Skip to content


Brevi riflessioni sull’articolo di Vandana Shiva

ph google

A distanza di qualche giorno pubblichiamo il breve scambio di commenti che si è svolto nel collettivo, in merito all’articolo Vandana Shiva: la connessione tra politica economica globale e violenza contro le donne, sul quale già si era espressa qualche perplessità.

Cybergrrlz dice:

“È per questo che i politici devono circondarsi di sempre maggiore security, deviando la polizia dalle loro funzioni importanti per proteggere le donne e i semplici cittadini. “

Ecco, questo, a parte l’analisi che è suo diritto fare anche se lei è parecchio istituzionalizzata e la sua disobbedienza si traduce spesso in una legittimazione per il curcuito noglobal mondiale alla presidente della regione toscana (Pd) per capirci, mi sembra un azzardo.

L’india la conosce sicuramente lei e io no, e se lei mi dice che le violenze aumentano con la presenza di capitalismo le devo credere, anche se lo stato/azienda che si munisce di polizia per difendersi in realtà vede emergere la violenza che prima era sopita perché semplicemente c’è più gente che lavora, tant’è che in questi stupri si fa una distinzione tra classe media e classe povera.

Però che la polizia in india prima fosse impegnata a sorvegliare le femmine e ora invece no mi pare una cazzata, con tutto il rispetto per la Shiva. dopodiché io ci vedo una legittimazione e un battesimo a lotta anticapitalista di quelle che lei dice sono le classi sociali più deboli quando in realtà in piazza da quel che leggo c’è anche tanta gente parecchio livorosa che va a linciare i presunti stupratori.

La Shiva non è antisistema più di quanto non lo sia una dello Snoq qui da noi ed è come se la comencini dicesse che la piazza del 13 febbraio abbia rappresentato una rivoluzione anticapitalista e antiviolenza invece che quella gran stronzata conformista e conservatrice che è stata.

Sono molto ma molto dubbiosa.

 

Serbilla dice:

Capisco la necessità di tutelarsi di fronte all’avanzata della speculazione, ma non sopporto più questo parallelismo tra Terra e Donna. E’ un’mmagine assai seducente, ma le donne non sono la Terra, a noi non ci semina nessuno, nello sperma c’è esattamente la metà del patrimonio genetico che s’unisce alla nostra metà, la procreazione non è un fatto ‘naturale’. Non è che il vento porta il seme nel mio utero e nasce Pinocchio. E’ un atto di volontà (al quale mi posso sottrarre con l’astinenza, se non vogliamo parlare di contraccezione), dato che noi non ci accoppiamo in base all’estro, siamo animali ‘diversi’. Non ci facciamo ingravidare a ogni ovulazione, anche perché la crescita emotiva dell’animale umano sembra sfalsata rispetto alla comparsa dei cicli riproduttivi. Mi pare che avere un figlio a 11 anni sia una cosa poco auspicabile.

Cybergrrlz dice:

E’ quello che tentavo di dire. L’ecofemminismo alla Vandana Shiva è  quello che ti obbliga ad un determinismo biologico da fare spavento.  le donne sono madri o al massimo coltivatrici dirette addette alla  semina della sorella terra e se arriva jovanotti e parla a fratello  uccello siamo tutti a posto così.

Ripeto: è reazionaria e io me la sono letta per libri e libri e l’ho  ascoltata in svariati raduni social forum nel decennio scorso.  perfettamente allineata ai femminismi istituzionalizzati e ben  integrata nel circuito mainstream autoritario che assume credits e  finanziamenti grazie ai quali lei viaggia in tutto il mondo.

Avvalorare le sue posizioni a me fa un pochino specie. ma è indiana e  può saperne tanto però se in italia ci fosse il finimondo in piazza di  sicuro io non mi fiderei della comencini che ne parla altrove, ecco.

