Lui “non accetta la separazione”. Lui viene descritto come uno che fa brutte cose dopo essersi drogato (è sempre colpa di una cosa esterna, mai delle proprie scelte). Lui ha accoltellato il figlio di nove anni. Ha tentato il suicidio e non c’è riuscito. Chiuso in carcere si è suicidato. E di chi sarebbe la responsabilità accennata velatamente dall’articolo? Naturalmente della donna, la madre. Cattiva lei. Perché non restare con un uomo così equilibrato? Chissà.
Uomini fragili, di cui prendersi cura perché altrimenti si suicidano. Da non lasciare mai altrimenti ti ammazzano o ammazzano i figli. Mentre a noi danno il contentino di sentirci superiori, come siamo grandi noi, nessuna, come siamo migliori noi, capaci, meravigliose, eccezionali, nessuna. Le donne sarebbero la parte migliore dell’umanità. Così buone, così materne. Così piene d’amore e bla bla bla.
Invece no. Le donne sono come tutti. Sono anche egoiste – in modo sano – e vogliono essere libere di esprimerlo quell’egoismo senza che siano criminalizzate in quanto mostri. Le donne non hanno alcun obbligo di assistenza, non sono infermiere per conto dello Stato. Le donne sono “cattive”, decisamente e orgogliosamente a farsi i fatti propri, a pensare a se stesse, e questa cosa, che è medicalizzata e/o criminalizzata da sempre, ché se per caso studi e lavori sei una “in carriera”, terribile e megera e se fai sesso per il tuo piacere invece che per riprodurti ti prendi gioco di uomini romantici che hanno la cadenza sentimentale più simile a quella di mio nonno, e questa cosa, dicevo, bisogna dirla forte.
Siamo egoiste, cattive, siamo bad grrlz, riot grrlz, siamo noi, non accettiamo questo ruolo e questa responsabilità sociale. Non vogliamo essere vittime di un welfare che ci ha affidato il compito di tenere a bada degli assassini che alla prima caduta e alla prima sofferenza tirano fuori coltelli e pistole.
Non vogliamo avere il terrore di esprimere le nostre scelte perché altrimenti qualcuno potrebbe imputarci il malessere di uomini che non hanno alcuna forma di autonomia. Non vogliamo essere ostaggio di una fragilità della quale siamo liberissime di non occuparci.
Odiamo gli uomini? No. Amiamo noi stesse? Si. E questo è male? Per niente.
Siamo migliori? Proprio no. Siamo uguali, perché agli uomini nessuno imputa i suicidi delle donne, gli infanticidi, i drammi che attraversano le nostre vite. E’ sempre e solo colpa nostra e ce ne assumiamo la responsabilità, guardando oltre la complessità e senza nasconderci dietro trappole ideologiche e dietro demonizzazioni di chi orienta contraddittori che ci vorrebbero tutte al rogo come streghe.
Dichiariamo oggi, adesso, che siamo umane, abbiamo bisogno – ed è una necessità – abbiamo diritto – ed è una rivendicazione – di poter esprimere la NOSTRA debolezza, di poter trovare compagni sui quali possiamo fare affidamento, di trovare nella società contesti e persone che non si affidino e non si aspettino da noi che risolviamo tutto.
Abbiamo il diritto di dire che gli uomini devono essere autonomi, per se stessi prima che per noi, perché la loro autostima viene da questo e perché non si può continuare a coccolare una loro dimensione emotiva e dipendente che produce tragedie e che non può costituire un modello positivo per gli altri uomini.
Tu, uomo, ragazzo, amico, compagno, fratello, se sei dipendente non va bene. Non va bene per te. Tu non puoi continuare a ricattarci, a molestarci, a dire che se non vogliamo restare tu ci ammazzi, ammazzi i figli e poi ammazzi te stesso. Tu stai poco bene, hai bisogno di aiuto ma non siamo noi a dovertelo dare. Non sono io che mi assumo questo onere perché non faccio l’infermiera, non sono tua madre, non faccio la “madre d’italia” come qualcuna vorrebbe, perché non sono in “niente” superiore a te, perché non sono in grado e perché sono impegnata a sopravvivere e fintanto che la tua fragilità sarà pericolosa per la mia esistenza tu sarai sempre un mio nemico e io dovrò proteggermi da te.
