Da Abbatto i Muri:
Io nutro una estrema simpatia per alcune delle rappresentanti di SeL che, per esempio, hanno fatto ottimi interventi quando si è trattato di discutere di violenza sulle donne alla Camera. Grandi nel ruolo che hanno avuto di porre come centrale la questione degli obiettori di coscienza. Ma la #Boldrini non la capisco. Do una valutazione dal punto di vista politico e secondo quello che la stampa riporta delle sue affermazioni, ovviamente.
Non so se quello che i giornali riportano sia vero oppure no ma il fatto che lei pronunci frasi, ché manco un oracolo saprebbe metterci altrettanta enfasi condita di retorica del dolore, in cui a momenti ti dice che bisogna mettere i picchetti sul web, ora bisogna “porre dei limiti all’uso del corpo della donna nella comunicazione“, anche se poi dice che “Per arrivare a proteggere le donne dalla violenza va rilanciata l’occupazione femminile” il che mi trova d’accordo, salvo poi dover tornare a ricordarle che “porre dei limiti” potrebbe suonare un pochino intimidatorio, non può essere un caso.
Non lo è se nel frattempo in giro c’è chi presenta un ddl per “porre dei limiti” così come Boldrini evoca, e se poi c’è tutto un chiacchiericcio altrove, come se l’agenda politica fosse già bell’e decisa, di quelle che addirittura dicono che ne va della nostra pelle perché vi sarebbero delle connessioni oscure tra immagini e violenza.
Ebbene: potrei dirvene tante e ve le sintetizzo. Trent’anni fa, in sparuti luoghi siciliani, dove i cartelli pubblicitari non arrivavano neppure se li pagavi, quando non c’era la televisione berlusconiana, udite-udite, le donne le ammazzavano lo stesso. Identica dinamica, identica mentalità di partenza, identica cultura, identici problemi di dipendenza e subordinazione economica. Perciò il terreno sul quale muoversi è – certamente – culturale e preventivo, se vuoi lavorare su stereotipi che rafforzano l’idea di subordinazione di un genere rispetto all’altro, ma non fino al punto da assumere ruolo repressivo con divieti, falò di manifesti o video che qualcuna, secondo il proprio sentire e la propria morale, ritiene sbagliati.