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Allarmismo 2.0 e l’opaca considerazione della banalità del male

[Tnx per l’immagine a Lombroso]

Caterina Guzzanti nella sua parodia delle giornaliste d’assalto che stanno sulla notizia dei casi di cronaca (video: delitto seriale) un po’ ci spiega cosa sia diventata l’informazione italiana. Scandalistica, gossippara, spettacolarizza, punta proprio al peggio del peggio per assicurarsi audience.

Riflettevamo sul fatto che a questo meccanismo, pur in modalità pseudo militante, non sfugge neppure l’informazione indipendente o comunque i blog. Anche di questo speriamo si parlerà al FemBlogCamp perché se i blog militanti che poggiano su esperienze attive sui territori e ai quali dovrebbe fregare poco o nulla della quantità di accessi cominciano ad andare nella stessa direzione diventa tutto molto perfidamente mediocre. E non faremmo più la differenza.

Perciò con tutto l’affetto per le donne che dedicano tanto tempo e tante giornate alla militanza sul web vorremmo tracciare la modalità della blogger militante tipo.

Fondamentale è rintracciare una notizia che susciti indignazione. E cos’è che indigna più di tutto in questo momento?

Violenza sulle donne, i culi delle modelle fotografati nelle pubblicità, maltrattamenti di bambini, scandali di ogni tipo e poi, scusate, noi mettiamo anche le Pussy Riot. Non per la maniera in cui ne abbiamo parlato noi o altre donne che raccontavano, in modo più o meno positivo, delle azioni di compagne anarcofemministe ma per il fatto che su quel flusso si sono inseriti misogini e rossobruni per poter veicolare i loro messaggi altrimenti sopiti.

Dovete sapere che ci sono più modi per veicolare contenuti e se non ti caga nessuno c’è la microfama che speri ti ripaghi e dunque prendi di mira qualcuna/o che è senza dubbio più famos@ e popolare di te che ti considera nessuno e l@ perseguiti per tentare di attirare attenzione sul tuo nulla fatto di niente.

La questione della microfama alla lunga diventa persecuzione soprattutto se nonostante tutti i tuoi sforzi nessun@ continua a non cagarti e dunque insisti in più dosi a rincarare il messaggio fino a quando non scadi nella diffamazione, negli insulti e nella calunnia e a quel punto lamenterai le querele che è possibile arrivino.

Ma tornando all’indignazione che fa audience: a noi fa specie vedere circolare costanti drammatizzazioni di faccende che avrebbero bisogno di buon senso per essere interpretate. La diffusione di messaggi in cui è esasperato il senso di emergenza evoca soluzioni drastiche e definitive e dunque censure e aggravanti e pene enormi e fascismi e linciaggi.

Truppe di donne o uomini paternalisti partono all’assalto di immagini da censurare e culi da segnalare e articoli dai quali far scaturire un ohhhh di rabbia accompagnato non da analisi e proposte militanti e politiche ma da “impicchiamolo, linciamolo, tagliamogli le palle o brutta troia facciamole la pelle…“.

Oggetto dell’indignazione finiscono spesso per essere le madri perché se anche tu hai stuprato e ucciso sette vergini in fila ovviamente sei solo un figlio di puttana o – un classico – si dirà che le madri degli idioti sono sempre incinte o altre cose simpatiche.

Ma lungi da noi vittimizzare in questa lettura le donne perché anche di donne che istigano il linciaggio stiamo parlando ed è indispensabile capire che i microfascismi si nascondono in determinati atteggiamenti che abbassano il livello culturale e non consentono reali cambiamenti. Nulla di buono viene mai dai fascismi.

Non esiste questo terremoto di pericoli. Non ci sono pedofili ad ogni angolo e non esiste un assassino ad ogni angolo. I corpi delle donne sono okay e se ci sono critiche antisessiste da fare o lotte contro la violenza sulle donne bisogna quietarsi e ragionare e non schizzare a capo di folle isteriche che mirano alla deportazione di massa di tutti gli uomini (o di tutti gli stranieri) per evitare lo stupro o il femminicidio o le pubblicità sessiste.

E’ tanto più comodo spesso cercare lo scandalo che fermarsi a riflettere e ragionare e veicolare contenuti che indichino soluzioni o riflessioni sul reale stato della società.

Scandalizziamoci, indigniamoci ma personalmente mi sono stufata di farmi guidare l’indignazione da repubblica, ora contro le puttane e domani contro i notav, e io stessa non voglio essere veicolo di esternazioni allarmistiche che mi impediscono di vedere i mezzi toni e la banalità del male.

Perché il punto è, care compagne, che il male è banale e non si vede se non impariamo a guardarlo. Il male non fa scandalo. Il male si nasconde nelle pieghe degli equivoci e dei fraintendimenti. Il male ti obbliga a sentirti in colpa per ciò che fai o ti rimanda indietro la sensazione di un fallimento che coinvolge anche te. Perché è vero. E’ vero che coinvolge anche te.

Non è fondamentale trovare un colpevole per affidarlo ad una moderna gogna mediatica perché altrimenti qual è la differenza in termini culturali tra i blog militanti e indipendenti da giornali pessimi di destra?

Pensiamoci.

Posted in Comunicazione, Critica femminista, FaceAss, Pensatoio.