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La legge svedese in materia di prostituzione: presunti successi ed effetti documentati

nobadwhores

Da Intersezioni:

Presentiamo una sintesi dell’articolo The Swedish Sex Purchase Act: Claimed Success and Documented Effects. Le autrici Susanne Dodillet e Petra Östergren (studiose che hanno approfondito diversi aspetti della legge antiprostituzione svedese, condotto ricerche sul campo, ecc.), hanno concepito l’articolo per svelare al pubblico internazionale le conseguenze reali del ‘modello svedese’ e ci offrono la prima compilazione dei suoi effetti che sfronda l’insidiosa narrativa ufficiale con il ricorso ai dati oggettivi effettivamente disponibili. Questo Conference paper è stato presentato all’ International Workshop: Decriminalizing Prostitution and Beyond: Practical Experiences and Challenges (The Hague, 3-4 Marzo 2011).

Il testo completo è molto lungo, per agevolare la lettura pubblichiamo un prima parte, una traduzione sintetica dell’introduzione realizzata da H2O e revisionata dal gruppo traduzioni militanti che collabora anche con il blog Intersezioni. Quando sarà pronta la traduzione del testo completo pubblicheremo un .pdf da distribuire tra gli/le addetti ai lavori (e non solo).

Buona lettura!

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Il fatto che la legge svedese che criminalizza l’acquisto di prestazioni sessuali venga considerata una misura unica nel suo genere perché punisce solo l’acquisto (e non la vendita) di prestazioni sessuali è una semplificazione discutibile: innanzitutto perché il Sex Purchase Act non è dissimile da altre leggi e regolamenti utilizzati in altri paesi per la riduzione o l’estirpazione della prostituzione mediante strumenti legislativi. Inoltre, perché è riduttivo attenersi unicamente alle parole di un atto di legge (‘sono solo coloro che acquistano le prestazioni sessuali ad essere puniti’) e tralasciare gli effetti indiretti da esso conseguenti. È ovvio infatti che una legge che proibisse l’acquisto dei servizi offerti nel massaggio terapeutico, nella psicoterapia o nel counselling per la salute sessuale ad esempio, nel punire chi acquista tali servizi produrrebbe conseguenze negative anche su chi quei servizi li offre.
La cosa che rende certamente unico il Sex Purchase Act è la maniera in cui è stato giustificato dai legislatori femministi fin dal principio: con la motivazione che la prostituzione sia una forma di violenza maschile sulle donne, che prostituirsi sia fisicamente e psicologicamente dannoso e che non vi siano donne che vendono prestazioni sessuali volontariamente. Ai tempi della sua introduzione la prostituzione veniva considerata come un ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza di genere non solo per i motivi appena citati ma anche perché l’idea stessa che un uomo potesse pensare di poter ‘comprare il corpo di una donna’ veniva ritenuta lesiva per tutte le donne. Il fatto che l’interdizione dalla prostituzione fosse lesiva per le donne che vendono prestazioni sessuali, o che violasse il loro diritto all’autodeterminazione non era ritenuto importante. Il valore simbolico veicolato dal Sex Purchase Act per l’uguaglianza di genere risulta(va) più importante: questa visione ispirata al femminismo radicale è esistita in occidente a partire dagli anni Settanta ma non è mai stata tradotta in un provvedimento governativo. Tranne che in Svezia (nel 1998 e ancora nel 2006).

Un altro aspetto unico del Sex Purchase Act è stata la persistenza con cui tale divieto, o ‘modello svedese’, è stato propagandato. L’esportazione ad altri paesi era uno degli obiettivi dichiarati fin dall’inizio — ed è stato perseguito da entità governative e non governative con l’ausilio di pubblicazioni cartacee ed elettroniche, filmati, iniziative, workshop, seminari e dibattiti. Prova ne è che quando i paesi iniziano a interrogarsi sugli emendamenti da apportare in materia di prostituzione si rivolgono alla Svezia in cerca di ispirazione.

