (lo dico con sarcasmo: come se quando loro sono sereni poi ci portassero pure la colazione al mattino e ci pagassero le bollette della luce e del gas). Cosa mi viene di fare se vedo un investitore sereno?

Un ditalino. Ma proprio subito. Voi non potete neppure immaginare quanto mi eccita la vista di un industriale che smantella, ristruttura o delocalizza la propria impresa per trasferirla in Romania o in Cina dove tutti i lavoratori pare siano moooolto più responsabili di noi e lavorino fino a 16 ore al giorno con paghe minime. Lo fanno perché sono ben educati, affamati e addomesticati e rispettosi del proprio padrone. A questo dobbiamo arrivare? A questo vogliono portarci?

Perché è vero che l’impresa, soprattutto la piccola impresa è in crisi. Che tanti chiudono perché non ce la fanno. Ma è anche vero che la responsabilità della chiusura delle piccole imprese (poco per tutti invece che tanto per uno solo – divisione dei clienti, delle risorse, del denaro) è delle grandi imprese, delle regole di un mercato con liberalizzazione dei prezzi che ha stritolato i piccoli a vantaggio dei grandi.

Sono regole che hanno in se’ e ripristinano una concezione feudale (almeno in Italia che non sanno fare gli imperialisti essendo di per se’ parte di un paese colonizzato) con tanto di suddivisione in caste, di stratificazione di poteri, di eserciti a difendere le ricchezze dei ricchi e a respingere gli assalti dei poveri. La gestione è pensata, con qualche accorgimento legale, come quella – sperimentata ed efficacissima – di un campo di lavoro nazista. I datori di lavoro, se potessero, non pagherebbero niente ai lavoratori.

Loro, se potessero, li/ci tratterebbero come erano trattati i negri mentre raccoglievano il cotone. In fondo la tratta non è mai finita (ora è legalizzata con una cosa che si chiama Decreto Flussi secondo la Legge Bossi-Fini ex Turco Napolitano). E il pensiero scorre immediatamente al film Zombi di Romero   (siamo negli anni settanta) dove gli zombi che assaltano i vivi sono la metafora dei poveri che prima o poi attaccano pesantemente i ricchi per mangiare (Friends, i’m hungry!). E questi poveri ovviamente sono orrendi, consumati, sfiniti, sofferenti, contagiosi.

Ed eccolo il punto dolente: gli umani si contagiano, a volte parlano tra loro, a volte sono testardi e vorrebbero davvero partecipare anche se tutto fa ritenere che questo possa essere inutile o comunque non moralmente concesso. Così quando gli umani si contagiano allora il rischio che si rivoltino anche contro il migliore amico per ragioni ideali, per seguire un personale o collettivo itinerario di giustizia sociale, diventa alto: altissimo.

Per non correre il rischio le nostre “democrazie” si blindano, chiudono spazi sociali, impediscono riunioni (ricordate le adunate sediziose? l’associazione sovversiva?) oppure ne colpiscono uno per educarne cento, come si diceva una volta, così la gente smette di parlarsi e di scambiare opinioni e le chiacchiere si fermano alla marca dello shampoo più profumata o alla parte mondana dei progetti matrimoniali della figlia. Quelli che tendono a pensare con la propria testa finiscono per essere considerati sovversivi o peggio: terroristi.

E qui si apre il capitolo dell’apologia del terrorismo tanto abusata per spegnere opinioni e idee, per zittire e terrorizzare e mai tirata fuori quando si tratta di quell’altra decretata apologia: quella di reato fascista, nazista. Perché i nazisti in giro ci sono ancora, lo sapete? Com’e’ possibile che nessuno se ne sia accorto? Perché voglio pensare che tutti siano in buona fede e non mi piace dare del fiancheggiatore nazista a tutti quelli che stanno zitti o tirano fuori l'arma del pluralismo democratico ogni volta che sfila un esercito di mercenari di forza nuova con le celtiche e la mano tesa (meravigliosa la satira che si fa al fascismo rosa nella trasmissione Tintoria su Rai Tre – guardatela perché è strepitosa).

Non mi piace dire che rispetto alla questione degli stadi tutti quanti sono ben attenti a dare un nome politico (Forza Nuova e dintorni) a quelli che dentro, attorno e fuori gli stadi reclutano piccoli nazisti in erba. Ma di questo non si parla. La ministra ha detto che chiudendo gli stadi il problema è risolto, ah ah ah, permettetemi di ridere. Il fatto è che quando si minaccia di arrestare la gente perché esprime una opinione (ci sono i morti di ogni regime fascista o comunista a dimostrare questa cosa) e fa un ragionamento e tenta di capire e dice che c’e’ qualcosa che non funziona in quello che sta avvenendo, allora la democrazia già non c’e’ più.

