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Unità nazionale? Bianchi, ricchi, etero, cattolici. Non appartengo alla patria

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/1/17/Sfilata_fascista_(Quirinale).jpg

Viva L’italia.

Esaltazione di modelli virili e della patria tutta. Gli intellettuali che non si mostrano allineati e coperti sono raggiunti da plateale indignazione e accuse della santa inquisizione. 

Ebbene si. Susan Faludi, sia maledetta, nel suo libro "Il sesso del terrore" dice anche questo. Dopo l’11 settembre provare a produrre un minimo ragionamento o mettere in dubbio l’operato del governo statunitense diventava pura eresia. Susan Sontag alla meglio fu definita somara e altri intellettuali (che lì ragionano con la propria testa e non fanno riprese quasi mute giacchè non dipendono dai finanziamenti pubblici alla cultura) e giornalisti furono tacciati di filoterrorismo.

Il terremoto è un po’ più difficile da addebitare sul piano delle accuse formali perciò un governo autoritario che si rispetti tira fuori il "cchiù pilu ppi tutti" che c’e’ in noi, il celodurismo che c’e’ in voi, e la geometria delle mascelle nazi-clonate e delle braccia in paresi eretta che di certo non si fa desiderare.

Viva l’Italia.

Giacomo di Girolamo scrive un pezzo condivisibile che trovate a questo link nel quale spiega perchè non darà un euro per il terremoto in abruzzo. Lo ricopio sotto per condividerlo affinchè possa contagiare anche voi.

Gennaro Carotenuto ci dice che l’ideona di Tremonti di togliere il 5 per mille alle associazioni per darlo al terremoto è una gran baggianata. C’e’ già l’8 per mille che può andare allo Stato il quale ha il dovere di destinarlo alle situazioni più gravi. L’8 per mille allo Stato però va in conflitto con l’8 per mille alla chiesa e quello, è chiaro, non si deve toccare nemmeno in caso di catastrofe del genere umano. Altrimenti chi costruirà l’arca di noè che porterà in salvo due esemplari per ogni razza marpiona che risiede in italia?

Gli sfollati denunciano che negli alberghi della costa abruzzese, quelli nei quali il premier voleva mandare tutti, si fanno favoritismi e si da la precedenza ai vip mentre si lasciano al freddo e al gelo persone che ne avrebbero più bisogno.

Un medico dell’Aquila dice con chiarezza quali sono state le conseguenze della normalizzazione dell’allarme. Dire alla gente che il mostro era sotto controllo e che tutto era normale ha fatto più morti e feriti di quanti ne avrebbe fatti il mettere sull’avviso tutti affinchè fossero predisposti alla fuga con rapidità in caso di scossa. E’ solo una questione di buon senso. Perchè: forse i terremoti non si possono prevedere ma la presunzione, l’arroganza, la castroneria di certuni che ci rappresentano e pretendono di spiegarci come fare a stare al mondo certamente si.

Anna, direttamente dai campi ci dice che i vestiti che stanno arrivando sono brutti e sintetici e che servono tute e scarpe da ginnastica. Buoni tessuti, non scarti di magazzino. Ci racconta anche della fila estenuante che bisogna fare per andare a recuperare qualcosa nelle proprie case e dei paesini abbandonati nei quali arrivano aiuti autogestiti che sfuggono alla militare e ferrea cortina di ferro stabilita tra le zone terremotate e il mondo.

Andata e ritorno è un blog di un@ dei/lle militanti di Epicentro Solidale. Fa dei report quasi quotidiani e ci promette foto, video e cronache di prima mano.

Viva l’italia.

Nel bel mezzo del casino generale in Friuli hanno approvato una legge regionale che autorizza l’utilizzo dei volontari per la sicurezza [1] [2] [3]. Le regioni a statuto speciale possono legiferare in materia di volontariato. La questione della sicurezza, con le sue ronde, entra in tutto questo di traverso. Come far diventare illecito l’aborto mentre chiedi la sepoltura degli embrioni. Se ne deduce che tra deregulation e federalismo ogni regione diventa un posto differente e non è obbligata a sottostare ad una legislazione nazionale. Potremmo perciò suddividere l’italia come la svizzera. Cantone padano, cantone fascista e cantone anarco-comunista. Occupiamo tutti/e una regione precisa, facciamola diventare rifugio, autoesilio. Inventiamo leggi, forme di governo o autogoverno.

