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Legalità e illegalità: quando si insegna che la legge è “sempre” giusta!

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da Abbatto i Muri:

Riflettevo su questa cosa di cui parla qui il Collettivo BellaQueer di Perugia. A proposito del fatto che viene indotto il gene della legalità con una educazione apposita nelle scuole.

Quando si “educa” alla legalità si omette una verità che invece va detta. Le leggi non nascono in “natura” ma ci sono delle persone che decidono, anche sulla pelle altrui, quali saranno le leggi alle quali tutti noi dovremo obbedire. Scrivono le leggi i più forti e per essere tali fanno di tutto per inquinare quello che per chi è anarchic@ come me risulta un circo: il gioco democratico, così lo chiamano, quello a cui tutti dovrebbero partecipare perché è tanto bello pensare che la maggioranza vince, senza trucchi e senza inganni, e che dunque le leggi rappresentano per davvero la volontà del popolo.

In realtà chi decide fa anche le regole della partecipazione. La prima cosa sulla quale mettono le mani i partiti è la legge elettorale affinché si estromettano le voci contro, di dissenso, le rappresentanze di milioni di persone che non saranno rappresentate mai. I media di regime prestano poi il fianco per creare consenso attorno a chi reprime. Dopodiché si omette un racconto, per l’appunto. Ché Mussolini arrivò al governo eletto dal popolo e che le leggi razziali erano la legalità di quell’epoca trasgredita la quale diventavi reo di qualcosa.

La legge non è “giusta” di per se’, in quanto tale, perché la legge può essere sbagliata e se è sbagliata disobbedire diventa un obbligo morale. Le persone che si ribellano a leggi ingiuste sovente diventano fuorilegge e finiscono in galera: perché hanno manifestato, hanno mostrato uno striscione, hanno raccontato un’altra idea, perché hanno operato una resistenza culturale o con i propri corpi all’invasione delle soggettività, dei diritti, dei territori.

Se non vi fosse stata resistenza avremmo ancora il nazifascismo. Se non si operasse resistenza oggi non ci sarebbe neppure una contro-narrazione a spiegare che chi scende in piazza a esigere diritti per le persone discriminate non è terrorista, “facinoroso”, eccetera eccetera eccetera, perché chi fa le leggi ne fa anche per imporre il modo in cui tu puoi eventualmente dissentire, riducendo ad un lamento quello che è un urlo di rabbia, addomesticando la resistenza e facendo passare te, persona che si ribella a una legge ingiusta, né più e né meno che per un criminale.

Sono cresciuta in una regione in cui “legalità” era sinonimo di antimafia. Ma la verità da sempre rimossa è che la mafia, come qualunque “impresa” capitalista, faceva anche le leggi, a volte, così come si fanno leggi in favore di speculatori, ricchi, usurai, gente di merda che mentre ti dice che devi comportarti bene ti fotte i soldi da una tasca e la dignità dall’altra. E questo non è “qualunquismo” né totale affidamento al popolo che sa anche munirsi di forconi per eleggere dittatori.

La legge è la morale e l’imposizione di alcuni che regolano le vite di chiunque. Senza garanzia di partecipazione. Più spesso a colpi di maggioranze risolte nella totale disparità di strumenti iniziali, perché se non ci sono le condizioni d’uguaglianza, in uno Stato, nessuno sarà mai davvero uguale.

E’ legge quella che condanna gli immigrati a morire nel Mediterraneo. E’ legge quella che obbliga un povero cristo a subire uno sfratto, un licenziamento, a fare la fila per ottenere una cura o per accedere al diritto di istruzione. E’ legge quella di chi non sopravvive e ha due sole scelte: spararsi un colpo in testa o andare in piazza a ribellarsi. E’ legge quella alla quale obbediscono le polizie che manganellano coloro i quali lottano e non si rassegnano affinché si riaffidino alla legge per regolare i loro sospesi con la vita.

Quando si educa alla legalità, poi, bisognerà spiegare perché è legale che qualcuno possa fare male a ragazzi e ragazze nelle piazze giacché oramai fanno le cariche pure contro i quindicenni.

Non si può educare alla legalità, senza spiegare bene queste cose, in special modo se la legge corrisponde a repressione, normatività, controllo della tua vita e del tuo corpo. E chiunque si occupi di questioni di genere queste cose dovrebbe saperle. Quel che è legge non è sempre giusto e quel che è giusto non sempre è legge. E se questo non viene detto chiaramente direi che alla base dell’educazione alla “legalità” c’è soltanto una menzogna.

Ps: sapete che qualcun@ dirà che quel che scrivo dovrebbe essere reso “illegale”?

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Posted in AntiAutoritarismi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.