In un post si chiede: la violenza è maschile? No, non lo è. La violenza è qualcosa che appartiene a tutti i generi e che ognuno di noi sa ricreare e ricrea. La violenza è lo stato, la società, la cultura che ci siamo/hanno imposti. Inoltre esistono tanti tipi di violenza: fisica, psicologica, economica, verbale, istituzionale, assistita e via discorrendo. Pensare che tutta questa violenza sia opera di un solo genere è un po’ assurdo. E’ vero però che esistono delle violenze specifiche e per questo si usa il termine femminicidio quando una donna viene uccisa in quanto donna. Nel post, su citato, si parla dell’aggravante per femminicidio, che concordo, non essere una buona idea, sia per i motivi già detti (la morte di una donna non è più importante di quella di un uomo) ma anche perché vorrei ricordare le tante vittime collaterali che spesso i femminicidi hanno.
Quante volte vengono uccisi anche i figli, i genitori, i compagni delle vittime di femminicidio? Per queste morti l’aggravante non può esistere, perché loro non sono stati uccisi in quanto donna, ma sono comunque vittime che, per me, devono avere pari dignità. Ciò che li ha uccisi è una cultura e su quello, almeno per me , dobbiamo puntare. E quindi più di aggravanti io vorrei si parlasse di prevenzione, quell’azione che , se fosse presa in considerazione seriamente, porterebbe a far scendere il numero di vittime e a migliorare la nostra società. Il problema è che non è nelle intenzioni dello Stato prevenire, perché ciò comporterebbe la messa in discussione di tante leggi da lui approvate che alimentano tante situazioni di discrimine di genere, ma al massimo punire. Ve lo ricordate il “delitto d’onore”? E’ scomparso, sì, ma solo dal codice penale. Non è stato fatto molto affinché la cultura cambiasse e il delitto d’onore scomparisse non solo sulla carta. Quindi per me sarebbe preferibile pretendere prevenzione e non un’aggravante che nella vita reale non mi cambia nulla.
Per quanto riguarda la violenza compiuta dalle donne credo vada fatta una precisazione. In quanto donna sono capacissima di fare violenza e so di averne fatte, di piccole, ma non per questo da sottovalutare. Sono cresciuta impregnata di questa cultura e quindi non posso dichiararmi immune da certi meccanismi. Quando li commettevo, prima, non li percepivo come violenza. Per me erano atti che facevo perché arrabbiata con chi mi discriminava. O semplici reazioni. Poi, con il tempo, e con il femminismo ho capito che dovevo partire da me e quindi dovevo non solo lottare contro la violenza che subivo ma anche contro quella che producevo. Non è stato facile ammetterlo ma penso sia un buon punto di arrivo-partenza per migliorarsi. Il problema che ho riscontrato, in questa mia riflessione, è stato: quando si parla di violenza e quando di resistenza (o reazione?)?
Ho il diritto di difendermi? Mi sono risposta che sì, ce lo avevo e che non poteva essere definita violenza. Per me rispondere ad una violenza non è violenza, perché a quel punto siamo destinati al martirio ed io l’aureola non la voglio da morta (ma neanche da viva), preferisco vivere. Il problema è stabilire quando le azioni sono reazioni e quando sono violenza. L’esempio della donna che ha ucciso il marito dopo anni di maltrattamenti mi ha fatto riflettere molto. Il fatto che l’omicidio fosse premeditato pure. Non mi sento di giudicarla perché io non ho vissuto anni di maltrattamenti e non so cosa si prova. E anche se lo sapessi non è detto che ciò che vale per me valga per tutte. Quello che però posso immaginare è che tanti anni di maltrattamenti non ti lasciano illesa e che oltre a subire impari anche qualcosa.
In un altro post parlavo di quella che per me è un’educazione alla violenza che se vale per i bambini varrà anche per le donne. Se vivi anni con un uomo che ti maltratta e non hai mezzi per liberarti, allora per sopravvivere sopporti. Ma questo non ti rende immune dall’assimilare, tuo malgrado, quegli atteggiamenti che ti nuociono. Se in quel rapporto si stabilisce che la forza, la prevaricazione, le botte, la violenza sono l’unico linguaggio possibile, come potete pretendere che qualcuna non reagisca attuando ciò che le è stato insegnato? Non sto giustificando ma mi serve contestualizzare. Mi serve perché questa donna maltrattata si difende nell’unico modo che le hanno insegnato e si sente giustificata nel farlo, ma anche gli uomini ci uccido perché si definiscono “maltrattati” dalle donne che li tradiscono, li illudono, li abbandonano ed ect e nel farlo si sentono legittimati dall’intera cultura.
