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Le donne e la scrittura: ppi nun sapiri ne leggiri e ne scriviri

Mia nonna diceva una cosa che in siciliano suonava così: "Ppi nun sapiri ne’ leggiri e ne’ scriviri" (per non sapere ne leggere e ne scrivere).

La storia era questa: lei raccontava di cose fatte o da fare che richiedevano la sua presenza e la sua decisione. Generalmente si trattava di mettere una firma (una croce da analfabeta) e in quel caso il "Ppi nun sapiri ne’ leggiri ne’ scriviri" diventava una giustificazione alla prudenza, un modo per spiegare che nell’incertezza era meglio fare una cosa piuttosto che l’altra.

Da una nonna si impara tanto e  spesso (come è accaduto a me) lei davvero non sapeva ne’ leggere e ne’ scrivere. Ne aveva di pazienza la mia nonna e non era di certo nella condizione di dover dimostrare di esistere, come certe persone che fanno le cose senza dare seguito alla prima apparizione. Perchè le donne, certe donne, hanno mille vite che le impegnano tutte allo stesso modo e loro adempiono ai propri compiti, quasi sempre urgenti, quasi sempre più importanti di qualcos’altro. Fanno rinunce, le donne.

Hanno difficoltà a ritagliarsi gli spazi, le donne. E generalizzo apposta, così qualcuna può dirmi che non è vero e che invece lei ha una vita che non funziona a spicchi, che non va avanti a ricomposizione dei ritagli. Io sarò felice di sentire che le donne hanno davvero così tanto tempo per far finta di esistere tra un figliolo da portare a scuola e la cena da arrangiare in tavola. Tra il lavoro da portare a termine e uno shampoo da fare (uno ogni tanto, non ogni giorno) per non puzzare. Una donna ha sangue tra le cosce che scorre a fiotti e non succede per dimostrarle che esiste.

Semplicemente la priva di qualcosa e le regala qualcos’altro. Una donna ha mille intenzioni e sogni da conciliare con la realtà che può essere ben più grigia ma anche più pericolosa di quella di una persona che tocca e fugge per dimostrare di esistere. Le donne vorrebbero sognare, dedicarsi tempo, fare un po’ più l’amore, godere di qualche gratificazione in più. Non so gli uomini, ma le donne – ah le donne – esistono eccome. Bisogna odorarle intere, bisogna assaggiarle senza farle a pezzetti.

Perchè talvolta il limite è di chi osserva poichè riesce a vedere solo percentuali di esseri umani e non persone nella loro interezza. E questa è un’epoca difficile in cui tutto è precario, tutto è frammentato, tutto è veloce. Così le donne hanno imparato ad esistere spogliandosi e rivestendosi più volte al giorno, ricomponendo i pezzi e mutando i propri corpi in fotografie piene di pixel da vedere in maniera aggregata. Non c’e’ uniformità nelle persone. Non ci sono zone omogenee. Per fortuna si vive e in qualche modo si racconta anche.

Non importa come, dove, quando. Io leggo tutto: dalle orme dei passanti alle loro espressioni del viso, dalle pagine di un libro a quelle di un ipertesto online, dalle parole tra le righe a quelle dentro le righe, dai toni di una voce alle parole usate per dire qualcosa. Io prendo appunti: assaggio la pietra, il legno, la carne. Annuso le parole, gli sguardi, i gesti di un corpo. Conservo memorie con la lingua e con le mani. Poi scrivo: sui muri, sul web, su un foglio, tra le righe di un libro. Scrivo per ricordare. Scrivo per non tacere.

Rivedere il testo di un ricordo è difficile. Più semplice forse lo è quando si tratta di quello che racconta un personaggio fatto di carne o forse solo d’inchiostro. Ci vuole pazienza, certo. Una scrittura paziente, così difficile da associare alla passione, al flusso creativo, alla foga narrativa di chi vuole creare un personaggio e se ne vuole disfare subito…

E quel tipo di scrittura la immagino bella come può essere bello il sesso carezzevole, eccitante, sensuale, ritmato e lento senza essere snervante.

Forse c’e’ anche questo punto: in un epoca fatta di pixel è difficile stare dietro per troppo tempo ad un personaggio soltanto. Perchè questo forse è proprio di uno scrittore che non conduce una vita frenetica, che vede l’alba e il tramonto dallo stesso punto e che non deve conciliare mille vite per vivere o talvolta sopravvivere.

Forse con gli aspiranti scrittori precari, quelli di questo particolare e difficile tempo che vivono vite precarie, ci vuole un po’ di pazienza. Dico forse perchè non so se tutte sono davvero precarie. Ma io ne faccio una questione di genere, di ceto sociale, di provenienze geografiche, delle solite cose comuniste insomma. Talvolta, non sempre, le persone si accontentano di assaggi perchè non possono fermarsi a gustare tutto quello che c’e’ in vetrina. Io per esempio vorrei poterlo fare. Mi piacerebbe tanto. Però, come sempre accade nella vita, è una questione di priorità: la sopravvivenza sta in cima a tutto.

Perciò, "ppi nun sapiri ne’ leggiri e ne’ scriviri" dico che se lo stimolo e le prospettive a realizzare un sogno sono forti allora si può stare ferme anche per un anno intero a scrivere e riscrivere la stessa cosa fino a renderla perfetta. Ma se l’unica prospettiva, come per mille altre cose affrontate durante il giorno, è quella di appagare per qualche secondo il mio ego: allora la scrittura paziente dovrà competere con molte altre fonti di gratificazione o con i mille pezzi che compongono una vita. 

