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D di Repubblica e l’intelligenza offesa

Poi dicono che una deve andare a dormire serena. Ma come si fa a non essere imbufalite dopo aver letto questo cumulo di sciocchezze? Banalità, stereotipi, idiozie. Le donne intelligenti non sono proprio più un tabù. Coltivare l’immaginario sessista secondo cui gli uomini vorrebbero come compagne delle deficienti mansuete e sempre inclini a dire di si è un vezzo di rivistine come D di Repubblica perché altrimenti, assicuriamo alla rivista, gli uomini che abbiamo incontrato non si pongono minimamente il problema. Anzi.

Oggi un uomo che ha un minimo di neuroni se ne fa un vanto di avere accanto una compagna con la quale può discutere di cose che vanno oltre la pietanza portata a tavola. Perché essere colte e intelligenti non è un difetto, una pesantezza, come vorrebbe farci credere D di Repubblica che mancava solo che dicesse che intelligente è uguale a cozza o problematica e lo stereotipo c’era tutto, ma è anzi il mezzo per rendere facile la vita a entrambi. Dove resistono stereotipi una donna intelligente sa convivere con un compagno senza alcun problema, procura agio, non serve spiegarle nulla perché lei, guarda un po’, capisce. O meglio, c’è da capire poi se D di Repubblica abbia superato la scienza nella stessa definizione di intelligenza perché se confonde l’intelligenza con l’essere istruite allora siamo alla concezione anni ’50 colonialista dell’attribuito quoziente intellettivo in una visione discriminatoria che non tiene conto di tutta la somma delle esperienze.

L’empatia è intelligenza? Mia madre è intelligentissima e ha la quinta elementare. Di che parliamo dunque? Del fatto che bisogna fare perdere appeal alle donne istruite che tendenzialmente saranno recalcitranti all’idea di restarsene a casa a fare le madri e le mogli vecchia maniera? Quelle che hanno voglia di lavorare? Ma non lo fanno tutte, incluse quelle meno istruite, oggi? O per lo meno lo fa chi trova un lavoro, ma qual è la donna che oramai resta a casa a parte la disoccupata che non trova lavoro o che si deprime e smette di cercarlo?

E dunque perché insistere rendendo meno desiderabile una donna perché è istruita o intelligente? Che interesse ha D di Repubblica di diffondere simili banalità?

A voi la risposta. Io, normalmente, queste riviste un po’ di merda le uso per altre cose che non vi sto qui a dire. Per fortuna che c’è il riciclaggio perché altrimenti poveri alberi consumati per simili stronzate.

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio.


7 Responses

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  1. Antonella says

    sui libri per donne si aprirebbe un dibattito infinito… non si parlava su FaS delle cinquanta sfumature di grigio? ebbene, dopo avere letto il post ho dato un’occhiata “pirata” in libreria a un paio di capitoli… da vomitare sotto tutti i punti di vista, ma la cosa interessante (diciamo: inquietante) è che c’è un sacco di pubblico femminile che compra e legge una storia come quella che verte sull’umiliazione (goduta) da parte dell’affascinante maschietto…Bleah!!!!
    @A: con quello che scrivi sull’intelligenza (chi è intelligente?) concordo al 100 per cento… è che ormai c’è un’etichetta per tutto!

  2. olga says

    l’articolo è davvero pietoso!
    ora capisco perchè scartano sempre le mie proposte quando gliele invio: non sono abbastanza stupide

  3. Chiara Lo Scalzo says

    Mah, io me la prenderei un po’ anche con il romanzo in questione… Avete presente che genere di libri sono considerati letteratura per donne?
    “Una ragazza da sposare” Madeleine Wichkam, “La regina della casa” Sophie kinsella…
    I titoli sono piuttosto eloquenti… E’ chiamata chick lit, ovvero “chicken literature”, ossia “letteratura per pollastrelle”. Ed io la trovo disgustosa: “effetto lifting”, “mammina vecchia fa buon brodo”, “il manuale del perfetto marito”… Dovrebbero essere divertenti, ma secondo me ormai c’è rimasto ben poco da ridere…

  4. Johnny7 says

    Me ne accorsi fin dai primi numeri di D, quando compravo Repubblica per l’allegato del corso di computer

  5. A says

    Che interesse ha D di Repubblica di diffondere simili banalità?

