Continuano i contributi di corpi liberati contro la violenza sulle donne.
«C’era una volta l’ano», disse, e inventò un mito per spiegare come c’eravamo convertiti in etero-umani e omo-umani. Il mito, lo racconto a memoria, dice così: non nasciamo uomini o donne, non nasciamo nemmeno bambini o bambine. Alla nascita siamo un intreccio di liquidi, solidi e gel ricoperti a loro volta da uno strano organo la cui estensione e peso supera quella di ogni altro: la pelle. È questa membrana che si occupa di tutto quello che contiene, mostrando un’apparenza di singola unità che chiamiamo corpo. Avvolta intorno al tubo digestivo la pelle si apre ai suoi estremi lasciando visibile due orifizi muscolari: la bocca e l’ano. Non ci sono quindi differenze, siamo tutti un brandello di pelle che, rispondendo alle leggi della gravità, comincia nella bocca e finisce nell’ano. C’era però troppa simmetria tra questi due orifizi, e i corpi, semplici tubi dermici, impauriti dalla loro potenzialità indefinita di godere con tutto (la terra, le rocce, l’acqua, gli animali, altri tubi dermici) cercarono forme per controllarsi e controllare. La paura che tutta la pelle fosse un organo sessuale senza genere li portò a ridisegnare il corpo, progettando fuori e dentro, marcando zone di privilegio e zone di abiezione. Per sublimare il desiderio pansessuale fu necessario chiudere l’ano trasformandolo in vincolo di socialità, così come fu necessario recintare le terre comuni per segnalare la proprietà privata. Chiudere l’ano affinché l’energia sessuale che poteva scorrervi attraverso si convertisse in onorato e sano cameratismo virile, in interscambio linguistico, in comunicazione, in stampa, in pubblicità, in capitale.
Beatriz Preciado, Terrore anale.
Traduzione di ideadestroyingmuros Scarica il testo completo QUI
Siamo noi che decidiamo. Noi diciamo come, dove, quando
Il piacere è tutto nostro
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