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Mestruoleide natalizia

Natale. Natalità. Nascita. Gravidanza. Fecondazione. Menorrea. Parliamo di mestruazioni. Sto leggendo un libro. Delizioso. “Le mie cose” di Raffaella Malaguti. L’argomento mi prende abbastanza, tant’e’ che ne ho già scritto e di sicuro ne scriverò ancora. Perché la biologia ci segna dall’infanzia e il sangue, come fosse un tratto distintivo, volente o nolente,  sta dietro a tante delle nostre storie. Sono storie di sangue e in genere non siamo noi a scriverle. Storie in cui quasi sempre noi siamo le vittime. Eppure ci descrivono quali carnefici.

Il libro narra le storie, la storia delle mestruazioni e di quello che hanno rappresentato. Attraversa i secoli in maniera leggera e impietosa. A tratti come fosse uno sberleffo, una linguaccia dispettosa ad un passato ingombrante e peraltro davvero molto ma molto recente.

Scritto bene, dettagliato, puntuale ma senza toni saccenti. Laico, perché assente di quell’alone mistico e baronale (Solo io so e in quanto so te lo spiego!) che altri libri di antropologia cosiddetta hanno. Semplice, come ogni cosa ottenuta da faticose ricerche e restituita a se stess* con le parole più comprensibili.

Così restituisce a chi legge il senso di una storia tra le storie che ciascuna di noi può rintracciare. Tra i ricordi, nelle pratiche quotidiane. E se ne ricava un orgoglio bello, fatto di prove provate delle battaglie fatte spesso in maniera davvero inconsapevole. Spesso senza supporto di sorelle, amiche, antropologhe a portata di assorbente.

Io lo so. Ci sono passata. Un tale orgoglio si ricava nel tempo, con gli anni. Nessun* regala grammi di orgoglio e dignità. La gara è a chi ne sottrae di più. Un libro simile assume quindi un bel valore. Sono pagine che puoi leggere con gli occhi lucidi e ad ogni parola ti strappano un “grazie” riconoscente. E’ un bel regalo. Affettuoso. Sono felice di averlo ricevuto. Che lui lo abbia scovato e comprato. Per lui. Per me. Perchè ancora non riesco a non essere riconoscente ogni volta che un uomo si accorge che esisto e che sono diversa da lui.

Così ho capito che ribellarmi da sempre ai pregiudizi e alle credenze popolari, oltrechè consegnarmi un discreto isolamento nel mio clan di partenza, mi ha anche dato modo di fare un atletico salto in avanti. Gli ultimi trent’anni siciliani sono stati certamente caratterizzati da piccoli e grandi cambiamenti nella cultura e nel modo di vedere il sesso, i sessi, la sessualità, i globuli rossi, bianchi, plasma e piastrine e tutto il biologico mondo uterino. Esistono però ancora troppi luoghi di enorme arretratezza. Così ripenso a tutte le volte in cui le mestruazioni vengono trattate come fossero armi di distruzione di massa, con un potenziale negativo, velenoso, racchiuso in sé tale da determinare scongiuri di ogni genere.

Mia madre è convinta di aver fatto seccare una pianta alla quale teneva moltissimo perché l’ha toccata con il suo sangue più velenoso: quello irregolare, emorragico del periodo subito precedente alla menopausa. Allo stesso modo, a casa mia, si chiedeva a me a vario titolo di non sfiorare la flora, neppure col pensiero, se mestruata. Andare dal parrucchiere e chiedere una permanente con le mestruazioni in corpo è a volte una roba medioevale. A sentire la categoria: il capello in quel periodo sarebbe intriso di una sostanza particolare o comunque non aiuterebbe a far prender bene tutti i trattamenti estetici destinati al pelo.

Questo argomento viene usato ogni volta che la cliente si lamenta per aver speso i soldi inutilmente o addirittura c’e’ chi scrupolosamente chiede prima alla cliente se è “in quelle condizioni” per essere pronto a consigliare di rinviare il trattamento alla settimana successiva. Con il sangue addosso non potevo fare ginnastica, nuotare, ballare, andare in bicicletta. Il sangue era il motivo per cui ogni cibo preparato diventava acido (il sugo di pomodoro fresco in bottiglia preparato una volta l’anno).

