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#StigmaKills: Roma, 19 Luglio, ombrelli rossi in lutto contro la violenza sulle #sexworkers

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All’Appello del Comitato Internazionale per i Diritti delle Sex Workers in Europa rispondono in tanti/e. Molte sono le città in cui si manifesterà davanti alle ambasciate svedesi e turche (in Francia si manifesterà anche davanti a quella italiana) contro la violenza sulle Sex Workers in memoria di Jasmine e Dora.

Risponde anche Roma ed ecco l’annuncio:

Ci mobilitiamo il giorno 19 a Roma davanti l’ambasciata di Svezia (pza Rio de Janeiro 3) alle ore 11.00 am (alle 12 chiudono) Le sex workers del CDCP porteranno ombrelli rossi con fiocchi neri a lutto per tutt*.
Alle 13.00 ci sposteremo davanti l’ambasciata di Turchia (pz. Della Repubblica 56)

Con il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute le compagne dei collettiviche già il 6 luglio hanno manifestato davanti la ambasciata di Turchia  parteciperanno e ci offriranno la loro assistenza strategica/operativa, Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, Coordinamenta femminista e lesbica-Roma , Abbatto i Muri, Collettivo Femminismo a Sud.

Hanno dato l’adesione  le Associazioni GLBTQI  l’Associazione Radicale Certi Diritti, Arcigay Ganimede  Agrigento,  Gaiy Romeo,  Arcigay Bari, Movimento Identità Transessuale, la CGIL Nazionale Ufficio Nuovi Diritti.

a sostegno del nostro

GRIDOOOO

BASTA  xxxfobia , Discriminazioni, STIGMA,

STIGMAKILL

Lo stigma ci  sta uccidendo

Hashtag per la giornata internazionale, per chiunque volesse partecipare alla mobilitazione via web è #stigmakills perché lo stigma uccide.

Pagina evento facebook su Roma, per info, adesioni e varie QUI.

Blog Internazionale che registra tutti gli eventi in ogni città QUI.

Pagina evento internazionale QUI.

L’appello in lingua Italiana QUI

Segue, dal blog JasmineandDora:

Comunicato stampa del Comitato Internazionale dei Diritti de Sex Workers In Europa (ICRSE)

Dalla Turchia alla Svezia, i recenti omicidi e gli attacchi violenti contro i/le* sex workers provocano un’ondata internazionale di azioni senza precedenti per chiedere la fine della stigmatizzazione e della criminalizzazione.

La scorsa settimana, ad un giorno di distanza, i membri del Comitato Internazionale sui Diritti de* Sex Workers (ICRSE) hanno appreso dei violenti omicidi ai danni di due donne. Martedì scorso, Dora, una donna transgender che si prostituiva a Kusadasi, nella provincia di Aydin in Turchia, è stata accoltellata da un cliente. Giovedi ‘, Jasmine, madre di due figli e sex worker, è stata accoltellata dal suo ex-marito.

ICRSE e tutt* le/i suo* membr* stanno porgendo le loro condoglianze a tutt* i/le familiar*, amic* e collegh* di Dora e Jasmine. Ma la tristezza e il dolore che quegli omicidi provocano ha anche sollevato la rabbia e la rivolta de* attivist* contro i sistemi che tutto il mondo non riescono a proteggere i/le* sex workers dalla discriminazione, la violenza e l’omicidio.

Quelle due tragiche morti dovrebbero essere un campanello d’allarme per tutti noi: difensori dei diritti umani, femministe, attivisti LGBTIQ*, politici e tutti coloro che rifiutano un mondo in cui le persone – solo a causa del fatto che stanno vendendo prestazioni sessuali – sono viste come meno degne di umana dignità e rispetto, quindi con più probabilità di essere considerate madri non idonee da parte dello Stato, o di essere vittime di crimini efferati e odiosi.