Il pezzo forte della campagna di divulgazione del Sex Purchase Act sono stati i successi attribuiti alla sua applicazione, tra cui vengono generalmente annoverati il calo della prostituzione, la diminuzione della tratta a fini sessuali, l’effetto deterrente sui clienti e il mutamento della percezione della società nei confronti della prostituzione. E non risultano conseguenze negative (la versione ufficiale più recente di questa tesi, ripresa dalla CNN, risale al 2010). Ad un’analisi più attenta, il punto debole di questo tipo di asserzioni è la mancanza di dati o ricerche che ne possano supportare la dimostrabilità. Nel processo di consultazione previsto dall’iter di emendamento della legge svedese (successivo alla pubblicazione della valutazione ufficiale del 2010) i dati riferiti sono stati contestati soprattutto dalle entità impegnate nello studio della prostituzione e dagli organismi di riferimento in materia di salute e discriminazione. Tra le obiezioni sollevate: la mancanza di rigore scientifico e di obiettività (l’unico scenario contemplato è infatti quello in cui l’acquisto di prestazioni sessuali è illegale), una definizione incompleta della prostuzione, l’omissione delle interferenze ideologiche (invece significative), dei limiti del metodo, delle fonti e dei potenziali fattori di distorsione; l’inclusione di incongruenze, contraddizioni, la mancanza di rigore bibliografico, l’uso di parametri di confronto irrilevanti o inesatti e la redazione di conclusioni non supportate da dati dimostrabili e spesso di carattere meramente speculativo.

Segue un’analisi dettagliata della discrepanza tra gli effetti positivi attribuiti al divieto e la mancanza di dati dimostrabili a supporto di tali affermazioni. Perché dall’analisi della letteratura e delle relazioni disponibili risulta evidente che gli effetti del Sex Purchase Act sul calo della prostituzione, sulla riduzione della tratta a fini sessuali e sugli effetti deterrenti sui clienti sono di gran lunga inferiori a quanto dichiarato nella valutazione ufficiale. È inoltre impossibile sostenere che la percezione della prostituzione da parte dell’opinione pubblica sia mutata in maniera significativa nella direzione auspicata dal femminismo radicale o che si sia registrato un aumento di consensi rispetto al divieto. E contrariamente a quanto ribadito nella versione ufficiale riguardo al fatto che il divieto non avrebbe avuto effetti negativi per le persone che si prostituiscono sono stati identificati pesanti effetti negativi del Sex Purchase Act, soprattutto in materia di salute e benessere delle/dei sex-worker.

Dopo una panoramica sulle leggi e i regolamenti esistenti in Svezia in materia di prostituzione, l’articolo analizza gli effetti documentati del Sex Purchase Act e presenta alcune conclusioni.

I sottotitoli dell’articolo:

  • Introduzione (sintetizzata sopra)
  • Legislazione svedese in materia di prostituzione (quali leggi e regolamenti costituiscono il ‘modello svedese’, con una breve spiegazione dei dettami e degli effetti di ciascuno)
  • Materiali di riferimento (e fonti) utilizzati dalle autrici dell’articolo
  • Diffusione (i dati disponibili sul fenomeno della prostituzione in Svezia, prima e dopo l’entrata in vigore della legge)
  • Tratta per fini sessuali (la contraddittorietà dei dati disponibili al riguardo)
  • Effetto deterrente sui clienti (il ‘cazzotto a vuoto’)
  • Effetti sulla percezione del fenomeno da parte dell’opinione pubblica (da dove vengono dedotti e quali sono)
  • Effetti indiretti (non contemplati dalla legge e negativi per la salute e la salvaguardia delle/dei sex-worker)
  • Conclusioni (ruolo dell’ideologia sulla discrepanza osservata tra gli effetti dichiarati della legge e quelli riportati con il ricorso al metodo scientifico)

Posted in Critica femminista, fasintranslation, Sex work.

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