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No – I giorni dell’arcobaleno (riflessioni sul Cile)

Da Abbatto i Muri:

La riconciliazione cilena è mai avvenuta? Non c’è stata libertà in nome della verità come nel periodo post apartheid in Sudafrica. La verità è rimasta lì sepolta assieme ai gradi di complicità di tanti personaggi più o meno oscuri con quel dittatore che fu Pinochet. Fu riconciliazione ottenuta, come dice una bella recensione su Carmilla, da un “pensiero liberista che rifiuta la dittatura perché toglie opportunità di mercato“.

E’ un gran film, senza dubbio, ce lo siamo detti mentre uscivamo dall’arena in cui avevamo sgranocchiato pappe da intrattenimento serale e ricordavamo i meriti della comunicazione. Alla faccia di chi dice che la comunicazione politica non ha senso, che la lotta si fa solo in piazza, diceva l’altra persona che stava con me. Si ma se la comunicazione non ha alcun legame con la lotta di piazza è solo vuota retorica e diventa una imposizione dogmatica e normativa come tante altre, rispondevo io. La comunicazione politica non si sostituisce alla lotta di piazza dei movimenti. Semmai le dà voce, la rende leggibile a chi non la comprende, la contestualizza, la libera dall’area di criminalizzazione che è quella in cui ti inchioda la parte reazionaria che ti vuole delegittimare, la fa diventare “prodotto” in quanto che hai bisogno di “venderlo” per trarne consenso.

Oggi vince chi fa la migliore comunicazione politica, su questo non c’è dubbio, ma così d’altronde è sempre stato e ce lo hanno insegnato le più atroci dittature che in primo luogo hanno sempre affermato il proprio potere sui media e poi su tutto il resto.

Il film è bello, carino il ruolo del protagonista, un individuo non machista che della dittatura ha paura, che pensa di essere libero finché quella libertà, per il solo fatto di voler esprimere un’idea, gli viene negata. Finisce bene, forse, ma in realtà nella storia di quel referendum non c’è un gran lieto fine. La campagna del No voluta soprattutto da partiti di area moderata, democrazia cristiana in testa, vince ma chi l’ha pensata e se ne è occupato viene minacciat@, licenziat@, infine lo stesso ideatore della campagna cambia perfino lavoro.

Ma quel che vince è il liberismo che ad un certo punto si scrolla di dosso i generali, le esigenze di mercato che non hanno più bisogno di impadronirsi in maniera cruenta degli Stati per piazzare prodotti e fare girare moneta. Piuttosto si inaugura la nuova faccia degli Stati Uniti, quella dei liberatori, che supportano le lotte per la libertà dei popoli, testimonial di sostegno, diritti umanitari, la superpotenza mondiale che si autoassolve, salvo poi bombardare altrove civili per fare qualche gasdotto. Ma il Cile, come altri paesi latino americani, viene consegnato ad un presidente ottenuto con libere elezioni, il generale Pinochet resta a capo delle forze armate fino agli anni novanta, poi resta come senatore a vita, e nel frattempo le migliaia di persone torturate, uccise, deseparecide restano lì senza libertà né verità.

Le finte democrazie volute da un più moderno neoliberismo le distingui quando metti in discussione quel modello. Allora ti rendi conto che le polizie sono sempre lì a fare il loro sporco lavoro di sempre, che gli eserciti continuano a difendere la proprietà e che in piazza coloro i quali vanno a rivendicare diritti comunque sia finiscono per essere pestati a sangue.

Gli studenti da qualche anno vivono sulla loro pelle una repressione assurda. Le donne stanno ancora lì a pietire diritti minimi. L’aborto proibito anche in casi di stupro alle bambine. Il liberismo tollera le “tradizioni” locali solo fin quando non ostacolano il business. Ecco: magari domani lì le donne potranno abortire. Solo se questo favorirà gli investimenti. Solo se…

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, otro mundo, Pensatoio, R-esistenze, Vedere.