Da Abbatto i Muri:
E’ successo che sui media ad un certo punto è stato detto che si era fatto un gran passo avanti. Finalmente i figli dentro e fuori dal matrimonio avrebbero avuto uguali diritti. Senonché, da quel che leggo, la norma che è stata raccontata come un grande passo avanti per tutti conterrebbe, a detta dei suoi detrattori e delle sue detrattrici, alcuni passaggi che poco c’entrano con l’oggetto della norma e che invece, subdolamente, senza una discussione parlamentare e senza alcun tipo di coinvolgimento della pubblica opinione, costituirebbero un regresso rispetto la legge 54/2006 sull’affido condiviso. Sostanzialmente si sostiene sia stata cambiata una legge senza intervenire sulla stessa legge ma vanificandone alcuni punti in virtù della volontà di poche persone all’insaputa di molte altre. Come se in una legge che racconta una evoluzione nel mondo del lavoro si cancellasse di colpo il diritto del lavoratore ad essere informato circa i diritti e le tutele derivanti dal proprio contratto o come se in una norma che parla di maggiori tutele nei confronti delle donne vittime di violenza venisse fuori un articolo che parla di matrimonio riparatore in caso di stupro. La norma, dunque, da quel che ascolto e leggo (QUI o QUI anche una interrogazione parlamentare presentata dall’On.le Bonafede di M5S), presenta alcuni passaggi controversi. Come faccio sempre vado a chiedere a chi da sempre se ne occupa, perché ha elaborato e promosso la stessa legge 54/2006, cosa ne pensa. Porgo alcune domande al Prof. Marino Maglietta di cui potete leggere altri interventi a partire da QUI per conoscere quanto lui ha da dire circa l’affido condiviso. Ecco le sue risposte. Buona lettura!
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1] Il decreto legislativo sulla filiazione cancella la definizione di figlio illegittimo nato al di fuori dal matrimonio e gli restituisce tutti i diritti che un bambino deve avere. Secondo lei è la giusta soluzione?
Veramente cancella i termini “naturale”, “legittimo” e “illegittimo”, ma la distinzione tra figli nati nel matrimonio e fuori di esso resta. Non si è trovato il modo di cancellarla. In effetti non era facile. Ad es., resta in tutte le norme relative al riconoscimento e al disconoscimento. Forse si dovrebbe sopprimere il matrimonio … :).
2] Nell’ambito di alcune interviste lei ha affermato che il decreto è stato usato per modificare la legge 54/2006 sull’affido condiviso e questo senza che vi fosse una discussione parlamentare né una legittimazione a fare ciò. Come è potuto accadere? Chi ha proposto materialmente le modifiche? Chi le ha votate? In cosa consistono?
La dietrologia è un’attività rischiosa e priva di scientificità. Sicuramente non è accaduto per caso, distrattamente e molto probabilmente hanno pesato su questo tipo di interventi, del tutto illegali, la scelta dei soggetti auditi, in massima parte notoriamente ostili all’affidamento condiviso vero. Il motivo per cui nessuno se ne è accorto fino agli ultimissimi giorni sta proprio nel suo essere fuori dalle regole e perciò imprevedibile. Una sorta di “Attacco a Pearl Harbour” senza dichiarazione di guerra. Le modifiche sono state apportate al riparo dell’accattivante e incontestabile titolo della equiparazione della filiazione naturale a quella legittima, e tutti hanno approvato senza approfondire.
3] Dunque per lei queste norme costituiscono un regresso rispetto al progetto in itinere riguardo al diritto di famiglia. Mi dica: concretamente per effetto dell’applicazione di questo decreto come cambieranno le sentenze e che direzioni potrebbero assumere?
Indubbiamente l’intervento ha il senso della controriforma rispetto al cambiamento proposto nel 2006 con l’affidamento condiviso. Non è un’opinione, è un fatto: basti pensare che nelle norme del 2006 sono state trapiantate – ora per aggiunta ora per sostituzione – regole prelevate dalla legge sul divorzio del 1970 (dicesi millenovecentosettanta!). Un passo indietro effettuato nel 2014, quindi di circa mezzo secolo. In uno stato di diritto, quindi, ci si deve aspettare che la giurisprudenza si modifichi di altrettanto e nella stessa direzione, che è quella della restaurazione del modello sostanzialmente monogenitoriale. Tuttavia, in parte perché la magistratura ha già dato ampie prove, anche se in negativo, di andare per suo conto, in parte perché si tenterà con ogni mezzo (lecito) di far aggiustare il tiro, non è possibile prevedere in modo certo cosa accadrà.
