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Violenza di genere: facendo spazio tra le semplificazioni

Propongo la lettura di alcune considerazioni che ho scritto nella lista di FaS in risposta ad argomenti proposti da interventi precedenti. In corsivo gli interventi e poi le mie risposte:

nessuna persona nei temi di genere accuserebbe i maschi per nascita

Spero non in questa lista 🙂 però ad esempio il concetto di “patto di genere”, che non è direttamente collegato alla violenza, ma comunque vuole creare un fronte politico, si basa su questo e creare un certo tipo di contesto politico in cui ci si suddivide per nascita ricade poi anche nelle riflessioni e nelle scelte che vengono fatte sui singoli temi.
Perché se fai un patto di genere tra donne forse puoi mantenere la lucidità di fare un distinguo tra uomini caso per caso, anche se in generale hai già deciso (sennò mica facevi il patto di genere).  Non so questa semilucidità quanto si possa mantenere invece sul poter criticare una donna, tradendo il patto di genere. Ci ripensavo giusto ieri ripensando alla “ministra più bella del mondo”.

Credo che la violenza maschilista delle donne sia di un’altra qualità e abbia funzioni molto diverse da quella maschile nello schema patriarcale. Intanto non è strutturalmente predisposta al dominio. La violenza maschilista delle donne (come l’esempio dell’offesa di “zoccola”) è di per sé collusione. Il vantaggio finale di quell’offesa è dell’uomo “dominante” del contesto. Dando della zoccola a un’altra, una donna di fatto sposa un sistema di valori patriarcale e limita anche sé a un ruolo specifico. Si dà la zappa sui piedi, come donna. Fa violenza a un’altra ma la fa “per il capo” che domina anche lei.

A me questa sembra una semplificazione. Troppo lineare e troppo poco solida come argomentazione di fronte a controesempi che potremmo tirare fuori. Per cui liber* di pensarla così, ma c’è anche da fare dei distinguo enormi contestualizzando dove si manifestano le differenti situazioni.

Poi il dire che “la violenza delle donne non è strutturalmente predisposta al dominio” non so bene che significhi. Secondo me non è strutturalmente predisposta al dominio politico storicamente, ma mi sembra che in occidente si stia sgomitando abbastanza per ottenere potere (prima che parità). Inoltre la violenza delle singole secondo me dipende da persona a persona ovviamente. Ti assicuro che la mia capa, socia alla pari dei suoi colleghi maschi era assai predisposta strutturalmente al dominio, e il mio era un team in cui su 20 uomini eravamo solo 2 ragazze. C’è anche da dire che non era per niente sessista nel “dominarci” non faceva distinguo di trattamento tra colleghi e colleghe. Era molto politically correct e molto stronza. Lei agiva non per un uomo ma per la sua azienda a cui deve la sua fortuna essendo lei molto giovane. Poi se vogliamo simbolicamente rappresentare l’azienda come entità maschile in quanto ente potente in un sistema economico patriarcale ok. Però con troppi voli simbolici secondo me si finisce a parlare solo per metafore quando abbiamo una realtà bella densa da analizzare se vogliamo provare a capirci qualcosa.

L’esempio zoccola passi. Ma a me non piace che il sessismo, maschilismo, violenza di genere, violenza maschile (ce li metto tutti così ognuno si identifica con le parole che uso) agito dalle donne venga considerato periferico, una collusione, di rilevanza minore, perché sebbene abbiamo convenuto tutt* che il femminicidio sia la punta dell’iceberg, questo iceberg è dannatamente grande. E una cosa che affetta tutt* e impregna il nostro vivere, agire e relazionarci, come possiamo sminuirla noi per prim* dicendo che tocca più gli uomini che le donne, solo perché si riversa maggiormente contro di noi? e basta questo a condizionarci ad agirla meno o a renderci meno naturale subirla o tollerarla?
E soprattutto è giusto pensare che le donne che agiscono violenza (in generale) lo fanno solo condizionate da una questione di genere? o che nell’agire violenza il genere è il fattore dominante? non ho risposte pongo quesiti.

Trovo molto pericoloso questo tentativo di appiattire le violenze tra i generi su una presunta quasi-trasversalità del sessismo.

