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#1nonèaccettabile

di Elisabetta P.

Se una “sola” persona l’anno fosse uccisa per motivi razziali, il delitto sarebbe riconducibile al razzismo.
Se una “sola” persona l’anno fosse uccisa dalla mafia, il delitto sarebbe riconducibile alle organizzazioni mafiose.
Se una “sola” persona l’anno fosse uccisa perché lesbica, il delitto sarebbe riconducibile all’odio verso le lesbiche.
Se una “sola” persona l’anno morisse sul lavoro per carenza di misure di sicurezza, il delitto sarebbe riconducibile alla mancanza di norme sulla sicurezza o dalla loro inosservanza.
Se una “sola” persona l’anno venisse uccisa per motivi legati al genere o al ruolo che la cultura patriarcale le impone, il delitto sarebbe riconducibile alla cultura e alla mentalità patriarcali.
Se una “sola” persona l’anno venisse uccisa in quanto donna, il delitto sarebbe riconducibile alle cause di cui sopra o alla misoginia.

I numeri sono alti, sono bassi, sono accettabili (per me non lo sono, #1nonèaccettabile)?
Vado oltre; m’interessa capire di cosa stiamo parlando, di come poterlo affrontare e prevenire, qui e oggi.
Negare le specificità delle violenze elencate non mi aiuta in questo, mi è di aiuto l’esatto contrario.
Comprendere, contestualizzare, riconoscere, nominare, analizzare, prevenire.
Il resto sono chiacchiere.

Posted in Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, Scritti critici.


11 Responses

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  1. vero mummio says

    Comunque ciò che mi piace di questo blog deriva dalla mia conoscenza virtuale con fikasicula.
    Infatti io spesso mi son ritrovato a parlare con varie persone provenienti da vari differenti femminismi… però mi sembrava sempre che in fondo, si crogiolassero semplicemente nella loro ideologia.
    Invece fikasicula è stata la prima a dimostrarmi sinceramente e inequivocabilmente di sentire come suoi al 100% i problemi di cui parlava, quando lei parlava di femminicidio ne parlava in prima persona, il problema la riguardava direttamente e la coinvolgeva, questo significa che lei veramente voleva risolverlo. Lei non me ne parlava come se aderisse ad un semplice politically correct di facciata, ma ogni donna ammazzata la faceva soffrire. Ecco questo è l’unico collettivo femminista sul web che io conosca che avverte un vero bisogno di cambiamento. E il bisogno è buono, perchè è l’unico motore per il cambiamento, perchè ci costringe a provarle veramente tutte, ad azzardare, ad uscire da schemi e pensieri dogmatici per avere un approccio più “scientifico razionale” teso appunto a risolvere la questione, quindi ci costringe anche a metterci in discussione e a non rimanere statici in illusioni rassicuranti. E alla fine, distruggendo tutte le illusioni, si arriva a risolvere il problema. Ecco in quale chiave io vedo l’evoluzione di questo colletivo per cui sarete sempre più accusate. Ma a differenza di chi vi accusa di eresia, voi i problemi di cui parlate li volete risolvere veramente.
    E quando anche la società vorrà risolvere veramente queste questioni, l’unico modo che avrà per farlo sarà quello di risolvere anche i miei.
    Così forse un giorno, saremo libere/i tutte/i.

  2. Elisabetta P. says

    Vero Mummio,
    “1- Se io però usassi il tuo stesso ragionamento mi sentirei legittimato per legge di probabilità a supporre che tu la pensi come per esempio la Terragni e riempire i vuoti in questo senso, facendo qualsiasi tipo di supposizione. E immagina che dialogo che ne verrebbe fuori.
    No in realtà secondo me io sono Vero Mummio e tu sei Elisabetta, io non voglio considerarti come un portabandiera e so di non esserlo a mia volta, mi piace considerarci come due semplici persone con opinioni proprie e vissuti propri.”