4] Guardiamo le cose in maggior dettaglio. In pratica si toglie la potestà al genitore non affidatario ovvero lo si nomina solo in quanto mantenitore a distanza senza molti diritti. Questo avviene a prescindere e non perché il non-affidatario sia responsabile di chissà quali malefatte. Siamo oltre la richiesta delle donne di escludere gli uomini violenti. Giusto?
Più esattamente il genitore non affidatario non avrà più l’esercizio della responsabilità genitoriale, ovvero non potrà più dare ai figli le disposizioni della vita quotidiana. Questo potrebbe anche essere corretto se l’esclusione avvenisse rigorosamente per sue gravi carenze, di pregiudizio, anche potenziale, per i figli. Se invece si continuerà a escludere uno dei genitori (scelto non si sa con quale criterio) solo perché sono entrambi litigiosi e poco collaborativi, anche se entrambi idonei se considerati separatamente, questa diventa una decisione assurda e controproducente per i figli. La domanda era perfetta.
5] E’ vero che se non c’è mantenimento da parte di un genitore si può attingere ai soldi dei parenti prossimi senza tuttavia dare ai nonni la possibilità di vedere i nipoti? Come dire che se non ho nulla da pignorare a te pignoro i beni di tuo padre e di tua madre.
E’ vero che se un genitore non fa il suo dovere economico perché impossibilitato esiste una graduatoria di obbligati che, dopo l’altro genitore, prevede anche il soccorso dei nonni. E’ vero, ma non è una novità. Però è vero anche che nel 2012 (legge 219) è stato deciso di tutelare il rapporto nonni/nipoti. Dunque non è un merito del D.lgs 154.
6] Leggo anche che l’affido prevalente darebbe diritto all’affidatario di andarsene e trasferirsi dove vuole senza dover patteggiare nulla. Significa che se un genitore (o una genitrice) vuole tornare nello stato estero da cui proviene e portarsi un figlio lo può fare?
E’ uno dei passaggi più “inspiegabili” del decreto. Si è eliminato il diritto di ridiscutere tempi e modi della frequentazione in caso di trasferimento e si è affermato che si può partire senza alcun accordo né autorizzazione e per essere in regola basta darne notizia all’altro entro 30 giorni. Se poi non si fa neppure questo si dovranno rimborsare solo i costi della … ricerca del disperso. No comment. Mi piacerebbe fare due chiacchiere con il genio che ha fatto questa pensata. Tuttavia non si afferma che si può partire insieme con i figli. Forse è sottinteso …
7] Ma questo non vuol dire anche, dal punto di vista delle donne, che l’esaltazione del materno, la pressione di chi si opponeva al condiviso, la partecipazione di alcune che sostengono di operare per le pari opportunità, porteranno le donne ad avere di nuovo il carico e la responsabilità esclusiva del figlio?
Esattamente. E’ per questo che ho parlato di “restaurazione”. Purtroppo, dunque, non si è avuta la restituzione di un maltolto, ma la negazione di una conquista. E duole ammettere che guardando l’elenco dei soggetti auditi dalla Commissione che ha operato l’intervento – funzionari del Ministero Pari Opportunità, giudici minorili, avvocati delle camere minorili, avvocati delle associazioni storicamente ostili all’affidamento – che se anche non fosse venuta da loro la sollecitazione a smantellare l’affidamento condiviso, quanto meno è sicuramente è mancato il loro no, la loro ferma opposizione.
8] Ma allora l’affido condiviso sarà realizzabile o no? Riusciranno le donne a condividere il ruolo di cura oppure no?
Direi che questo avverrà solo in quei casi in cui la civiltà e la maturità dei genitori, che dialogheranno direttamente tra di loro, assicureranno la costruzione di regole giuste e intelligenti. Malgrado la legge. Malgrado le istituzioni. Ma allora cosa ce ne facciamo? “Si accomodino pure. Grazie, non importa che si disturbino”.
9] Da quel che capisco allora si torna al vecchio stile in cui le donne pensano di essere tutelate mentre lo Stato le condanna a svolgere da sole il proprio ruolo di cura. Secondo lei è così?
Non voglio chiudere in negativo. E’ perfettamente vero che dallo Stato viene esattamente il messaggio che lei dice (“piccola, tieniti pure i figli tutti per te; ma vai in cucina e stai zitta”; la seconda parte naturalmente non si dice, ma è la conseguenza logica della prima). Paternalismo e maschilismo camuffati da “protezione” della donna, da parte di furbetti, aiutati – consapevolmente o meno poco importa – da autoreferenziali maestrine di femminismo. Tuttavia, a questa evidente manovra si può dire di no, quei no che altri/e non dicono, quelli/e che stanno nelle poltrone dalle quali sarebbe più facile, per non dire doveroso, dirli. Noi non siamo ancora morti, no?
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