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Non uscire da sola la sera…

da Abbatto i Muri:

…dice il Procuratore di Bergamo riferendosi ad una vicenda che ha fatto venire fuori il peggio del peggio della cultura autoritaria. Mentre dall’altro lato qualcun@ dice che bisogna valorizzare le mogli e soprattutto le madri la cui sacralità sarebbe più difficile violare. E tutto ciò unito agli appelli, pregni di preoccupazione e solida responsabilità sociale, affinché le donne vadano in giro coperte.

E come avvenne già nella mia adolescenza, mi sento avvolta da tanta opprimente tutela che è lì pronta a scannare chiunque mi si avvicini e a salvarmi da me stessa se necessario. Così ci sono tutti gli ingredienti cari alla cultura patriarcale per relegare fanciulle in pericolo in cima alle torri, non senza averle lucchettate con cinture di castità, e far circolare indenni uomini la cui natura si ritiene sia mostruosa, terrorizzante, dalla quale le donne giammai potranno difendersi perché questi uomini sarebbero così idioti da bypassare progresso ed evoluzione di mentalità perché nel dna malefici, dal pene/mostro che viaggia in incognito nelle nostre strade per poi svelarsi ad ogni accenno di pelle femminile e solitaria attesa presso una fermata di un bus.

E’ la società della paura, il cui terrore implicitamente serve a controllare, come sempre, donne, uomini, persone, normando abitudini, sessualità, istigando odio contro altre culture o un intero genere.

Non uscire, dicevano mamme e padri preoccupati quando ero bambina. Non da sola, aggiunsero quando fui un po’ più grande. E che l’ho presa a fare la patente d’adulta, babbo? Che posso farci se a volte mi tocca pure lavorare? Che misteriosa sfiga è quella di averci corpi desiderabili per alcuni mentre sfrecci con la bici per arrivare al tuo terzo lavoro, serale, e poi ritorni e quel che pensi è di non farti investire, evitare sportellate in faccia, arrivare in tempo per dare il cambio alla baby sitter, fare le cose normali, da persone normali, precarie per lo più.

Non uscire da sola… accompagnati e sempre ad un uomo perché se viaggi con timbro d’appartenenza nessuno ti inquieta, pare. E se esco con tre donne, una più incazzata dell’altra? Se brandisco un assorbente insanguinato per dire che ce l’ho rosso anch’io… il sangue? Se gli si fa il solletico al deficiente che vuole toccarti il culo?

Non uscire tu, da solo, la sera, ché non ho bisogno di essere “salvata”, di ronde e tutori che mi dettino norme di comportamento. Aggiusto la cultura e mi do strumenti di difesa, come sempre, e collaboro con uomini intelligenti che prima che dirmi di coprirmi e scomparire, piuttosto vestirebbero panni da donna pure loro.

Perché quel che chiedete è che io esista solo come dite voi o che non esista affatto. E l’invisibilità è peggio che il dolore. La negazione è peggio che una ferita sanguinante. Io preferisco esistere, autodeterminata, e beccarmi le ferite, semmai accadesse, perché, lo dico anche da madre, a tenere chiuse in casa le persone che vuoi proteggere finisci per diventare il loro nemico peggiore. Un aguzzin@, carceriere/a, padrone/a.

Quel che si insegna è a difendersi e in ogni caso ad esigere il diritto di esistenza. Io e lei, io e voi. Date alle persone strumenti e reddito per rendersi indipendenti. Smettete di dimenticare che una donna, una persona, non ha bisogno di “uscire” perché subisca violenza. La maggior parte delle violenze avvengono “dentro” casa e non fuori. Presso quei luoghi in cui le donne si dice siano “rispettate” in quanto madri e mogli invece che in quanto donne.

Inoltre, per finire, quel che è importante è che le donne vogliono esistere e non farsi rinchiudere, da prigioniere, in casa. E’ così difficile da capire

Posted in Comunicazione, Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio.

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