Addirittura era il motivo per cui le bottiglie di sugo esplodevano (succedeva a volte per questioni di fermentazione, per l’aria giacchè non venivano chiuse bene, per la stessa componente acidula di alcuni pomodori, per motivi di cui non so con precisione). Era la ragione per cui il mosto veniva male. E mia nonna usò spesso questa ragione per dire che quel particolare anno non c’era modo di farmi la “mustata” (un particolare e buonissimo dolce fatto di mosto bollito, addensante a base di cenere di rami di vite, mandorle, pistacchi) perché c’era di mezzo qualche femmina mestruata. Mia nonna poi aveva particolari legami con alcuni riti che non so se definire Woodoo brasileiro-siculi o alchimie folcloristico-paesane.

La mia pancia era oggetto di sue preziose attenzioni. Ogni più piccolo dolore veniva curato con un massaggio in punta di delicatissimi polpastrelli, tutt’attorno all’ombelico. Lei massaggiava e bisbigliava parole di cui non ho mai capito un accidente. Facevano parte di un rito magico che lei aveva promesso di rivelarmi prima della sua morte. Purtroppo non fece in tempo e portò quel favoloso segreto con se’ nella tomba. Le carezze e i bisbigli dovevano ricacciare indietro “i vermi” (le tenie), i dolori, il mal di pancia e infine i dolori mestruali. Da bambina ricevevo queste attenzioni tra le sue braccia, ed era un bel cullare. Poi lei stava dritta davanti a me come il più attento dei chirurghi. Su di me avevano l’effetto di un meraviglioso calmante.

Da bambina mi addormentavo. Poi mi rilassavano meglio che trenta tisane insieme. Potere della sapienza taumaturgica di una donna misteriosa che non sono mai riuscita a conoscere a fondo. Mi viene in mente (anche se non c’entra nulla con le mestruazioni) la mia vicina di casa. Da bambina mi curò gli orecchioni con un massaggio al collo con olio caldo e delle scritte unite a parole anch’esse bisbigliate. Le scritte erano nomi di città. Non ho mai capito che roba fosse ma posso provare ancora ad indagare.

Parlavamo di sangue: dalle mie parti suggerivano di prendere il sangue mestruato e mischiarlo al caffè. Bisognava farlo bere all’uomo "da incastrare" perchè così non si sarebbe allontanato mai. C’erano donne bruttissime con accanto uomini fighissimi. Le malelingue dicevano che l’unico modo per poterli legare poteva essere stato con il mestruo. Un liquido incantato che creava legami di sangue.

Ricordo il mio approccio con il primo assorbente interno. Mia madre era convinta che mi rubasse la verginità. Io ero in ogni caso felice di perderla e ancora più felice del fatto che quello sarebbe stato il mio migliore alleato per farmi fare tutto quello che altrimenti mi era proibito.

Mi si aprì tutto un mondo: la ginnastica, la bici, il nuoto, il ballo. Il mio corpo non era più vincolato agli assorbentoni da incontinenza senile che andavano di moda fino al quel momento. Potevo fare ogni cosa. Allora ci furono altre avvertenze per l’uso: fare il bagno con le mestruazioni provocava  congestione, embolia e non ricordo che altro. Come se si trattasse della digestione di un bue mangiato cinque minuti prima. Lavarsi era lecito, certo, ma immergersi era pura follia. E poi, ma come fai a fare tutte queste cose con il dolore? Fatto è che io almeno i primi anni non avevo nessun dolore. Arrivavano, in genere di notte (le perfide), mi inzozzavano e poi sparivano.

Tutto quel po’ po’ di trattamento da disabile permanente mi mandava davvero in frantumi. La cosa che mi rendeva comica la faccenda era l’esistenza degli assorbenti – sebbene, come giustamente dice il libro, non sappiamo di che sono fatti – e le loro evoluzioni. Potevano essere pistolotti di cotone pressato o con rampa di lancio da sparare in vagina. Pista con adesivo alla base o jet supersonici con ali splendidamente aerodinamiche. Le pubblicità poi sono sempre state tutto un programma, appunto. Con un assorbente si può fare di tutto. Più è sottile e più aumentano le possibilità. Invece che l’ascensore si può preferire lanciarsi direttamente dal quarto piano. Si può far parte della guerriglia rivoluzionaria di un paese anticapitalista e contemporaneamente violare gli accordi di Schengen senza che nessuno se ne accorga mai.

