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Io sono Tempesta (Deconstructing Mazzola bis)

Che vi devo dire, personalmente non degnerei  Mazzola di tanta importanza, però le questioni politiche sono tali che devi occupartene anche quando sei tu a nobilitare le cose che critichi. Mi spiace dirlo ma anche stavolta è così: gli argomenti che usa l’avvocato per questo suo sequel sono ancora peggiori di quelli usati nel primo, e quindi meriterebbero ancor di più il silenzio: però vengono lanciati da un pulpito “prestigioso” e molto seguito in termini di clic, quindi non è che può passare sotto silenzio un altro mucchio di inesattezze e giochini retorici. E allora, eccoci qui: citerò spesso, vi avverto prima, la prima puntata.

Maschilismo e femminismo, un’ultima riflessione [cominciamo dal titolo: che sia ultima vedremo, ma il problema è che venga definita riflessione: pensate un po’ che roba se queste cose le avesse scritte di getto, senza pensarci]

Le mie riflessioni sul femminicidio di qualche giorno fa hanno scatenato una tempesta [il tipico compiacimento: per prima cosa mi stupisco di ciò che ho fatto – vantandomene, “ho scatenato una tempesta, come sono forte! Anzi, io sono Tempesta”]. Ho però l’impressione di avere messo il dito in una piaga [non era il dito, avvocato: era una gamba tesa, e a gioco fermo]. Ho letto con piacere (difenderò sempre le opinioni altrui anche se non le condivido [per vostra informazione, non l’ha detto Voltaire]) tanti articoli di risposta, anche al di fuori de Il Fatto [sì, c’è vita anche fuori di lì Mazzola]. Ho letto tanta indignazione, veemente, sino all’offesa e alla violenza verbale. Ci sono stati oltre un migliaio di commenti, molti dei quali feroci [sulla qualità dei commentatori di quella testata online mi espressi già qui, “in tempi non sospetti”, direbbe l’avvocato]. Ma anche 2,900 like e ciò vorrà pur dire qualcosa [è spiegato nel link precedente cosa vuol dire]. Il tema è incandescente [soprattutto se c’è gente che ci spara sopra cifre senza senso e pontifica di conclusioni per niente avvalorate da quei numeri]. E’ necessario dunque che io tragga la mia impressione conclusiva, perché sono stato accusato di bieco maschilismo e da Fabio Marcelli di aver fatto “una scelta ipocrita e intellettualmente nulla” ponendo io maschilismo e femminismo sullo stesso piano [io continuo a trovare più grave di questa trita e ritrita ignobile equiparazione quello che hai combinato citando fonti e cifre che non dimostrano affatto la tua tesi], in quanto “è come mettere sullo stesso piano fascismo ed antifascismo” [infatti, e ne riparleremo più avanti]. Qualcuno ha decontestualizzato il mio pensiero [insisto: trovo più soprendente l’averlo considerato un pensiero piuttosto che averlo decontestualizzato]. Peraltro non nascondo di aver subito l’indignazione di qualche amica [che volete, dieci righe senza una frase sessista proprio non ce la fa a farle, l’avvocato è fatto così].

Invero l’intenso dibattito conseguente ha solo rafforzato il mio pensiero, anziché demolirlo [lungi da me l’idea di convincerla, Mazzola: si sa chi è che non cambia mai idea, e lei è proprio così]. Ho il convincimento che in Italia, dopo aver avuto un’informazione disonesta, faziosa e mediocre, che tanti danni ci ha arrecato (poche le firme note, libere), ora abbiamo anche un femminismo opportunista e pericoloso che sfocia nella misandria [quale? Ci sono più realtà diverse nel femminismo che correnti nella storia della letteratura – lo so pure io Mazzola, che certo non sono uno storico del femminismo. Di cosa sta parlando? Vabbè che a lei – come ha già detto – gli -ismi non piacciono, però dovrebbe almeno conoscerli per non farseli piacere]. Strumentale poiché non interposto a rivendicare una migliore condizione femminile (nobile e condivisibile) ma teso ad egemonizzare la libertà maschile [venti parole di puro nulla sessista – si vede che lei è un avvocato esperto, Mazzola. Un femminismo che egemonizza la libertà maschile, lo ammetto, è fenomenale]. Ergo, con un chiaro intento prevaricatore quale implicita forma di “risarcimento” per anni di retaggio avvilente [eh? Se anche esistesse, insisto, sarebbe uno dei tanti femminismi possibili, e certamente non l’unico]. Mi spiego meglio [speriamo…].