Non può esserci empatia né comprensione per chi accoltella un bimbo piccolo perché non sai accettare un rifiuto, un’altra vita. Non ci possono essere giustificazioni. Devi risolverti. Lo devi fare altrimenti sei pericoloso per me e per i figli, ché non sono tuoi, non ti appartengono, non sono una tua proprietà così come non sono la mia. E di questo la società tutta deve esserne consapevole. Di questo bisogna parlare. In tanti e tante. A partire dal modo in cui i media trattano queste atroci notizie.
Ps: Perché dobbiamo prenderci cura di tutti, incluso gli assassini? Perché non possiamo prenderci cura di noi stesse?
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@Claudio: Di solito le donne che scelgono un uomo solo per quello che HA, a loro volta vengono scelte da loro per quello che HANNO: normalmente giovane età e aspetto attraente. Uno scambio triste ma vecchio come il mondo. Quindi vittimizzare quel tipo di uomo non ha senso, sa bene perché viene scelto, e anche lui fa le sue scelte in base a determinati criteri.
X Claudio
No, la colpa non è sempre nostra però mi piacerebbe sapere se tutta questo amore paterno per i pargoli c’era già durante il matrimonio o è venuto fuori solo dopo la separazione. Comunque non dubito che ci siano anche donne che lasciano il lavoro spontaneamente per fare le mamme a tempo pieno. Ti dico solo questo: ci si sceglie in due, per ogni donna che sceglie un uomo solo per i suoi soldi c’è sempre un uomo a cui la cosa sta bene. E poi non è vero che tutte le donne scelgono un compagno guardando solo al suo portafogli così come non tutti gli uomini s’innamorano di una donna solo perchè è bella fisicamente (per quanto l’attrazione fisica sia fondamentale per entrambi). Tu guardi una parte della realtà, non tutta: anche se una donna sta con un ricco non significa necessariamente che non lo ama..può essere così ma anche no
@Claudio
forse dovresti leggere meglio l’articolo che dice che le donne non sono meglio degli uomini, ma semplicemente esseri umani che quando sbagliano non imputano i loro sbagli a nessuno. Si prendono le loro responsabilità nel bene e nel male.
E terribile stiamo andando di male in peggio, femminicidi troppi, ora si comincia con gli infanticidi? Mi rattrista
Amo tantissimo questo post! Cercavo le parole per dire la stessa cosa.
hai ragione Claudio…la parte migliore del mondo sono di sicuro gli uomini come te…ma ripigliatiiiii!
E a te poi chi te l’ha detto che i padri sono dei menefreghisti che fanno pressioni perché lei lasci il lavoro? Ma sai quante lo lasciano di loro spontanea volontà?
E’ ora che ti metti in testa che il male non è tutto dalla parte nostra, nonostante siano in tante a volercelo far credere!
Paolo, hai idea di quante donne in un uomo guardano prima quello che HA e poi quello che E’? Se sei così convinto che la colpa è sempre la nostra è ora che ti svegli!
“Non trovi lavoro? E allora vuoi campare a vita sulle spalle di tuo marito?”.
giusto! però si potrebbe dire anche “mariti separati, non volete più pagare i mantenimenti alle ex mogli? allora battetetevi affinchè una lavoratrice incinta non rischi di perdere il posto!”, “Non fate pressione su vostra moglie affinchè lasci il lavoro” “chiedete congedi di paternità più lunghi! Dimostrate che volete stare coi vostri figli non solo dopo la separazione ma pure durante il matrimonio!”
Basta con la strumentalizzazione del dolore, i media non informano i media deformano tutto.
“Io non voglio fare la madre e basta”, infatti bisogna tutelare chi vuole esser madre e chi non vuole. Oggi entrambi questi diritti sono minacciati
Ma che post altamente intellettuale, peccato che non ne ho mai letto uno che dice “Sei depressa? E fatti curare invece di ammazzare tuo figlio”, oppure “Non trovi lavoro? E allora vuoi campare a vita sulle spalle di tuo marito?”.
Eh già le donne hanno sempre ragione, si sa che sono la parte sana del mondo!