    Non siamo portabandiera, sicuro. Però, considerato che faccio parte del Collettivo, se un po’ conosci FaS saprai bene quanto in linea generale distino le posizioni espresse in questo luogo da Snoq (con i dovuti distinguo per le realtà locali) o Terragni… a te non ti conosco, mai letto prima, e quindi ho pensato ti riferissi a quel che ho scritto.
    La mia supposizione (pensavo semplicemente che parlassi di violenze agite da donne verso uomini) in ogni caso non sottintendeva che tu imputi al genere femminile un’aggressività intrinseca, così come io non la riconosco nel genere maschile quando mi occupo di soprusi maschili verso le donne. E’ un enorme problema culturale, su questo non c’è dubbio.
    Mi sa che possiamo considerare chiuso anche questo “incidente di percorso”:)

  3. vero mummio says

    @Elisabetta

    Elisabetta guarda aldilà dei fraintendimenti sul contenuto, che ora spero si siano dissipati, le questioni secondo me sono 2:

    1- Se io però usassi il tuo stesso ragionamento mi sentirei legittimato per legge di probabilità a supporre che tu la pensi come per esempio la Terragni e riempire i vuoti in questo senso, facendo qualsiasi tipo di supposizione. E immagina che dialogo che ne verrebbe fuori.
    No in realtà secondo me io sono Vero Mummio e tu sei Elisabetta, io non voglio considerarti come un portabandiera e so di non esserlo a mia volta, mi piace considerarci come due semplici persone con opinioni proprie e vissuti propri.

    2- Riguardo alla storia personale è veramente lunga e piena di episodi, la mia battaglia è iniziata quando ho visto che a mia madre, dopo aver sempre sfogato la propria frustrazione con la violenza fisica nei confronti di mio padre, fosse bastato scegliere di aderire al ruolo culturalmente stereotipato e sostenuto di donna martire, perchè si mettesse in moto tutto un meccanismo socio-culturale-legale di vera e propria persecuzione nei confronti di mio padre (all’improvviso catapultato nel ruolo culturalmente stereotipato e sostenuto di uomo mostro). Questo meccanismo è stato portato avanti da uomini e donne, proprio perchè è culturale e trasversale all’intera società.
    Ma mia madre non è che abbia mentito spudoratamente e ribaltato la storia della loro relazione perchè particolarmente cattiva, ma semplicemente perchè la cultura occidentale e la società che ne deriva non solo le permettevano di farlo, ma le davano anche un vantaggio a breve termine (anche se in realtà secondo me da un punto di vista diverso è uno svantaggio).
    Ma se una mia madre qualsiasi può passare 10 anni a fare violenza fisica su suo marito di fronte ai figli e poi, quando le conviene, cambiare improvvisamente carattere, mettersi a piangere e raccontare la storia opposta, innescando una serie di meccanismi autoritari e punitivi nei confronti di una vittima oltre che di un innocente, be’ se tutto ciò avviene, il problema non è la malvagità di mia madre o di chi abbia mai fatto la stessa cosa, piuttosto il problema è culturale, perchè è la cultura a creare tali stereotipi e schemi autoritari.
    Questa storia, che in realtà è molto più lunga e sfaccettata di così, io l’ho raccontata privatamente ad una persona del collettivo FaS (visto che mi era stato chiesto di farlo), SE e quando lei giudicherà che sia il caso di pubblicarla sarà pubblicata, nel frattempo io non voglio impormi o usare questo spazio per scrivere cose (anche se vissute) che magari voi non vogliate sentire, perchè sarebbe violento da parte mia.

  4. Elisabetta (Julie Vignon) says

    Vero Mummio,
    “Infatti sì, Magari lasciando stare gli organismi internazionali l’ONU e cazzi e mazzi che non sono e non possono essere autorità che vengono dall’alto a legittimare le lotte, cioè non è che se lo dice l’ONU allora è vero e se non lo dice l’ONU allora ti devi star zitto, l’ONU non è Dio, e le battaglie di bollettinodiguerra sarebbero altrettanto legittime anche senza il consenso dell’ONU.”