Marcelli evidenzia come il maschilismo abbia una connotazione negativa (giusto) ed il femminismo invece sia un movimento sano e necessario. Ho qualche dubbio. Non discuto la valenza di tale movimento e le conquiste ottenute nel tempo. Discuto invece l’uso distorto del femminismo oggi [e dàje… Mazzola, quale femminismo? Di chi? Non è una cosa univoca, né si vende a etti come la mortadella, se n’è reso conto o no?], poiché assurge a pretesa egemonia della cultura [dove? Come? Un link, un esempio… ma come si fa a fare affermazioni del genere, senza neanche pararsi con il classico “io penso che”?] con il solo scopo di vendicarsi di un passato poco paritario o per il solo gusto del potere [gusto del potere? Il femminismo? Se non l’avesse scritto lui, sarebbe questa la satira!]. La sensazione è che si stia passando in Italia (non so dire se ciò travalichi i confini) da una cultura maschilista (abbietta e che non nego, ancor oggi latente [se ho capito un po’, Mazzola, mi permetto di dirle che lei non sa cosa vuol dire latente]) ad una cultura femminista imposta ed urlata [imposta? Da chi? A chi? Ma dove? In quale aspetto della vita sociale e civile la cultura femminista è imposta? Perché non lo dice, Mazzola, e lo butta lì come fosse la cosa più ovvia del mondo?], senza avere raggiunto alcun equilibrio in tale posizionamento.

Chi mi racconta che oggi c’è forte disparità tra uomo e donna non mi convince [senta, io i link glieli ho messi la scorsa volta, se lei non li legge mica è colpa mia]. C’è ancora da fare ma lasciare intendere che l’Italia sia l’Afganistan è una vile falsità [ma chi lo ha fatto? Dove? Questa non è che una – e minoritaria – posizione politica. Non si può ridurre “il femminismo” a questa banalità e pensare di avere pure ragione]. Ho certo esagerato nel rivendicare la raggiunta “piena tutela” delle donne [tranquillo Mazzò, non è la peggiore che hai detto]. Uno stalker, un mobber, un abuso devono essere fermati subito, prima che si trasformino in crimini irreparabili. Ma, come scrissi, ciò attiene al (grave) problema generale dell’inefficienza dello Stato che va rimossa ma a beneficio di tutti. E dunque riguarda l’essere umano [che non ha sesso né genere, ovviamente, quindi, di nuovo IL MOTIVO per cui il singolo stalker o mobber agisce per lei non significa nulla. C’ha provato un’altra volta Mazzola, ma non ha funzionato. Non può fare finta che la questione dei motivi non conti, essa è proprio quella centrale del femminicidio, anche se a lei non piace e fa finta che non conti nulla parlando di esseri umani senza corpo, senza sesso né genere].