Viviana dice:

All’inizio dell’articolo si dice che gli stupri sono aumentati, però non so se questo dato possa effettivamente esser valido se partiamo dal presupposto che i dati si rifanno alle denunce e che esse, fortunatamente, con il tempo, sono aumentate. Ciò però non dimostra che prima non venissero compiuti stupri, ma solo che non venissero denunciati. Poi, personalmente, credo che una situazione di crisi economica profonda possa aumentare la violenza in genere e dunque anche quella di genere, perché i soggetti, che sono già stati educati alla violenza, essendo esasperati per la situazione in cui vivono, si sfogano di più con i subalterni, che in questo caso sono le donne.

Inoltre, anche se condivido la metafora dello stupro, perché stupri sono tutte le imposizioni dei poteri, non rispetto l’idea di legare la donna con la terra. La donna non è della terra e la terra non è della donna. Invece trovo interessante il ragionamento su come la vulnerabilità economica incida sulle donne rendendole più esposte alla violenza, cosa che con termini diversi diciamo anche noi.

Per il discorso sulla democrazia non mi esprimo perché vi lascio immaginare cosa ne possa pensare. Bah.

Mentre questa frase mi ha schioccata: “è per questo che i politici devono circondarsi di sempre maggiore security , deviando la polizia dalle loro funzioni importanti per proteggere le donne e i semplici cittadini”. Come si fa a dire una cosa così stupida e ingenua?? Ma davvero c’è ancora qualcuno che pensa che la polizia protegga i cittadini?? Non so se ridere o piangere. Inoltre, facendo finta che sia proprio così, non dovremmo liberarci di tutti i tutori?? Perché continuiamo a delegare questa difesa che non esisterebbe se non ci fossero i poteri da cui difenderci?

Ed arriviamo al pezzo che più di tutti mi ha fatto paura: “La vittima dello stupro di gruppo a Delhi ha innescato una rivoluzione sociale. Dobbiamo sostenerla, intensificarla, espanderla. Dobbiamo chiedere e ottenere giustizia rapida ed efficace per le donne. Dobbiamo chiedere processi veloci [brevi] per condannare i responsabili dei crimini contro le donne. Dobbiamo fare in modo che le leggi vengano modificate in modo che la giustizia non sia sfuggente [ambigua] per le vittime di violenza sessuale. Dobbiamo continuare a chiedere la lista nera dei politici con precedenti penali.”

Ora, su questa rivoluzione si hanno voci differenti e io, per natura, tendo a dare maggiore rilievo a quelle che mettono in luce alcune criticità senza però affossare nulla. Personalmente penso che ogni rivoluzione debba esser espansa, intensificata ma anche messa in discussione per renderla più efficace e radicale possibili. La parola giustizia penso si riferisca a leggi e sanzioni che io non amo, perché preferisco la prevenzione e il recupero, ma posso capire che per chi accetta il sistema siano l’unico modo. Però almeno non chiedete processi veloci, perchè è vero che non devono essere lunghissimi, ma neanche sommari. Forse però la mia lettura è viziata da anni di berlusconismo. Per i precedenti penali invece capisco e non, alla fine stiamo sempre ai soliti discorsi alla travaglio… la fedina penale pulita dimostrerebbe il mio esser una brava persona?? Quindi chi fa resistenza e si becca delle denunce stupide per aggressione al pubblico ufficiale, devastazione o cazzate simili è un delinquente?? Capisco che questi discorsi possano venire in mente in uno stato che, come il nostro, ha una classe politica deplorevole, ma sono pericolosi e quindi bisognerebbe sempre fare dei distingui, almeno per  me.

Comunque mi aspettavo chissà quale discorso e invece ci sono rimasta male. Vabbè, spero solo che non si usi questo stupro per fare violenza su altri soggetti, comprese le donne.

 

Serbilla dice:

Sono d’accordo Viviana.

