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L’utilità di un buco – di donna – post-mortem

Macho free zone rosaDa Abbatto i Muri:

Quando ero piccina fece scalpore, dalle mie parti, la storia di uno scemo del villaggio che era stato beccato a stuprare una donna morta prima della sua sepoltura. Era l’aiuto becchino, per così dire, e a vederlo sembrava del tutto innocuo, salvo il fatto che molestava tutte le ragazzine che passavano chiamandole “ammmore mio”.

Ho sempre perciò associato l’idea che a considerare una donna, finanche da morta, un semplice oggetto di sfogo sessuale fosse uno che non ci sta tanto con la testa, uno che non ha chiaro il fatto che le donne non sono un buco con qualcosa di parlante attorno, uno che non capisce che il sesso bisogna farlo consensualmente considerando l’altra persona in grado di decidere se ne abbia voglia o no.

Col tempo ho dovuto, ahimè, ricredermi e ho capito che a considerare le donne come semplici oggetti sessuali erano in parecchi e dietro quella mentalità c’era una montagna di pregiudizi, tanto sessismo, la negazione del fatto che a qualcuna può non piacere l’attenzione di tizio e caio e sempronio e vi assicuro che tizio e caio e sempronio hanno sempre la battuta molesta in canna, la palpatina facile, educati a ritenere che è l’omo che ci prova dove provarci non fa neppure rima con sedurre ma semplicemente con l’atteggiamento stizzoso di chi al massimo ti dice “dammela, dai, e se non me la dai, tu, sei una gran pullazza“.

Pullazza è un bel nickname, dopotutto, riappropriarmene sarebbe stata una grande idea per liberarlo da connotazioni negative e dello stigma solito che un modello stantuffo-man ti attribuisce quando scopre che quel che c’è di parlante attorno al buco è frutto di una volontà precisa e di una scelta che può portare perfino a dire no.

Mi viene in mente questo adesso che leggo di una ragazza che dicono stuprata e uccisa. Lui dice che si sia trattato di un gioco erotico finito male. E se anche così fosse, e io difenderei la scelta autodeterminata della ragazza, di sicuro lei comunque non avrebbe scelto di morire. Di fatto quel che osservo, al di là di quanto accerterà chi porta avanti questa indagine, è che nella rassegna è scritto che dopo che lei è morta lui avrebbe continuato a farle violenza senza alcun problema.

Immagino che queste notizie arrivino da una eventuale autopsia. Voglio sperare che non si tratti di dettagli morbosi aggiunti dalla stampa mediocre che ci ritroviamo in Italia. Se quel che scrivono fosse vero non posso non pensare al fatto che non mi stupisce, e questo è brutto, che esista chi non tiene in considerazione la volontà della persona con cui immagina di voler fare sesso (ché la violenza non è affatto sesso) al punto che neppure si accorge che è morta e continua ad eiacularle addosso. D’altronde della volontà di questa ragazzina di 18 anni, rumena, dell’etnia più vituperata da razzisti ché fosse stata italiana avrebbero scritto a caratteri cubitali “non toccate le nostre donne”, a chi vuoi che importi?

Osservo che della vicenda si parla abbastanza di striscio e i dettagli che vengono fuori sono, appunto, morbosi, prurigginosi, sessuofobi. Qualche giorno fa è stata uccisa una prostituta e anche lì poche righe qua e là e nessuna accorata riflessione di quelle che siamo solite leggere quando viene uccisa una donna incinta, moglie, madre, etero. Eppure ci sarebbe tanto da dire. Per esempio: fare violenza su una donna morta, o ridurla alla morte per fare presunto-sesso non consensuale con lei, non vi somiglia, vagamente, alla maniera in cui si prevarica l’autodeterminazione delle donne immaginando di poter usare i loro corpi per una gravidanza o un parto post mortem non voluti?

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Corpi/Poteri, Critica femminista, R-esistenze, Sessismo.

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