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Lei che si ribella e lui che si difende

Da Abbatto i Muri:

Lei ha il corpo in costante posa di rivolta. Muscoli tesi, nervi scoperti, qualunque cosa accada è giusto ribellarsi.

Lui è all’apparenza un uomo mite, sereno e sicuro di se’. Invece è in posa di difesa. Ogni affermazione dell’altra a lui sembra un attacco. Orientato contro di lui. Ogni gesto d’autonomia a lui sembra una sottrazione di autorevolezza, spazio, come fosse un modo per minare la sua sicurezza.

Lei si ribella e lui si difende. Mi sono detta che deve dipendere dal fatto che lui si senta l’obiettivo di quella ribellione. Colui il quale andrebbe sconfitto. E non capisce che in realtà la diffidenza è misurata nei confronti di chiunque non riconosca il valore di quella rivolta.

Non è contro di te… vorrei fosse con te…” – diceva lei.

Ma sono io quello che ti vede tutti i giorni vestita da soldato con le armi sempre in pugno… se anche non ce l’hai con me è me che intimidisci…

Sei sempre il solito egocentrico… io faccio qualcosa per me e tu pensi che lo faccia contro di te… perché tu non mi vedi? Perché devo sentirmi così sola?

Tu non sei sola… però fai di tutto per esserlo perché mi confini nello spazio di chi può solo esserti compagno d’armi o nemico…

Lei non aveva mai pensato che la sua ribellione fosse percepita come ostacolo alla vicinanza. Diceva sempre “tu non hai nulla da temere… non sei come loro…” ma era già pronta a silurarlo, diffidente, se lui per puro caso esprimeva qualche contraddizione o non si comportava esattamente come lei avrebbe voluto.

A lui non restava che fare di tutto per non essere “come loro“. Gli altri. Una serie di uomini sbagliati ai quali non avrebbe dovuto somigliare mai.

Vorrei essere io a decidere che tipo d’uomo, anzi, che tipo di persona essere… non per piacere a te ma per me stesso…

Dunque mi stai dicendo che ti piacerebbe essere come loro?

No… ti sto dicendo che non è detto che io voglia essere esattamente come tu mi vuoi…

Allora non ti dispiace di quello che mi hanno fatto…?

Rivendico il diritto al dolore e alla solidarietà senza dover per forza copiare l’identità maschile che tu hai deciso essere giusta per me...”

Non l’ho decisa io… è giusta!

Lo è in rapporto a te ma io ho bisogno di tempo per cercarmi e diventare quello che voglio essere… smetti di tenere in ostaggio me mentre ti ribelli ad altri che non sono io…

Perché mi vuoi ferire?

Non voglio farlo… ti sto dicendo che non puoi costruire la tua sicurezza sulla mia insicurezza… io mi sento sempre sbagliato, lo capisci? Penso di ferirti anche se solo provo a dirti che non sono del tutto d’accordo con ciò che dici…

Le ragioni di una rivolta, giuste, irrinunciabili, a volte diventano una prigione e forse è questo il punto. Per essere in rivolta si pretende compattezza, omologazione. Si immagina di dover partire tutti e tutte da un solo punto di vista che non può arricchirsi di alcuna complessità. Si procede in branco e puoi starci dentro o fuori e se non sei completamente dentro allora sei senz’altro fuori.

Ti voglio qui, con me…

Non è vero… tu mi vuoi come te, vuoi che pensi come te… eppure io sono qui e non sono un tuo nemico… ma io non sono te e sei tu che non mi vedi…

Lei e lui si abbracciano perché sanno colmare la distanza con il corpo, almeno questo. Fanno l’amore, si rincorrono, niente difese, niente insicurezze. C’è quella maniera timida di tenerla stretta che a lei piace tanto. A lui piace quando lei resta a occhi chiusi con quel corpo fatto di sensualità e passione e muscoli e nervi e pose da rivolta. Perché a lui piace tanto questa donna che non accetta a capo chino quel che le succede e a lei piace che lui ascolti e che combatta per trovare uno spazio indipendente restando lì con lei senza dover essere soldato o vittima di quella ribellione.

E’ la tua rivolta e io ho la mia da fare. Non posso difenderti perché è quello contro cui tu ti ribelli, non posso proteggerti perché tu temi io possa controllarti, non posso combattere al posto tuo perché è il tuo percorso… è la tua rivolta… e io ne ho rispetto… ma tu vuoi assegnarmi un ruolo e io non posso essere quello che vuoi tu… io non assegno ruoli a te e tu non devi farlo con me… lascia che io cerchi me stesso e tenta di capire il motivo per cui mi difendo da te.

Ci penserò…” – concluse lei.

NB: Marina è un personaggio di pura invenzione. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. Nel suo about dice “Vorrei parlare di violenze nella coppia, nelle relazioni, e tentare di riflettere insieme a voi su una cosa che troppo spesso vedo trattare in modo assai banale.

Posted in Narrazioni: Assaggi, Pensatoio.

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