Ovviamente il paragone non sussiste perché se da una parte c’è una violenza reale dall’altra c’è solo voglia di vittimismo*, ma in entrambe i casi la cultura della violenza la fa da padrone. Perché in questa storia ci sono tante cose che si sarebbero potute fare per prevenire quest’omicidio ma che non si fanno (per esempio rivolgersi ad un centro antiviolenza) e imputare solo a questa donna una colpa, che di certo ha, non mi sembra corretto come non ho mai fatto per gli uomini.
Abbiamo sempre detto che nei femminicidi il colpevole non è solo l’uomo che impugna l’arma ma tutta la cultura che lo legittima, lo stato che non fa altro che renderci sempre più ricattabili e quindi anche nel caso di questa donna credo che si debba fare lo stesso discorso. Le donne uccidono i loro aguzzini, sì, lo fanno ma chiedetevi il perché. Chiedetevi cosa c’è di marcio e cosa dobbiamo cambiare per impedire che le persone si facciano giustizia da sé. Perché anche questo è un dato che dovremmo analizzare. Ovviamente contestualizzare non vuol dire giustificare, serve solo per capire dove davvero dobbiamo colpire, almeno secondo me.
* Per vittimistico intendo l’atteggiamento di quegli uomini, che pur essendo violenti, si definiscono vittima. Non è riferito a tutti gli uomini né a quelli che si dichiarano vittima essendo realmente, a loro va la mia solidarietà.
Ciao cybergrrlz , io non volevo e non voglio assolutamente imporre la linea, lungi da me. Semplicemente avevo espresso il mio parere su questo post , ma ripeto non voglio dettare la linea.
Grazie per avermi dato possibilità di esprimere la mia opinione.
saluti.
Ciao Maurizio,
non rispondo in merito a ciò che dici ma solo per dire che pur apprezzando la tua disponibilità al dialogo qui su FaS non tutte le persone presenti la pensano allo stesso modo o vogliono interlocuire. E in generale abbiamo la sana abitudine a esprimere ciascun@ la propria opinione liberamente in una capacità dialettica che vede anche opinioni differenti esprimersi nello stesso blog. Siamo tanti/e, diversi e dunque nessuno può assumere una posizione su FaS a seconda del post che viene pubblicato.
Luminal ha tutto il diritto di scrivere ciò che vuole perché questo è il suo blog, è il suo spazio esattamente come è il mio che in un altropost (femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/26/la-violenza-e-maschile/) ho scritto una cosa diversa che forse è più concorde con quanto dici tu.
Non serve la durezza o l’ostilità e nessuno qui, esprimendo una opinione cui ha diritto, vuole offendere nessuno. se la pensi diversamente dillo ma non imponendo a chiunque tra noi una precisa linea da tenere.
Un saluto
Non sono d’accordo con te e con tutto il benpensare comune odierno nel considerare sempre “reazione” a prescindere le violenze commesse da donne contro uomini, questa altro non è che un’ implicita affermazione dell’ instrinseca innocenza delle donne, oltre che uno sfregio allo stato di Diritto(che invece impone proporzionalità tra difesa ed eventuale e presunta offesa), e di fatto un avallo morale(e quindi anche giudizario) alla licenza di uccidere uomini da parte delle donne. Quella sentenza che ha assolto quell’assassina che ha trucidato il marito con 12 coltellate e poi in collaborazione con l’amante con cui aveva una tresca amorosa ha occultato il cadavere, è vergognosa. Definire “aguzzino” un uomo tradito dalla moglie e poi così barbaramente trucidato da lei con la collaborazione dell’ amante, non lo accetto. Il pubblico ministero(una DONNA) aveva chiesto l’ergastolo , ma la camera di consiglio evidentemente influenzata dall’ omicidio di una ragazza di 17 anni pochi giorni prima e dalla strumentalizzazione mediatica che ne era conseguita, ha assolto questa assassina perchè questa aveva dichiarato che lui la “maltrattava”,accusa nei confronti della quale il cadavere del marito inumato nella fossa non poteva difendersi. Gli avvocati sanno benissimo che se una donna assassina dichiara di aver agito “perchè lui mi maltrattava” lei viene non solo creduta ma anche assolta, in barba al principio secondo cui la difesa deve essere proporzionata all’ offesa(12 coltellate e occultamento del cadavere non possono essere legittima difesa ma solo omicidio a sangue freddo,), questo perchè le sentenze fanno “giurisprudenza”: pochi anni fa, sempre in Italia,una donna che uccise il marito dormiente a colpa d’ascia, e venne assolta perchè dichiarò “mi maltrattava”. In america e in GB si è andati ancora oltre. E’ stata riconosciuta la falsa “sindrome della donna picchiata”(“syndrome battered woman”), in poche parole se una donna uccide un uomo, anche magari squartandolo o bruciandolo con il naplam mentre lui dorme, e dichiara “mi maltrattava”, lei viene automaticamente prosciolta dopo formale visita pischiatrica dei periti del tribunale..
