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Limiti e sfide delle mobilitazioni estive contro i tagli al settore pubblico in Spagna

di Jesús Bartolomé Martín

Traduzione di Woodi Forlano

Lo scorso 19 luglio 2012 il malcontento popolare per i nuovi tagli annunciati pochi giorni prima (soppressione della tredicesima ai dipendenti pubblici, rincaro delle imposte indirette, IVA, riduzione degli aiuti ai disoccupati, …) si è espresso attraverso le moltissime manifestazioni che si sono venute a creare in tutta la Spagna. Manifestazioni con alla testa i sindacati CCOO e UGT, inoltre convocate anche da altri disparati sindacati come il CSIF dei dipendenti pubblici, l’anarcosindacalista CGT, o il sindacato di polizia SUP, ai quali si sono aggiunte alcune assemblee del denominato movimento 15-M.

Nonostante queste mobilizzazioni non siano state maggiori di altre convocate in precendenza dal movimento 15M (come quella del 19 giugno 2011 o del 15 ottobre 2011) ed ovviamente sono ben lungi dal riproporre il clima sociale vissuto all’inizio della rivoluzione spagnola del 1936, pur essendo state convocate nel giorno del suo anniversario. In questo senso è significativo che il 9 giugno, giorno in cui il governo spagnolo ha sollecitato all’UE un riscatto bancario (senza dar a conoscere le condizioni dei prestiti europei), l’unica cosa che si è vista per le strade sono state le bandiere spagnole che mostravano l’orgoglio patrio rispetto alla selezione di calcio per la partecipazione all’Eurocoppa, alla quale lo stesso presidente di governo sembrava più interessato, che alla situazione economica del paese. Ad ogni modo, le mobilizzazioni del 19 luglio sono rivelatrici dell’ambiente della protesta in Spagna se analizziamo chi le convocava ed il contenuto delle stesse.

Per quanto riguarda gli organizzatori, gli screditati sindacati CCOO e UGT sono riusciti a guidare la protesta sociale, facendo finta di compiere il loro dovere convocando lo sciopero del 29 marzo contro la riforma del lavoro del 13 febbraio 2012, sciopero preceduto da manisfestazioni moltitudinarie come quella del 19 febbraio. Pare che costoro trovino più facile rifiutare le politiche antisociali del governo spagnolo del PP piuttosto che quelle precendenti durante il governo del PSOE ( ricordiamo che ci misero ben tre mesi per convocare uno sciopero generale in seguito alla riforma del lavoro approvata il 15 giugno 2011), ad ogni modo mantengono il dialogo con il governo (i loro leader hanno avuto un incontro con il presidente del governo il 26 luglio 2012) e la confindustria spagnola (II accordo per l’impiego e la negoziazione collettiva 2012-2014). Di fatto le mobilizzazioni vengono progettate per “negoziare, riorientare e ricondurre le proposte ingiuste”, mai per recuperare tutti i diritti del lavoro persi né molto meno per progettare cambi social più sostanziali basati sulla suddivisione della ricchezza e del lavoro.

Ad ogni modo, la nuova deriva a favore di una mobilizzazione sociale controllata nella quale attualmente si sono imbarcate CCOO e UGT (più che chiara nel denominato “Vertice Sociale”che questi sindacati hanno convocato agglutinando buona parte della sinistra sociale spagnola e proponendo per il 15 settembre una nuova data di protesta in tutta la Spagna), dev’essere analizzata nel suo contesto. Questo contesto ci mostra un aumento dell’insofferenza della popolaziona spagnola per la “gestione della crisi economica”, molto unito ad un discredito verso i politici (secondo le statistiche del CIS, per un quarto della popolazione spagnola uno dei tre problemi principali sarebbe la “classe politica”), insofferenza che sale sempre alle stelle quando il partito al governo mette in atto delle politiche totalmente opposte alle sue promesse elettorali ed ai suoi discorsi. Quest’insofferenza, è esplosa ora tra la classe media dei dipendenti pubblici, dovuto al taglio della tredicesima, creando mobilitazioni quotidiane con un livello apprezzabile di spontaneità, ma che la manifestazione del 19 luglio è riuscita ad unificare, CCOO e UGT in questo modo e con l’appoggio dei mass media sono riusciti a guidare la protesta.

