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Il corpo (violato) delle donne: chi se ne serve e perchè!

immaginedonnastuproC’è chi traduce una sintesi da un testo che rispolvera una faccenda svedese che è in giro almeno da 8 anni, secondo ciò che è stato riportato anche su un antico forum di estrema destra e siti analoghi. La notizia completa parla di una statistica sugli stupri nazionali in Svezia e viene pubblicata con allegata una foto che è terribile ed è attribuita appunto alla vicenda vecchia di 8 anni. E’ l’immagine di una donna massacrata. Non si capisce però davvero a cosa sia esattamente riferita, perché quando cerco la storia di “Linda” e del suo stupro in Svezia trovo un’altra immagine, più volte riprodotta da siti antislamici, di una donna ferita e sanguinante, anche quella shoccante, ma che sembra viva.

Si porta anche la vicenda di “Linda”ad esempio di quel che potrebbe avvenire in Italia se passasse la linea del multiculturalismo. E la dichiarazione di eccessiva tolleranza rivolta alla Svezia, assieme a quella foto, porta nuovi e più meravigliosi spunti a quelli che hanno qualcosa da ridire contro la ministra Kyenge.

Con ciò, dato che mi sembra evidente che chi diffonde questi contenuti ha idee contro l’integrazione degli immigrati, soprattutto se associati al mondo islamico, mi sembra necessario intervenire perché  l’uso strumentale della questione della violenza sulle donne a me sembra una ulteriore violenza.

antimusulmaniQuel che io so è che in Italia la maggior parte delle violenze sulle donne sono commesse da italiani. Molto sono le vittime anche straniere ma quasi sempre vittime di italiani (i clienti delle prostitute o i nuovi mariti di ex badanti o i compagni di donne straniere). Così come è accaduto nel 2007 (quando in Italia si parlava di allarme stupri commessi da stranieri) va ribadito che non esiste il pericolo di violenza da parte di determinate culture ed etnie perché il livello di oppressione delle donne in Italia, per sfortuna, è tutto merito di italiani e italiane che la pensano allo stesso modo sul ruolo che le donne dovrebbero avere in famiglia e nella società.

Mi sono interrogata molto sul fatto di poter segnalare questa cosa perché non intendevo darle visibilità in senso virale, non sapevo come parlare della terribile foto senza fare vedere la foto, terribile non per la nudità ma per il fatto che la tortura su quel corpo diventa strumento di diffusione di idee che con quella donna non c’entrano niente, come se fosse una ulteriore violazione, e mi sono posta il problema di non voler sollecitare una ulteriore caccia ai mostri, di parte avversa, attivando un’altra gogna e istigando indignazione e tentazioni di linciaggio. Pregandovi perciò di non lasciarvi prendere dalla tentazione di darvi ai due minuti d’odio (che non scardinano la cultura dell’odio ma la ripropongono solo con altre, più nobili, giustificazioni) pongo la cosa dal punto di vista politico.

In Italia la questione della violenza sulle donne viene usata in senso allarmistico ed emergenziale per fare una legge che parla di repressione ai NoTav oppure per chiedere maggiori restrizioni all’integrazione degli stranieri. In tutti i casi, quando delle donne si vuole parlare per toccare molle emozionali e per vendere qualcosa, una legge, un’idea autoritaria, un prodotto commerciale, la rappresentazione della violenza sulle donne è sempre carica di elementi splatter, che creano shock, con mille lividi e forme di vittimizzazione.

In questo senso il dibattito è viziato da molti anni, ormai, e le donne che davvero si interessano a questa questione sono trascinate sempre e comunque a dibattere nell’area di discussione che la destra esige per se’. Anche in questo caso dovrei essere tenuta a fare l’avvocatessa di una religione o etnia e in realtà il punto è che tutti gli integralismi, incluso quello di chi usa le donne contro gli stranieri, non mi piacciono e che la violenza di genere è una faccenda molto più complessa, ordinaria, diffusa e che fa capo a ogni Stato, ogni contesto e ogni situazione.

Peccato che poi dire questo apra ad ulteriori speculazioni dove finiamo per essere rappresentate dalle donne borghesi che dicono che dato che nel mondo difetterebbe sempre e solo l’uomo violento allora sarebbe bene unirsi tutte quante anche se loro sono ricche e noi precarie e non abbiamo smesso di credere nella lotta di classe che loro invece ostacolano con grande tenacia e determinazione.

Insomma, pare che da qualunque parte ci giriamo quasi a nessuno importi per davvero di noi, delle tante forme di autodeterminazione violata e degli autoritarismi che giocano sulla nostra pelle a procurarsi il diritto di esercitare poteri in nome della nostra difesa. E allora sarebbe utile fare un bilancio della situazione. Fare scattare l’emergenza stupri e violenza sulle donne è utile a persone che hanno avversione per gli stranieri, a quell* che vogliono leggi autoritarie e a quell* che vogliono ammansire e rimuovere il conflitto di classe.

Da dove ricominciamo allora? Ricominciamo da noi. Dalle alleanze per precise affinità politiche che incrociano generi, razze e specie in cui non si possa prescindere dall’antisessismo, l’antirazzismo e la lotta di classe. Ricominciamo da noi. E d’altro canto: il personale è politico, no?

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, R-esistenze.