Mi sembra che passetto passetto stiamo facendo ragionamenti molto più complessi di un qualsiasi appiattimento. Dire che il sessismo attraversa tutt* perché è il magma sociale in cui ci muoviamo non vuol dire appiattire le diversità, ma ribadire l’ovvio. Quello per cui nacquero i gruppi di autocoscienza, ad esempio. Io ho fatto tentativi di autocoscienza quando facevo parte di un collettivo di studentesse e parlavamo di noi, e non in termini di vittime degli uomini cattivi, ma per provare a capire quali dinamiche violente mettevamo in atto tra di noi e come potevamo fare a creare un gruppo orizzontale, perché ci risultava difficilissimo tra tutte donne, femministe, rispettarci a vicenda politicamente e nel personale in maniera consapevole. E poi ovviamente parlavamo di noi in tante altre declinazioni.

Parlate di gelosia per esempio. A parte che la gelosia della donna nella coppia eterosessuale non riesco a ricondurla a un ruolo dello schema patriarcale, se non per imitazione forse dei modi maschili di vivere la propria indipendenza? Mi pare tirato per i capelli. Lo schema tradizionale anzi vuole una gelosia femminile sofferta e romantica, che conferma la monogamia che tradizionalmente si addice alla donna, non una gelosia che diviene violenta (e guardando in controluce nello stereotipo, cercandovi qualche verità, mi chiedo anche se alcune “gelosie” femminili non siano giustificate, di fronte al ruolo tradizionale del donnaiolo seriale – e mi rispondo anche di sì). L’unico posto che trovo nello schema patriarcale alla gelosia violenta femminile è casomai nello stereotipo maschilista della donna che “non puoi fare niente, non puoi guardare un’altra (o tornarci…) che lei ti graffia e ti morde”. Ma un conto sono i ruoli effettivi distribuiti, un conto è il racconto del vittimismo maschile (avete visto “Attrazione fatale”? be’, quello non è il racconto di una violenza femminile possibile, quanto un mito vittimista/giustificatorio maschile [come tutti i film di Adrian Lyne] che un mio amico sintetizzerebbe così: “non puoi neanche trombarle che subito si innamorano”). Quindi, detto che non riesco a inserire la gelosia femminile nello schema patriarcale, né quindi nessuna sua conseguenza (violenza, eccetera), quando questa si verifica, ha le stesse dimensioni di quella maschile? Parliamone, perché altrimenti come si fa a metterle sullo stesso piano? Portatemi UN caso di una donna che ha ucciso il marito perché questi voleva lasciarla… Fa quasi ridere. Il contrario, come sappiamo, è roba a cadenza settimanale almeno.

Qui, visto che il tema gelosia l’ho tirato fuori io, parlando del mio personale, mi sento un attimino sminuita… eh.
La gelosia è possesso, siamo d’accordo? Il fatto che io che ci rifletto e ci rimugino e vorrei tanto liberarmene in tutta onestà, e me la trascini dietro come un macigno, e che debba usare tutta la mia ragione per non farla pesare al mio compagno lasciandolo libero di fare, muoversi, vivere come vuole, non mi evita il malessere che provo. E sinceramente non mi piace pensare che vengo messa in uno schemino dove ci sono maschi farfalloni e donnine sceme. O assassini maschi e vittime donne. Io non mi considero né una vittima né un soggetto che vive per stereotipi, però il senso di possesso ce l’ho, me lo porto dentro, e se non facessi un costante lavoro su me stessa e sulla mia relazione affettiva per fare in modo che non contamini il nostro modo “altro” di stare insieme, sarebbe li, bello, evidente e prepotente.

Il tema della gelosia è un argomento che spesso affronto con amiche e compagne, il più delle volte con molto pudore proprio perché siamo consapevoli come femministe dell’origine patriarcale e delle conseguenze che porta ma è un tema su cui pochissimo si è investigato e fatto dibattito pubblico. Questo danneggia prima di tutto noi stesse e la qualità dei rapporti che vorremmo creare, che siano monogamici, poliamorosi, fugaci o duraturi.

Posted in Affetti liberi, AntiAutoritarismi, Critica femminista, R-esistenze, Sessismo.