    Ritengo anche io che il lavoro di Bollettino sia stato necessario e utile a prescindere dalle richieste di alcuni organismi internazionali. La necessità di istituire un osservatorio sulla violenza patriarcale e non demandare la “conta” e l’analisi dei singoli casi a un blog (ai cui dati addirittura associazioni che si occupano a vario titolo di violenza sulle donne hanno attinto senza fare le dovute distinzioni e sparando cifre a caso) credo sia condivisibile. L’ONU non è Dio, però c’è che ha prodotto una convenzione (CEDAW) contro la discriminazione delle donne che per me contiene punti estremamente importanti, e che il governo italiano ha ratificato da molti anni, non accogliendone però le indicazioni.
    Il femminicidio esiste, non me l’ha svelato l’ONU, e non è che esiste perché l’ha stabilito l’ONU, però il fatto che un organismo internazionale super partes (in quanto non certo sobillato da organizzazioni femministe segreterrime…) lo riconosca e lo nomini mi ha aiutato non poco a non farmi ridere in faccia quando ne parlavo.

    “(e comunque supponi male e sono anche un po’ stufo dopo 10 anni di dover sempre ribadire che le mie denuncie non sono contro un genere ma contro una cultura)”
    Supposizione sbagliata, d’accordo. Meno male che non mi sono sbilanciata a farne un’affermazione…
    Starai pure ribadendo da dieci anni, ma se vuoi interloquire con me che non ti conosco devi fare la fatica un’altra volta, perché la maggior parte degli uomini che parla della violenza contro gli uomini di solito lo fa per negare l’opposto e di solito tale violenza per loro è agita dalle donne. Di qui la mia supposizione. Io specifico e ribadisco e sottolineo tutti i giorni, da diversi anni a questa parte; è stancante, lo so, e so che ogni tanto ci vuole una pausa.

    “Per il resto spero che mi scuserete se non uso i commenti ai post di questo collettivo per parlare delle mie esperienze personali riguardo alla violenza subita, soprattutto visto che, ve ne sarete resi conto, Elisabetta e Ivan, sono stato frainteso nel post precedente, mi è stato detto che la violenza che ho subito non esiste (anzi è ardua da dimostrare) e che tutto sommato io ce l’avrei con le donne “l’hai chiamata “violenza sui maschi”, suppongo ad opera delle donne)”.
    Be’ le premesse non sono molto incoraggianti e spero che capiate e che non ve ne venga a male se non aprirò la mia intimita alla luce di tale premesse, perchè se scrivo un semplice post capisco di poter essere frainteso in ciò che scrivo, capisco di essere sminuito (eh perchè si suppone che io odii le donne) e capisco pure di essere deriso (l’ardue dimostrazioni), però se dovessi raccontare in prima persona le mie personali vicende per ricevere il medesimo trattamento (cosa che m’è sempre successa) lo sopporterei un po’ di meno.”

    Capita di fraintendersi. Io sto commentato di nuovo perché la mia intenzione è comunicare: capire e farmi capire. Mi spiace che rinunci ad un tuo proposito (parlare qui delle tue esperienze personali) per due commenti (il mio e quello di Igor Giussani) che non hai condiviso.
    Il collettivo è composto da tante persone, e menti, e opinioni diverse; non ci sono solo io. Per non parlare del bacino di lettrici e lettori del blog.
    Non ti ho né sminuito, né ho pensato che odiassi le donne (questa poi…), né deriso.
    Io sono in ascolto, con una buona dose di pensiero critico ma nessuna prevenzione. E so che è così anche per altre persone.

    Vedi tu se ti basta il primo commento critico (il mio lo era, ma era altrettanto argomentato e circostanziato) o che percepisci come derisorio o sminuente, per rinunciare a qualcosa che evidentemente volevi/vuoi fare.

  5. vero mummio says

    Ho scritto di getto Ivan invece che Igor… scusate… ho fatto anche un sacco di errori grammaticali vabè

  6. vero mummio says

    @Igor Giussani
    A te sembra arduo, ma io ti auguro sinceramente di non provarla mai, la violenza (fisica, psicologica e legale) subita da uomo in quanto uomo, però nel mio percorso personale non solo io ho visto uomini subirla, ma ahimè dopo averla vista ed individuata ho iniziato a capire quando anche io personalmente la stavo subendo.