Oggi su Il Corriere della Sera vi è finalmente mezza pagina dedicata alle stalker femmine endofamiliari. Ne vogliamo parlare? [E ne parli, chi glielo impedisce? Nessuno le ostacola l’attività, ma lei non si deve permettere di zittire gli altri e i loro argomenti con il negazionismo. Per me può continuare la sua caccia alle streghe – l’importante è che per farla non si metta a negare che esistono altri crimini e altri problemi culturali, come il femminicidio e il sessismo] Non nego che ci siano donne uccise barbaramente da uomini violenti in ambito familiare [e ci mancherebbe pure]. Ciò mi fa orrore poiché la donna rimane sempre l’essere più delicato [ve l’ho detto, Mazzola non ci sa stare troppo senza sparare un insulto sessista]. Ed è giusto mantenere alta l’attenzione. E’ però ingiusto strumentalizzare le vittime. Ho perplessità sui numeri sparati a vanvera [ah, lo dico anche io, tipo chi piazza statistiche ONU per dimostrare cose che non c’azzeccano niente con quelle statistiche]. Nessuno ad oggi mi ha difatti indicato una fonte ufficiale da cui trarli e la causa precisa delle morti e per mano di chi [Mazzola, non ci provi un’altra volta: QUESTO è uno dei più gravi aspetti del problema, e cioè che lo Stato se ne frega altamente di una fonte ufficiale per i numeri del femminicidio. E la causa di questa mancanza non può che essere una cultura sessista che non considera quello un problema degno di nota]. Il “cianciare” era riferito al giornalismo pressapochista [tipo quello che piazza statistiche ONU per dimostrare cose che non c’azzeccano niente con quelle statistiche?]. Ho contrapposto numeri ufficiali che smentiscono l’allarme [no; come dimostrato la volta precedente, lei ha usato cifre a cacchio che non dicono niente del problema], anche se è giusto che vadano letti più nel profondo, dal generale al particolare. Un lettore ha ben citato la fonte del ministero dell’Interno che nega qualsivoglia allarme al riguardo [appunto: non c’è una fonte ufficiale, ed è questo uno degli aspetti del problema femminicidio. Invece lei usa questa mancanza come dimostrazione che il problema non esiste. Il ragionamento negazionista più puro: i tedeschi non hanno tenuto un registro degli ebrei passati nei forni, quindi l’olocausto non è mai esistito]. Dunque si stanno enfatizzando alcune morti per destare allarme e, come scritto prima, per imporre un femminismo d’assalto [e questa è la sua aberrazione, derivata dall’uso distorto di fonti e dati. Complimenti]. Egemonizzante. Aggressivo come il tono usato nei commenti, vera cartina di tornasole del femminismo d’avanguardia (presunta). E’ come se sostenessi che dopo la barbarie della tata di New York, in ogni tata e donna si nasconda una potenziale omicida [no, non è per niente la stessa cosa, e basta rileggere per rendersene conto. Ma perché farsi mancare il paragone a effetto?]. Sarebbe irresponsabile pensarlo e farlo credere.

L’accostamento col diritto di famiglia è ben pertinente poiché la giurisprudenza di violare l’affidamento condiviso, di trasformare l’uomo in un bancomat garantendo irritualmente alla donna un welfare attivo, di ignorare ogni grave violazione della donna (sottrazioni e calunnie enormi), sono proprio la conseguenza di questo femminismo egemonizzante [peccato che questa ipotesi non sia suffragata da nulla: qui dati non ne ha, Mazzola? Link? Niente, solo parole in libertà]. Inculcare il pensiero che le donne siano discriminate in quanto tali e sempre deboli a prescindere provoca una reazione solidale dei giudici e del sistema in generale, fondato su presupposti dopati [la reazione solidale dei giudici, come no, loro sono noti femministi, si sa].

I miei occhi vedono una crescente misandria che sta ammorbando il rapporto tra i sessi [i miei vedono un proliferare di cretinate sessiste sulla stampa cartacea e digitale, Mazzola, che le devo dire?]. E che non può certo essere una risposta al maschilismo, pure invocato e latente [aridàje co ‘sto latente: davvero lei sta sostenendo che il maschilismo è latente, cioè (Treccani) “rimane nascosto, non appare esternamente”? Mazzola, ma dove vive? ]. Parità significa garantire stessi diritti e doveri senza distinzioni di sesso [no. Parità per me significa dare a ciascuno i diritti che gli spettano, a seconda delle sue particolarità, anche secondo le differenze di sesso]. Usciamo dunque da questo sessismo [altra parola usata da lei sempre esattamente in un’accezione contraria a quella reale] e, come ha ben scritto qualcuno, orientiamo energie e livori verso la classe politica disonesta e corrotta che ci governa [e di nuovo, “piove governo ladro”, così sono tutti contenti].