L’assorbente è un migliore amico, un alleato, un parente, un figlio, tutta la famiglia intera. E’ sicuramente anche una droga, dati i sorrisi eccitati e idioti delle modelle che lo pubblicizzano. Tutto pur di non dire che è una versione schiacciata di cotone (se è ancora cotone) con una garza intorno e un adesivo che lo tiene attaccato alla mutanda. Le ali sono una invenzione interessante perchè l’assorbente ad un certo punto si stacca e naviga per il mondo di giù come se fosse in crociera al mar dei caraibi. Così le ali impediscono qualche movimento e assorbono liquido in eccesso che sfugge all’acchiappo organizzato dalla struttura centrale. E’ una guerra. Altro che sentirsi leggeri. Siamo corpi che perdono roba. Ed è tutto un argomento rispetto al quale si invoca pudore, come per la masturbazione. Perchè sono cose mie, nostre. vostre, ma in realtà fingiamo di non conoscerle.  

Lui ascolta. Sorride. Anzi si sbellica dalle risate. Curioso chiede: Si, e poi? Poi c’era la volta che avevo il mal di pancia. La doglia. Quelle doglie che un po’ aumentano anche dopo il parto, come fossero il ricordo, la memoria di un evento che il corpo ha vissuto e ripete all’infinito. Per calmare il dolore ci sono le tisane (quelle di cultura naturista, new age, omeopatica), ci sono gli addominali da palestra (rafforzare i muscoli pare assorba le contrazioni), ci sono gli antidolorifici (quelli che si usano per il mal di testa: farmaci che calmano il sintomo ma non capiscono un tubo della causa e nel frattempo distruggono svariate parti della zona gastrointestinale). 

Si, e poi? Poi c’e’ anche che le donne hanno la luna. I cambiamenti d’umore. A me piglia una depressione bestia a partire da una settimana prima. Poi sono irritabile durante e incazzata qualche giorno dopo. Mi restano una decina di giorni al mese di equilibrio stabile. Anche per i cambiamenti d’umore non c’e’ rimedio. In medicina propinano psicofarmaci e se non li vuoi usare conviene che avvisi tutti che stanno arrivando “loro”. Così si dotano di difese adeguate e tu puoi lanciare strali e maledizioni in ogni dove. La stessa psicologia corrente (a parte qualcuna attenta al femminile) credo non si ponga tanto il problema della differenza tra il presunto equilibrio dei maschi di sesso andromaschile e le disarmonie delle donne di sesso ginecofemminile.

Non so ma mi pare che non siamo andati molto più in la’ del tempo in cui per curare l’isterìa delle donne si asportava l’utero (che si riteneva si spostasse di frequente in varie zone del corpo). C’e’ stato – è vero –  il tempo in cui le donne si sono armate di specchio e speculum per guardarsi da vicino e scoprire cose altrimenti sempre dettate dalla scienza misogina al maschile.

Penso però che la medicina sia sempre inadeguata a cogliere e risolvere le particolarità biologiche dei corpi mestruati. Penso che la ricerca sia, come già dicevo a proposito della pillola anticoncezionale, dettata da una morale punitiva o semplicemente dal volere far soldi e basta.

Si, e poi? Poi c’e’ che ricordo mia madre dirmi che il corpo di una donna mestruata è inviolabile, velenoso, sporco. Ho tentato nel tempo di spiegarle che la mia libido subisce anzi una spinta ulteriore giusto in quei giorni lì e, se non fa schifo e si supera il pregiudizio, il sesso per me è sempre grandioso. Si, ok. Parliamone. E poi? Poi niente. Basta. Finito. Per oggi. Domani ricomincio a ricordare. Perché sono fatta di memoria. Se non ricordo non vado avanti…

[e.p.] 

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