    @Elisabetta P.
    “Io non capisco invece.
    E’ una modalità doppiamente delegittimante quella che descrivi, e che abbiamo visto riprodurre nei giorni scorsi dall’articolo de Il fatto.”
    No scusa, io non voglio delegittimare proprio nessuno, l’articolo de “il fatto” l’ho anche criticato, ho solo detto, e spero di averne il diritto di comprendere i meccanismi che portano ad errori come quell’articolo.
    La mia comunque era una critica proprio a chi prima si lamenta che non può raccontare la propria violenza subita perchè il mondo gli dice che la violenza sulle donne è più grave, e poi fa la stessa identica cosa.

    “Come sai in Italia non esiste un osservatorio sulla violenza patriarcale che colpisce prevalentemente donne, ma anche uomini e bambini, organismo che più volte negli anni ci è stato richiesto dall’ONU. Però Bollettino di guerra facendo rassegna stampa ha cercato di tenere traccia di violenze e omicidi di questo tipo.”
    Infatti sì, Magari lasciando stare gli organismi internazionali l’ONU e cazzi e mazzi che non sono e non possono essere autorità che vengono dall’alto a legittimare le lotte, cioè non è che se lo dice l’ONU allora è vero e se non lo dice l’ONU allora ti devi star zitto, l’ONU non è Dio, e le battaglie di bollettinodiguerra sarebbero altrettanto legittime anche senza il consenso dell’ONU.

    “Certo, che se per affrontare il problema di cui parli (l’hai chiamata “violenza sui maschi”, suppongo ad opera delle donne), si scrive un articolo che sostanzialmente è negazionista di un altro problema, davvero si entra in una logica perversa e devastante, utile a nessuno.”
    Sì ma è esattamente quello che ho criticato, ovvero il fatto che si delegittimi l’omicidio di una donna per dare legittimità all’argomento opposto. Ho proprio detto questo, che la legittimità ad una battaglia non può avvenire sminuendo quella della battaglia opposta. Il fatto che io abbia detto di riconoscerne le ragioni sottolinea piuttosto che negare la gravità di un metodo sbagliatissimo. (e comunque supponi male e sono anche un po’ stufo dopo 10 anni di dover sempre ribadire che le mie denuncie non sono contro un genere ma contro una cultura)

    “Sarebbe opportuno invece fare documentazione e analisi di entrambi i fenomeni (io di quello di cui parli tu non ne ho evidenza, mi occupo di altro cercando di fare informazione e avvalendomi di dati e analisi consolidati, e non sento la minima necessità di occultare quel che di differente o opposto mi si mostra) o di quel che si conosce meglio o semplicemente di cui si ha esperienza.”
    Infatti quando io scrivo che non è colpa di Femminismo a Sud se certe tematiche sono tabù intendevo proprio darti atto del tuo diritto di occuparti di ciò che senti più vicino ed emergente.

    Per il resto spero che mi scuserete se non uso i commenti ai post di questo collettivo per parlare delle mie esperienze personali riguardo alla violenza subita, soprattutto visto che, ve ne sarete resi conto, Elisabetta e Ivan, sono stato frainteso nel post precedente, mi è stato detto che la violenza che ho subito non esiste (anzi è ardua da dimostrare) e che tutto sommato io ce l’avrei con le donne “l’hai chiamata “violenza sui maschi”, suppongo ad opera delle donne)”.
    Be’ le premesse non sono molto incoraggianti e spero che capiate e che non ve ne venga a male se non aprirò la mia intimita alla luce di tale premesse, perchè se scrivo un semplice post capisco di poter essere frainteso in ciò che scrivo, capisco di essere sminuito (eh perchè si suppone che io odii le donne) e capisco pure di essere deriso (l’ardue dimostrazioni), però se dovessi raccontare in prima persona le mie personali vicende per ricevere il medesimo trattamento (cosa che m’è sempre successa) lo sopporterei un po’ di meno.

  7. Igor Giussani says

    @vero mummio

    Per essere paragonabile al problema dei femminicidi dovresti trovare esempi di maschi che subiscono violenza in quanto maschi (per altre ragioni è ovvio che ce ne sono moltissimi). Mi sembra un compito un po’ arduo.

  8. Elisabetta P. says

    @vero mummio

    “Capisco pure il bisogno di fondo di chi si inerpica con conteggi e percentuali a dire il vero, il bisogno è quello di veder riconosciuto culturalmente il dramma opposto, ovvero quello della violenza sui maschi, che accade quotidianamente e di cui la cultura fa un tabù.”