Ovviamente, anche in questa seconda puntata, Mazzola si è ben guardato dal dire che il femminismo, la cultura matriarcale, non hanno mai ammazzato nessuno. Altrimenti, sicuramente, Mazzola lo avrebbe statisticamente rilevato, no?

Posted in Disertori, Satira, Sessismo.


7 Responses

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  1. guglielmo says

    Un lettore ha ben citato la fonte del ministero dell’Interno che nega qualsivoglia allarme al riguardo [appunto: non c’è una fonte ufficiale, ed è questo uno degli aspetti del problema femminicidio. Invece lei usa questa mancanza come dimostrazione che il problema non esiste. Il ragionamento negazionista più puro: i tedeschi non hanno tenuto un registro degli ebrei passati nei forni, quindi l’olocausto non è mai esistito]. Dunque si stanno enfatizzando alcune morti per destare allarme e, come scritto prima, per imporre un femminismo d’assalto [e questa è la sua aberrazione, derivata dall’uso distorto di fonti e dati. Complimenti] Condivido il post per intero, ma questo passaggio mi sembra … assorbente. Ti saluto molto cordialmente, Guglielmo.

  2. Lorenzo Gasparrini says

    @veromummio
    Io non ragiono per nomi collettivi, li lascio a chi fa di tutta l’erba un fascio. Le categorie, le classi, la destra, la sinistra e così via sono strumenti per non occuparsi dei singoli e per appiattire tutte le differenze per comodità e/o opportunismo.
    Io il sesso maschile e il sesso femminile non li conosco. Conosco Lorenzo e un sacco di altra gente che, se e quando vogliono, si mettono insieme, in determinate condizioni, e discutono dei propri diritti.
    Lo so, è più difficile. Ecco perché non lo fa nessuno.

  3. caterina says

    Come non essere d’accordo con tutto quello che hai scritto! Temo che Mazzola abbia trovato un po’ la sua fortuna nel suo essere politicamente scorretto nei confronti del genere femminile. Finalmente può vantarsi di avere ben oltre mille commenti, tra cui anche ‘feroci e violenti’, chissà come avrà festeggiato. Sarà solo l’inizio? Lo ritroveremo ancora, vero? Più pressapochista e sessista che mai. Tanto essere contro le donne non lo mette in cattiva luce come essere contro una razza. In Italia essere sessisti o maschilisti non è una cosa tanto brutta….è abbastanza passabile, anzi a volte sei pure premiato. Ho letto alcuni commenti sul Fatto, molti lo hanno accolto quasi come un eroe. Tutta brava gente.

  4. veromummio says

    [no. Parità per me significa dare a ciascuno i diritti che gli spettano, a seconda delle sue particolarità, anche secondo le differenze di sesso]

    Lorenzo secondo te che diritti peculiari spetterebbero al sesso femminile? E a quello maschile?

  5. feminoska says

    L’apoteosi è giunta a ‘piove governo ladro’ …Lorè, grazie di esistere :-***

  6. Beatrice says

    A proposito: i giudici cercano di compensare, nell’ambito del diritto di famiglia, ciò che alle donne viene negato nell’ambito lavorativo.
    Cioè rimediano ad una stortura con un’altra stortura.
    Gli uomini lo leggono come “femminismo” ma in realtà niente altro è se non il perpetuarsi del peggiore “maschilismo” che vede l’uomo sempre “a caccia nella jungla” e la donna “vicino al focolare” (ergo pagata, per assolvere a questo ruolo, dall’uomo, restandone implicitamente dipendente).
    Buona serata

  7. Beatrice says

    … Manco a sforzarsi tanto, ma tanto ma tanto… Proprio nulla da eccepire invece sui BIPEDI FALLODOTATI della Collevecchio, stesso quotidiano, qualche articolo fa, eh?
    Quello andava benissimo, e l’articolo seguente pure!!!
    Machettelodicoaffà…