Lei dice “La violenza contro le donne è antica quanto il patriarcato” poi attribuisce l’incremento della violenza al capitalismo. Anche io penso che la crisi, generata dal capitalismo stesso, comporti una maggiore violenza. Possibile davvero che sia aumentata del 240%? O sono aumentate le denunce? Non posso giudicare. Ma non guardo con la stessa fiducia alla condizione che troveremo dopo il capitalismo, soprattutto se non stiamo attent*. Individua due economie positive: la natura e la sussistenza – entrambe anticapitalistiche per struttura mi sembra – sono anche quelle che insistono sulla donna natura di una natura di cui si occupa la donna. Ma l’anticapitalismo, fondamentale, non deve condurci ad una condizione ‘primitiva’ (=innocente=buona) dove la divisione del lavoro si basa sul sesso, questo è un danno.

Ciò di cui lei parla è esattamente ciò da cui noi vogliamo uscire: la divisione del lavoro in base al sesso. Noi oggi vogliamo far entrare tutti i soggetti nelle pratiche di’cura’ senza differenza.

La sua sembra proprio una visione nostalgica e reazionaria.

Riguardo al possesso della terra, credo che questo modo di esprimersi non segni un possesso, in senso proprietario, ma una simbiosi. Lavoro all’interno dell’ecosistema (l’economia della natura), con la mia economia di sussistenza non producendo eccedenze, le quali conducono aallo spreco o alla vendita (sistema capitalistico). Perché la vendita è qualcosa di sbagliato, anti-economico in una economia positiva che è quella della natura.
Più o meno mi sembra sia qualcosa di simile ai principi della decrescita.
Il principio non è sbagliato, è l’applicazione ad essere inaccettabile.
Infatti lei sembra pensare di poter praticare ciò all’interno di una democrazia. Dovrebbe spiegare che tipo di democrazia immagina, perché quella che conosco io è strettamente legata al capitalismo.

Riguardo la frase: “è per questo che i politici devono circondarsi di sempre maggiore security, deviando la polizia dalle loro funzioni importanti per proteggere le donne e i semplici cittadini”.

Stanotte ho sorriso quando ho capito la frase. Sembra anche a me un’ingenuità. Non si può credere che la polizia sia davvero a protezione diretta dei cittadini e non dell’ordine, quindi dello Stato, quindi non dei cittadini in quanto tali. Tanto è vero che la lite domestica è una seccatura, una vetrina rotta un gravissimo problema. Almeno da noi.

Ho idea che con ‘giustizia’ e ‘non sia sfuggente’ parli di incarcerazione, punizione, tre parole: certezza della pena.

Ho avuto la tua stessa sensazione sulla questione del processo veloce, infatti prima avevo scritto ‘breve’, poi ho sostituito con ‘veloce’, perché noi abbiamo una risonanza forte con ‘processo breve’, ma lei potrebbe aver voluto dire altro, bisognerebbe conoscere un po’ la giurisprudenza indiana per comprendere bene.

In sostanza ribadisce i principi dell’ecofemminismo  e analizza in base ad essi la situazione attuale dell’India.
In merito ad un altro modo di vivere l’ecologismo e il femminismo ricordo questo post sul patriarcato e l’ecologismo e questo sull’ecofemminismo queer.

Cybergrrlz dice:

Sulla Shiva davvero talune sanno poco. quel che io so lo so perchè l’ho conosciuta negli anni del social forum. l’ho letta, vista e sentita ma dato il marketing che i socialforumini e il pd le hanno fatto lei passa per una specie di messia del femminismo indiano alla faccia del postcoloniale della Gayatri Spivak che temo le sputi ogni giorno nei sogni perché la Shiva è esattamente quanto di più coloniale ci sia in India.