    Io non capisco invece.
    E’ una modalità doppiamente delegittimante quella che descrivi, e che abbiamo visto riprodurre nei giorni scorsi dall’articolo de Il fatto.
    Se esiste il fenomeno della violenza sui maschi, che se ne parli adeguatamente; chi è riuscito a superare il tabù culturale di cui parli aprisse blog, siti, associazioni per cercare di fare documentazione e analisi (senza magari sconfinare nella misoginina, così come chi si occupa della violenza sulle donne non colpevolizza tutto il genere maschile).
    Come sai in Italia non esiste un osservatorio sulla violenza patriarcale che colpisce prevalentemente donne, ma anche uomini e bambini, organismo che più volte negli anni ci è stato richiesto dall’ONU. Però Bollettino di guerra facendo rassegna stampa ha cercato di tenere traccia di violenze e omicidi di questo tipo.
    Questo potrebbe essere qualcosa di utile, qualcosa che serva a mostrare il problema e a farlo uscire allo scoperto in modo che vi possa essere un confronto. Un punto di partenza, come possono essercene tanti altri.
    Certo, che se per affrontare il problema di cui parli (l’hai chiamata “violenza sui maschi”, suppongo ad opera delle donne), si scrive un articolo che sostanzialmente è negazionista di un altro problema, davvero si entra in una logica perversa e devastante, utile a nessuno.
    Sarebbe opportuno invece fare documentazione e analisi di entrambi i fenomeni (io di quello di cui parli tu non ne ho evidenza, mi occupo di altro cercando di fare informazione e avvalendomi di dati e analisi consolidati, e non sento la minima necessità di occultare quel che di differente o opposto mi si mostra) o di quel che si conosce meglio o semplicemente di cui si ha esperienza.

  9. vero mummio says

    Secondo me alla fine è come dite voi, anche se fosse una in dieci anni non è accettabile.
    Capisco pure il bisogno di fondo di chi si inerpica con conteggi e percentuali a dire il vero, il bisogno è quello di veder riconosciuto culturalmente il dramma opposto, ovvero quello della violenza sui maschi, che accade quotidianamente e di cui la cultura fa un tabù.
    Ma questo non può trasformarsi in una sorta di “mal comune mezzo gaudio” nè in una sorta di “non puoi esprimere l’oppressione che ti viene inflitta perchè io sono oppresso ugualmente se non in maniera più grave”.
    Insomma alla fine molti si son sempre lamentati di vedere il proprio dolore maschile e le proprie discriminazioni in quanto uomini sminuiti da chi gli diceva “il tuo dolore è irrilevante perchè il dolore delle donne è pari o maggiore”, e io questa cosa l’ho sempre denunciata e supportata.
    Sinceramente a me sembra che chi si mette a sminuire la gravità di uno o più omicidi dalle dinamiche molto simili, faccia la stessa cosa di cui si lamenta.
    E non è certo colpa di Femminismo a Sud se la cultura occidentale e in generale la società si occupano della violenza sulle donne ma non del contrario, anzi in realtà direi che FaS è l’unica sponda ad averlo fatto pur essendo parte non direttamente interessata dalla questione.
    Comunque ad ogni modo secondo me, il mio dolore non sminuisce il tuo e viceversa.

  10. Elisabetta (Julie Vignon) says

    @isoke aikpitanyi grazie per aver ricordato le donne straniere coinvolte nella tratta e uccise in Italia. Ho seguito molto da vicino la vicenda di Mihaela Roznov, ancora viva ma in condizioni critiche. Non c’era alcuna pretesa di completezza nel testo, scritto in modo molto esemplificativo, nonché al condizionale (sappiamo bene che le vittime di razzismo, del patriarcato, della tratta, della misoginia, delle mafie, e altro ancora, non si riducono ad essere una l’anno) in risposta a chi pensa che i fenomeni esistano solo se le vittime raggiungono una sorta di quota minima. Per me #1nonèaccettabile.

  11. isoke aikpitanyi says

    E se una sola donna straniera vittima di tratta è uccisa…?
    PS 15 uccise solo quest’anno. 500 in 14/15 anni!