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Petizione/supporto alla proposta di Amnesty di depenalizzare il sex work

imagesDa Abbatto i Muri:

Petizione a supporto della proposta di Amnesty per la depenalizzazione globale del sex work considerando la penalizzazione del sex work una violazione dei diritti umani. La prima firma è di Meena Saraswathi Seshu che è secretary-general del Sampada Gramin Mahila Sanstha (SANGRAM), organizzazione che si occupa di prevenzione all’HIV/AIDS, di supporto all’organizzazione, il lavoro, la rivendicazione di diritti di fasce della popolazione marginali e discriminate in Maharashtra, India. L’organizzazione comprende e rappresenta anche i/le sex workers, omosessuali e transgender. Potete trovare il testo e il form da compilare per le firme alla petizione che hanno lanciato a partire da QUI.

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A tutti i Paesi si chiede la depenalizzazione completa del sex work

Petizione a cura di sex workers, supporters, persone che sanno quanto sia importante smettere lo stigma e la criminalizzazione dei/delle sex workers.

Noi sosteniamo l’asserzione di Amnesty circa il fatto che gli Stati debbano avere l’obbligo a “riformare le loro leggi e sviluppare e attuare sistemi e politiche in grado di eliminare la discriminazione nei confronti di coloro i quali sono impegnati nel lavoro sessuale“. Amnesty invita gli Stati a “cercare attivamente di rendere più forti i più emarginati nella società, anche attraverso il sostegno del diritto alla libertà di associazione di quelli impegnati nel sex work, nella creazione di quadri di riferimento che garantiscano diritti e accesso appropriato a servizi sanitari di qualità, a condizioni di lavoro sicure e assicurino una lotta contro la discriminazione o l’abuso basati sul sesso, l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere o la libertà di espressione “. Questi concetti fanno eco alle voci dei/delle sex workers in tutto il mondo, che sostengono che gli Stati devono assumersi questa responsabilità, devono garantire diritti fondamentali e perciò chiedono loro di adottare misure che aiuteranno a proteggere, rispettare e soddisfare tali diritti per tutti.

Negli ambienti in cui vengono criminalizzati molti aspetti del sex work, per esempio, diventa difficile la vita al di fuori dell’attività lavorativa [famiglie e bambini ne soffrono di più], e i/le sex workers affrontano la discriminazione e lo stigma che minano i loro diritti umani, compresa la libertà di ottenere garanzia di sicurezza, uguaglianza, tutela della salute. I dati suggeriscono che il rischio dei/delle sex workers di infezione da HIV è indissolubilmente legato alla loro emarginazione e alla condizione di illegalità in cui li relega lo Stato, la spinta verso il lavoro clandestino produce inoltre l’aumento delle possibilità di sfruttamenti e degli abusi da parte della polizia.

Secondo l’UNAIDS Guidance Note su HIV e Sex Work “anche dove i servizi sono teoricamente disponibili, i/le sex workers e i loro clienti devono affrontare notevoli ostacoli all’accesso alla prevenzione, cura, trattamento e supporto, dell’HIV, in particolare quando il sex work è criminalizzato.” Nei paesi in cui il sex work è depenalizzato, ci sono dati che provano il fatto che la violenza contro i/le sex workers si riduce, i rapporti tra i/le sex workers e la polizia sono migliorati, e l’accesso ai servizi sanitari è aumentato.

Le leggi punitive che criminalizzano e puniscono il sex work vengono usate come strumenti attraverso i quali i/le sex workers sono ricattati, vessati e i loro diritti umani sono regolarmente violati dalle forze dell’ordine, dalle autorità sanitarie e dai clienti. In molti paesi, i/le sex workers sono l’obiettivo principale a cui la polizia si dedica per vantare quote di arresti, per estorcere denaro e ricavare informazioni. La polizia esercita potere sui/sulle sex workers attraverso le minacce di arresto, con l’umiliazione pubblica, utilizzando i preservativi trovati come prova di attività illegali, realizzando la promozione per la salute pubblica, le campagne sulle malattie sessualmente trasmissibili e l’HIV sulla pelle dei/delle sex workers messi alla gogna. 567 test forzati per l’HIV rappresentano un fatto comune, insieme alla violazione del diritto ad un giusto processo e della privacy.

I/le sex workers in molte giurisdizioni (a cura di figure istituzionali) sono gli obiettivi di molestie frequenti, abusi fisici e sessuali, e sono obbligati alla “riabilitazione”. Dove il sex work è illegale i/le sex workers spesso si sentono dire che c’è poco che possano fare per affrontare le violazioni perpetrate contro di loro e sono scoraggiati ad accedere ai servizi sanitari per paura di ulteriori stigmatizzazione e abuso.

I/le sex workers supportano l’analisi di Amnesty fatta a proposito del contesto del sex work a garanzia dei diritti umani, sugli accorgimenti sanitari necessari e altre utili implicazioni da assumere per i/le sex workers. La rimozione delle leggi e delle politiche punitive destinate ai/alle sex workers è un imperativo. Le International agencies come la Commissione Globale per l’HIV and the Law, UNAIDS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Alleanza Globale Contro il Traffico di Donne (GAATW) e Human Rights Watch hanno chiesto di sostenere la depenalizzazione del sex work. La depenalizzazione non è un tentativo di legalizzare i “protettori” né di aumentare lo sfruttamento dei/delle sex workers. Tali argomenti vengono usati da chi ha una conoscenza limitata del sex trade e compromettono la lotta dei/delle sex workers per il diritto alla salute e alla giustizia.

La depenalizzazione aiuterà i/le sex workers a organizzare e affrontare la lotta contro tutte le forme di sfruttamento, compreso il lavoro clandestino e la tratta, le condizioni di lavoro al di sotto di standard precisi o le azioni negative promosse da attori statali e non statali. Il movimento per i diritti dei/delle sex workers è perfettamente in linea con il movimento per i diritti delle donne nel condannare l’abuso e la violazione dei diritti delle donne, abusi e violazioni di diritti che riguardano anche i/le sex workers. Il sex work non deve essere equiparato allo sfruttamento sessuale o alla tratta.

Meena Saraswathi Seshu SANGRAM, India

Per firmare la petizione clicca qui:—>>>FIRMA

 

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—>>>Il sito del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute: http://lucciole.org

—>>>il network delle organizzazioni europee composte da sex workers: http://www.sexworkeurope.org

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