Di lei amo tutta la battaglia contro il copyright e i brevetti e a fianco di contadine e contadini disobbedienti che hanno lottato per avere il diritto di seminare i semi autoprodotti per il riso invece che comprare quelli brevettati, con vincolo, della multinazionale. ma a parte questo c’è tutta la roba che avete detto voi e forse smitizzare e spiegare che lei non è esattamente la voce più affidabile che viene dall’india può essere controinformazione.

Lafra dice:

A proposito di spivak per me resta sempre valido uno dei pochi articoli in italiano sul suo pensiero, un po datato ormai, ma ancora ricco di spunti Con l’occhio del ventriloquo.

In questo caso: “Ma Spivak critica anche il femminismo internazionale, che continua a mettere al centro l’Occidente – o un personaggio occidentale, in questo caso la femminista – che si autocostituisce come soggetto di conoscenza, salvezza, aiuto, proprio perché ha costruito

l’Altra come oggetto della sua illuminata compassione. Rappresentare l’Altra, dall’altra parte del mondo, come una sorella svantaggiata serve a farci sentire soggetti liberati, a rimandarci un’immagine di noi stesse ingrandita. E’ così che si diventa soggetti, in senso maschile, costruendosi un oggetto, un Altro inferiore. Il femminismo occidentale ha criticato il soggetto sovrano maschile ma poi rischia di fare, con le donne del cosiddetto terzo mondo, esattamente la stessa cosa che hanno fatto gli uomini per 2.500 anni. E continua a porsi domande ossessivamente autocentrate, tipo «cosa posso fare io per loro?»

Se vogliamo evitare di nuocere alle donne del terzo mondo, dobbiamo anche evitare di guardare le cose dal punto di vista di chi, in quanto soggetto, fa le analisi; dobbiamo evitare che il centro sia determinato, definito – come al solito – dalla ricercatrice.”

Cybergrrlz dice:

Non solo. quel femminismo occidentale ha reso oggetto ogni cosa e persona, incluse le donne stesse, noi, gli uomini, chiunque non la pensasse come loro perché quel che fanno è costruirsi un altr@ inferiore per diventare soggetti.

Posted in Ecofemminismo, Scritti critici.

Tagged with , .


5 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Serbilla Serpente says

    [Ho cancellato quello e lasciato questo ;-)]

  2. °°°@ says

    scusate, ho postato per sbaglio nel vecchio post.

    Ho perso ogni voglia di leggere a fondo l’articolo dopo aver letto che lo stupro della terra e della donna sono legati metaforicamente e materialmente; e dopo la massima “una economia di mercificazione crea una cultura della mercificazione, dove tutto ha un prezzo e niente ha valore”.
    Voler fare una qualsiasi analisi con questi livelli di approssimazione denotano follia, ignoranza o ciarlataneria. Voler legare capitalismo e violenze, presi così, come due soggetti, mi pare assurdo in ogni senso.

    Cmq, su Internazionale questa settimana ci sono tre articoli che parlano dei casi di stupro:
    Nel primo, di Jason Burke del Guardian, si parla delle zone nate attorno ai centri urbani in seguito al boom economico. Grandi periferie sempre più affollate così descritte nell’articolo: “un mondo anonimo, indefinito, frastagliato, metà urbano e metà rurale, senza essere fino in fondo né l’una né l’altra cosa. I sei presunti stupratori sono parte integrante di questo mondo “intermedio”. Sono tutti cresciuti in comunità rurali povere e conservatrici di alcune tra le aree più arretrate e violente del paese”. L’articolo prosegue parlando di questa fase di transizione, con una visione positiva legata allo sviluppo delle città.

    Nel secondo, di Shoma Chaundhury, giornalista indiana, si mette in evidenza come si parli molto di questi casi brutali e quasi niente degli stupri ai danni delle donne dalit o delle donne tribali o delle donne del nordest. Lo stupro viene inserito nell’ambito dell’arretratezza culturale, simile a quella italiana stile “processo per stupro”.