Comunque, ppi nun sapiri ne leggiri e ne scriviri, io per esempio continuo a scrivere. Faccio del mio meglio, ci provo. E ogni tanto mi rileggo e riconosco gli errori che mi hanno insegnato a vedere. Così cambio una parola, una frase intera.

Ci vuole una vita per dire grazie a qualcuno. Serve tutto il tempo trascorso a fare e ridire prima di arrivare a chiedere un consiglio, ad accettare una critica. Così quel grazie viene pronunciato nello stesso momento in cui si blocca il passo alla presunzione per lasciare strada all’umiltà. Si tratta di un grazie sincero a chi mi insegna… Ppi nun sapiri ne leggiri e ne scriviri…

Posted in Autoproduzioni, Corpi, Narrazioni: Assaggi, Personale/Politico, Precarietà, Sensi.


6 Responses

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  1. FikaSicula says

    Ciao Mario… Ci sono forse metodi più radicali che chiudere le tube di falloppio o fare una bella vasectomia? Uhm… Io penso davvero di no. La campagna dell’MCTF è invece l’arma più radicale e definitiva di cui si possa disporre per sterminare terroristi di ogni parte del mondo. Davvero! Questa cosa di Napoli mi dispiace molto. Grazie per la segnalazione. Pero’ io non so nulla di tutto ciò e riprendere la notizia da un giornale un po’ mi dispiace, oltretutto questo è un blog e non una testata giornalistica. Tento comunque di trovare qualche informazione in più. Altrimenti se tu ne sai ancora dimmi.
    Ciao

  2. FikaSicula says

    Pippi bella :)*
    grazie a te per i complimenti che mi fai. I miei scritti emozionano perchè li scrivo con il cuore, anzi con la tetta in mano (ed è un bello scrivere anche difficile con una mano sola 😀 ) …
    scherzi a parte.
    proprio io non ho idea di cosa sia IN2U
    cu schifiu è justin e che è la teaoria dei 6 gradi di separazione…
    può essre che abbia a che fare con la frocesima di venerdì di pasqua o forse con il voto al senato…
    qui tutti parlano in codice e non si capisce niente…
    ahahahahahah
    bacioni

  3. Mario says

    Ciao, sto pensando alla proposta di aderire alla vostra campagna: meglio i metodi radicali, non vogliamo correre rischi! Intanto, ho pensato che questo link poteva interessare il tuo blog. Si tratta della vicenda di una casa di una casa famiglia anti camorra che ospita donne che hanno subito abusi. Questa casa rischia di essere sfrattata per morosità, perché le istituzioni locali hanno fatto partire il progetto (cinque anni fa) senza una copertura economica adeguata… Secondo me è il tipo di cose a cui bisognerebbe dare un po’ di visibilità.

    http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/27-Febbraio-2007/art45.html

  4. pippi* says

    Ppi nun sapiri ne leggiri e ne scriviri, ti dico grazie per le emozioni che riesci a trasmettere nei tuoi scritti *:)

    ps:cu minchia è justin?
    hahhahahaha *:)P
    asia ha scritto “Sei un tipo IN2U?!”
    che vuol dire?
    la teoria dei 6 gradi di separazione___
    si potrebbe applicare alle ex *:)P ?

  5. FikaSicula says

    beh Asia, vedo che ci stai mettendo un serio impegno per trovare questo tizio. ma, scusa se ti faccio questa domanda che può sembrarti banale, cu minchia è justin? e quale geniale mente può aver partorito una cosa così…singolare…quasi superflua direi…come la teoria dei 6 gradi di separazione?
    però posso farla io. con questi sei gradi posso misurarci la distanza che intercorre tra me e la mia età pensionabile, o tra un muratore e i metri percorsi durante un volo letale in un bel cantiere edile senza nulla che garantisce la sicurezza suol lavoro.
    Magari se io lo dico a te, e tu lo dici ad altri e poi quegli altri lo dicono ad altri ancora, allora io posso avvicinarmi alla pensione o quel muratore può avvicinarsi a un risarcimento minimo che non lasci morire di fame la sua famiglia. che ne dici? 😀

  6. Asia says

    Scusa l’interruzione… ma è una questione di vita o di morte!!!

    Mi kiamo Asia, ho 21 anni sono di MI. Sei un tipo IN2U?! Allora iutami, T PREGO!!
    La faccenda è 1 po’ complicata… Ho scommesso cn 1 amico ke in 1 mese sarei arrivata a conoscere justin timberlake. Purtroppo il tempo sta scadendo e se xdo diventerò schiava del mio amico (ORRRORE). Xò forse sei ancora in tempo x aiutarmi… Conosci la teoria dei 6 gradi di separazione?! In pratica, + persone conosco + possibilità ho di conoscere Justin e quindi di realizzare il mio sogno nel cassetto…
    Scommetto che anche tu hai dei desideri, il mio forse sembrerà una pazzia, ma T sarò suxeternamente grata se mi aiuterai…
    Scrivimi e se t va dai 1 okkio al mio blog : )
    http://blog.libero.it/justIN2U

    tnx Asia