1. Red Umbrella Sexual Health and Human Rights Association, un’organizzazione parte di ICRSE in Turchia ha scritto: “La violenza contro i/le sex workers transgender in forme diverse è una realtà comune e diffusa in Turchia. Il numero complessivo di omicidi segnalati di sex workers transgender è stato di 31 tra il 2008 ed il 2012 in Turchia, che costituisce il più alto numero tra gli Stati del Consiglio d’Europa. Un altro caso che abbiamo vissuto questa settimana è stato il violento attacco ai danni di un’altra lavoratrice del sesso trans da Ankara – Ela – che è stata colpita al braccio dalla pistola di uno dei suoi clienti, e adesso rischia di perdere l’uso del braccio destro. Il governo turco deve prendere tutte le misure necessarie per proteggere le/i sex workers transgender dalla violenza “.
2. Rose Alliance, parte di ICRSE e organizzazione di sex workers di cui Jasmine era parte del Consiglio: “La nostra componente del Consiglio, fiera attivista e amica Petite Jasmine è stata brutalmente assassinata ieri (11 luglio 2013). Diversi anni fa ha perso la custodia dei suoi figli in quanto considerata “genitore inadatto” a causa del suo lavoro di prostituta. I bambini sono stati affidati al loro padre, indipendentemente dal fatto che lui fosse violento e vendicativo nei confronti di Jasmine. Hanno detto che non sapeva che cosa fosse buono per lei e che lei aveva una visione “romanzata” della prostituzione; dissero che le mancava la comprensione per quel che viveva perché non era in grado di capire che il lavoro sessuale è una forma di autolesionismo. L’ex marito l’aveva minacciata e pedinata in numerose occasioni, ma a lei non è mai stata offerta alcuna protezione. Ha combattuto il sistema attraverso quattro procedimenti legali e aveva finalmente iniziato a rivedere i suoi figli. Ieri il padre dei suoi figli l’ha uccisa. Ha sempre detto “Anche se non potrò riavere i miei bambini farò in modo che ciò non accada mai a nessun altr* sex worker”. Noi continueremo la lotta. Giustizia per Jasmine! “

La Svezia, con la sua reputazione di parità di genere, governo trasparente e rispetto delle minoranze, è nota anche per il passaggio della legge del 1999 che criminalizza i clienti delle prostitute. Nel considerare tutte le sex workers come vittime e tutti i clienti come abusanti, lo stato svedese nega il ruolo attivo delle donne che vendono servizi sessuali. Questo approccio paternalistico, aggressivamente propinato ad altri paesi come “protezione per le donne”, ha effettivamente portato ad un atteggiamento che infantilizza le donne e scredita le loro scelte ed esperienze, e ha portato alla violazione dei diritti umani delle donne. Le donne classificate come sex workers sono considerate madri non idonee e vedono i loro bambini portati via da loro con la forza, viene negato loro il diritto all’alloggio, e vengono ignorate come vittime di falsa coscienza e di violenza maschile, un approccio che nega radicalmente il loro ruolo attivo e l’articolazione delle proprie esperienze.
Lo Stato svedese e i/le suoi/sue cosiddetti/e “assistenti sociali” hanno preferito affidare la custodia dei due figli ad un uomo conosciuto per le sue tendenze alla violenza e all’abuso, invece che alla loro madre, in quanto prostituta e, secondo loro, incapace di scegliere cosa fosse buono per lei o per i suoi stessi figli.

Nonostante le varie segnalazioni che lei aveva fatto riguardo alle violenze dell’uomo, è dovuta passare attraverso quattro casi giudiziari e nei suoi ultimi anni aveva a mala pena visto i suoi figli perché il marito si rifiutava di collaborare con il sistema che avrebbe dovuto garantire il di lei diritto. Quando finalmente ha potuto incontrare il figlio nel luglio 2013, il padre l’ha pugnalata a morte. E’ stato riferito che, in un ultimo momento di preoccupazione materna, Jasmine ha fatto in modo che suo figlio fosse allontanato, appena ha notato che il marito diventava sempre più aggressivo.