Quello del “maltrattamento” dichiarato dalle donne assassine è un Jolly che consente alle donne assassine di uomini di farla sempre franca, perchè la società ha accordato alle donne lo status morale di parte “vittima e debole”, mentre all’ uomo lo status di parte “forte e oppressore”. Se non altro questa società e queste istituzioni che assolvono donne assassine che dicono di essersi fatto giustizia fai da te, dimostrano come queste istituzioni e società non ce l’abbiano tanto con le donne, anzi. Alle donne è stata accordata una vera e propria licenza di uccidere gli uomini. E questa è quella che chiamano società “maschilista”. Meno male. Mi chiedo, allora, se questa società fosse anti-maschlista, cosa succederebbe per gli uomini, mi sa che aprirebbero i lager per uomini con annesse camere a gas e forni crematori. E non è una battuta.
Tra l’altro un omicidio premeditato non può essere una reazione per quanto spropositata, è un omicidio e basta. Se non si definisce “violenza” questo turpe assassinio premeditato e quindi non in presenza di pericolo immediato,commesso da questa donna nei confronti del marito, poi come si può parlare di “assassinio” in riferimento al caso Carlo Giuliani, dove invece il carabiniere che sparò sì che si trovava davvero in un’ immediata situazione di pericolo( quindi senza premeditazione)? Se quello fu un assassinio(e sono d’accordo con voi) allora a MAGGIOR RAGIONE si deve considerare assassinio, una violenza(e non semplice “reazione”, come affermi tu, Luminal) questo omicidio premeditato commesso da questa donna per altro in modalità così efferate, quindi non in una situazione di immediato pericolo, e per giunta con l’aggravante della crudeltà e di aver occultato il cadavere. La cosa più odiosa che ci possa essere è far passare la vittima per carnefice e il/la carnefice per per vittima.
Vi è una mentalità oggi molto in voga e che come tale influenza le sentenze di tribunale a riguardo di violenze commesse da donne contro uomini, secondo cui se una donna commette una violenza contro un uomo è “perchè si difende”, quindi si dà per scontato che una donna in quanto donna è sempre innocente e vittima, incapace di concepire e commettere il male, e quindi di farla passare per vittima anche quando è una carnefice.. L’idea che quando una donna colpisce un uomo sia sempre una “reazione”, la trovo aberrante, a meno che questo stesso discorso non valga anche per gli uomini che colpiscono le donne. L’anti-sessismo impone che questo discorso o vale per entrambi i sessi,o per nessuno dei due. Ammesso e non concesso che questa tizia avesse subito maltrattamenti nel corso degli anni, comunque la sua non è stata una reazione, anche perchè chi più chi meno, e secondo modalità diverse, tutti subiscono maltrattementi nel corso nella vita. Se segussimo questo criterio stabilito da questa sentenza, ci sarebbe un’ ecatombe mondiale, e l’ umanità si estinguerebbe. Ma ovviamente questo criterio vale solo per le donne contro gli uomini.