Trasferiamo la residenza in qualche posto e facciamo spostare il culo dalle poltrone a chi ce l’ha messo svariati secoli fa e non vuole saperne di andare a quel paese. Colonizziamo la sicilia, bella terra, bel clima, avamposto della Nato, nuova location per le basi nucleari e gli inceneritori che la prestigiacomo sta progettando per noi, frontiera respingente degli immigrati. Potremmo partire da lì. Prendiamoci quella. Poi penseremo alla calabria e possiamo andare anche in puglia. Se prendiamo la Sardegna e poi la Campania possiamo rifare il regno delle due sicilie.

Ma in fondo che speranze abbiamo in una italia così dove il progetto di ricostruzione delle zone terremotate è già un piano di privatizzazione delle città.

Viva l’Italia.

Pensiamo ad un posto in cui le nostre case non siano quelle che sono. Edifici (definiti *assassini*, con la assoluzione di chi li ha costruiti) trasparenti che ci danno una illusione di privacy anche se senti i respiri di chi ti sta accanto e ti hanno costretto a essere protagonista di una nuova branca della giurisprudenza inventata apposta per fare un piacere ai costruttori di case di cartone: le controversie tra condomini.

Qualcuno mi dovrà spiegare quale razza di equilibrio statico può avere un mattone forato. Un mattone con i buchi non è sicuro neppure per sostenere le costruzioni della lego.

Le nostre case sono tutte così. Trasparenti e blindate. Puoi rompere il muro con una martellata ma ti sei premurato a mettere le sbarre alle finestre per non subire furti e per morire meglio in caso di terremoto. Siamo prigionieri delle case nelle quali abitiamo. Nostre, in affitto, occupate. Sono più sicure le baraccopoli che stanno tanto sul culo ai razzisti.

Sono case che non ci puoi correre, saltare, parlare, fare l’amore, perchè si sente tutto. Pareti sottilissime nelle quali è già un problema appendere una mensola, i mobiletti della cucina. Pareti che sorreggono il peso del piano di sopra e dei mobili del piano di sopra e poi del piano di sopra ancora e ancora e ancora. Se invece sei in cima puoi scoprire la vertigine per una altezza che è colmata da cemento solo in senso metaforico e talvolta neppure con quello. Il vuoto sotto e tu non hai neppure un paracadute.

Le nostre case sono fragili. Trappole. Ci viviamo dentro con il gas che ci scorre sotto, l’elettricità che può accendere una miccia, la benzina nella macchina in garage (per chi un garage ce l’ha).

Siamo in mano al destino. Oggi a te domani a me. Perchè la colpa non è mai di nessuno e il governo vuole fare il "piano casa" per "mettere in moto l’economia". Chissà se non sia meglio tornare a stare nelle caverne tra le rocce come facevano i sicani. 

E scusate se non ho suonato l’alzabandiera e non ho dedicato il plauso all’estremo coraggio dei nostri eroi. Il patriottismo nazionalista non è il mio forte. Per me contano le persone. Comprese quelle alle quali fa schifo l’idea malsana di una unità nazionale invocata anzi imposta sulla pelle dei morti d’abruzzo.

Non mi unisco nazionalmente e in nessun senso ai fascisti impettiti che vibrano d’emozione solo a sentir parlare di ritorno dello spirito di patria. L’unità nazionale – rifondata, da roma imperiale al periodo fascista e ora alla nuova fase di regime – di cui si parla è quella tra bianchi, ricchi, etero, di un’unica religione. Questa sarebbe la patria di chi ci governa. Ebbene: la patria non sono io. Questa patria non è mia. Soprattutto: io non appartengo alla patria.


—>>>Una foto a caso, che illustra la celebrazione dell’unità nazionale a cura del partito nazionale fascista. Tutti allineati, compresa l’opposizione.