Cio nonostante persistono le possibilità di proteste al fuori del controllo dei sindacati CCOO e UGT. In questo senso bisogna mettere in evidenza il lavoro fondamentale del denominato movimento 15-M che ha creato una mobilitazione cittadina decentralizzata che adotta un’organizzazione orizzontale basata sull’assemblearismo. Questo movimento, sorto con le accampate nate dopo le manifestazioni del 15 maggio 2011 convocate da “¡Democracia Real ya!” in tutta la Spagna, nel contesto delle elezioni municipali del 2011, ha avuto un notevole appoggio cittadino, sebbene il numero di persone implicate nel mantenimento del movimento continua ad essere minoritario. Cio nonostante, il movimento 15-M ha perso peso nel contesto delle elezioni generali di novembre 2011, dovuto alla mancanza di consenso sulla positione da adottare rispetto alle stesse, (mettendo così in evidenza la diversità politica intrinseca nel 15-M). i difficili miglioramenti nelle proposte ed alternative comuni al sistema politico-economico che viene rifiutato (in maggior o minor misura) ed anche la tensione tra il dare priorità alla risposta alle aggressioni sociali a breve scadenza o alla trasformazione globale a lunga scadenza, hanno portato il 15-M ad una relativa perdita di iniziativa e protagonismo nelle mobilitazioni, causato dai mass media e dalla strategia repressiva da parte dell’amministrazione centrale e periferica dello stato. Ciò nonostante, la mobilizzazione del 15-M ha contagiato e spinto durante il 2011 e 2012 altre mobilitaizoni come le denominate “maree”: la marea verde in difesa dell’educazione pubblica, la marea bianca in difesa della sanità pubblica o la marea blu contro la privatizzazione dell’acqua a Madrid. Tutti questi movimenti hanno superato, almeno in qualche momento specifico la mobilizzazione promossa dai sindacati CCOO e UGT, sebbene questi sindacati abbiano recuperato peso rispetto alle mobilizzazioni del 15-M, per esempio in quella della marea verde. Ciò nonostante nelle maree ha persistito l’organizzazione orizzontale che è invece scomparsa nel “Vertice Sociale” convocato dai sindacati CCOO e UGT. Un importante cambiamento verso questo predominio sindacale che è il caso di segnalare è la mobilizzazione dei minatori culminata con la Marcia Nera a Madrid (11 luglio 2012), che le cupole sindacali di CCOO e UGT partendo dalle loro basi sociali attive nel settore minerario sono riuscite a controllare. Ciò nonostante il 15-M continua ad essere attivo, como dimostrato dalla marcia dei disoccupati del 21 luglio. D’altra parte, anche nelle reti informatiche crescono i più svariati appelli come quello “contro i politici” per il 27 luglio proveniente dagli ambiti dell’estrema destra o quello a favore della presa del Parlamento il 25 settembre per aprire un processo costituente.

Pre concludere, la mobilizzazione sociale in Spagna la cui situazione economica, politica e culturale peggiora ogni giorno, con i enti locali senza liquidità monetaria ed in attesa di un prevedibile nuovo riscatto (questa volta direttamente dello stato), affronta enormi dilemmi e sfide. Per quanto ci siano basi economiche e emotive per le proteste, la direzione che queste prenderanno dipende dalla formazione ed idee dei cittandini che vi parteciperanno. la protesta ordinaria stanca e la mancanza di chiarezza in ciò che si pretende ottenere, tenendo in conto la mancanza di obiettivi comuni condivisi maggioritariamente, diluiscono la capacità di cambiamento sociale che possa fuoriuscire da questo ambiente indignato, ma ancora non ribelle, né molto meno rivoluzionario. Mentre alcuni si accontenterebbero di tornare alla condizione di crescita economica di 5 anni fa, altri mettono in questione la radice dei problemi economici del paese (il capitalismo speculativo che è cresciuto protetto dalla corruzione politica) ed altri ancora indicano la necessità di cambiamenti globali nel nostro modello di vita che mettano fine al patriarcato, al militarismo o alla mancanza di rispetto per l’ambiente. In questo contesto chi può vincere è la nazionale di calcio, un dittatore tecnocrata o la guerra civile… Le nostre azioni ed il tempo ci chiariranno se la “spanish revolution” sarà stata qualcosa di più di un passaggo dalla “primavera araba” e le resistenze europee rispetto alle “politiche anticrisi” alla Spagna e se saremo capaci di creare un impatto in uno scenario internazionale nel quale si incrementa ancora una volta il conflitto tra le classi sociali.

Jesús Bartolomé Martín

Trad.: Woodi Forlano

Sigle per le note:

IVA: Impuesto sobre el Valor Añadido
CCOO: Comisiones Obreras
UGT: Unión General de Trabajadores
CSIF: Central Sindical Independiente y de Funcionarios
CGT: Confederación General del Trabajo
SUP: Sindicato Unificado de Policía
UE Unión Europea
PP: Partido Popular
CIS: Centro de Investigaciones Sociológicas

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