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Italia: il posto in cui un poliziotto condannato può continuare a fare il suo mestiere

Da Abbatto i Muri:

Che rabbia, Patrizia, e quanta forza che c’è dalle tue parti. Piena solidarietà, come dicevo, a te, a tuo marito, Lino.

Di nuovo c’è che Patrizia Moretti ha querelato il Coisp. Anonymous nel frattempo faceva un netstrike contro il sito di quel sindacato.

Quello che davvero certe volte sfugge è quanto sia orribile che ci sia qualcun@ dalla parte degli oppressori che resti a imporre silenzio o revisionismi alle persone oppresse. Carnefici che continuano ad essere definiti vittime. Nonostante una condanna. E io che non amo autoritarismi e che non auguro il carcere a nessuno, quel che spererei, per le persone in divisa condannate per l’omicidio (colposo) di Federico Aldrovandi, e per quelle condannate per vari reati a seguito dei fatti del G8 di Genova, è di non doverle mai più incontrare in piazza o che nessuna delle persone che conosco possa mai incontrare queste figure, ancora in divisa, con la legge dalla propria parte, la presunzione di impunità, ché se per caso provi a difenderti tu vai in galera per nulla, loro invece continuano a fare quel mestiere.

E se le Istituzioni sono questo, poi, inutile che tentino di rifarsi la faccia con un fitto marketing istituzionale, ad esempio, quando si tratta di parlare di violenza sulle donne. A me non interessa. Io, semplicemente, non mi fido delle Istituzioni. E non mi si può chiedere di fidarmi fintanto che esisterà qualcuno che in virtù della divisa che porta può sperare, dopo una condanna, così come è stato anche per alcuni soggetti condannati dopo il G8 di Genova, di godere di tanta legittimazione al punto da andare in televisione, scrivere libri, essere difesi dai media, per continuare a raccontare la propria versione della storia smentita dalle stesse condanne.

Tutti hanno diritto di parola ma di revisionismi l’Italia è piena e quel che succede è talmente pressante, rapido, senza che vi sia la possibilità di un contraddittorio, senza che alle vittime sia dato lo stesso spazio mediatico e la stessa legittimazione pubblica, in una lotta impari, che ancora oggi, io che a Genova c’ero, devo sentirmi dire che se abbiamo preso legnate fu responsabilità dei manifestanti. Ancora oggi, nonostante tutto. La negazione della storia è l’ulteriore violenza tra le violenze. E io non mi fido di chi mi violenta. Al più penso a difendermi.

L’Italia purtroppo è questa. Battiato viene cacciato dal suo ruolo istituzionale perché ha detto la parola “troie”. Chi picchia e manda a morire qualcun@ abusando del potere che gli viene dato perché indossa una divisa, invece, te lo ritrovi per strada, magari, a fare ancora servizio di ordine pubblico. E che si fa? Ci rassegniamo a questo?

Posted in AntiAutoritarismi, R-esistenze.

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One Response

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  1. Claudio says

    Chiediamo scusa alla polizia per il fatto che Aldrovandi fosse così poco resistente agli urti. È ora di finirla con questi ragazzi che non reggono le botte e muoiono subito.