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La calunnia è un venticello: le flatulenze di Paola Tavella contro Wu Ming

Nel dicembre 2011 Femminismo a Sud pubblicava un post (Chi ha sdoganato Casapound?) di getto, come reazione alla strage fiorentina in cui Gianluca Casseri, “simpatizzante” di Casapound, ammazzò Mor Diop e Samb Modou e ferì Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike, perché stranieri.

C’erano stati diversi articoli su Casapound, scritti qui e là, e quegli articoli seguivano un trend di glamourizzazione del fenomeno. Superficiali, in cui si faceva confusione tra destra e sinistra, adeguati forse alle riviste che li ospitavano, in ogni caso meritevoli di critica politica.

FaS rese perciò visibile un archivio di post che in questo blog erano già stati pubblicati per criticare e commentare quei pezzi. In più aggiungeva i nomi (già pubblici) di chi aveva firmato affinché fosse revocato un divieto di manifestazione a Casapound. Nella nostra intenzione era un articolo che precedeva l’elaborazione di un dossier, per necessità di comprensione di quello che stava succedendo, perché la sottovalutazione di alcuni segnali culturali ci era sembrata troppa.

Il post fu aspramente criticato [1] [2] [3], per i toni, per lo stile, fu detto fosse una specie di “lista di proscrizione”, per giorni si scrisse su facebook che eravamo violent*, infam*, fascist*. Una delle giornaliste citate scrisse a proposito di gente che, a seguito del nostro post, avrebbe potuto decidere di andare a menarla. Articoli su articoli si susseguirono in suo appoggio e contro di noi e da lì in poi si abbattè su FaS l’attenzione virtuale di molte persone.

Fu quasi immediata la controreazione, più che in appoggio a quello che avevamo pubblicato noi – che certo poteva essere criticabile – alla maniera in cui si erano scagliati contro un blog e un collettivo spostando continuamente l’attenzione da quel che rappresenta Casapound al fascismo degli antifascisti.

Bisogna direper fare ulteriore chiarezza – che tutto ciò si inserisce in una dinamica di scontro tutta romana della quale anche FaS, a varie riprese, ha fatto le spese. Noi abbiamo scritto delle cose, opinabili o meno, ma non abbiamo mai dato il via o partecipato a operazioni di squadrismo virtuale in cui qualcuno tampina qualcun altro per metterlo alla sbarra. Ingenuità, forse, da parte nostra, quella di non aver valutato l’impatto di certe nostre affermazioni o il contesto in cui esse si inserivano, i metodi di scontro ai quali potevano essere funzionali.

Perciò ci era sembrata esagerata la reazione di chi era stato “nominato” nel nostro post e ci sembrò esagerato tutto il resto. Il clima era quello di un periodo in cui la critica politica diventò gogna e la gogna si trasformò in un espediente, un pretesto di persecuzione, linciaggio virtuale, talvolta di diffamazione delle persone citate. Noi lo sappiamo, perché abbiamo subìto per altri versi tutto questo. Chi rispondeva reagiva perciò comprensibilmente in modo molto personale ad una messa al bando giacchè se avevi parlato con Casapound finivi nella lista nera delle persone con le quali non bisognava neppure più avere a che fare. Colpevoli tutti, senza distinzione.

E tutto ciò va inscritto in un capitolo di storia culturale di cui forse dovremmo occuparci, dicendo innanzitutto che accogliamo le critiche, le abbiamo fatte nostre, abbiamo molto riflettuto, abbiamo anche concluso che in parte avevate ragione, ma ciò non toglie che chi ci ha anche largamente usate per togliersi sassolini dalle scarpe e saldare conti da un lato con soggetti che non interpretavano l’antifascismo in maniera affine, dall’altro con una serie di persone che avevano tampinato onorevoli e giornaliste colpevoli di aver parlato con Casapound, ci ha tirate in mezzo ad uno scontro tra diverse reazioni di branco che non ci riguardava.

E se non riguardava noi, che avevamo posto una singola critica, di cui ci assumiamo la responsabilità, ma non utilizzavamo, e non lo facciamo ancora, twitter o facebook per buttare fango sulla gente, non utilizzavamo strumenti social per attivare tifoserie pro o contro, figuriamoci quanto tutto questo poteva riguardare Wu Ming che a noi diede semplicemente solidarità.

Solidarietà, come potete leggere qui e qui, per il metodo di reazione contro il nostro post, per la scorretta definizione di “lista di proscrizione” che ne fu data. Non si dissero mai d’accordo né col metodo, né precisamente con i contenuti di quel post. Perché quel che loro pensano e scrivono su neofascismi e nuove destre certamente non è dozzinale, improvvisato, arraffazzonato e poco documentato tanto quanto quello che avevamo pubblicato noi in quell’occasione.

E dopo quella solidarietà i Wu Ming non ne fecero più parola, giacché non hanno neppure l’abitudine di attraversare i social network per citare tizio, caio e sempronio attribuendogli un tot di cose a muzzo. Dunque: come è successo che i Wu Ming per Paola Tavella diventano stalkers di una delle giornaliste che aveva scritto di Casapound?

Ecco quello che i WuMing scrivono (qui la discussione su Twitter):

Noi alle querele non ci crediamo. Non ne abbiamo fatte mai, qualunque cosa si dicesse di noi. Pensarci, però, è legittimo, in casi in cui viene fabbricato un nostro agire specifico, menzogna che viene proposta e riproposta, incontrastata, con l’intento di calunniarci, per motivi che davvero non è dato sapere. Dire che questo è inaccettabile non è censura, è umanità. E qui veniamo a una scrittrice e giornalista che da tempo su FB si esercita in questa diffamazione:

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E senza che nessuno le chieda: ma su che basi dici una cosa del genere? Che prove hai di quanto stai dicendo? Perché tiri in ballo loro?

Domanda: deve o non deve arrivare un momento, querela o non querela, in cui qualcuno dice: “questo modo di agire è indegno”?

A proposito, no, la querela non la facciamo. Volevamo però mettere in guardia sul (…) personaggio e su come si sta muovendo.

Quel che vorremmo capire è come e perché, a distanza di anni, quella parentesi non si sia ancora chiusa e continui a generare tutto ciò. Se da noi è partita la questione forse possiamo contribuire a chiuderla? E per inciso noi non abbiamo messo al bando nessuno. Abbiamo criticato, siamo state criticate… possiamo fare evolvere la discussione oltre questo punto?

Posted in Comunicazione, Pensatoio, Satira.

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