    Nel terzo, di Vaishna Roy, The Hindu, si parla delle proteste, fatto non nuovo in sé, ma nuovo in quanto vede la partecipazione della classe media urbana.

  3. Igor Giussani says

    Ricordiamoci bene che la Shiva parla della realtà del mondo rurale indiano, dove la terra è tutto e quindi un parallelismo donna=Terra ha connotati molto diversi da quella delle società industriali, dove significa donna chiusa in casa a pulire e far figli. Tra l’altro le donne hanno un ruolo fondamentale nella selezione delle sementi, che nel mondo contadino è un’attività che potremmo chiamare intellettuale. Quindi, senza idealizzare ovviamente (si tratta effettivamente di una società basata sulla divisione sessuale del lavoro) l’alternativa ‘tecnologica’ basata su sementi OGM, monocultura, meccanizzazione di massa… è molto più svilente. Ma se invece, oltre alla tradizionali competenze sulle sementi e sull’approvvigionamento dell’acqua, si aggiungesse anche quello in campo energetico (come nel caso di Grameen Sakti), oltre a un grande balzo di autonomia (mi sembra di aver letto che sei anarchica, quindi immagino l’importanza particolare per te di questo valore) si può seriamente pensare a far breccia decisiva nel patriarcato.
    Ovviamente questo è un discorso per le donne rurali indiane, è chiaro che in Occidente la questione è diversa.

  4. Serbilla Serpente says

    Igor, grazie per il tuo commento, che è molto interessante e centrato sulla questione economica che è fondamentale. Questo scambio tra noi si è concentrato in modo preponderante sul simbolismo Donna-Terra, per il semplice motivo che certe volte le discussioni prendono una piega piuttosto che l’altra e si confida nei commenti per equilibrare e scambiare opinioni 🙂

  5. Igor Giussani says

    Dibattito molto interessante, sul quale vorrei dire una cosa. Se pensiamo che il ‘progresso’ sia il ‘massimo sviluppo delle forze produttive’ marxiano, beh allora la visione della Shiva è sicuramente reazionaria; però direi che dall’Ottocento a oggi ne sia passata di acqua sotto i ponti.
    Oggi è innegabile che la tecnologia high tech produca danni sociali gravissimi, specialmente sulle donne, nelle civiltà contadine tradizionali; abbiamo però anche degli esempi positivi, come le donne di Grameen Sakti che, spesso analfabete, sono capaci di installare pannelli solari sui tetti delle cade dei villaggi bengalesi, ma sono due concezioni della tecnologia completamente diverse. La Shiva nei suoi libri ha dimostrato come tutta la rivoluzione scientifica che ha portato all’industrialismo sia basata su concezioni meccanicistiche che vedono nella natura un oggetto da sfruttare, ma concezioni anche apertamente maschiliste (basta leggersi Frances Bacon per averne un’idea). Il patriarcato contadino era ovviamente maschilista, ma un maschilismo ‘qualitativamente’ nuovo è intrinseco all’industrialismo, ed è anche più violento. Io vedo legate insieme queste tre cose:
    – passaggio da una concezione riduzionista e meccanicista a una olistica ed ecologica;
    – uscire dalla logica dell’industrialismo per una tecnologia a misura umana;
    – passaggio dal centralismo decisionale a una sovranità diffusa;
    – riequilibrio rapporti uomo-donna e lotta a ogni forma di discriminazione.
    La Shiva, per quanto ovviamente criticabile, non è assolutamente assimibilabile allo SNOQ, perché lo SNOQ vuole solo una fetta della torta per le donne della classe media con maggiori titoli di studio.
    Chiudo con un’esortazione: le femministe devono interessarsi sempre di più alla questione agricola perché con il picco del petrolio e i cambiamenti climatici tornerà dominante anche in Occidente… il rischio grosso è trovarsi di fronte a due modelli, uno dominato dalle multinazionali del settore e l’altro neo-patriarcale… non mi sembrano due scenari piacevoli.