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Daniza, cronaca di una morte annunciata

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Da Intersezioni:

…E alla fine ce l’hanno fatta. Come ogni volta.
Daniza, la mamma orsa che a Ferragosto aveva osato ferire un umano per difendere i propri cuccioli, è stata uccisa dalla dose di anestetico impiegato per catturarla. I cuccioli separati, uno catturato e da adesso ‘monitorato’, l’altro chissà dove, solo, indifeso, disperso.

A nulla sono valsi gli appelli, perché  in un mondo intriso di specismo fino al midollo, quando un animale osa reagire, o ferire (ancorché non gravemente, come in questo caso) un umano, esiste una sola, fascistissima risposta: la morte, o nel ‘migliore’ dei casi, il confino a vita in gabbie anguste.

Questo è lo specismo, la prima, più pesante e pervasiva forma di discriminazione di chi è percepito come irrimediabilmente altro. Lo specismo che ci viene insegnato da quando siamo in fasce, e che diventa il modello di altre discriminazioni, quelle intraspecifiche quali il sessismo e il razzismo. Lo specismo che non concede attenuanti, né pietà alcuna e non guarda in faccia a madri, piccoli, legami familiari e affettivi, quelle cose che invece per tanta parte dell’umanità sono sacri ed intoccabili valori (quanta ipocrisia, quanta ingiustizia!)

Questo è quello contro cui combattiamo e ci ribelliamo: eppure mentre noi, sempre in poch*,  sempre con fatica – anche nell’ambito dell’attivismo militante – ragioniamo di come il concetto di umanità sia da mettere pesantemente in discussione, mentre pensatori visionari immaginano di rinnovare la meraviglia nel mondo reintroducendo i selvatici, quello che realmente succede è che gli animali non umani hanno due possibilità di esistenza: o schiavi, se domestici, a cui sottrarre la vita, torturabili, spendibili, sacrificabili a miliardi, numeri senza volto; o fuggiaschi, apolidi, clandestini braccati, fantasmi impossibilitati a muoversi e sempre sotto assedio, in territori spogliati delle risorse necessarie a garantirne il sostentamento, perché comunque, quel poco che c’è, devono spartirlo con l’umano padrone del globo terracqueo.

Gli animali non umani dovrebbero divenire tutti peluches: morbidosi, senza esigenze, senza corpo, anima, volontà e desideri.

Avete ucciso una madre che ha protetto i suoi cuccioli da un altro animale potenzialmente pericoloso, avete lasciato due orfani disperati e sperduti, e parlate ancora di tutela, protezione, reintroduzione? Come si possono reintrodurre orsi, o lupi, se non possono poi avere adeguati spazi nei quali muoversi, se al primo allevatore che piange i suoi poveri capi (che avrebbe poi macellato lui stesso nel giro di poco tempo) tutti pronti con le armi in pugno? Se gli animali reintrodotti devono poi vivere nel selvaggio west, perchè lo specismo, l’ignoranza e la grettezza anche di chi sarebbe in teoria incaricato di tutelarli è senza fondo?

Restare uman*? E perchè, a quale scopo? Riconoscersi animali, quello che siamo, è l’unica strada percorribile per molt* di noi. E io spero di vedere sempre più animali umani alzare la testa e ribellarsi, e trovare la forza di smascherare la verità dell’umano: l’orrore che siamo.

L’orrore… l’orrore.

Posted in Animalismo/antispecismo, AntiAutoritarismi, Omicidi sociali.