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Donne #Pd, securitarismo e salvaguardia del sedere della badante

donnelibertàda Abbatto i Muri:

Riassumevo ieri delle donne del Pd e Snoq che a Perugia hanno invitato Loredana Lipperini a presentare il libro sul femminicidio che lei ha scritto con Michela Murgia. Come Loredana scrive nel suo report ha finito, suo malgrado, per fare la foglia di fico di un incontro in cui del libro non s’è praticamente parlato, con le presenti che si barcamenavano con argomenti alquanto opinabili per difendere il Dl Femminicidio che evidentemente non solo rivendicano ma non hanno alcuna voglia sia modificato. Alla faccia delle 60 pagine di ragioni che Barbara Spinelli ha scritto per smontare quel mostro normativo securitario e repressivo che orienta solo soldi in direzione di polizie ed esercito legittimando autoritarismi anche contro migranti (il furto di rame) e NoTav (l’uso dell’esercito per rafforzare ordine pubblico e ampliamento zone di vario interesse da mettere in “sicurezza”).

Tra tanto bla bla si è inserita dal pubblico La PantaFika (QUI il suo report) che è intervenuta per ragionare di precarietà, reddito, perché se la precarietà non viene considerata violenza non si capisce di che parliamo. Tra le risposte ottenute:

Ma adesso, con tutto il rispetto per la tua condizione, non possiamo discutere di questo

Allora i vecchietti che toccano il sedere alla badante? per te non è violenza quella?” (detta da una senatrice)

E dunque: la prima frase mi ricorda l’atteggiamento già registrato in altri due appuntamenti targati Pd/Snoq. Uno a Torino, in cui si legittimava la ex Ministra Fornero in quanto che la violenza sarebbe una cosa sganciata dalle leggi economiche terribili che ella ha contribuito a sdoganare e l’altro a Milano in cui una donna si recò per raccontare la violenza dello Stato che non le garantiva neppure la pensione. In entrambi i casi quelle donne sono state trattate da disturbatrici, così per La Pantafika che, secondo quanto potete leggere anche qui, si è provato a fare passare da provocatrice.

La stessa Lipperini per avere un minuto di replica si è sentita dire “queste donne che vogliono sempre parlare“.

Ovvero è stato dedicato qualche sbuffo e un eufemistico che palle a ‘ste donne che non si rassegnano a fare solo da pubblico di altre che a parte esigere che appoggi le loro proposte di quote rosa poi vorrebbero totale e acritica adesione a tutto o il silenzio.

Ma la frase più significativa, a mio avviso, è quella in risposta a quesiti sulla precarietà violenta che colpisce anche le donne e le rende dipendenti da chiunque. Quesiti che ovviamente vanificavano il significato propagandistico/elettorale che poteva avere un’altra frase detta da una deputata. “Abbiamo messo in sicurezza le donne” aveva ripetuto un tot di volte, in grande sintonia, immagino, con il ministro Alfano e la sua consulente Rauti, eleggendo il securitarismo a prassi per affrontare la questione della violenza di genere.

Sicché la collega senatrice ha ritenuto di dover chiarire: “Allora i vecchietti che toccano il sedere alla badante? per te non è violenza quella?”.

E a parte un “che diamine c’entra” ‘sta risposta con l’argomento posto, quello che emerge è che si vorrebbe annullare il conflitto di classe dimostrando che le povere sono oppresse non da una violenza sistemica, economica, nel caso delle badanti anche razzista, ma unicamente dalla violenza di genere che viene scissa da tutto il resto in nome di una unicità di relazione tra donne che soffrirebbero lo stesso male a partire da qualunque ceto sociale.

Sicché noi povere, precarie, dovremmo ringraziare le donne borghesi perché ci fanno tanto bene. Non gliene frega niente della nostra precarietà ma con un cicinino di classismo considerano pietosamente la nostra condizione.

E lì avrei voluto chiedere ad una badante se tra tutte le sue disgrazie quella del toccamento culo sia poi davvero la peggiore. Pensiamo alla badante tipo: possibilmente dopo essere arrivata in Italia e accolta da una serie di soggetti appartenenti a cooperative di volontariato addette alla gestione lager (Cie ex Cpt come li aveva voluti la Turco/Napolitano del Pd, prima della Bossi/Fini), dopo essere stata privata dello status di cittadina, persona, forse costretta a fare la latitante, la prostituta e non per scelta, dovendo passare di ricatto in ricatto, subendo molestie da qualche volenteroso agente e dai datori di lavoro in cambio del permesso di soggiorno, con l’idea che il badantato, in termini sociali per la nostra bella Italia, sia sinonimo di redenzione.

Pensiamo a quel che rappresenta: la cura sgravata alle italiane e data alla straniera, che in senso neocolonialista donne borghesi e bianche stanno certamente aiutando, ed è grazie al loro buon cuore che mentre osservano ‘ste donne migranti, private della possibilità di rendere utilizzabile il proprio titolo di studio, dovendo combattere ogni giorno per esistere, comunque si premurano affinché il vecchietto che gli tocca il culo non lo faccia. Oh vecchio, sta’ buonino. Tieni la schiava pagata a poco prezzo ma non le toccare il culo perché ci sono io, donna bianca e borghese, che ti sorveglio, sai… altrimenti la migrante schiava non viene più in Italia a sgravarmi dal ruolo di cura e io non potrei più neppure dire tutte ‘ste cazzate… sciocchezze.

Come ho sempre detto, e lo dice ottimamente anche La PantaFika, se non si inserisce la questione di classe e anche di “razza” nei ragionamenti di chi si occupa di violenza non ne usciamo. Impantanate a sentire discorsi che non servono a nessun@, mentre si rimuovono e anestetizzano conflitti sociali, le donne utilizzate come brand per avallare politiche economiche tremende e soluzioni liberticide e autoritarie, utili a legittimare la repressione e infine ad essere relegate tra le disturbatrici se dici pane al pane e vino al vino.

Poi, per cortesia, non mi parlate di quote rosa. Parlatemi semmai di quote intelligenti e precarie. Grazie.

Ps: oltretutto il decreto legge non fa bene neppure alle migranti, tanto per dire, e qui viene perfettamente spiegato il perchè.

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Precarietà, R-esistenze.