Questa cosa me la insegna anche il tenente colombo quando in tanti anni di onorata carriera televisiva racconta di un fatto semplice: per arrestare qualcuno, posto che si ritiene necessario in una società fatta di galere e blindature mentali, ci vogliono le prove. Non come quella molotov del processo Genova G8 che si sta facendo una crociera nel Mar dei Caraibi. Non come i taglietti fatti sempre a Genova sul giubbotto di un tal poliziotto.

Non come nei film americani in cui il “Procurati le prove per inchiodare quel delinquente!” diventa un motivo per studiare e praticare da illusionista (ora c’e’, ora non c’e’. ecco: c’e’). E mi pare di aver capito, sempre nei films americani, che per avere le prove e per procedere, che so, ad una intercettazione, ci vuole un “fondato motivo” e quindi un mandato del magistrato.

E a me appassiona molto la questione dei “fondati motivi” in giurisprudenza per cui si viola la privacy degli individui, perché sarei curiosa di sapere quanto sono fondati o legati a stagioni di opportunità politica, a spazi di co-azione nella direzione del mantenimento di una solida e stabile struttura dello stato. Il motivo allora è sempre quella parvenza di stabilità? Stiamo a parlare ancora di genitore forte? La roccia punto di riferimento dei bimbi capricciosi? Parliamo ancora di andamento dei mercati?

E cosa c’entra con tutto questo la democrazia? Io capirei se la chiamassimo Eurocrazia, o Dollarocrazia. Così in questa guerra è stata tirata dentro anche la chiesa che sta facendo degnamente la propria parte. Tutti i fedeli sono chiamati a scegliere la famiglia: il primo sistema sociale, la struttura solida per antonomasia al di la’ del fatto che tutto ciò sia vero, magari ripristinando la figura del capo famiglia e ripensando ad una punizione esemplare per le puttane adultere.

Ed è un gran casino per noi che alla democrazia laica un po’ ancora ci crediamo e pur sapendo che si tratta di qualche fiamma o di fumo usati ad arte per distrarre i discoli, dobbiamo continuare a lottare per ottenere, mantenere, non perdere diritti civili semplici, ovvi. Succede sempre così: ogni volta che ci sono i problemoni allora si tirano fuori questioni che puntano alle coscienze, per separare, per frantumare, per far litigare fra se’ anche la gente di buon senso. Il governo di centro sinistra ci dice che le cose stanno così: o questo o pippa.

Così è inibita la nostra possibilità di partecipazione democratica. A noi società civile, attivisti, militanti, stanno dicendo che dobbiamo accettare un compromesso. Dicono di volerci responsabilizzare e poi in realtà ci trattano come una folla di idioti ai quali si chiede silenzio, fede cieca, fedeltà assoluta e incondizionata. Tutto ciò accade nei migliori governi totalitari. Come in una dittatura fascista e il paragone non è forte se rivedo quello che sta accadendo applicando i parametri di lettura dei pensieri di Hanna Arendt (Libro: "Le origini del totalitarismo").

Ma parliamo di compiti: quello del governo è governare; quello della gente è stimolare nella direzione del proprio livello di evoluzione, delle proprie necessità (proprie di una moltitudine e non di poche cellule riunite in conclave). I cambiamenti, i progressi sociali e anche le tanto evocate riforme di un governo si basano, si dovrebbero basare principalmente sulle lotte, sugli stimoli dei cittadini, dei lavoratori, delle persone. Ma alle persone oggi si chiede anzi si impone di non lottare più, di non stimolare alcun mutamento, di non partecipare per produrre cambiamenti, di assolvere al proprio ruolo – quello che magari è stato imposto e neppure ha scelto di rivestire – senza fiatare, di colludere con la esigenza di immobilità o regresso sociale da sacrificare – indossando la maschera del pragmatico che va tanto di moda – sull'altare delle esigenze dei "mercati". Questo avviene per vie ufficiose…

Il motivo ufficiale per cui ci viene chiesto di non fare nulla? Perché altrimenti arriva l’orco cattivo. Tutto qui. Una offesa alla intelligenza, nessun ragionamento, nessuna assunzione di responsabilità rispetto ad una posizione che comunque mi deve essere permesso di non condividere. L'orco cattivo: peccato che in casa mia non ci credeva neppure mia figlia quando usavo barbablu per convincerla a mangiare la pappa. (Da destra ammoniscono con l'arma dei comunisti che mangiano i bambini e da sinistra con quella dei berlusconiani cattivi. Ma che differenza c'e' tra le scelte di governo fatte dal centro destra e quelle del centro sinistra?)

