Skip to content


#SexWorkers: abolizionist* e appropriazione culturale

Nel web c’è una guerra in atto. La portano avanti le forze abolizioniste (della prostituzione) che mistificano dicendo che la tratta e la prostituzione per scelta siano la stessa cosa. Gente per lo più fanatica, che a parte gettare infamie sul mio conto, e sul conto di chiunque non la pensi come loro, stanno dicendo, ed è quello che mi interessa di più, che io mi sarei appropriata di un tema che NON mi riguarderebbe e dunque non dovrei parlarne.

Io mi relaziono sempre con le sex workers. Mi relaziono con i soggetti. Per me il personal/politico ha un preciso significato dato che io non credo al femminismo come pratica dogmatico/religiosa. Perciò non mi sostituisco alla loro voce. Rendo, per quel che posso, più visibile la LORO voce che è sempre invisibilizzata, non riconosciuta, delegittimata, diffamata e disprezzata.

Non sono affatto abituata a pontificare sulla pelle altrui immaginando di sapere io cosa è bene per loro. Lo fanno gli abolizionisti, paternalisti, le proibizioniste che disconoscono i soggetti, li diffamano, li escludono appositamente dalla discussione politica che pure li riguarda e chiunque li renda partecipi diventa di volta in volta complice di maiali, magnaccia, criminali, sfruttatori e chi più ne ha più ne metta.

Dunque, smetterò di parlarne solo se LORO mi chiederanno di smettere. Diversamente i miei spazi e la mia tastiera continueranno ad essere uno strumento che proverà a dare luce dove altri soffiano soltanto buio.

[Per inciso Pia Covre, del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, così commenta:  “Brava fai bene io sono una sex worker e avere una compagna che dà visibilità/auditorium alla mia voce mi fa piacere. Anzi io esigo che tutte le donne femministe che sanno scrivere e usare i media sostengano la lotta dei sex workers contro la pratica del proibizionismo che ci vorrebbe muti/i!“]

Perché a colonizzare e appropriarsi dei temi è invece chi vuole calare dall’alto una verità che non riconosce alcuna autodeterminazione e diversità. E’ chi ti colonizza fin dentro le mutande per affermare il proprio credo. E’ chi stabilisce che il mondo debba procedere secondo una unica morale e una visione ego-centrica a partire da un patriarcato buono (che sarebbe vicino alle donne e vuole salvarle anche se non vogliono essere salvate) e da un maternage di ritorno che impone alle altre di far coincidere l’idea di bene con quello che le matriarche immaginano sia tale.

Da dove viene questa traccia di pensiero autoritario l’ho già scritto. Vi risegnalo i post che a mio avviso vanno letti per capire. Buona lettura!

[pubblicato anche su Abbatto i Muri]

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, R-esistenze, Sex work.

Tagged with , , .