La storia di Dora, una lavoratrice del sesso transgender in Turchia è stata di diversa ambientazione, tuttavia ancora notevolmente collegata dal fatto che lo stigma e la discriminazione hanno giocato un ruolo enorme nel senso di impunità con il quale il suo aggressore l’avrebbe uccisa. Più conservatrice della Svezia e con un notevolmente scarso rispetto dei diritti umani, della parità di genere e delle minoranze, la Turchia sta anche fallendo nella protezione delle/i sex workers dalla violenza. Anche se la prostituzione non è illegale in Turchia quando avviene all’interno dei bordelli (chiusi uno alla volta dal governo per soddisfare la pubblica morale, di conseguenza lasciando più donne al lavoro non sicuro per le strade), lo stigma che affrontano le donne trans è così alto che pochissime trovano il modo di guadagnarsi da vivere se non attraverso il sex work.

Kemal Ordek, presidente di Red Umbrella Sexual Health and Human Rights Association ha detto, “La discriminazione contro le donne transgender nei settori dell’istruzione e dell’occupazione è molto diffusa. Molte donne trans finiscono per lavorare col sesso in ambienti rischiosi. Il sex work è regolato in Turchia in modo da aprire la strada alla criminalizzazione delle/i lavoratrici/ori non registrat*- anche se la legge non richiede la registrazione – come ogni passo compiuto in relazione al lavoro sessuale è reato ai sensi del codice penale turco. La polizia è generalmente uno dei responsabili della violenza, spingendo le/i sex workers negli ambienti più a rischio dove sono più espost* alla violenza da parte di bande o di persone che dovrebbero essere clienti. “E’ probabile che il numero di 31 omicidi di donne transessuali segnalati in Turchia negli ultimi cinque anni sia di gran lunga inferiore al numero reale “.

E così è successo che in due paesi che hanno approcci completamente diversi riguardo al lavoro sessuale, alla parità di genere ed al riconoscimento dei diritti delle persone transgender, a soli due giorni di distanza, due prostitute sono state accoltellate a morte. Nessuno di questi due approcci nei confronti del lavoro sessuale riconosce che lo stigma e la discriminazione nei confronti de* sex workers porta alla violenza e agli abusi, ancor meno che che lo stato perpetua e condona questo marchio di infamia.
Gli Stati devono collaborare con le/i sex workers per combattere lo status marginale de* sex workers.

Le società e i governi, tanto in Europa come nel resto del mondo, devono chiedersi dove stanno sbagliando e cosa dovrebbero cambiare in modo da porre fine allo stigma e la violenza contro le/i* sex workers

Citando le parole della madre di Jasmine: “Mia adorata figlia, ti hanno fatto tanto male, ti hanno portato via la giovinezza, ti hanno portato via da me. Farò qualsiasi cosa per combattere la tua battaglia. E prometto di fare qualsiasi cosa pur di vedere i tuoi figli, i miei nipoti al sicuro con me. So esattamente chi teneva il coltello, ma potrebbero anche averglielo messo in mano loro! Amore mio, vivrai per sempre nel nostro cuore e nella nostra anima, e manterremo la tua fiammella accesa.

In risposta a questi omicidi e continue violenze, e in memoria di Jasmine e di Dora, le/i Sex Workers e simpatizzanti in tutto il mondo si sono attivati per creare una giornata internazionale spontanea di azione e memoria. A Londra, Edimburgo, Glasgow, Brighton, Berlino, Vancouver, Helsinki, Canberra e Västeras in Svezia, per un totale di 28 città su 4 continenti fino ad ora, i/le Sex workers si raduneranno fuori delle ambasciate e dei consolati di Svezia e Turchia, o nei parchi e altri luoghi pubblici, per protestare contro quelli che sono stati definiti come gli omicidi “condonati dallo Stato” di Jasmine, di Dora e di molte altre persone. Tropp* sex workers hanno giá sofferto o sono mort* a causa della stigmatizzazione e della criminalizzazione. Vogliamo il cambiamento!

Vergogna Turchia! Vergogna Svezia!

La violenza contro le/i* sex workers deve finire.

Leggi anche:

Infine:

  • Sulle sex workers tutto quello che trovi linkato in coda a questo post
  • Sulla violenza sulle donne tutto quel che trovi in coda a quest’altro post

Posted in AntiAutoritarismi, Corpi/Poteri, Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze, Sex work.

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