“Ovviamente il paragone non sussiste perché se da una parte c’è una violenza reale dall’altra c’è solo voglia di vittimismo*,”(Luminal)
Sussiste, sussiste, sussiste, invece. Quella che tu chiami “violenza reale” è la violenza fisica come tale visibile e quindi penalmente perseguibile. Quella che tu chiami invece “voglia di vittimismo”, che di vittimismo non ha un bel nulla, è violenza invisibile, penalmente non perseguita(anzi avallata, se a commetterla è una donna) ma non meno grave, anzi ancora più grave che distrugge la persona, ferendole i sentimenti e/o privandole dei suoi affetti o mandandola alla rovina materiale. La violenza fisica, come un pugno, non lascia segni, i lividi poi scompaiono. Ma i lividi nell’ animo causati dalla cattiveria, dalla angheria,quelli no, non scompaiono. Altro che “voglia di vittimismo”! La violenza morale e sentimentale fa molto, ma molto, più male di uno schiaffo o di un pugno, cara Luminal. E come tale può anche causare una reazione fisica(nella maggior parte dei casi autolesionista, ma in taluni casi verso l’altro)da parte di chi ne è vittima.. Io preferirei subire una sberla, piuttosto di essere abbandonato dopo anni e anni in cui lei mi avesse ingannato e allontandomi finanche dagli amici per suo desiderio morboso possessivo, oppure di subire un divorzio ingiusto ed essere costretto ad abbandonare la mia casa ed essere ridotto quindi a dormire nell’auto e a mangiare alla mensa della caritas. Che molti(la maggior parte) di omicidi contro donne avvengono per questi motivi, è un dato di fatto, anche se le tv e i giornali non ne parlano altrimenti non potrebbero fare la loro retorica anti-maschile, quindi se ne vengono con le frasi già fatte “non accettava la separazione”, “era geloso”. Mai una volta che contestualizzassero(dal momento che per te bisogna “contestualizzare”) spiegando il vero motivo per cui è scattato il raptus. Pertanto, Luminal, se tu non vuoi giudicare questa donna che ha ucciso con premeditazione il marito con modalità così efferate, allora a maggior ragione io non giudico quegli uomini che uccidono donne per i motivi sopra detti, cioè senza premditazione.. Eppure chi commette queste cose viene condannato in tribunale(giustamente, ci mancherebbe) nonostante non abbiano agito con premeditazione(ma per raptus), mentre le donne che ammazzano premeditatamente i loro mariti, invece vengono assolte.
Pertanto definire “voglia di vittimismo” il dolore e la rabbia dovuta a violenze pisicologiche e morali mi pare molto ingiusto, e anche non molto coerente in quanto la famosa “ricerca” dell’ Istat del 2006 a riguardo della violenza contro le donne, annoverava tra le violenze anche quelle “psicologiche e morali”, tra l’altro molto meno gravi rispetto a quelle da me elencate prima, ad esempio la critica alla moglie come si veste o come cucina e simili, sono state registrate come “violenza” contro le donne(di quei numeri sballati allarmistici che hanno sovrastimato il fenomeno), allora se fa “male” subire una critica per come si cucina a maggior ragione fa MALE(ma veramente, senza virgolette). Quindi non è “voglia di vittimismo” ma DOLORE, dolore dell’animo. Fa più male di ogni dolore fisico(escluse morte e menomazioni varie).
Pertanto quando dici:
“Ovviamente contestualizzare non vuol dire giustificare,”
A me può anche andar bene, però a patto che questo discorso valga per entrambi i sessi, per tutte le violenze(stupri compresi) e soprattutto anche per chi subisce vioenze piscologiche e sentimentali le quali come detto prima distruggono di gran lunga di più rispetto a tante violenze fisiche. Purtroppo si “contestualizza” solo quando sono le donne a commettere crimini contro uomini. Quando invece è un uomo a commettere un crimine verso una donna, è sempre perchè è un “mostro” che ha agito dietro la “cultura patriarcale”. In tal caso non si “contestualizza”. No, no, no, così non ci siamo proprio.
In conclusione, io da esponente del movimento per la questione maschile, sono stato tra i primi a volere il dialogo con quelle parti del femminismo libertario e antiautoritario, FaS in primis, facendo alcuni passi indietro e abbandonando ogni pregiudiziale anti-femminista , ma un post come questo scritto da Luminal,sminuente atroci delitti come quello commesso da quella donna e attestante la teoria secondo cui se una donna colpisce un uomo è sempre per “reazione”, va proprio nel senso opposto rispetto a quanto si è costruito e si sta costruendo. Post come questi, allontanano dal dialogo, e inoltre mi offendono in quanto maschio e uomo.
Mi scuso se dalle mie parole dovesse trasparire un pò di durezza, ma è perchè sono indignato, non perchè vi sia ostile, chi mi conosce sa che non sono un vostro nemico, ma al contrario una persona che ha guardato e vi guarda con interesse e stima alcune blogger qui, e in più di un’ occasione vi ha difeso. Ma un post come questo non va bene.
saluti