[L’ispirazione viene da Luttazzi, “Adenoidi”, 1995 – quando ancora non copiava, insomma]
(scena: due porltroncine bianche, e un enorme orologio bianco sullo sfondo)
MARZULLO: Eccolo qui, l’orologio di Mezzanotte e dintorni, il vostro appuntamento della notte. Questa sera, ospite di Mezzanotte e dintorni, il più antisessista di tutti gli estetologi, e il più fenomenologo di tutti gli antifascisti: Lorenzo Gasparrini. (si volta, lo guarda) Lorenzo Gasparrini: pallonaro, blogger, collega. Com’è diventato antisessista, dottor Gasparrini?
GASPARRINI: Mah, ero stanco di fare il tuttofare in un negozio di arredamenti e carte da parati, e ho risposto a un annuncio su “Porta Portese”. Cercavano un antisessista antifascista capace di farsi aprire thread dedicati sui forum dei maschioni più incazzati, e di scrivere lettere ai direttori di giornale più ottusi per sfotterli. Mi sembrava una cosa facile, e mi sono buttato. E’ andata alla grande.
MARZULLO: Ma il compenso in cosa consisteva?
GASPARRINI: Figa gratis in tutti i centri sociali e i circoli femministi. Ho dovuto smettere; pensi che ho rischiato l’overdose, un paio di volte. Poi ho scoperto l’omeopatia, e adesso sto bene.
MARZULLO: Sono felice di sentirglielo dire. Ma veniamo all’attualità: è ancora di moda l’antifascismo? Non sa un po’ di retro’, di nostalgico? Ma ci sono ancora, in giro, i fascisti?
GASPARRINI: Mah, che vuole Marzullo, in fondo sono un tradizionalista. Lo so, la mia è un’attività che sta scomparendo; come il calzolaio, l’antifascista appartiene a quel vecchio mondo che adesso, con la tecnologia, con internet, è stato spazzato via. Per fortuna qualcuno ancora mi cerca, ogni tanto, e riesco a vivere anche di questo.
MARZULLO: Ma come si riconosce un fascista?
GASPARRINI: Oh, è semplice: per fortuna non sono molto intelligenti, e fanno tutti, più o meno, gli stessi errori. Per esempio, non resistono a dire, a breve distanza, che il fascismo – e magari pure il comunismo – non esistono più, ma che comunque il fascismo, in molte cose, non è stato male. Queste due cose non se le tengono proprio, gli vengono spontanee, come un ictus.
MARZULLO: Ma in tutto questa sovrabbondanza di informazioni, di blog, di social network, fare l’antifascista non significa alimentare gogne, cacce alle streghe, e altre inutili partecipazioni mainstream? Non è che a fare l’antifascista così alla fine si viene facilmente strumentalizzati?
GASPARRINI: Ma vede, caro Marzullo, la strumentalizzazione è nello strumento. I giornali e la tv esistono da prima della rete, e la strumentalizzazione la sanno fare molto bene – salvo poi propinarci, dal suo studio al centro e mentre sorseggia il teuccio caldo, l’opinione dalla sdraio del solito intellettualone, la sua condanna indistinta a tutto ciò. Beh, fondamentalmente, sti cazzi.
MARZULLO: Scusi? In che senso, “sti cazzi”?
GASPARRINI: Che se tu lettore non sei capace di distinguere, nel flusso, le cose da leggere, le cose da capire dalla semplice merda di ritorno – intellettualone compreso – il problema non lo posso risolvere io che scrivo. Lo strumento critico te lo posso anche porgere, caro lettore, ma poi lo devi usare tu. Se ti tratto come un bambino al quale dare la pappa pronta, faccio proprio come quell’intellettualone, quel direttore di giornale, quel padrone del simbolo che ti prepara l’informazione prima che tu possa anche solo pensarla.
MARZULLO: Ci può fare un esempio, Gasparrini?
GASPARRINI: In questi giorni tutti prendono a insultare, a vario titolo, gli esponenti di un sedicente partito politico. Allora se io mi aggiungo a queste truppe cammellate che giocano a massacrare chi non fa parte della loro banda, farei il loro gioco; e dovrei quindi tenermi la mia critica per me, e non esprimere il mio antifascismo, o non additare il loro classismo. Invece basta non limitarsi all’insulto ma scrivere (o dire) quel poco di parole in più che raccontino chi sono e che linguaggio uso, per non mescolare le mie parole alle altre.
MARZULLO: Ma questa stessa cosa vale anche per l’antisessismo, Gasparrini?
GASPARRINI: No, in quel caso è ancora più facile, i sessisti sono ancora meno intelligenti dei fascisti. Il fascista sa che deve usare qualche precauzione nel parlare tranquillamente – anche se poi non ci riesce, a mascherarsi – mentre il sessista non ha la minima remora, il minimo scrupolo. La sua merda non ci prova neanche a farla al bagno, te la piazza lì davanti, sul tavolo, e ride, tutto contento di averla fatta. Il problema viene quando tu cominci a dirglielo in faccia, e allora loro si sentono tutti turbati e infastiditi da te che additi il loro stronzo in bella mostra sul tavolo. E dopo un po’ cominciano finalmente a vederlo tutti gli altri; e a riconoscerlo, tutti; e allora in questo cacchio di mainstream c’hai fatto un mulinello, c’hai messo una piccola isola, e va benissimo così, c’è qualcosa per fermarsi, per appigliarsi e non farsi trascinare.
MARZULLO: Grazie Gasparrini, siamo in chiusura. Risponda anche lei: la vita è un sogno, o i sogni aiutano a vivere meglio?
GASPARRINI: I sogni, fondamentalmente, sti cazzi. La realtà è molto più onirica. Guardi le ultime elezioni.
MARZULLO: In effetti… (guarda in camera) Bene amici, Mezzanotte e dintorni vi saluta qui, alla prossima intervista.