>>>^^^<<<
 
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO…"
 
di Giacomo Di Girolamo

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di
chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che
la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il
contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non
telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto
telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno
bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case
al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti,
peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei
calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del
premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette
no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera.
Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà,
che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo
stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne
combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con
questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di
questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità,
purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi
sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire,
stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione
autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi
coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo.
Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste
tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti,
per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E
quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io
dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che
attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che
dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e
dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse
pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce
a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a
visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli
altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha
parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e
al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto
tempo l’aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve
essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco
come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura
Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che
“in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io
non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di
politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti,
avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con
diverse forme – da generazioni – gli italiani e il suolo che
calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia.
Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che
non c’è.

Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha
servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto
Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo
euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei
lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi
alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico
versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo
tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e
di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare
indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro:
comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle
scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di
penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio
scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti
di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa,
l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è
un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza
rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha
speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola,
dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo
scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala
Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il
controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche
l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere
nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per
tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno
sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la
diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con
il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso
del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa
succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i
furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto
è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non
parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la
maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il
terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il
paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se
solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare
gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o
quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al
referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova
cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia,
il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio
diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia
dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe
successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se
il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni
studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le
costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel
frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come
Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli
ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno
fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.

Giacomo Di Girolamo

Messina, terremoto del 1908.

 

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Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


4 Responses

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  1. anna says

    grazie epr i link
    ho trovato davvero fastidiosa la solita carità pelosa della CEI quindi mi/vi ricordo :
    Facciamo due conticini e magari divulghiamoli quanto più è possibile.
    Inchiesta della FED in USA sugli averi di proprietà della chiesa in America del Nord: 298 MILIONI DI DOLLARI IN TITOLI, 195 MILIONI IN AZIONI, 102 MILIONI IN OBBLIGAZIONI, 273 MILION IN JOINTVENTURE E PARTECIPAZIONI IN AZIENDE USA. Diamo uno sguardo allo IOR: 5 MILIARDI DI EURO in depositi. Diamo uno sguardo a quanto dona in interventi caritativi la chiesa: il 3% in Italia l’8,6% nel Terzo Mondo. Ovvero nel 2007 sono stati spesi per il sostentamento dei sacerdoti 354 MILIONI DI EURO e IN INTERVENTI CARITATIVI (PER I POVERI) SOLO 30 MILIONI. Francamente offensiva la mancetta che offrono per l’Abruzzo ed è offensiva la nostra ignobile informazione che si astiene dal divulgare tali dati”

    http://www.nessundio.net/blog/2009/04/14/1383/

  2. fikasicula says

    scusate avete ragionissima.
    non mi ero accorta che non si poteva accedere senza iscrizione. l’ho ricopiato paro paro il pezzo.

    @lucha: la liguria non sta troppo vicina al settore padano? non abbiamo mica la forza per farci il granducato di toscana 🙂
    bisogna pensare a qualcosa pero’ altrimenti finiamo per colonizzare tutti barcellona (di spagna, non pozzo di gotto :))

  3. lucha says

    «Giacomo di Girolamo scrive un pezzo condivisibile nel quale spiega perchè non darà un euro per il terremoto in abruzzo.»

    purtroppo seguendo il link mi è uscita una bella pagina di accesso a Facebook (ecco uno dei grossi limiti di questa piattaforma, btw). Non è che è possibile far leggere questo pezzo condivisibile (sono molto interessato, perché un po’ cinicamente anche io mi sento dubbioso davanti a questa corsa alla “solidarietà”) anche a noi clandestini della rete che non abbiamo il permesso di soggiorno su FB? 😉

    comunque, riguardo al cantone anarco-comunista, vabbene che c’è gente che a nord del 45° parallelo sostiene che il clima non sia adatto alla vita umana, ma dati i tempi che corrono e la nostra abilità organizzativa punterei a qualcosa di più piccino. La liguria?

  4. arte says

    ciao Fika
    scusa, solo una cosa tecnica.
    il link all’articolo di Di Girolamo, non può essere letto se non si accede a feisbuc, questo significa che se non hai un account non lo vedi.
    questo tizio lo ha pubblicato solamente lì?

    per il resto non ti faccio manco più i complimenti, tanto lo sai che sei brava…