da Abbatto i Muri:
Ha molto di brutto la faccenda della censura imposta sul libro di Costanza Miriano “Sposati e sii sottomessa”. Non mi piace per niente. Proprio non mi piace.
Non ho letto il libro. Non lo leggerò. Non mi interessa e posso scegliere tra quel libro e quello che l’autrice stigmatizza (le sfumature grigie, e non ho letto manco quello). Ciascuno, a quanto pare, ha il proprio testo da bannare.
Non mi interessa quel modello di vita, quanto io scrivo sta agli antipodi, mi riservo di criticare quei concetti, così come altr* criticano quelli che diffondo io, ma non mi sognerei mai di dire che quel libro va messo al bando, bruciato, addirittura appellandomi alla legge per vietarne la pubblicazione.
Questa cosa semplicemente legittima l’idea, poco libertaria, che in nome di qualunque buona causa si possa mettere a tacere chiunque non la pensi come noi. E non mi piace neppure l’idea secondo cui in Italia non si sia reagito allo stesso modo perché saremmo “sottomesse” al Vaticano. Forse siamo semplicemente più libertarie. Forse non si ritiene di risolvere il problema togliendo di mezzo i libri. Forse non si intende demonizzare niente e nessuno perché stereotipi e cultura che ci fanno male vengono diffusi dappertutto e da chiunque e non è impedendo a chi sceglie un modello di vita diverso dal nostro di esprimersi che abbiamo risolto il problema.
Anzi: così si regala appeal giusto a quel modello che vuoi rendere impopolare. Gli dai l’impronta della resistente trasgressione rispetto a una imposizione che suona come autoritaria.
Non è per questo che faccio e pratico femminismo. Non è di certo per impedire ad altre donne di dire o scrivere quello che vogliono. Per quanto siano distantissime anni luce da me. Non è per fare moralismo su chi sceglie di “sottomettersi”, da adulta, di farsi consensualmente dominare anche sessualmente, o nel coniugio in patriarcal/mode, per quanto io esiga che a mi@ figli@, a scuola, non si insegni che la sottomissione a un uomo possa essere una strada per la felicità per nessun@. Il mio motto è “liberati e sii felice”, ciascun@ a modo proprio, senza che io debba sentirmi oppressa dal giudizio né di femministe né di chi pensa che il femminismo rovini l’esistenza alle donne perché il vero segreto della felicità starebbe altrove. Una scelta autodeterminata non può diventare normativa per tutte le altre, perché siamo diverse, non c’è una norma che realizza la donnità o che la distingua in “giusta” o “sbagliata” e dunque il punto, casomai, sta nel fatto che la lezione morale della Miriano, forse, non può essere giudicante né può normare anche la mia vita.
Ma in ogni caso non elogerei lo strumento della censura. Non mi farei tramite per misure repressive chiedendo al papà Stato/protettore/tutore di salvarmi da un libro. Esigerei strumenti critici per poter decidere con la mia testa ed esigerei invece spazio per dare voce a un altro racconto, ché spero non si imponga che quanto dice la Miriano diventi la narrazione dominante, e spero che se mai qualcuno opporrà critiche, anche forti, al libro della Miriano, non ci sarà nessun@ che impedirà, censurerà, o minaccerà querele.
I libri, per quel che mi riguarda, non si bruciano nelle pubbliche piazze. Neppure quando dicono tutto quello che tu non diresti mai.
Ps: comunque sia, non poteva esserci pubblicità migliore di questa per quel libro. E chiedo, dato che oggi non servono neppure le case editrici per pubblicare, se la Miriano pubblicasse il testo online esigerebbero di oscurare il sito?