    mah… in qualche modo dovranno pur riempire le pagine… e poi banalità, superficialità e stupidità si vendono sempre…

    per me avere accanto una compagna con cui parlare anche di qualcosa di un po’ più “alto” delle pietanze portate a tavola, è una necessità (per riuscire a starci insieme decentemente) prima che un vanto

    mia madre, ormai ottantenne, operaia-bambina a cavallo della guerra, poi (e ancora) casalinga ha la terza elementare… e “ne sa” e “ne capisce” della vita e delle persone molto più di tant* giovani laureat*…

    l’intelligenza non c’entra un cazzo

    e poi l’intelligenza NON ESISTE, è un concetto senza significato: chi e sulla base di cosa può essere definit* “intelligente”?
    è “intelligente” chi sa fare calcoli matematici complessi? chi dirige un’azienda di successo? chi ha saputo scrivere “il Capitale” o il “Trattato sulla Moneta” ? chi ricorda a memoria tutte le date storiche? chi ha almeno una laurea?
    o è “intelligente” chi sa capire e gestire le emozioni proprie e altrui (anche se magari non ha una laurea e non sa fare una divisione)?
    come dici nel post: ma di che parliamo???

    la cosiddetta “intelligenza” non è altro che una ETICHETTA, approssimativa, incompleta, generica… un po’ come dire di essere “meridionali” o “moderni” o “disponibili” ecc. ecc. …
    e le etichette sono sempre strumenti per discriminare e opprimere gli altri

    detto tutto questo sulla “intelligenza”, una cosa è certa: (s)ragionare sulla “intelligenza” rispetto al sesso (oltre che indice di scarsa… “intelligenza”!) è quantomeno una stronzata, se non fosse che questo genere di discorsi viene anche usato strumentalmente in chiave sessista (e il più delle volte genericamente antifemminista)…
    e in questo l’articolo citato non è certo un caso isolato, anzi

  6. Cosmic says

    questo articolo è inutile, inutili i presupposti, inutili i contenuti, inutili le conclusioni. ma di cosa parlano? hanno detto qualcosa che abbia un significato? ma la gente la pagano per scrivere ste cazzate? domani vi scrivo un articolo sulle coppie che abitano nel mio condominio e ci trovo degli spunti più interessanti, magari riesco ad approfondire anche delle tematiche interessanti. Che interesse ha D di Repubblica di diffondere simili banalità? ma non avete notato la pubblicità del libro? forse però una recensione e un commento che si attenesse al libro sarebbe stata più onesta oltre che interessante, ma presupponeva di averlo letto e di avere un cervello abbastanza sviluppato da comprendere ed analizzare ciò che c’è scritto sopra.

  7. Antonella says

    Ho sempre pensato che una rivista come quella, che su 60 pagine – poniamo – ne dedica (almeno) 45 alla pubblicità, e alla pubblicità di cosmetici costosi, borse griffatissime e abiti di gran lusso (vorrei capire quante lettrici possano essere interessate, di questi tempi), meriti due collocazioni, a scelta: 1. Al gabinetto (per gli usi che volete voi, anche qui la scelta è libera); 2. Sotto alla gabbia del canarino (il quale se ne servirà, appunto, da toilette).
    L’articolo è una vera porcheria, soprattutto perché mette insieme cose che di per sé non c’entrano l’una con l’altra. Intanto vorrei sapere perché uno che fa il contadino, o il pastore, non potrebbe per ragioni sue essere più colto della compagna pr, o psicologa o che so io. Per forza deve passare l’intera giornata in mezzo alle capre? o non potrebbe leggere Heidegger intanto che quelle pascolano? La correzione del congiuntivo: cara amica giornalista, forse che la situazione descritta non potrebbe esattamente uguale se l’accademico della crusca fosse lui e non lei? La più bella di tutte è il riferimento al Mensa, con tutto il rispetto, ci manca solo che ci sentiamo intelligenti o no a seconda di un test (e i test, è noto, misurano solo un certo tipo d’intelligenza… può essere che un Michelangelo potesse risultare un po’ tonto, così).
    La madre di una mia amica sosteneva la tesi della necessità di mentire: “i maschi” (sic) “hanno bisogno di avere la sensazione di essere loro alla guida”. Ma vaff… Il bello è che queste bestialità appaiono su riviste che si credono moderne, ma nemmeno il Messaggero di Sant’Antonio!
    E comunque, cara giornalista, tra me e mio marito abbiamo tre dottorati, ma in vacanza al museo, o a fare altre cose da “intellettuali” 😉 ci annoiamo da morire… dottò, è grave?