Lei la pappa la mangiava solo se la facevo ridere (dateci più comici! può essere che se fate ridere il popolo allora quello vi ripaga regalando alle casse saccheggiate dell'Inps il proprio TFR) o se inventavo qualcosa di geniale per coinvolgerla. Se proprio proprio ci considerano così scemi, almeno si sforzassero di più. Un po’ più di fantasia, perché il repertorio che si sta usando non è per nulla originale. Non possono convincerci che dobbiamo rassegnarci alle regole del mercato e ragionare con più buon senso per tirarci fuori solo le briciole. Prodi non è Fidel Castro e – almeno – io non mollo i miei pensieri, il mio corpo, per donarli alla "rivoluzione" (Le rivoluzioni poi un tempo dicevano di farle con la gente che ci crede e non con mercenari democristiani inquisiti e votati con il naso turato. E poi c'e' la differenza che sta anche altrove: un forzitalioto, leghista, fascista istiga alla xenofobia e al linciaggio e piglia lo stipendio da parlamentare e un operaio esprime le proprie idee e invece finisce in carcere).

Non possono convincerci che siccome l'ambiente è devastato allora dobbiamo metterci a scorreggiare con tutti gli scorreggioni sporchi e puzzolenti del mondo. Non possono convincerci che dato che l'Europa deve vincere la gara per stare al passo con il futuro (sempre le leggi di mercato), per vincere la concorrenza, per non perdere questa cazzo di "corsa" dei mercati, allora dobbiamo sacrificarci per il bene della patria e dobbiamo dare via la "Vera" (la fede d'oro) come ha fatto mia nonna e mia madre con Mussolini.

Perchè quello che ci chiedono è una roba che – almeno – in me non trova appigli, perchè il mio passato è fatto di resistenza al fascismo, a tutto ciò che rappresenta il nazionalismo, il nazionalsocialismo, ma le dittature in generale. Io vivo in un paese che non può chiedermi di "lavorare per il bene della patria mentre i nostri soldati sono in guerra". Non è la mia guerra. Non è il mio lavoro. Non mi devono chiedere di restituire l'utero che mi hanno concesso in usufrutto per un ventennio. Ho pagato il mutuo a rate con le offese, le umiliazioni, le mortificazioni subite.

Il corpo ora dovrebbe essere roba mia e se mi dite che non lo è allora piuttosto direi che lo sposto altrove e li vedrei proprio bene il mio utero e la mia vagina esuli in terre più ospitali. Non possono chiedermi di cancellare la cultura che mi ha cresciuta, il nostro passato. Non possono cancellare le generazioni che hanno combattuto per ottenere riforme sociali. Non possono negare tutto questo. E per quello che mi riguarda: non è la mia scelta e se dicono che ho libertà di scelta allora non devono rompere le gonadi e devono lasciarmi in pace a vivere come posso e a pensare come voglio.

Così, se invece siamo tornati al tempo di Mussolini incarnato in Prodi e D'Alema, allora dovrebbero dirlo, ma con estrema chiarezza. Perchè le radicalizzazioni delle posizioni politiche, questo capolavoro di integralismi di ogni genere è anche opera loro. Possono esserne orgogliosi: Come tutori della democrazia sono davvero eccellentissimi. E a me, a noi diventa difficile, impossibile tentare di usare un pensiero laico, non ideologico, razionale per affrontare una discussione piena di paradossi.

Io non voglio fare il soldato. Non mi piace essere stuprata e stuprare. Non mi piace essere violentata e violentare. Non voglio essere terrorizzata e terrorizzare. Non voglio obbedire a ragioni di schieramento militare in trincea perchè non c'entra nulla con la mia cultura femminista e pacifista. Voglio avere la libertà di ragionare. E voglio che mi si riconosca il diritto alla legittima difesa: se la chiesa vuole il mio corpo e si frega morbosamente i miei diritti, io non posso starmene con le mani in mano. C'e' qualcuno che sta rovistando dentro il mio portafogli, in casa mia, nel mio letto, nella mia testa, nelle mie mutande e ora è arrivato alle viscere. Siamo a questo: o loro o io. Cosa dovrei scegliere secondo voi? Io ho il diritto di dissentire. Se non mi viene permesso allora siamo nell'Argentina e nel Cile dei tempi delle dittature, siamo in Cina… O siamo, e questo è peggio, soltanto in Italia.

Detto questo comunque sottolineo nuovamente che aderisco al Movimento per la Chiusura delle Tube di Falloppio per distruggere il terrorismo in germe. Questo è l'unico vero ed efficace strumento di lotta contro i terroristi e i dittatori.  

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