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Maschietti “vivaci” e femminucce buone: c’è chi vuole le classi separate per sesso!

da Abbatto i Muri:

Trovo stamattina questo articolo sul Corriere. Parla della bellezza delle classi separate per sesso, perché, così come qualcuno dice, è proprio un peccato che in Italia non si capisca quanto sia fondamentale mandare i figli e le figlie a scuola in classi separate.

Sostenitori delle classi separate ci infliggono stereotipi sessisti a iosa. Le femminucce sarebbero più ordinate e studiose, i maschietti sono cretini perché il loro sviluppo (mentale?) avverrebbe dopo. Le femminucce starebbero posizionate col culo appiccicato alla propria sedia mentre i maschietti avrebbero bisogno di più attività fisica. Le bambine sarebbero da destinare allo studio di materie umanistiche e invece i bimbi a quelle scientifiche. Ci manca solo che dicano che le bambine sono pettegole, inclini ad apprendere i segreti della sartoria e i maschietti interessati allo sport e abbiamo concluso.

Pare che quel modello sia parecchio ambito tra le classi sociali più in vista, che la classe mista sia vista come si vedrebbe quella che contiene bambini di varie etnie, e andando avanti per questa traiettoria da eugenetica scolastica immagino che ci saranno anche professionisti che si occupano di infanzia che prima o poi tireranno fuori la validità della separazione tra bambini poveri e quelli ricchi, perché i poveri, si sa, sono monelli e i ricchi, invece, sono santi.

Dividere le classi per due generi riconosciuti pone un grande problema: dove finiranno i ragazzini e le ragazzine gay, lesbiche, trans? Ci sarà una classe apposita per anormali o saranno destinati a percorsi di recupero e aggiustamento meccanico dei loro neuroni? Perché la divisione degli umani per caratteristiche attribuite verticalmente da qualcuno, giacché non esiste che per natura noi abbiamo cervelli e modalità differenti di nessun tipo, ci porta dritti dritti ai campi di concentramento, ai ghetti di isolamento sociale.

E io capisco che le regole di mercato abbiano bisogno a tutti i costi di avversare le politiche di inclusione di genere per riaffermare regole di separazione sulla base di ruoli che gli sono utili (donne riproduttive, alla cura familiare, e uomini alla produzione esterna) ma davvero oggi pensano possa bastare una scuola della differenza per farci decidere di essere altro rispetto a ciò che siamo?

Da dove viene questa necessità di incasellarci, stabilire a priori chi è buono e chi cattivo, chi avrebbe bisogno di quel tipo di educazione e chi invece no, chi sarà destinata a fare la maestra e chi invece l’ingegnere?

Nella società delle classi separate io ci sono cresciuta. Ho beccato le elementari in cui avevo a che fare solo con bullette al femminile e ho imparato, oh se ho imparato, che il mondo solo al femminile, dove noi che avevamo il grembiulino del colore giusto, facevamo la preghiera giusta e come compito supremo ci veniva assegnato quello di diventare le mogli e madri del domani, è limitato e sessista tanto quanto. Quando arrivai alle medie, oramai miste, e mi trovai con ragazzini che erano stati educati a pensare che toccare il culo della compagna fosse una gran prova di destrezza capii che la separazione non ci aveva fatto tanto bene.

Di fatto oggi che le classi sono miste trovi bambini e bambine attrezzati, con strumenti più adeguati a contrastare stereotipi sessisti ma anche ad accedere ad ogni possibile strada professionale. Non c’è più nessuno che possa sedare una bambina perché troppo “vivace” al pari dei maschi e nessuno che possa stigmatizzare un bambino se ha voglia di sperimentare spazi che di solito vengono assegnati alle bambine. Le nostre vite ovunque sono cambiate, per fortuna. Le donne lavorano, gli uomini sanno lavarsi le mutande. Le donne hanno smesso di pensare alla maternità come unico spazio di realizzazione e gli uomini vogliono esprimere la componente affettiva ed emotiva che non gli è stato permesso di condividere in pubblico…

Mi chiedo davvero a chi possa venire in mente di separare i maschi dalle femmine, maschi aggressivi e femminucce tanto buone, in virtù di una visione tanto stereotipata della questione. E’ un altro tempo, questo, possibile che invece che andare avanti torniamo inesorabilmente indietro?

Posted in AntiAutoritarismi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.